GLI SCENEGGIATORI DELL’UOMO RAGNO

GLI SCENEGGIATORI DELL’UOMO RAGNO

Creare un personaggio dei fumetti che funzioni nel tempo non è cosa di tutti i giorni, richiede anche una grossa dose di fortuna. La risposta del pubblico non può essere prevista a tavolino perché spesso sono in gioco fattori imponderabili. Tra questi il più importante è certamente la possibilità di sviluppo nel tempo del personaggio.

Le direttive di sviluppo possono essere di volta in volta esplicitate anche da persone diverse dal creatore, come è avvenuto per tutti i personaggi di lungo corso, come Superman, Batman e l’Uomo Ragno.
Alla fine, ciascuno degli autori che ha contribuito all’evoluzione dell’eroe avrà aggiunto qualcosa di personale all’idea di partenza.

Abbiamo deciso di analizzare il diverso approccio al personaggio dell’Uomo Ragno che ebbero gli otto sceneggiatori che ne curarono le storie dei primi 388 numeri, dall’inizio degli anni sessanta fino all’inizio dei novanta su The Amazing Spider-Man, la testata principale.

 

Stan Lee 1962-1972

Stan Lee firma le prime 110 storie dell’Uomo Ragno. Con la parola “firma” si intendono diversi tipi di contributo alle avventure del Tessiragnatele forniti nell’arco di 10 anni. Lee racconta che l’idea per i poteri del nuovo supereroe gli venne osservando una mosca che risaliva una parete. Al nome arrivò in breve tempo: Spider-Man.

Infine, il personaggio doveva essere un adolescente, come gli chiedevano da tempo le lettere dei fan che arrivavano in redazione. Questi furono i tre elementi che diede a Jack Kirby per creare il personaggio.

Stan Lee dice che non gli piacque l’Uomo Ragno muscoloso che Kirby gli consegnò, mentre amò dal primo momento la successiva versione sghemba di Steve Ditko. Secondo i ricordi della redazione, invece, l’Uomo Ragno di Kirby venne cassato perché troppo simile a The Fly (“La Mosca”), il personaggio che aveva creato pochi anni prima per la Archie Comics.

Le prime storie sono il frutto di una stretta collaborazione tra Lee e Ditko. Nelle quali compaiono i fondamentali personaggi di contorno: zia May, J.J. Jameson, Flash Thompson, Liz Allan, Betty Brant e infine Gwen Stacy.
Di Lee è la storica frase “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, che traccia una linea da seguire per le storie che verranno.

Dopo una prima fase che va dal n. 1 al n. 17, dove i due autori collaborano entrambi alla costruzione delle storie (anche se Ditko crea tutti i supernemici da solo), il disegnatore comincia a creare le storie in autonomia relegando sempre di più Lee al ruolo di semplice “dialoghista”.

Con l’abbandono di Ditko nel 1966 e il conseguente arrivo di John Romita, il ruolo di Lee cambia drasticamente. Romita non è un creativo paragonabile a Ditko, e a Lee va la maggior parte della responsabilità delle storie. I toni amari ed esasperati della precedente gestione ditkiana vengono diluiti.

In pochi numeri la serie perde gran parte degli elementi di conflitto. Il personaggio di Flash Thompson, che ha ormai perso la sua principale funzione di bullizzare Peter Parker, viene fatto partire per la Guerra del Vietnam, mentre Peter diventa sempre più amico del debole Harry Osborn (il figlio ignaro di Goblin), con cui arriverà a condividere l’appartamento.

La presenza di due bombe sexy come Gwen Stacy e Mary Jane Watson offrono a Lee l’occasione per scatenarsi nei toni da soap opera a lui cari.

Le cose cominciano a cambiare durante gli anni della contestazione giovanile, che vedono Stan Lee impegnato a cavalcare l’onda del momento introducendo temi di scottante attualità nelle storie del Ragno, come la condizione delle carceri (n. 65 di Amazing Spider-Man), la contestazione giovanile (n. 68), il rapporto genitori-figli (n. 78) e la corruzione politica (n. 91).

