ALFREDO ALCALA INCHIOSTRA JOHN BUSCEMA

Alfredo Alcala non fu il primo. Da quando nel 1970 le matite e le chine di Tony De Zuniga erano apparsi per la prima volta su House of Mistery, un albo horror della Dc Comics, il pubblico americano si era reso conto dell’esistenza di una scuola filippina del fumetto che comprendeva numerosi artisti di talento.
Ben presto molti disegnatori filippini si trasferirono negli Stati Uniti per lavorare nei numerosi albi horror della Dc, dove lo stile ricco di ombre della maggior parte di loro ben si adattava alla resa delle atmosfere cupe e misteriose.
Alfredo Alcala, nato nel 1925, dopo una lunga attività nel proprio paese, pubblica per la prima volta i suoi disegni in America su House of Mistery nel 1972, facendosi subito notare all’interno della colonia di disegnatori filippini. È chiaro da subito che Alcala non solo sa disegnare, ma sa anche raccontare con le immagini: l’abilità nello story telling non è per niente scontata.
Inoltre, è dotato di un inconfondibile stile di inchiostrazione iperdettagliato.
Alfredo Alcala non traccia semplicemente tante righe sulla carta: tutte quelle linee hanno un senso e aggiungono consistenza alla pagina di fumetti.
Lo stile riflette il suo interesse per le xilografie e le incisioni dell’artista rinascimentale Albrecht Dürer, i disegni dell’illustratore australiano Walter Jardine, dello statunitense Franklin Booth e il lavoro dell’artista britannico Frank Brangwyn.
Nel 1974 Roy Thomas era il direttore di The savage sword of Conan, una delle riviste (magazine) di grande formato e in bianco e nero della Marvel che pubblicavano fumetti più adulti di quelli degli albi (comic book). Thomas stava cercando un inchiostratore.
Gli serviva qualcuno in grado di raffigurare Conan, il barbaro creato dallo scrittore Robert E. Howard, in uno stile diverso, ma egualmente evocativo rispetto a quello ricco di influenze preraffaellite e art nouveau messo in mostra da Barry Windsor-Smith.
Il disegnatore ce l’aveva già. Il più bravo di tutti a rappresentare il corpo umano: John Buscema.
Buscema però, a differenza di Windsor-Smith, preferiva non inchiostrare il proprio lavoro, faceva solo i disegni a matita. Come del resto è tipico per i disegnatori dei fumetti americani.
C’era bisogno dunque di qualcuno che non solo potesse completare il disegno a matita di “big” John, ma che riuscisse anche a inchiostrare il tutto con uno stile altamente originale e suggestivo.
Alfredo Alcala sembrava la persona giusta. Il lavoro che fece su “Black colossus”, un episodio di Conan, piacque a tutti alla Marvel… meno che a John Buscema!
L’artista si lamentava di come il filippino avesse “ucciso” i suoi disegni. Ma cosa significa “uccidere” un disegno? Quando il lavoro di un inchiostratore diventa “prevaricante” su quello del matitista?
È indubbio che il metodo americano di realizzare i fumetti presupponesse un lavoro d’equipe. E alla fine diventava difficile quantificare i vari contributi che andavano a costituire il prodotto finale.
Gli sceneggiatori lavoravano tutti in modo diverso. C’era chi, prima di mettere i dialoghi sui disegni, non scriveva proprio nulla e dava scarne indicazioni al telefono o durante una chiacchierata. Chi scriveva poche note da sviluppare a cura del disegnatore, e chi, infine, scriveva pagine e pagine di sceneggiatura accurata descrivendo tutto minuziosamente vignetta dopo vignetta. Quest’ultimo sarebbe poi il metodo giusto, che in seguito finì per prendere piede anche alla Marvel.
Così era per i disegnatori, c’era chi faceva disegni molto dettagliati che richiedevano soltanto un diligente ripasso a china, e c’era chi faceva disegni poco più che abbozzati lasciando maggiore libertà di intervento all’inchiostratore. In entrambi i casi la tavola finale era il risultato di un lavoro a due.
L’essenza del lavoro dell’inchiostratore è stata espressa bene da Bill Sienkiewicz in una intervista.
