I FUMETTI SULLE TRANS SONO DI MODA – LA POSTA

I recensori delle opere sui trans
Caro Direttore,
nel gruppo di facebook Fumettoso lei ha criticato la tendenza dei grandi giornali a dare molto spazio ai fumetti sulle trans, sostenendo che si tratta di una moda. Cosa intendeva dire?
Loana
Gentile Loana,
nell’Ottocento gli operai si unirono in sindacati per migliorare le proprie condizioni di lavoro, gli orari e i salari. Mentre cominciavano a ottenere i primi diritti, una parte di loro spostò il discorso dal piano delle rivendicazioni a quello ideologico, prospettando una società utopica governata dagli operai: la cosiddetta “dittatura del proletariato”.
Non era una generica lotta dei poveri contro i ricchi: gli operai, o almeno chi teorizzava “per conto loro” come Karl Marx, avevano parole di disprezzo per contadini e sottoproletari. Solo la classe operaia avrebbe potuto creare il mondo nuovo.
Se sulle rivendicazioni sindacali siamo tutti d’accordo, non credo debba essere altrettanto automatica la nostra adesione a questo spostamento delle lotte operaie sul piano ideologico, volto alla conquista del potere. Anche perché non abbiamo un ottimo ricordo dell’Unione Sovietica e degli stati affini.
Lo stesso dualismo si sta producendo per le transessuali. Dagli anni settanta richiedono la cessazione delle discriminazioni, oltre a maggiori tutele e diritti. Per esempio, essere riconosciute come donne anche se uomini alla nascita. Sul fatto di riconoscerle donne dal punto di vista burocratico, con tutto quel che ne consegue, non mi sembra ci sia niente da obiettare.
Ma una parte delle trans porta avanti le rivendicazioni anche su un piano idelogico. Lo fa rappresentando la nostra società “divisa per sessi” come una specie di lager nazista e prospettando una società futura dove le diversità sessuali in un modo o nell’altro tenderanno a sparire. Una visione ideologica che è diventata di moda anche fra i non trans, e rifiutarla è ormai rischioso quasi come dichiararsi anticomunisti nella Milano degli anni settanta.
Riguardo ai fumetti, questa moda ideologica si esprime da parte di alcuni giornali nel magnificare, anche al di là del loro effettivo valore, le opere delle trans o di chi ne riporta in qualche modo le idee “rivoluzionarie”: cioé che i sessi in realtà non esistono perché sarebbero solo un’invenzione sociale.
Ogni opinione è legittima, ma chi non è d’accordo con questa tesi dovrebbe potersi esprimere liberamente senza essere sommerso dagli insulti. Il che purtroppo è impossibile quando, ieri come oggi, si ha a che fare con quelle religioni chiamate ideologie.
I fumetti di Hong Kong
Caro Direttore,
che fine hanno fatto i fumetti di Hong Kong? Mi piacevano molto nel loro mix di combattimenti e fantascienza.
Mattia
Gentile Mattia,
tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila ho supervisionato alcuni fumetti di Hong Kong pubblicati dalla Jade di Milano. Benché non fossero il mio genere, i disegni erano buoni e le storie relativamente ben scritte. Per quanto non finissero mai, come le serie televisive di oggi.
Il loro mercato in patria era sostanzialmente limitato a Hong Kong e Taiwan, perché certi contenuti trasgressivi e la rappresentazione della violenza non erano visti di buon occhio dalle autorità della Repubblica popolare cinese. Il che è stato un peccato, perché la popolazione sterminata della Cina gli avrebbe assicurato un successo straordinario, gettando le basi per un importante mercato del fumetto prima che si svilupasse internet.
Strano anche che in Italia non li pubblichi più nessuno.
Le mutande di Superman
Buongiorno Direttore,
chi segue Giornale POP sa che Lei non apprezza le “attualizzazioni” perché snaturano i personaggi. Però Le chiedo: non sarebbe ora che Superman smettesse di portare le mutande sopra i pantaloni del costume?
Fabio
Gentile Fabio,
su questa mania di definire “mutande” i calzoncini di Superman non ho nulla da dire.
Il vivace costume di Superman è ripreso dai forzuti dei circhi perché il personaggio non era nato per vivere avventure del tutto realistiche.
Meglio sarebbe che il cinema dedicasse a lui, e ai supereroi in generale, dei cartoni animati sul tipo del Superman dei fratelli Fleischer piuttosto che gli assurdi film live action di oggi.
I vaccini a chi li ha finanziati
Caro Direttore,
come mai i paesi anglosassoni sono sempre più avanti di noi europei continentali? Donald Trump e Boris Johnson sembravano sottovalutare il Covid, invece oggi Stati Uniti e Gran Bretagna sono molto più avanti di noi nelle vaccinazioni…
Carmela
Gentile Carmela,
la differenza è che nei Paesi anglosassoni c’è una mentalità tecnocratica, mentre noi ci siamo sempre fatti governare dagli avvocati. Così Usa e Uk hanno speso un fottìo di soldi per finanziare la ricerca sul Covid mentre dalle nostre parti, pur avendo grandi industrie farmaceutiche a disposizione, i politici hanno per lo più declamato belle parole.
La Pornostar di He-Men e Aliens
Egregio Direttore:
1) Che ne pensa della serie di animazione The New Adventures of He-Man? Lei stesso aveva curato l’adattamento a fumetti dal numero 13 di Magic Boy al numero 28. A me piaceva molto di più dell’originale. Però fu un flop.
2) Mi dà un giudizio su Pornostar (con Beba e Fiona) di Giovanni Romanini?
3) Che ne pensa della serie di film Aliens e dei fumetti che ne hanno tratto?
Marco
Gentile Marco,
delle mie storie di He-Man ho un ricordo piuttosto vago. Credo che semplicemente alla fine degli anni ottanta i bambini si fossero stufati di comprare i numerosi pupazzetti collegati al personaggio e al crollo del merchandising seguì lo stop dei cartoni animati, indipendentemente dalla loro qualità.
Giovanni Romanini, pur non essendo un disegnatore di prima fila, era comunque interessante per il suo sforzo di usare uno stile “americano” e per l’influenza dell’amico Magnus. Non mi piaceva quando faceva le sfumature tracciando mille righette, mentre nel 1985 per Pornostar (come per la più carismatica Ulula) aveva usato uno stile lineare. Sì, i disegni di Pornostar sono quelli che preferisco di Romanini, pur essendo realizzati abbastanza frettolosamente.
Ho sempre avuto un pregiudizio negativo sugli adattamenti a fumetti, tanto che solo a nove anni mi decisi di leggere Topolino, sapendolo originariamente un personaggio dei cartoni animati. I fumetti del settimanale di Topolino non mi delusero, almeno quando venivano scritti da Guido Martina, mentre quelli di Aliens li lasciai perdere quasi subito (il primo film mi piaque, i successivi li trovai per lo più inutili).

Sauro Pennacchioli
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