Questa tendenza raggiunge l’apice nei numeri che vanno dal 96 al 98, la cosiddetta “trilogia della droga”, che non ottennero l’approvazione della Comics code authority, l’organo autocensorio degli albi a fumetti americani istituito nel 1955, e quindi uscirono senza il suo marchio a forma di francobollo bianco sulle copertine.

 

Gerry Conway 1972-1975

Gerry Conway arrivò in Marvel all’età di 18 anni. Per prima cosa Roy Thomas, il vice di Stan Lee, gli commissionò una storia di Ka-Zar.
“Scrive davvero bene per un ragazzo di diciotto anni”, disse Thomas a Lee. Lee, che pure a quell’età già lavorava alla Timely (futura Marvel), ribattè perplesso: “Beh, non possiamo trovare qualcuno che scriva davvero bene per un ragazzo di venticinque anni?”.

Di lì a poco, comunque, il giovane Conway si fece apprezzare anche da Lee, che, non ancora ventenne, gli affidò il personaggio più famoso della Marvel: l’Uomo Ragno.

All’inizio del 1973, non era passato nemmeno un anno e le avventure dell’Uomo Ragno scritte da Conway risultarono talmente fedeli allo stile di Stan Lee da essere monotone. Conway e Thomas iniziarono a discutere su come movimentare le storie di un albo in continua perdita di lettori.

Erano arrivati ad accettare l’idea che un membro del cast dovesse morire. La più accreditata era zia May, anziana e perennemente malata. Fu John Romita a suggerire una vittima diversa: la ragazza di Peter Parker, l’adorabile Gwen Stacy.

Conway pensò subito che fosse un colpo di genio. Dopotutto Gwen, per lui, era solo un bel viso e niente di più. Più ci pensava, più la scelta di uccidere Gwen Stacy gli appariva inevitabile.

Stan Lee, che aveva dato il suo assenso di massima all’operazione se ne tirò fuori quando, mentre teneva una conferenza in un campus universitario, fu duramente contestato dai fan. “Oh, devono averlo deciso mentre ero fuori città, io non l’avrei mai fatto!”, fu tutto quello che riuscì a mettere assieme.

Poco dopo la Marvel concluse un accordo commerciale con la società produttrice di giocattoli Azrak-Hamway, che aveva intenzione di commercializzare una spider-mobile. Allora Stan Lee chiese a Conway di introdurre il veicolo nelle avventure.

Conway pensava che l’idea fosse ridicola. Perché un eroe che poteva viaggiare per la città grazie alla sua ragnatela avrebbe dovuto rischiare di rimanere bloccato nel caotico traffico di New York?

Su Amazing Spider-Man n. 126, Conway fa avvicinare l’Uomo Ragno da una coppia di squallidi tizi che gli chiedono di guidare il loro prototipo di spider-mobile. I tizi assomigliano a Lee e Thomas, e l’indirizzo sul biglietto da visita che consegnano all’Uomo Ragno è 575 Madison Avenue, quello della Marvel.
Comunque l’ingombrante veicolo venne rapidamente messo da parte facendolo cadere nel fiume.

Traendo ispirazione dalla serie di romanzi di The Executioner (Il Boia) lanciata nel 1969 da Don Pendleton, Conway creò su Amazing Spider-Man n. 129 un nuovo personaggio chiamato il Punitore.

Come il Mack Bolan di Pendleton, il Punitore era un veterano della guerra del Vietnam spinto dalla sete di vendetta. Ma mentre Pendleton descrive le gesta di un eroe, Conway descrive il Punitore come un paranoico e pericoloso antieroe.

 

Len Wein 1975-1978

Quando arriva ad Amazing Spider-Man, Len Wein è già noto per avere creato il personaggio di Swamp Thing per la Dc, il primo Wolverine sulle pagine di Hulk e avere rivoluzionato gli X-Men con un nuovo team.

Wein era interessato al gioco lungo, introduceva le linee narrative con largo anticipo lasciandole maturare numero dopo numero fino alla esplosione finale.

