DON HECK ERA DAVVERO IL PEGGIORE DELLA MARVEL?

DON HECK ERA DAVVERO IL PEGGIORE DELLA MARVEL?

Il disegnatore Don Heck (1929-1995), pur non avendo mai avuto molti ammiratori, è parte integrante della nascita della Marvel negli anni sessanta. Durante quel periodo ha lavorato su Ant-Man, ha co-creato Iron Man e i suoi avversi principali come il Mandarino e Titanium Man, oltre ad Hawkeye e Black Widow. Ha anche realizzato una lunghissima run su The Avengers, dove ha co-creato Wonder Man e ha disegnato alcune delle storie dei Vendicatori più amate.

Nelle mie ricerche ho scoperto che era un uomo umile dotato di talento che ha dedicato la sua vita al disegno. Era ammirato, rispettato e benvoluto dai suoi colleghi. Era generoso con i fan e aveva un acuto senso dell’umorismo. Insomma, era un tipo simpatico, ma diceva sempre le cose in faccia. Amava armeggiare con l’elettronica in casa e considerava la fotografia un hobby.

Il risultato finale di questo articolo spero sia quello di aver messo insieme un intero dalla somma delle parti, dando al lettore un ritratto completo di Don Heck. La cosa più importante sarebbe poter contribuire con queste righe a far sì che questo disegnatore sottovalutato ottenga il riconoscimento e il rispetto che si è meritato per l’importante lavoro svolto.

Presentiamo quindi una carrellata dei suoi più importanti contributi nel periodo d’oro della Marvel, dove approdò verso la metà degli anni cinquanta, quando si chiamava Atlas.

Journey into Mystery 

Don Heck giunge sulle pagine di Journey into Mystery nel 1956 con l’episodio autoconclusivo intitolato “The Deep Freeze”, probabilmente scritto da lui stesso. Tecnicamente Heck disegna bene, soprattutto la figura umana, e ha già uno stile riconoscibile anche se fortemente influenzato dall’estetica anni cinquanta.
A cavallo tra gli anni cinquanta e i sessanta disegna alcune storie di mostri tipiche della Atlas di quel periodo.

DON HECK ERA DAVVERO IL PEGGIORE DELLA MARVEL?

Il suo contributo più importante su Journey into Mystery sono senza dubbio le tre avventure di Thor firmate Stan Lee, apparse sui numeri 98, 99 e 100.
Sul n. 98 Lee crea insieme a Heck il primo villain decente della serie: Klaus Voorhees detto il Cobra. Sul numero successivo Lee crea un secondo riuscitissimo supernemico: l’abominevole Calvin Zabo detto Mister Hyde.
Il Thor di Don Heck non è epico come quello di Jack Kirby, sembra più un ragazzone ipervitaminizzato che un Dio del tuono, ma la caratterizzazione grafica del Cobra è veramente azzeccata e negli anni si manterrà pressoché uguale.

Tales of Suspense

Secondo la leggenda la prima avventura di Iron Man, apparsa su Tales of Suspense n. 39 del marzo 1963, sarebbe stata disegnata da Don Heck su schizzi di Jack Kirby, ma non è vero. Probabilmente solo la splash page iniziale è di Kirby, tutto il resto è farina del sacco del solo Heck. Se fu Kirby a inventare l’armatura di Iron Man, fu Don Heck a modellare l’immagine di Tony Stark sul vecchio attore avventuroso Errol Flynn.
L’esperienza di Heck nel rappresentare la gente comune gli fu molto utile. Fu lui a ideare le figure di contorno a Iron Man: Happy Hogan (un tipo stoico il cui aspetto potrebbe essere stato influenzato dal comico Buster Keaton) e Pepper Potts, che Heck stesso ha dichiarato essere visivamente basata sull’attrice Ann B. Davis.

DON HECK ERA DAVVERO IL PEGGIORE DELLA MARVEL?

I due litigiosi dipendenti della Stark Enterprises portavano un elemento di umorismo all’interno di storie sostanzialmente cupe. Lee avrebbe voluto Happy più bello, ma a Heck piacevano troppo  il suo orecchio accartocciato e il suo naso storto. Sebbene l’arte di Heck non fosse così inventiva o intensamente potente come quella di Jack Kirby (pochi lo erano), aveva uno stile accattivante con un fascino tutto suo.
Tra le prime storie di Iron Man spicca “The Mad Pharaoh” sul n. 44: “Siccome ho visto che Alex Toth stava lavorando con un Rapid-O-Graph, ho fatto una storia egiziana in cui ho usato per la prima volta un Rapid-O-Graph”.

