I 3 PROBLEMI DEI FUMETTI MARVEL – LA POSTA

Fumetti Marvel sempre meno meravigliosi
Caro direttore,
i fumetti Marvel mi attraggono e mi respingono allo stesso tempo. Mi attraggono i personaggi, mi respingono le storie.
Secondo lei perché?
Domenica
Gentile Domenica,
i personaggi Marvel di oggi vivono situazioni sempre più lontane dalla realtà o, all’opposto, sempre più cupamente realistiche. Manca l’equilibrio brillante che negli anni sessanta il supervisore-diaologhista Stan Lee riusciva a dare agli episodi fantasiosi di Jack Kirby e Steve Ditko.
Inotre le storie attuali sono troppo diluite. Una volta si esaurivano quasi sempre in un albo solo, mentre adesso sono stiracchiate per un intero volume… alla fine del quale arrivo sempre più raramente.
Infine ci sono troppe testate, non si può più seguire l’universo Marvel per intero. Il direttore generale Jim Shooter, analizzando accortamente le ragioni del declino della Marvel negli anni settanta, aveva limitato il numero delle testate Marvel negli anni ottanta. Quando l’editore gli chiedeva di lanciarne di nuove, Shooter fondava nuove etichette collaterali, come Epic Comics, Star Comics e New Universe, tutte senza collegamenti con i personaggi Marvel. Dopo di lui è iniziata la disastrosa superproduzione, con la moltiplicazione delle serie degli X-Men e quelle dei Vendicatori, le clonazioni dell’Uomo Ragno e Wolverine e il lancio di nuovi personaggi privi di spessore.
Di Van Hamme mi piace Largo Winch
Caro Direttore,
non conosco bene il fumetto francobelga, ma sento parlare bene di Van Hamme… me lo consiglia?
Marianna
Gentile Marianna,
Jean Van Hamme è uno dei pochi sceneggiatori di fumetti realistici di successo nel mondo del fumetto francofono, dove da tempo i disegnatori tendono a scriversi le storie da soli o, comunque, a tiraneggiare gli autori.
Però il mio giudizio sulle sue serie è generalmente negativo.
Thorgal faccio fatica a seguirlo: mi fa rimpiangere la semplicità e la forza narrativa di Conan.
Il prolisso I Maestri dell’orzo mi pare più un romanzo che un fumetto.
XIII è una spy story che avrebbe dovuto essere disegnata in maniera umoristica, tanto è strampalata nel suo complottismo (soprattutto all’inizio).
Mentre stranamente Largo Winch mi prende: si tratta dell’unico fumetto azzeccato di argomento finanziario.
l prezzo di copertina
Cosa determina il costo di un fumetto in edicola, direttore?
Fabio S.
Gentile Fabio,
occorre premettere che non tutti i fumetti comportano le stesse spese. In quelli realizzati appositamente l’editore deve pagare lo sceneggiatore e il disegnatore, oltre all’eventuale colorista. Invece i fumetti esteri pubblicati su licenza richiedono meno spese, essendo le storie già realizzate.
Per tutti i fumetti un editore paga la carta, la stampa e la distribuzione.
Per il prezzo di copertina la variabile principale è determinata dal numero di copie vendute. Il lettore può pagare lo stesso fumetto un euro, se vende moltissime copie, o dieci euro, se vende pochissime copie. Questo perché l’editore recupera una parte dei soldi spesi in ogni singola copia venduta.
La fine dei tascabili erotici
Caro Direttore,
come mai una volta c’erano tantissimi tascabili porno realizzati da disegnatori italiani (ne uscivano almeno uno al giorno), e oggi nessuno?
Ricordo con nostalgia i fumetti disegnati da Angiolini, Fenzo, Frollo, il fratello di Buzzelli e da maestri anche “mainstream” come Magnus, Manara e Tacconi…
Renato
Gentile Renato,
evidentemente i tascabili non hanno resistito all’invasione delle videocassette hard degli anni ottanta.
Un po’ è stata anche colpa dei due editori, Renzo Barbieri della Edifumetto e Giorgio Cavedon della Ediperiodici. Il primo pubblicava fumetti erotici brillanti, ma dai testi frettolosi, mentre il secondo presentava storie con testi pesanti e spesso con disegni poco gradevoli. Il problema principale era costituito dagli sceneggiatori, tra loro l’unico genio era Carmelo Gozzo.
Capolinea Odessa
Caro direttore,
la serie Odessa della Bonelli è alla fine. Dicono che fosse prevista sin dall’inizio come serie limitata… o no?
Comunque sia, a lei è piaciuta?
Selvaggia
Gentile Selvaggia,
ho letto solo i primi numeri di Odessa e ci ho capito ben poco. A essere sincero mi stupisce che la Bonelli l’abbia pubblicata.
Pk non scorreva
Caro direttore,
ho letto su Fumettoso, il suo gruppo di Facebook, che non le piaceva il giornalino di Pk, ma non ho capito bene perché…
Melissa
Gentile Melissa,
Paperinik avrebbe dovuto sparire per sempre dopo il primo episodio magistralmente scritto dal suo creatore, Guido Martina, perché Paperino, essendo vigliacco e pigro, non può essere un eroe.
I due punti di forza del successivo albo di Pk erano le numerose idee interessanti e i disegni ottimi. Invece le sceneggiature erano poco scorrevoli, si faticava a seguirle.

Sauro Pennacchioli
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Va detto però che Paperino vigliacco e pigro è un invenzione italiana: quello americano di Barks è sempre stato onesto, lavoratore e giudizioso ( spesso è lui a guidare i nipoti in situazioni di pericolo, non il contrario, come accade nelle storie italiane ).
Non direi, e poi il Paperino di Martina è più quello originale dei cartoni animati.
Nelle prime storie barksiane i Nipoti sono più pestiferi, poi finiscono per diventare complici e sodali di Paperino. In certe storie italiane che ricordo, invece, hanno un atteggiamento tra il saccente e l’ostile che sinceramente in Barks non ricordo ( questo anche perchè in Italia si è scelto di accentuare i lati negativi di Paperino, che nelle storie americane è un personaggio molto più sfaccettato ). Per cui sarei portato a darti ragione, in linea di massima.
le 32 storie di Paperinik di Guido Martina sono una più bella dell’altra, al massimo non lo dovevano continuare gli altri autori che hanno rovinato il personaggio
Sono belle, ma fanno a pugni con le caratteristiche psicologiche che lo stesso Martina dava a Paperino.
si ma non era un problema, le caratteristiche psicologiche date da Rodolfo Cimino e Giorgio Pezzin nello spesso periodo(anni 70) erano diverse da quelle di Martina. Poi dagli anni 80 si è deciso che le caratteristiche psicologiche dovevano essere uguali per tutti gli autori.