Le storie apparivano più strutturate di quelle di Conway, anche se meno fantasiose. Wein aveva un certo talento per le battute di Spidey, che in alcuni momenti ricordano quelle di Stan Lee.

L’arco narrativo di Wein inizia con una storia di Shocker spalmata su due numeri. Wein rispolvera Shocker dopo circa 80 numeri di assenza, il Pensatore dopo circa 160 numeri, Kingpin dopo circa 70 numeri e Silvermane dopo circa 100 numeri.
La ragione di questi continui tuffi nel passato è la sostanziale incapacità di Len Wein nell’inventare nuovi nemici capaci di entrare a far parte del mito.

Len Wein aveva anche una vena sentimentale: Betty Brant (la prima fiamma di Peter) e Ned Leeds si sposano nel n. 156; Liz Allan e Harry Osborn si fidanzano nel n. 166. Persino J.J. Jameson, un personaggio apparentemente destinato a rimanere solo per sempre, si ammorbidisce frequentando l’intelligente e composta Marla Madison, un personaggio femminile creato da Wein.
Ma, in definitiva, anche per quanto riguarda la vita privata di Peter, Len Wein conferma di non essere un grande innovatore.Le cose si ripetono sempre uguali a se stesse, senza alcun accenno a un vero sviluppo, seguendo schemi ormai fin troppo consolidati che risalgono ai tempi di Stan Lee. Peter sembra come imprigionato in una relazione con Mary Jane che non va da nessuna parte e che alla lunga annoia il lettore.

Len Wein diede il meglio di sè nell’arco narrativo finale, “Il ritorno di Goblin!”, che si estende su ben cinque numeri. La storia vede Goblin combattere l’Uomo Ragno e Silvermane per il controllo della malavita di New York. Anche questo arco narrativo riflette il tipico modo di lavorare di Wein: riciclare vecchio materiale in nuove storie.

Qui riutilizza il tema di Goblin e dei gangster che fu un cavallo di battaglia di Steve Ditko, assieme a un altro tormentone dei tempi d’oro, i problemi cardiaci di zia May, per aumentare il dramma. Il nuovo elemento della storia è il mistero dell’identità di Goblin.

Mentre tutto sembra far credere che il Goblin sia Harry Osborn, nel finale assistiamo al colpo di scena che ci rivela come egli sia invece Bart Hamilton, lo psichiatra di Harry, il quale muore ucciso da una sua stessa bomba.

 

Marv Wolfman 1978-1980

Wolfman arriva sull’Uomo Ragno quando ormai il titolo a cui aveva legato il suo nome, The Tomb of Dracula, uno dei fumetti horror più acclamati degli anni settanta, era alle battute finali.

Se Conway cambiava troppo e Wein troppo poco, possiamo collocare Wolfman in una posizione intermedia. Il concetto alla base della sua run è “torniamo a Ditko”, e anche se non sempre riesce a metterlo in pratica efficacemente il tentativo è apprezzabile e dà qualche buon frutto.

Il suo primo numero inizia con il botto della proposta di matrimonio che Peter fa a Mary Jane (n.182) e che l’affascinante rossa rifiuta nel numero successivo. È una mossa coraggiosa per rimescolare le carte, ma che a Wolfman serve soprattutto ad allontanare Mary Jane dall’orizzonte di Peter.
La loro relazione era diventata troppo noiosa sotto Len Wein, così Wolfman decide per un drastico taglio.

Nella sua filosofia “back to the basic” arriva l’idea di ripescare Betty Brant dal passato. Nel n. 184 Betty Brant, tornata a New York dopo il periodo trascorso in Francia, racconta a Peter della sua crisi con Ned, del fatto che lui è sempre lontano per lavoro e lei si sente sola.

La giovane donna, per quanto sposata, sembra intenzionata a voler riprendere la sua relazione con Peter, il quale però si rinchiude in una ambigua indecisione.