DON HECK ERA DAVVERO IL PEGGIORE DELLA MARVEL?

Sul n. 52, insieme allo sceneggiatore Don Rico, crea Madame Natasha, la Vedova Nera. Una classica spia “alla Mata Hari” che cerca di sedurre Tony Stark per conto dell’Unione Sovietica. In questa sua prima apparizione non ha ancora un costume: è solo un bella donna che veste abiti sofisticati.
Sul n. 57 Heck co-crea Occhio di Falco, un arciere ispirato a Freccia Verde (Green Arrow) della Dc Comics.
Sette numeri dopo Heck si inventa un costume per la Vedova Nera, in quest’occasione in coppia con Occhio di Falco. Si tratta di un’aderentissima calzamaglia a rete che rende finalmente giustizia alle curve sinuose di Natasha.

Strange Tales

Per l’albo Strange Tales, Don Heck realizza dapprima alcuni brevi episodi senza personaggio fisso occupandosi delle matite, delle chine e probabilmente anche dei testi. Alcuni sono dei gioiellini. Per esempio “I Was Captured By The Mole Men”, apparso sul n. 73. Qui Heck mette in mostra un segno elegante, anche se non modernissimo, derivato dai grandi maestri degli anni cinquanta, su tutti Bernard Krigstein. La figura umana è realizzata con la solita maestria, ma quello che stupisce è una composizione della pagina piuttosto innovativa e l’utilizzo di alcune soluzioni grafiche inusuali.

DON HECK ERA DAVVERO IL PEGGIORE DELLA MARVEL?

Nel 1966, su schizzi di Jack Kirby, realizza le matite per cinque storie di Nick Fury agente dello Shield (sul n. 140 e poi dal 145 al 148). In realtà Kirby avrà al massimo realizzato il layout della splash page iniziale, perché il resto delle vignette risulta piuttosto anonimo. Heck si snatura cercando di assomigliare a Kirby, dando vita a un ibrido che è né carne né pesce. 

Tales to Astonish

Anche su Tales to Astonish la prima cosa che Heck realizza sono dei brevi racconti di fantascienza. Con il n. 41 inizia a disegnare Ant-Man. Nonostante avesse le dimensioni di una formica, Kirby lo disegnava in un modo che lo faceva comunque sembrare grande.
“Quando iniziai a disegnarlo io, presi molto sul serio il fatto delle dimensioni e mi ispirai ai viaggi di Gulliver”, ricorda Heck. Nel tentativo di aumentarne le vendite, Stan Lee cercò di movimentare la vita di Henry Pym. Sul n. 44 appare per la prima volta Janet Van Dyne, l’affascinante Wasp.

DON HECK ERA DAVVERO IL PEGGIORE DELLA MARVEL?

Si tratta di un’eroina più indipendente rispetto al tipo di donna che popolava le storie Marvel del periodo, che Heck disegna con grande maestria dandole un costume particolarmente sexy. Prima dell’arrivo di John Romita le donne più affascinanti alla Marvel erano quelle di Don Heck, che le tratteggiava in modo da metterne in evidenza tutta la femminilità.
L’introduzione di Wasp non portò nessun aumento nelle vendite, così a distanza di pochi mesi Kirby tornò per lanciare la trasformazione in Giant-Man. Heck riprende a disegnare con il n. 54, per poi lasciare un titolo ormai morente nelle mani di Dick Ayers.

The Avengers

Quando Stan Lee, a metà del 1964, disse a Don Heck che avrebbe dovuto sostituire Kirby sui Vendicatori dal numero 9, il disegnatore smise di inchiostrarsi da solo. Per rispettare le consegne, le matite di Heck iniziarono a essere inchiostrate da Dick Ayers, Chic Stone e Mike Esposito, con una caduta nella qualità del prodotto finale.
Sugli Avengers, Heck lavora per la prima volta a stretto contatto con Stan Lee. “Ricordo che eravamo spesso al telefono, Stan parlava così veloce che io non riuscivo a prendere appunti abbastanza in fretta… così comprai un magnetofono e cominciai a registrare la sua voce”. L’inizio è subito con il botto, Heck co-crea il suggestivo personaggio di Wonder Man. Stan Lee ricordava che dovette essere messo da parte per una diffida dalla Dc Comics che riteneva avessero copiato la loro Wonder Woman… ma in realtà Wonder Man moriva nella sua prima avventura (per poi risorgere negli anni settanta).