“Alcuni mi chiedono come mai io mi occupi tanto di inchiostrazione. Il fatto è che si tratta di un’occasione per camminare nelle scarpe di qualcun altro e vedere il mondo con i suoi occhi, cosa che ritengo assolutamente affascinante, perché ti permette di sperimentare il modo in cui altri trovano soluzioni ai problemi. Non che non sia possibile anche soltanto leggendo i fumetti che disegnano, ma a livello delle matite, delle linee pure, si tratta di un’immersione molto più approfondita. Per me questo lavoro si traduce nel tentativo di esprimere al meglio l’idea generale che il disegnatore vuole comunicare, amplificarla. L’idea di rispettare e contemporaneamente aggiungere qualcosa all’ispirazione iniziale è, secondo me, l’essenza di questo mestiere”.
Queste parole sembrano descrivere esattamente il lavoro di Alfredo Alcala. Il quale, per la verità, non ha mai ucciso nessuno, ma ha contribuito alla creazione di centinaia di pagine di fumetti oggi ritenuti leggendari.
Analizziamo qui soltanto l’attività di inchiostratore che il grande artista filippino realizzò per la Marvel durante gli anni settanta.
Ottobre 1974 – The savage sword of Conan n. 2
Nella storia di Conan “Black colossus” le matite sono di “big” John Buscema. Nasce su questo numero un’accoppiata che farà felice una moltitudine di fan, i quali amarono da subito le chine pesanti di Alfredo Alcala che donavano alle tavole un tono crepuscolare adatto ai toni quasi horror che la storia assume a un certo punto.
Come abbiamo detto, piacquero meno a Buscema. L’edtior Len Wein, incontrandolo in redazione, gli disse con entusiasmo: “Oh, devi vedere le tavole, John: sono bellissime”. Una volta viste, Buscema sentenziò: “Alcala è un bravo artista, ma ha distrutto il mio disegno”.
Novembre 1974 – Ka-Zar n. 6
Ancora su matite di John Buscema, ma stavolta si tratta di un episodio del tarzanide Ka-Zar in un albo intitolato “Water of darkness, river of doom”.
Qui il lavoro di Alcala è meno invasivo, come si conviene a una storia a colori dove non ci possono essere troppe linee che potrebbero creare problemi di leggibilità.
Ancora Buscema non è contento e si lamenta che il filippino gli distorce i volti e le anatomie.
A nostro giudizio si tratta di un lavoro senza infamia e senza lode, che soffre un po’ per la mancanza di neri pieni.
Gennaio 1975 – Tales of the zombie n. 9
Tales of the zombie era una rivista in bianco e nero figlia del revival dell’horror dei primi anni settanta incentrata sul personaggio di Simon Garth, che uscì dal 1973 al 1975.
In Italia il personaggio fu pubblicato nello stesso periodo dall’Editoriale Corno sul Corriere della Paura, una rivista che riuniva i fumetti di tutte le riviste horror della Marvel.
Nell’episodio “Simon Garth lives again”, disegnato dal suo connazionale Virgilio Redondo, Alfredo Alcala utilizza una tecnica a mezza tinta che si distingue per una accentuata tridimensionalità.
Febbraio 1975 – Vampire tales n. 9
Vampire tales era un’altra rivista di fumetti horror in bianco e nero pubblicata da Magazine Management, questo il nome della sottoetichetta “per adulti” della Marvel.
La serie, che durò 11 numeri, ospitava storie di vampiri sia come protagonisti sia come antagonisti.
Stavolta l’episodio intitolato “The bleeding time”, realizzata a matita dal solito Virgilio Redondo, non è inchiostrato per niente bene.
Febbraio 1975 – The savage sword of Conan n. 4
Le avventure in Savage Sword of Conan non sono sempre in ordine cronologico (come invece nell’albo a colori di Conan il barbaro): saltellano nelle diverse epoche della vita di Conan.
La maggior parte degli episodi presentano un Conan più maturo, come “Ombre di ferro sulla Luna”, dove il cimmerio passa da capo degli zuagiri a capitano dei pirati della Confraternita rossa.
In questo caso il duo Buscema-Alcala ha una resa inferiore rispetto a quella del “Colosso Nero”. Alcune tavole sono talmente tirate via da fare dubitare che siano state disegnate da Buscema, che forse le ha solo abbozzate.
Marzo 1975 – Ka-Zar n. 8
In questo numero Ka-Zar è il protagonista di una storia di ispirazione biblica all’interno del mondo della Terra Selvaggia.