Uno degli elementi che Wolfman riesce a riproporre meglio sono i nevrotici monologhi interiori dell’Uomo Ragno. Spesso, l’eroe si lancia in azione dopo aver litigato con gli amici e ai lettori vengono offerte una o due pagine di pensieri interiori trasmessi attraverso affollati ballon.

Wolfman riesce a catturare brillantemente la qualità ansiosa e piena di sensi di colpa dei primi dialoghi di Stan Lee sull’Uomo Ragno. Forse il caso migliore si verifica sul n. 196, “Requiem”, quando un Peter Parker quasi impazzito piange per la presunta morte di zia May (che si rivelerà essere un inganno di Mysterio), lamentando dolorosamente la sua incapacità di salvare coloro che ama maggiormente.

Wolfman non riesce, invece, a trattare con l’abilità di Ditko i membri del cast: in particolare Flash Thompson e Harry Hosborn appaiono privi di uno scopo narrativo. Per questo Peter li saluta alla fine del n. 199, e i due entrano in una specie di limbo per alcuni anni.

Il più ricordato contributo di Wolfman al mito dell’Uomo Ragno è la creazione del personaggio della Gatta Nera. La sua prima apparizione, sul n. 194, ci presenta una possibile relazione sentimentale moralmente un po’ dubbia, simile a quella tra Catwoman e Batman della Dc.
La tensione erotica tra Felicia e l’Uomo Ragno è diversa da qualsiasi altra relazione vista fino a quel momento sulle pagine dell’albo.

 

Denny O’Neil 1980-1981

Quando nel 1980 Marv Wolfman partì improvvisamente per la Dc lasciando Amazing Spider-Man di cui era sia sceneggiatore sia editor, una doppia carica vietata dal nuovo direttore Jim Shooter, il titolo fu affidato temporaneamente a David Michelinie e a Roger Stern in attesa che Denny O’Neil si decidesse ad assumersene la responsabilità.

O’Neil, ben noto per il suo lavoro alla Dc sui personaggi di Batman e Lanterna Verde, non era del tutto convinto, ma Amazing Spider-Man era un titolo di punta e scriverlo rappresentava il top per uno sceneggiatore. O’Neil sentì di non poter rifiutare l’offerta, ma si accorse rapidamente che non era proprio pane per i suoi denti.

In genere la meccanica della narrazione dei fumetti si differenzia tra storie basate sulla trama e quelle basate sui personaggi. Mentre le storie basate sulla trama potrebbero avere quasi chiunque come protagonista, puntando tutto sulla forza dell’intreccio, quelle basate sul personaggio sono costruite appositamente per quel protagonista specifico e non funzionerebbero allo stesso modo con un altro.

Le storie basate sulla trama sono tipiche dei fumetti Dc, mentre quelle basate sui personaggi hanno reso grande la Marvel. Denny O’Neil è uno dei pochi creatori dell’Uomo Ragno a scrivere principalmente storie basate sulla trama.


L’esempio forse più chiaro di narrazione basata sulla trama è Amazing Spider-Man n. 219, in cui Peter viene messo in prigione. L’avvincente copertina di Frank Miller mostra Peter dietro le sbarre e i lettori si aspetterebbero che la carcerazione di Peter abbia gravi conseguenze.

Invece l’elemento della prigione per O’Neil è solo una situazione artificiosa da cui il personaggio esce nello stesso episodio. Un espediente, insomma, che non ha conseguenze durature.
Per farla breve, sembra una storiella Dc degli anni cinquanta riproposta per l’Uomo Ragno.

O’Neil non è interessato a sviluppare i personaggi di contorno, ignora gli amici tradizionali del personaggio e crea altre relazioni che non portano da nessuna parte.
Debra Whitman è il principale interesse sentimentale di Peter durante la run di O’Neil, ma il modo in cui lo sceneggiatore sviluppa la loro relazione è inadeguato e insipido.

