BARRY SMITH, UN INGLESE ALLA MARVEL
History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. 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Lavoravano tutti per un solo sceneggiatore: Stan Lee.Dal 1961 Jack Kirby disegnò il grosso dei fumetti, dai Fantastici Quattro a Hulk, Ant-Man e Wasp, Thor, i Vendicatori, gli X-Men e Nick Fury dello Shield. Steve Ditko fece l’Uomo Ragno e il Dottor Strange. Don Heck lavorò su Iron Man e Bill Everett su Devil.Nel 1964 inoltrato arrivò un altro disegnatore, Wally Wood. L’anno dopo ecco John Romita e Gene Colan. Nel 1966 John Buscema, Jim Steranko e Gil Kane. Si tratta di un gruppo di stimati professionisti, da tempo attivi nel mondo del fumetto. Il più giovane del mazzo è Steranko, nato nel 1938. Bisogna arrivare al 1969 perché un disegnatore senza esperienze precedenti venga accettato tra gli straordinari talenti della Casa delle idee. Non ha nemmeno 20 anni, essendo nato nel maggio del 1949, e per di più non è nemmeno americano essendo nato a Forest Gate, un sobborgo di Londra. Ma quanto a talento non è inferiore a nessuno. Si chiamaBarry Smith(solo in seguito modificherà il nome inBarry Windsor-Smith). Analizziamo il suo lavoro per la Marvel dagli inizi fino a metà anni settanta, quando lascia temporaneamente il fumetto per dedicarsi all’illustrazione. Barry Smith, oggi conosciuto come Barry Windsor-Smith Il primo fumetto disegnato da Barry Smith per la Marvel risale al 1968, anche se sarà pubblicato soltanto nel 1971 sul n. 4 dell’albo Western Gunfighters. Uno dei tre o quattro western che la Marvel aveva lanciato negli anni cinquanta, che pubblica durante i sessanta e chiuderà nella metà degli anni settanta. Il disegno è già interessante. Le pose non sono convenzionali e le inquadrature sono molto dinamiche. Un’energia selvaggia sprigiona dalle vignette e si diffonde per tutto l’albo. Siamo di fronte a un promettente disegnatore, questo è certo, anche se nessuno sa ancora in che direzione evolverà il suo stile. Barry Smith arriva sulle pagine di X-Men quando il titolo era tra i meno venduti della Marvel. Ci arriva su iniziativa di Stan Lee, che ne ammira lo stile visibilmente derivato da quello del grande Jack Kirby.“Hai fatto un buon lavoro, a Stan è piaciuto molto”, furono le uniche parole che gli rivolse il sempre poco loquace Kirby. Si tratta del n. 53 degli X-Men del febbraio 1969, l’episodio si intitola “The rage of Blastarr”, ed è scritto daArnold Drake.La prima tavola di Barry Smith pubblicata dalla Marvel raffigura Blastarr, il cattivo della “zona negativa”, che si libra nell’aria grazie ai poteri dell’antimateria. A uno sguardo superficiale potrebbe apparire una imitazione più o meno riuscita dello stile di Kirby, ma c’è già molto di più. In America senza un permesso di soggiorno, senza uno studio dove lavorare, senza nemmeno più una camera d’albergo dopo che aveva finito i soldi, Barry Smith disegnò questo numero seduto su una panchina di Central Park. La figura di Blastarr, sinuosa e contorta, ricorda certe cose di Steranko. Le inquadrature sono poco riuscite, anche se si sforzano di essere personali. La narrazione per immagini non scorre così fluida come dovrebbe, qua e là si notano incertezze e dimenticanze. La costruzione della pagina è ancora acerba, anche se non mancano sequenze di vignette di una certa efficacia. Il mese successivo già qualcosa cambia. Il nostro viene spostato su Devil, in un periodo in cui Gene Colan stava disegnando i Vendicatori.Gli viene affidata una storia che si espande su tre numeri, la cosiddetta trilogia di Starr Saxon, iniziata da Stan Lee e conclusa daRoy Thomas.Il n. 50 è il primo della serie e serve a Smith per mettere a fuoco il proprio stile. Deve ancora molto al suo idolo Jack Kirby, ma già si notano qua e là gli inequivocabili presagi dell’artista che verrà. La plasticità delle figure si rifà a Kirby nelle deformazioni prospettiche, che ne aumentano la dinamicità. Braccia e gambe in primo piano vengono ingrandite e quelle sul fondo rimpicciolite in modo da esasperare il movimento e la tridimensionalità.I corpi si contorcono all’interno delle vignette, assumendo posizioni sempre nuove. Le silhouette però sono prive dell’imponenza kirbyana. Sono più slanciate, contorte e nervose, assomigliano a quelle di Jim Steranko, che pure era partito da Kirby, come tutti alla Marvel dell’epoca. Il n. 51 testimonia un’ulteriore crescita del nostro artista. Ci sono numerose vignette con pose inusuali e inquadrature ricercate. La costruzione della pagina fa decisivi passi in avanti prendendo a modello quella dinamica