GLI ITALIANI NON SANNO FARE I SUPEREROI – POSTA

Supereroi con doppia personalità
Caro Sauro,
secondo me solo gli americani sanno fare i fumetti di supereroi. Perché in Italia e altrove non ci riescono?
Laura
Gentile Laura,
i supereroi sono il sottoprodotto degli eroi delle pulp, riviste di racconti popolari che hanno avuto un grande successo negli Stato Uniti intorno agli anni venti e trenta. Da Zorro a Shadow, questi personaggi più o meno mascherati sono interessanti soprattutto perché hanno una doppia vita: quella di persona comune e quella di eroe. Nella seconda veste gli eroi delle pulp hanno grandi poteri, seppure non proprio “super”.
Il primo fumetto a proporre questo schema binario è Phantom di Lee Falk, nelle strisce pubblicate dal 1936 nei quotidiani americani. Schema che però il personaggio abbandona già dopo la prima avventura per i motivi che cerco di individure nell’articolo “Nessuno sa che il primo supereroe è Phantom” (basta cliccare QUI).
Questo supereroe incompleto, perché privato dell’identità segreta, viene subito presentato con grande successo in Italia con il nome di Uomo Mascherato, e in altri paesi del mondo. Due anni dopo dalla sua nascita, nel 1938, arriva Superman, che lancia il formato comic book (albo a fumetti), a cui seguono subito innumerevoli supereroi.
A causa del fatto che, diversamente dalle agenzie dei quotidiani, gli editori dei comic book non avevano ancora degli agenti sparsi per il mondo con il compito di vendere i loro fumetti (per non dire dei problemi causati dalla Seconda guerra mondiale), Phantom rimane per molto tempo l’unico supereroe conosciuto fuori dagli Stati Uniti, anche se non viene catalogato con questo termine. Di conseguenza, dopo la guerra vengono creati in Italia e altrove molti personaggi simili a Phantom, cioè senza identità segreta o con un’identità segreta di poca importanza.
L’identità segreta di un superoeroe, invece, è fondamentale, perché permette di farlo vivere in due mondi completamente diversi tra loro. Il nostro e quello della fantasia. Si veda, per esempio, il caso particolarmente riuscito di Peter Parker / Uomo Ragno, di cui parlo QUI.
Ormai tutto questo dovrebbe essere stato superato, dato che Phantom non se lo ricorda più nessuno, ma, di fatto, ancora oggi chi ha la ventura di creare un supereroe in Europa o in Asia sottovaluta un aspetto fondamentale: il personaggio “vero” non è l’uomo con la maschera, ma quello che sta dietro di essa.
Del resto, non è neppure necessario mettergli una maschera per dare una doppia natura a un personaggio, basti pensare al Tarzan insieme animalesco e perfetto lord inglese dei romanzi, all’Indiana Jones professore e avventuriero dei film o al Rambo sfigato e invincibile del romanzo originale.
I personaggi “doppi”, come il prototipo costituito dal dottor Jekyll e il signor Hyde, sono sempre molto interessanti, ma i troppo lineari autori non americani non riescono proprio a comprenderlo. E anche quelli americani cominciano a dimenticarlo, soprattutto nei film.
La scomparsa di Michelangelo La Neve
Gentile Sauro,
come grande ammiratrice dei personaggi di Esp ho sempre sperato di poter leggere un giorno le loro nuove storie, speranza svanita con la recente scomparsa del suo creatore, Michelangelo La Neve.
Dato che fu lei a commissionargli la serie, può dire che ricordo ha di lui?
Stefania
Gentile Stefania,
avevo notato l’eccezionale bravura di Michelangelo La Neve come sceneggiatore di storie sentimentali su Rosa Shocking della Play Press e di storie horror su Splatter della Acme, così gli proposi di fondere le due cose in un gruppo di personaggi con poteri Esp.
Il fatto che questi personaggi potessero leggere le menti avrebbe enfatizzato l’elemento intimistico e i loro superpoteri sarebbero stati delle armi efficaci contro nemici mostruosi.
Nacque così la serie di Esp, prima sulle pagine dell’Intrepido che curavo io e poi nel formato bonelliano (questa curata direttamente dall’autore).