 

Roger Stern 1982-1984

Roger Stern cerca invece di avere come riferimento gli anni di Steve Ditko, un periodo ineguagliabile dove sono state gettate le basi per l’incredibile longevità del Ragno. L’estrema introversione di Peter Parker, i dialoghi ora nevrotici, ora brillanti e surreali di Stan Lee, i personaggi di contorno, le mille sottotrame, i nemici grotteschi sono gli ingredienti presenti all’inizio.

Nella run di Roger Stern non ci sono momenti che cambiano drasticamente la vita del personaggio, come la morte di Gwen Stacy o l’apparizione di un nuovo personaggio come la Gatta Nera. Non ci sono nuove problematiche a complicare la vita di Peter Parker, come il ritorno di Betty Brant o l’arrivo di Debra Withman. Persino gli avversari sono quasi tutti presi a prestito da altri titoli.
Però Stern aveva compreso in qualche modo l’essenza dello spirito di Ditko, che ritroviamo nelle sue storie più riuscite.

La storia “Niente può fermare il Fenomeno”, apparsa nei numeri 229 e 230, costituisce forse l’esempio migliore. L’Uomo Ragno cerca di impedire al Fenomeno, nemico di lunga data degli X-Men, di rapire Madame Web (la sensitiva cieca e fragile creata da Denny O’Neil).

Si tratta di una insormontabile sfida fisica superata dalla forza di volontà dell’Uomo Ragno. Stern scrive una storia dallo sviluppo scontato, ma caratterizzata da una tensione interna che cresce in continuazione. Un’escalation dove alla fine sono la tenacia, l’impegno, il senso di colpa e la rabbia dell’Uomo Ragno a sconfiggere il Fenomeno (insieme a un’enorme pozza di cemento bagnato).Sia pure solo per un certo periodo, Stern riesce a ricostruire una sorta di atmosfera fatta di incalzante mistero alla Ditko con la creazione, nel n. 238, di un nuovo e temibile supercriminale: Hobgoblin.
“La maggior parte delle lettere che arrivava in redazione”, ricorda Roger Stern, “chiedeva a gran voce il ritorno di Goblin, che all’epoca però era morto. Non volevo riutilizzare di nuovo Harry Osborn, che mi piaceva troppo come amico di Peter. Così decisi di accontentare solo parzialmente i fan. Avrei fatto esordire un nuovo personaggio cui far indossare l’equipaggiamento di Goblin, ma sarebbe stato comunque un nemico completamente diverso. La cosa che lo rendeva simile al Goblin originale è che nessuno sapeva chi si nascondesse dietro la sua maschera”.

Infine l’episodio “Il ragazzino che colleziona l’Uomo Ragno”, apparso sul n. 248, sarebbe forse piaciuto allo stesso Steve Ditko. Una storia priva di scazzottamenti contro supernemici dai costumi sgargianti e interamente basata sulle fragili relazioni che uniscono gli esseri umani, anche se solo per brevi momenti.

Una piccola storia perfetta e toccante che fa comprendere l’importanza e la responsabilità di essere l’Uomo Ragno.

 

Tom De Falco 1984-1987

La run di Tom De Falco rimarrà per sempre caratterizzata, nel bene e nel male, dal nuovo costume nero dell’Uomo Ragno.
Il direttore Jim Shooter introdusse il costume nella miniserie Secret Wars, dove i supereroi della Marvel affrontano insieme la minaccia dell’Arcano.

Tom De Falco presenta il costume nero sul n. 252 di Amazing Spider-Man, indossato dall’Uomo Ragno che ritorna sulla Terra dopo la sorprendente avventura vissuta sul pianeta dell’Arcano.
Il nuovo costume, oltre ad avere la particolare capacità di adattarsi alle esigenze di chi lo indossa, sembra rispondere telepaticamente alla volontà del nostro eroe.

Dato che avevano iniziato ad arrivare in redazione migliaia di lettere di protesta, Shooter invitò De Falco a sbarazzarsi del costume nel giro di pochi numeri.
Nel frattempo, però, le vendite erano salite di botto da 261.000 copie a 326.000 e la Marvel decise, allora, di tenerlo ancora per un po’.

