GALEP DURANTE IL FASCISMO – LA POSTA

GALEP DURANTE IL FASCISMO – LA POSTA

Chi ricorda Billy Bis?

Caro Direttore,
trovo incredibile che nei numerosi allegati dedicati ai fumetti nessun quotidiano abbia mai ristampato Billy Bis, l’eroe a fumetti di Antonino Mancuso e Loredano Ugolini: eppure questo personaggio dell’Intrepido negli anni settanta era famoso come Tex Willer!
Filippo

Gentile Filippo,
alcuni anni fa il quotidiano La Repubblica chiese alla Casa editrice Universo di poterlo pubblicare, ma non trovarono un accordo economico.
Negli anni settanta, in effetti, Billy Bis era molto conosciuto, anche perché era il personaggio principale dell’Intrepido quando vendeva 600mila copie alla settimana.
Negli anni novanta, come curatore dell’Intrepido, chiesi a Loredano Ugolini, disegnatore di Billy Bis e di altri personaggi celebri come Cristall, di illustrare una serie di fantascienza scritta da Ade Capone (l’autore di Lazarus Ledd). Si trattava di Atlas, il proseguimento della serie disegnata dallo stesso Ugolini negli anni sessanta, ma a causa di un conflitto sui diritti tra disegnatore ed editore furono pubblicati solo pochi episodi, altri rimasero inediti. Un peccato, anche perché il disegno era molto più curato rispetto a quello di Billy Bis.

 

La migliore rivista “d’autore”

Caro Direttore,
stimolato da un vostro articolo, Le riviste del fumetto d’autore, anche se è un po’ tardino mi sto avvicinando alle riviste antologiche in voga negli anni ottanta e primi anni novanta: Orient Express, Comic Art, L’Eternauta, Corto Maltese, Totem, Pilot, Il Grifo eccetera.
Volendo recuperare qualcuna di queste vecchie edizioni, quali secondo il suo illuminante giudizio sono le migliori, qualitativamente parlando? Non mi riferisco soltanto ai disegni ma anche alle storie contenute, alle sceneggiature…
Grazie, God bless you.
Stefano

Gentile Stefano,
secondo il mio opaco giudizio non vale la pena collezionare riviste di fumetti quando si possono avere le loro storie raccolte in volume. Le riviste vanno comprate quando escono, poi, appunto, ci sono i volumi.
In ogni caso, per me la rivista migliore era L’Eternauta, soprattutto per la presenza dell’eccezionale Torpedo di Enrique Sanchez Abuli e Jordi Bernet (subentrato ad Alex Toth). Di Torpedo parlo diffusamente qui.
Il mensile, uscito nel 1980 grazie ad Alvaro Zerboni, conteneva anche altri fumetti interessanti, come Il Mercenario di Vicente Segrelles e Frank Cappa di Manfred Sommer. Poi, dal n. 60, L’Eternauta passò alla casa editrice Comic Art diventando fin troppo convenzionale.
Anche se lei non l’ha contemplata nemmeno nello spazio temporale, la rivista più importante era Cannibale. Uscita tra il 1977 e il 1979, presentava i lavori “underground” di Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli e Filippo Scozzari. Ne parlo in dettaglio qui.

 

Sauro e il fumetto

Caro Direttore,
ha mai pensato di smettere di fare il giornalista per tornare ai fumetti? In tal caso, quale personaggio preferirebbe scrivere?
Patty

Gentile Patty,
nessuno dei personaggi attuali. Quando scrivevo fumetti non mi divertivo affatto proprio perché lavoravo su personaggi altrui, oppure, quando li creavo io, c’era sempre l’editore che imponeva la propria linea.
Comunque, parlando in astratto, realizzerei fumetti nel formato francese perché mi piacciono le grandi pagine a colori.