e innovativa di Steranko.Ci sono pagine dove le vignette sono sovrapposte, dove i riquadri sono sfalsati per dare al lettore la sensazione che l’intera pagina ruoti seguendo i movimenti del protagonista. Lo stile di Steranko è manifestatamente omaggiato da Barry Smith, che a pagina 15 cita una paginadel suo Capitan America, con un ritratto del capitano su un muro di mattoni. La storia prosegue incalzante, mentre le immagini la sostengono e la assecondano.Siamo già al livello dei migliori storyteller della Marvel. Nel n. 52 si conclude l’esperienza di Barry Smith su Devil (tornerà per una breve apparizione sul n. 83).L’albo si apre con una splendidasplash pageche ritrae una complessa scena urbana disposta su una diagonale. Seguono otto vignette orizzontali che preparano l’arrivo di Pantera Nera, il quale si muove sinuosamente in una notte stilizzata e pop, dove le finestre dei grattacieli diventano quadrati azzurri che giocano un’ardita partita al limite tra rappresentatività e astrazione. Tutto l’episodio si muove su questa falsariga, attraversato da onde di tensione interna che seguono le evoluzioni plastiche dei due protagonisti fino all’apoteosi di pagina 17. Jim Steranko aveva scritto e disegnato“Al battito di mezzanotte”, la storia iniziale del primo numero di Tower of Shadows. Steranko ci teneva molto a questo gioiello, che aveva costruito con estrema meticolosità ottenendo un perfetto meccanismo dove testo e immagini si incastravano alla perfezione. Per questo aveva chiesto a Stan Lee, come favore personale, di non modificare nulla. Lee però non riuscì a non toccare alcune frasi nelle didascalie e nei balloon, e ciò fu la causa di un litigio con Steranko, che abbandonò la Marvel sbattendo la porta e lasciando Nick Fury senza un disegnatore. Per qualche numero ci si affidò a Frank Springer, ma la differenza con Steranko era troppa. Quando Barry Smith ebbe terminato la trilogia su Devil, alla Marvel si accorsero di avere tra le mani un nuovo Steranko e lo dirottarono subito su Nick Fury Agent of Shield n.12. Barry Smith realizzò le matite di “Hell hat no Fury!”, ma quando prese visione delle tavole inchiostrate daSid Greeneper poco non gli venne un colpo!Riteneva il risultato finale decisamente insoddisfacente. Allora prese un nastro adesivo speciale e lo applicò su tutte le figure principali, poi passò gli inchiostri sul nastro adesivo ritoccando le immagini una per una. Un lavoro certosino che almeno in parte lo ripagò. Scorrendo le pagine di questo numero sembra quasi di rivedere il tocco psichedelico di Steranko. Purtroppo Smith fu sostituito nel numero successivo, perché la sua carta verde era scaduta e fu costretto con breve preavviso a tornare in Inghilterra. Barry Smith disegna le tavole dei numeri 66 e 67 dei Vendicatori direttamente dall’Inghilterra, dove è ritornato dopo la scadenza del visto. Apparentemente si tratta di un passo indietro. Qui manca la funambolica costruzione della pagina messa in mostra nei lavori precedenti. L’autore sembra concentrarsi su altro. Sulla struttura delle figure, per esempio. Il Thor che campeggia in bella vista sulla pagina iniziale è ancora completamente kirbyano, la mano sinistra che si proietta verso di noi è quasi un marchio di fabbrica. Solo il volto in proporzione è più piccolo di come l’avrebbe disegnato il re. A pagina 13 abbiamo una bellissimasplash pageche ritrae la visione, disegnata a matita e inchiostrata dall’artista inglese. Il fumetto dà aSyd Shoresi crediti di inchiostrazione, ma è stato confermato da alcune fonti che questo fantastico pezzo è stato inchiostrato da Barry Smith. La Visione sembra imitare una delle classiche pose di Batman mentre tiene il proprio mantello con la mano sinistra. Unasplash pagecon Golia e Thor in posizioni inconsuete abbellisce il n. 67.Nel 1972 realizzerà anche i numeri 98, 99 e 100 della serie. All’inizio del 1970, Barry Smith disegna tre episodi per l’albo bimestrale Tower of Shadows (“Torre delle ombre”) che venne pubblicato dal 1969 al 1971 dalla Marvel Comics. Torre delle ombre è un albo antologico dedicato a brevi fumetti horror senza personaggio fisso. Le storie vengono presentate da Digger, uno scavafosse dal ruolo simile a quello di Zio Tibia nelle riviste in bianco e nero dellaWarren. Sul n. 3 viene pubblicata “The Terrible Old Man”, una storia diRoy Thomasche è la versione a fumetti di un brevissimo racconto di H.P. Lovecraft pubblicato nel 1921.Protagonista è uno strano vecchio,“così vecchio che nessuno può ricordare quando era giovane, e così taciturno che pochi conoscono il suo vero nome”.