De Falco riportò al centro dell’attenzione la rossa Mary Jane, sparita dai radar dai tempi di Wolfman. Si tratta di una nuova Mary Jane, che nel n. 257, in un impagabile colpo di scena, rivela a Peter di aver sempre saputo che lui è l’Uomo Ragno.
Confessa come la sua frivolezza sia solo un modo per dimenticare una infanzia infelice. Queste rivelazioni la rendono un personaggio più complesso e profondo, al quale i lettori si affezionano.

De Falco aveva un così alto rispetto dei nemici storici del Ragno, e delle bellissime storie a loro dedicate, che si sentì sempre in difetto quando si trattava di approcciarli. Preferiva quindi inventare nuovi nemici, come Silver Sable, Black Fox, Puma e altri. Nessuno di loro entrerà a far parte del mito.

 

David Michelinie 1987-1994

David Michelinie ha scritto 95 numeri di Amazing Spider-Man, solo 15 in meno di Stan Lee. Prima Michelinie era principalmente conosciuto per aver trasformato Tony Stark in un alcolizzato, durante la memorabile saga “Demon in a Bottle”.

La run di De Falco, un editor che si era reinventato sceneggiatore, non era stata memorabile a causa delle trame inconsistenti, dei dialoghi troppo rigidi e di avversari assolutamente dimenticabili come The Rose.
Michelinie portò aria nuova.

La partenza è subito con il botto. Nel n. 298 crea Venom, il nemico per eccellenza degli anni novanta e uno tra i pochissimi nemici dell’Uomo Ragno creati negli ultimi trent’anni a entrare nel mito.

Venom è un simbionte alieno, ovvero una sorta di parassita extraterrestre che per sopravvivere deve attaccarsi a un altro organismo vivente.
Nella classifica del sito web Ign, sui cento più grandi antieroi della storia dei fumetti si è classificato al 22º posto.Un altro evento che caratterizzò la run di Michelinie fu il matrimonio tra Peter Parker e Mary Jane Watson, su The Amazing Spider-Man Annual n. 21.
Quando Michelinie seppe che Stan Lee avrebbe sposato Peter Parker e Mary Jane nella striscia giornaliera pubblicata dai quotidiani, e che lui avrebbe dovuto fare lo stesso nel fumetto mensile, gli caddero le braccia.
“Volevo scrivere dello stesso personaggio che amavo al college: il giovane studente che era single e cercava di affrontare la vita, proprio come me!”, ricorderà l’autore.

Fatto sta che il matrimonio, almeno all’inizio, funzionò. Spidey da uomo sposato non fu meno interessante che da single, grazie anche alla profonda evoluzione del personaggio di Mary Jane. La rossa passò dall’essere una festaiola piuttosto scialba e definita in modo nebuloso a una modella affascinante e socievole.

MJ non era solo la moglie di Peter, era sua amica, il suo sostegno e talvolta la sua critica. Era tutto ciò che Gwen Stacy non era mai stata e tutto ciò che la Gatta Nera avrebbe potuto essere se non fosse stata pazza.

Infine Michelinie creò un altro nemico del Ragno che passerà alla storia: il mortale Carnage. Lo fece sul n. 344, introducendo la figura del serial killer Cletus Kasady rinchiuso nella prigione di Ryker’s Island, dove condivide la stessa cella di Eddie Brock alias Venom.

L’unione di un seme del simbionte con Kasady dà origine a Carnage, che scappa di prigione e inizia a spargere il terrore con una serie di efferati omicidi. Carnage è una forza quasi inarrestabile, così pericolosa che Spidey e Venom sono stati costretti a mettere da parte le loro divergenze per combatterlo assieme. Il male assoluto.

Una delle fortune di David Michelinie è stata quella di lavorare per un certo periodo di tempo con Todd McFarlane, un disegnatore rivoluzionario che metteva un valore aggiunto alle storie.
Di contro, Michelinie risultava sempre un po’ superficiale nella costruzione delle storie, che non si distinguevano per impatto epico.

 

 

 

1 commento

  1. E dopo Michelinie ?

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