Incontrai Michelangelo La Neve nel 1991, quando gli parlai del nuovo Intrepido accompagnandolo in un famoso negozio di dischi “alternativi” in corso di Porta Ticinese a Milano. In seguito, lo vidi un altro paio di volte e, soprattutto, gli telefonai ogni lunedì per ragioni di lavoro.
Poi le nostre strade si separarono. Io diventai giornalista, lui sceneggiatore di film. La sua ultima fatica è stata Diabolik dei fratelli Manetti.
Il travagliato Zanardi
Gentile Sauro,
perché Zanardi di Andrea Pazienza ha avuto una vita editoriale così travagliata? 6 storie su Frigidaire, 1 su Corto Maltese, 2 su Alter Alter e 8 su Comic Art.
Andrea
Gentile Andrea,
mi sembra di ricordare che una volta Filippo Scozzari accusò Andrea Pazienza di essere “troppo venale”, preferendo a Frigidaire (della quale era redattore) le riviste che gli pagavano meglio i fumetti di Zanardi.
Credo, quindi, che il motivo sia semplicemente economico.
Colpa dei crossover
Oggi chi potrebbe risollevare le sorti della Dc, sempre più vicina al baratro? Anche la Marvel lo è, aggiungo.
Gabriele V.
Gentile Gabriele,
nel 1984 Jim Shooter creò il primo grande crossover di tutti personaggi della Marvel: Guerre segrete. L’idea era quella di “costringere” il lettore a leggere tutti i comic book della Marvel per seguire i vari collegamenti. Una impostazione che risale alle origini della Marvel, nei primi anni sessanta.
Però, allo stesso tempo, Shooter aveva imposto la pubblicazione di un numero ristretto di testate con i personaggi Marvel, perché altrimenti il lettore non sarebbe riuscito a seguirle tutte e avrebbe finito così per disaffezionarsi.
Negli ultimi anni Dc e Marvel hanno continuato a riproporre i mega-crossover, ma, allo stesso tempo, hanno moltiplicando le testate. In conclusione questi crossover creano solo confusione, disaffezionando i lettori. Proprio come temeva Shooter.
Chi potrebbe risollevare le sorti della Dc, e della Marvel? Di sicuro lo stesso Jim Shooter, al quale una volta proposero davvero di dirigere i fumetti Dc. Oppure Paul Dini e Bruce Timm, che hanno capito, come Shooter, che il successo dei supereroi sta nelle loro caratteristiche originarie. Che vanno modernizzate, non stravolte.
Linea chiara americana
Perché la “linea chiara” ha preso piede in Belgio e in minor misura in Francia, e non negli Usa?
Marco B.
Gentile Marco,
fino agli anni venti i fumetti americani, che venivano realizzati in bianco e nero nelle strisce dei quotidiani e a colori nelle tavole dell’inserto domenicale degli stessi, erano molto stilizzati. Anche se qualche autore, senza abbandonare la stilizzazione, si stava orientando a un certo realismo avventuroso: si vedano le tavole del Captain Easy di Roy Crane.
Questa era la linea chiara originale, anche se non veniva chiamata così. La quale, alla fine dello stesso decennio, seguì anche il belga Hergé con Tintin.
Il fumetto avventuroso americano prese un’altra strada a partire dal 1929, quando Hal Foster disegnò le strisce di Tarzan. Mentre il fumetto, prima di allora, affondava le radici negli autori satirici di fine Ottocento, Foster vi portò lo stile degli illustratori che ricalcavano le fotografie. Il fumetto avventuroso “fotografico” che si affermò negli anni trenta finì per rendere, purtroppo, minoritaria la “linea chiara”.
Che però, in una certa misura, rimase dominante nei comic book della Marvel disegnati da Jack Kirby. Il quale, pur guardando a Foster, di fatto era più vicino a Crane. Così come gli altri creatori grafici dei primi supereroi, come Joe Shuster con Superman, Bob Kane con Batman, C.C. Beck con Captain Marvel (Shazam), Harry G. Peters con Wonder Woman eccetera.
Sergio Bonelli cosa penserebbe?
Se Sergio Bonelli fosse ancora tra noi, quali nuove serie avrebbe approvato e quali rifiutato?
Stefano
Difficile dirlo, gentile Stefano.