Quando Don Heck disegna per la prima volta Scarlet, sul n. 17, è subito amore a prima vista. Fasciata in un’aderentissima tuta rossa che lascia poco all’immaginazione, è una vera e propria esplosione di curve che segnerà una generazione di adolescenti. Insomma, probabilmente era l’eroina più sexy nella Marvel del 1965.
Tra i nemici memorabili co-creati da Heck c’è lo Spadaccino (n. 19) e Power Man (n. 21). Heck disegna la serie ininterrottamente fino al 1967. Il suo periodo sarà ricordato come quello dei Vendicatori “deboli”, orfani di Thor e Iron Man e guidati da un Capitan America pieno di dubbi. Ma risalgono a questo periodo anche alcune tra le storie più amate dai fan: la serie raggiunge il quarto posto nella classifica Marvel. 

Uncanny X-Men

Quando nel 1967 John Buscema prende in mano i Vendicatori, Don Heck viene relegato su Uncanny X-Men, uno dei titoli meno venduti della Marvel. Le storie sono opera di Roy Thomas e gli inchiostratori sono di seconda fascia.
Il disegno di Heck subisce una battuta di arresto. Se il segno appare legnoso e poco curato, l’impostazione della pagina sembra decisamente affidata al caso e non denota alcuna preoccupazione compositiva. Sono certamente state prove come queste a far indicare Don Heck, a critici come lo scrittore Harlan Hellison, come il peggiore disegnatore della Marvel.


In questa fase, contrariamente a quanto era solito fare, lui che disegnava benissimo le donne, non riesce a rendere attraente una potenziale star come Marvel Girl, la cui figura risulta banale e poco incisiva. Comincia un po’ a riprendersi a partire dal n. 49 con l’introduzione del personaggio di Lorna Dane, la figlia di Magneto. Lorna è realizzata con cura, appare piuttosto attraente e indossa un costume molto originale. Incredibile a dirsi, i momenti migliori di questa run sono quelli inchiostrati da Vince Colletta, che riescono a dare un po’ di ordine alle matite confuse di Heck.

Amazing Spider-Man

Nel 1968 Don Heck disegna nove numeri dell’Uomo Ragno, tutti su schizzi di John Romita Sr e tutti inchiostrati da Mickey Demeo, profondo conoscitore delle matite del disegnatore di origine italiana. Si tratta di una pratica che la Marvel aveva inaugurato anni prima con Jack Kirby, nell’intento di creare una specie di “stile Marvel” che assicurasse alle serie una continuità estetica nonché una immediata riconoscibilità agli occhi del lettore. Nel caso di Kirby aveva inoltre contribuito a trasmettere ai vari disegnatori alcuni concetti alla base del disegno dei supereroi, come l’estremizzazione della dinamicità e le distorsioni prospettiche.

Nel caso di Romita serve soltanto a non disorientare troppo il lettore, offrendogli una impostazione grafica molto simile a quella a cui è abituato. Di contro, tende a snaturare lo stile del disegnatore. Proprio quello che successe con Don Heck. Il risultato finale è inevitabilmente un compromesso.
A uno sguardo superficiale sembrano disegni di John Romita. Un Romita non al massimo della forma, magari. Se si va un po’ più in profondità, però, si notano alcuni importanti dettagli. Il segno in generale è meno fluido e più legnoso di quello di Romita, le pose dell’Uomo Ragno sono meno plastiche e l’impostazione generale della pagina è meno curata. Di Heck qui c’è poco o niente. 

Iron Man

Don Heck, che di Iron Man aveva disegnato la prima storia, l’aveva poi abbandonato nel 1966 per lasciarlo nelle mani di Gene Colan (che ancora si firmava Adam Austin). Colan continuò a disegnarlo fino al 1968, anno in cui il personaggio ebbe un albo tutto per sé: The Invincibile Iron Man. Lo riprenderà in mano nel 1970, con il n. 26. Qui il segno di Heck appare banale e omologato, perdendo le sue caratteristiche distintive. Più che un’evoluzione sembra un regresso.


Dell’eleganza e della raffinatezza del tratto “alla Bernard Krigstein” ormai non è rimasto più nulla. Il segno appare poco curato e realizzato in fretta. Forse si nota una più ricercata impostazione della pagina, dove si possono apprezzare soluzioni inusuali da punto di vista compositivo. Il risultato generale, però, rimane confuso e impreciso.
Possiamo parlare senz’altro di fase calante, con tutte le attenuanti del caso. Qualcuno sostiene che Heck non fosse adatto al disegno supereroistico, ma le prove del suo periodo migliore restano lì a dimostrare il contrario. 