Ka-Zar arriva a Gondora, una combinazione di Sodoma e Gomorra, le due città nella Bibbia distrutte da Dio per punirle dei loro peccati. Di nuovo il filippino rende poco onore alle matite di Buscema, con un risultato privo di personalità.
Aprile 1975 – Vampire tales n. 10
Nell’episodio “Blindspot”, disegnato da Virgilio Redondo, il vampiro Sweeney uccide un mendicante cieco e si impadronisce dei suoi occhiali.
Alfredo Alcala utilizza uno stile diverso dai due precedenti, quasi non riuscisse a prendere le misure alle matite del connazionale.
Si tratta di uno stile povero di linee che rivela alcuni limiti nel costruire le forme.
Agosto 1975 – The savage sword of Conan n. 7
L’episodio “La cittadella al centro del tempo” non è basato su nessun racconto di Robert E. Howard.
La combinazione dello stile visivo solido ed emozionante di John Buscema e del lavoro dettagliato e lussureggiante di penna e pennello di Alfredo Alcala eleva questo fumetto al livello di raffinata illustrazione.
La misura di Alcala in questo albo è quasi perfetta, eccede con i segni solo in qualche splash page.
Giugno 1976 – The savage sword of Conan n. 12
In questo numero c’è una lunga storia di 48 pagine, tratta dal racconto di Robert E. Howard “La principessa schiava”, che però non appartiene alla saga di Conan: lo sceneggiatore Roy Thomas ha inserito il cimmerio al posto del protagonista originale.
Pieno di violenza grafica e allusioni sessuali, questo è esattamente il tipo di narrazione pensato per il formato di rivista “per adulti” e merita la sua leggendaria reputazione all’interno del canone fumettistico di Conan.
Ottobre 1976 – The savage sword of Conan n. 15
“The Devil in Iron” è tratto da una delle storie originali di Robert E. Howard su Conan, pubblicata per la prima volta sulla rivista pulp Weird Tales nell’agosto 1934. È considerato uno dei suoi racconti meno riusciti, anche se l’adattamento di Thomas è di grande suggestione.
La storia tratta della resurrezione di un demone mitico. Ci sono molte pagine cariche di brutalità, con Conan che brandisce la spada in battaglie per la vita e la morte.
Il lavoro fortemente dinamico di John Buscema è qui ben assecondato dalle chine di Alfredo Alcala.
Dicembre 1976 – The savage sword of Conan n. 16
“Il popolo del Cerchio nero” è un racconto originale di Howard. Ambientata nell’Hindustan, l’India settentrionale nell’antichissimo mondo iboriano, racconta di Conan che rapisce una principessa.
A causa della portata epica e del sapore esotico, la storia è considerata un classico indiscusso della tradizione di Conan ed è spesso citata dagli esperti come uno dei migliori episodi.
Buscema ci trasporta in un mondo oscuro pieno di stregoni e incantesimi. Alcala riesce a rendere tutto questo reale e tangibile.
Dicembre 1976 – Kull the destroyer n. 18
Kull di Atlantide o Kull il conquistatore è un altro personaggio creato dallo scrittore Robert E. Howard. Come carattere risulta più introspettivo rispetto a Conan. La Marvel gli dedicò più di una serie negli anni settanta, tutte dalla vita breve, sperando senza fortuna di bissare il successo di Conan.
Ci aspetteremmo le stesse atmosfere di Conan, ma l’albo è a colori e quindi già di per sé meno evocativo rispetto al bianco e nero. Inoltre alle prese con le matite dinamiche, ma non eccelse, di Ed Hannigan, le chine di Alcala perdono mordente e capacità di suggestione.
Gennaio 1977 – The rampaging Hulk n. 1
The rampaging Hulk era una rivista in bianco e nero che la Marvel pubblicò tra il 1977 e il 1978 tentando di sfruttare il successo dei telefilm interpretati da Lou Ferrigno.
Essendo un mostro, più che un supereroe, si pensò che il formato della rivista potesse conformarsi al personaggio di Hulk.
“The Krylorian conspiracy” è una storia illustrata da Walt Simonson, che Alfredo Alcala ricopre con una mezza tinta anonima smorzando la dinamicità delle matite di partenza.
Febbraio 1977 – Kull the destroyer n. 19
Sempre alle prese con le matite di Ed Hannigan, qui Alcala sembra trovare la giusta misura. Infonde ai disegni un sapore buscemiano che probabilmente ritiene indispensabile per la riuscita di questo tipo di storie.