Dopo l’enorme successo di Dylan Dog, Sergio Bonelli cadde un po’ in crisi constatando che non era più in linea con i gusti del pubblico. Dylan Dog, infatti, non lo sopportava proprio. Per lui l’horror era quello dei classici film Universal degli anni trenta, che aveva adattato in alcune storie di Zagor.
Volendo comunque compiacere il pubblico, già in vita la sua casa editrice pubblicò diverse serie ben poco “bonelliane”, a partire da Nathan Never. Mentre per Sergio Bonelli la fantascienza era solo quella dei b-movie degli anni cinquanta, che propose un po’ in sordina con la maxi serie di Brad Barron scritta da Tito Faraci.
Questa sfasatura tra il Sergio Bonelli-persona e il Sergio Bonelli-editore ha dato inizio a una crisi d’identità che ha investito tutta la casa editrice e che si è acuita dopo la sua scomparsa.
Di sicuro Sergio Bonelli non approverebbe, e direi giustamente, le ultime strategie di marketing.
Cinecomics Dc
Parlando di cinecomics, come mai la Dc non riesce a stare al passo con la Marvel?
Mancanza di sceneggiatori o scarsità di soggetti interessati da cui attingere?
Marco T.
Devo ripetermi, gentile Marco, il che è un po’ la mia specialità: perché la Dc segue il gusto degli sceneggiatori, che amano la melanconia di Blade Runner, mentre la Marvel segue il gusto del pubblico, che ama la vivacità del primo Star Wars.
Questo nel cinema, mentre nei fumetti ormai tutti gli editori, americani e italiani, seguono solo i gusti degli autori. Essendo venuti a mancare gli editori che imponevano agli autori di seguire i gusti dei lettori, per quanto pacchiani li ritenessero.

Sauro Pennacchioli
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Ehi, ma un supereroe mascherato italiano dalla doppia vita che più doppia non si può esiste dal 1969, e ha sempre un successone!
«Grazie al corredo di Fantomius… Paperino il perseguitato muore e… dalle sue ceneri nasce Paperinik, il Diabolico Vendicatore!»
No, è assurdo: Paperino non può essere abile e coraggioso.
Infatti Guido Martina, lo sceneggiatore, ha motivato la trasformzione in Paperinik con delle pillole che gli facevano perdere la memoria, in una storia che non avrebbe dovuto avere seguiti.
Anche a me è venuto in mente Paperinik ( anche se, più che come supereroe, il nostro amato Papero mascherato nasce come antieroe ‘nero’ ). Ora poi si è aggiunta la saga di Fantomius a opera di Gervasio ( per quanto anche lì valga lo stesso discorso : super fuorilegge e non supereroe. Ma la doppia vita ci sta tutta )
Cara Laura, almeno un doppio tentativo di supereroe italiano c’è stato: Asso di Picche nel 1946 diventato l’Ombra sul Corriere dei Piccoli nel 1964. Per ambedue i testi sono di Alberto Ongaro, i disegni di Hugo Pratt.
ma Paperinik è ambientato a Paperopoli , non in Italia e ciò cambia totalmente le situazioni e il feeling con le storie
Gentile Direttore, finalmente ho preso il tomo di Zagor vs Helligen scritto da Sclavi. Che soddisfazione, dopo decadi ritrovo, in un volume unico, per me la più bella storia dello Spirito con la Scure.
L’ha mai letta?
La linea chiara in USA domina non nei fumetti, ma nell’ animazione ( dove sembra che i disegnatori facciano a gare per faticare men.. ops, volevo dire disegnare con meno tratti possibili).
Non solo gli americani sanno fare i supereroi , ma anche i giapponesi.
E contrariamente a quello che dice Pennacchioli, i supereroi di maggiore successo nipponici in Patria e all’ estero ( tipo Dragon Ball, My Hero Academia, I cavalieri dello Zodiaco ecc.. ), non hanno identità segrete.
Alla fine quel che conta è saper creare personaggi interessanti e storie insolite e avvincenti, cosa che gli europei ( e neppure gli americani, oggi) , non sanno fare.
ESp era una serie con alti e bassi pazzeschi, con storie a volte troppo “parlate ” o confuse , ma almeno aveva personalità, una cosa che manca nella maggior parte dei fumetti di oggi.
E’ un caso che la vignetta postata nella posta venga da quella che ritengo la più bella della serie,( e uno dei migliori albi a fumetti singoli italiani che abbia mai letto ) “senza cielo” ?