 

Sauro e la politica

Caro Direttore,
per quale parte politica vota?
Rita

Gentile Rita,
ho votato solo un paio di volte, a 18 anni e qualche anno dopo, per vedere cosa si provava.
La mia mancanza di entusiasmo dipende dal fatto che i politici italiani, sin dai tempi di Benito Mussolini e con rare eccezioni, spendono più soldi di quanti ne dispongano, indipendentemente dal fatto che siano di sinistra o di destra.
I veri responsabili di questa situazione sono gli italiani nel loro complesso, che diversamente dagli elettori nordeuropei al momento del voto non chiedono mai al politico di turno: “Bello il tuo programma, ma i soldi per attuarlo dove li prendi?”. E così il debito pubblico continua ad aumentare con tutti i problemi che ne conseguono (gli stessi che avreste voi se vi indebitaste).
Gli italiani dovrebbero piantarla di votare i soliti rassicuranti politici dalla cultura umanistica per eleggere qualche freddo ingegnere che faccia rabbrividire per i suoi modi spicci, ma che in compenso spenda solo quello che c’è in cassa trovando anche il modo di aumentare l’occupazione. Nei paesi civili più o meno ci riescono.

 

Lo stile raymondiano di Galep

Caro Direttore,
lo stile del fumetto italiano è in origine autoctono o è stato influenzato dagli autori stranieri? E quando si è formato, al tempo del fascismo?
Enrica

Gentile Enrica,
nel 1908 il Corriere dei Piccoli pubblica autori italiani come Antonio Rubino e Attilio Mussino, e poi Sergio Tofano (Sto), che si ispirano al disegno umoristico internazionale, quindi italiano, americano, giapponese eccetera.
Per il successivo fumetto “realistico” l’ispirazione è, invece, nettamente americana. In particolare viene ripreso lo stile di Alex Raymond, sbarcato in Italia nel 1934 sulla prima pagina de L’Avventuroso con Flash Gordon.
Come esempio di stile raymondiano, pubblico qui sotto alcune tavole di una storia di Aurelio Galleppini, più noto come Galep: il “creatore grafico” di Tex Willer. Ripropongo anche l’introduzione scritta per il mio blog.

Questo fumetto scritto e disegnato da Galep, futuro disegnatore di Tex, è uscito nel 1941 nella Collana albi grandi avventure della casa editrice Nerbini.
In quel periodo gli italiani erano alleati dei tedeschi, mentre gli Stati Uniti erano ancora neutrali (anche se di fatto aiutavano gli stati attaccati da Hitler e dai suoi alleati).
Diversamente dal nazismo e dal comunismo, il fascismo non usava la fiction in maniera esplicitamente ideologica. Sia per motivi estetici sia per strategia mediatica: sfruttavano film non politici per trascinare il pubblico nelle sale a vedere i cinegiornali (i predecessori dei telegiornali), questi sì assolutamente propagandistici e incentrati sulla figura di Benito Mussolini.
Allo stesso modo dei film, anche i fumetti esplicitamente fascisti erano pochi. Pure l’albo Per la patria, sin dal titolo, non si propone come fumetto ideologico quanto patriottico. D’altra parte, essendo l’Italia all’epoca governata dal fascismo c’era anche un risvolto politico.
Venendo ai disegni del fumetto di Galep, si noti il tratteggio pesante usato all’epoca per navi e aerei (soprattutto nei fumetti di Kurt Caesar, il più specializzato nel genere). Gallieno Ferri conserverà sempre questo stile, conferendo un gusto rétro alle storie di Zagor.
Scrive la Guida al fumetto italiano: L’editore (Nerbini) ripropone in una serie di albi vari le storie già pubblicate su L’Avventuroso, Il Giornale di Cino e Franco, Giungla e Pinocchio di cui gli albi stessi figurano come supplementi. Inizialmente la collana non ha nome per poi assumere quello di Collana albi grandi avventure.

Quindi questa storia è la ristampa di un fumetto uscito in precedenza a puntate in un settimanale.

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Galep

Sauro Pennacchioli

 

 

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