Devil

Concludiamo la nostra carrellata con i cinque albi di Devil che Don Heck disegnò tra il 1973 e il 1975. Il periodo di crisi sembra decisamente alle spalle. Heck mostra uno stile più evoluto e accurato, quasi lo avesse sottoposto a un restyling per metterlo al passo coni tempi.
Come al solito disegna benissimo la Vedova Nera, personaggio da lui creato, e altre figure femminili tra le quali spicca la supersexy Dragoluna. Anche le acrobazie di Devil, pur non potendo competere con quelle di Colan, hanno una dinamicità che sembrava essersi persa con gli anni.


Don Heck, in definitiva, stava mettendo a punto lo stile che svilupperà negli anni successivi dopo il suo passaggio alla Dc Comics.
Dopo questo excursus, possiamo affermare che Heck sia stato un disegnatore di un certo talento, dotato di uno stile personale che forse non era molto adatto al genere supereroistico. Nei suoi momenti migliori, dove riuscì a coniugare l’esigenza di mantenere uno stile personale con quella di far propri alcuni moduli espressivi derivati da Kirby, abbiamo potuto goderci dei fumetti che nel loro piccolo hanno fatto la storia.



8 commenti

  1. Da bambino non era il mio preferito , dato che romita e kirby facevano la parte del leone…. ripensando il suo contributo è stato enorme. ha inventato piu personaggi lui che romita! e ha disegnato storie miliari non possiamo togliergli il merito

  2. Ma se Don Heck veniva criticato (peraltro a me piaceva), che cosa si doveva dire di Dick Ayers? Secondo me era lui il peggiore alla Marvel negli anni sessanta!

  3. A me i suoi Avengers sono piaciuti molto e Amazing Spider-man era favoloso anche se molto del merito è ovviamente dell’ immenso John Romita che oltre a fare gli schizzi per Don Heck poi interveniva ancora per ritoccare i volti dei personaggi. Stan Lee aveva voluto Heck sulla collana ad affiancare Romita solo per fargli risparmiare tempo ed usarlo sulle copertine e sul merchandising, ma alla fine John faceva lo stesso il grosso del lavoro. Comunque Don Heck era bravo anche se negli anni 70 il suo lavoro è calato decisamente di qualità

  4. Personalmente ho sempre pensato a Ross Andru come peggiore

  5. Finalmente un articolo che rende giustizia al povero Don Heck. Anch’io trovo il suo primo Iron Man molto elegante ma retrò. Visto con gli occhi di oggi lo stile anni 50 ha un fascino vintage pari a quello di Carmine Infantino, ma da piccino lo consideravo sorpassato rispetto a Kirby o Romita o Colan. Allora sbagliavo, certo, ma nel mondo Marvel, al di fuori dell’entourage di Tony Stark, non c’era traccia di quel mondo raffinato anni 50 che Don disdegnava così bene. Non era per nulla adatto ai supereroi. Non a caso l’altra sua prova affascinante è stata su Daredevil, serie ambientata nell’upper class newyorkese.

  6. Don Hech era tremendo. Forse c’è qualcuno di peggiore ma comunque lui rimane il peggiore tra quelli che hanno lavorato molto (peggio di Sal Buscema). Era legnoso e aveva problemi con la prospettiva. Ricordo che Adams volle inchiostrarlo su un numero degli X-men per dimostrare che con la giusta inchiostratura le tavole di Heck sarebbero state buone ma niente … le tavole sembrano di un Adams legnoso che sbaglia le prospettive.

  7. Quando si parla di peggiori c’è solo un nome: Herb Trimpe.
    Negli anni 80 e 90 poi gli orripilanti disegni di Greg Larocque e Rob Liefeld.
    Citare Sal Buscema e Don Heck che almeno sapevano cosa è l’anatomia è del tutto furi luogo.

  8. Al resoconto mancano i numeri di Capitan Marvell inchiostrati da Vince Colletta. Il mio primo fumetto Marvel fu I Fantastici quattro 33 dell’editoriale Corno, con i disegni di Kirby inchiostrati da Chic Stone e il Capitan Marvell di Heck/Colletta e mi piacquero più i secondi.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati con *

Dichiaro di aver letto l'Informativa Privacy resa ai sensi del D.lgs 196/2003 e del GDPR 679/2016 e acconsento al trattamento dei miei dati personali per le finalità espresse nella stessa e di avere almeno 16 anni. Tutti i dati saranno trattati con riservatezza e non divulgati a terzi. Potrò revocare il mio consenso in qualsiasi momento, integralmente o parzialmente, con effetto futuro, ed esercitare i miei diritti mediante notifica a info@giornalepop.it

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*