Si tratta di un lavoro onorevole anche se non brilla per personalità.
Febbraio 1977 – The savage sword of Conan n. 17
Continua la saga del popolo del Cerchio nero iniziata nel numero precedente. Qui Conan si trova a combattere con la sua spada contro la magia sovrannaturale di potenti stregoni.
La qualità dei disegni si mantiene costante, gli inchiostri non perdono un colpo: un grande arco narrativo.
Aprile 1977 – The savage sword of Conan n. 18
Terzo capitolo della saga del popolo del Cerchio nero. La resa artistica di questo numero è alquanto strana: invece di essere inchiostrato sembra che sia stato tutto ombreggiato con una matita 4B. Totalmente diverso lo stile dai capitoli precedenti.
Nelle intenzioni iniziali questa avrebbe dovuta essere una storia di 60 pagine, alla fine ne occuperà ben 116, forse per questo numero non ci fu il tempo di ripassare a china le matite.
Aprile 1977 – Kull the destroyer n. 20
Sempre più a suo agio con le matite di Hannigan, in questo numero Alcala riesce a dare vita ad atmosfere fantasy decisamente credibili, contribuendo in maniera decisiva alla riuscita della affascinante saga.
Pur nei limiti di una tecnica compositiva ordinaria e senza acuti, la storia acquista una sua godibilità che la rende di piacevole lettura.
Aprile 1977 – The rampaging Hulk n.2
In “And then the X-Men” Alfredo Alcala utilizza di nuovo una tecnica inconsueta: si limita ad abbellire le matite di Walt Simonson, riempiendole di dettagli e sfumature senza utilizzare la china.
Il risultato finale, che non risulta molto piacevole, può essere giustificato soltanto tirando in ballo l’eccessiva mole di lavoro che il disegnatore filippino aveva in questo periodo.
Giugno 1977 – The savage sword of Conan n.19
“Vengance in Vendhya” è il capitolo finale della lunghissima ed avvincente saga del popolo del Cerchio nero.
Per l’occasione Alfredo Alcala ritorna a utilizzare gli inchiostri e la qualità del risultato finale risale decisamente rispetto al capitolo precedente, anche se non raggiunge gli apici della prima parte della saga.
Giugno 1977 – The rampaging Hulk n. 3
Con “The monster and the metal master” Alcala torna a utilizzare una tecnica a mezza tinta che non riesce in alcun modo a esaltare le matite moderne di Walt Simonson.
Nel tentativo di arricchire graficamente questi fumetti che apparivano sulle riviste “per adulti”, in modo che il bianco e nero non sembrasse un limite, spesso si compivano scelte tecniche azzardate che si rivelavano controproducenti.
Luglio 1977 – The savage sword of Conan n. 20
“The slithering shadow” è un altro eccellente adattamento da Howard. Lo scrittore texano era al suo meglio quando raccontava di città spettrali perdute piene di gente strana e creature ancora più singolari. Qui abbiamo una città piena di drogati e una creatura simile a un blob.
La storia è percorsa da una vena di sottile erotismo che si materializza nelle voluttuose donne raffigurate da Buscema sempre in pose seducenti, ben assecondato dalle chine di Alcala, che mettono in risalto ogni curva dei loro splendidi corpi.
Ottobre 1977 – The rampaging Hulk n. 5
Nel racconto “The Sub-Mariner strikes” Alcala insiste con una pesante inchiostrazione a mezza tinta, stavolta su matite di Keith Pollard.
Il risultato, negativo, non si discosta dai precedenti su Hulk.
Ottobre 1977 – The savage sword of Conan n. 23
“Torrent of Doom” è la seconda parte dell’adattamento di “The Pool of the Black One”, sempre firmato da Roy Thomas, John Buscema e Alfredo Alcala.
Alcala insiste con la tecnica di inchiostrazione a mezza tinta che, viste le tante commissioni di questo periodo, gli permette di risparmiare tempo.
Le matite di Buscema rimangono comunque riconoscibili e apprezzabili. Ma le mille righe di pennino che avevano caratterizzato i numeri precedenti erano ormai diventate il suo marchio di fabbrica. E vederlo così non è la stessa cosa.
Novembre 1977 – The savage sword of Conan n. 24
“La torre dell’elefante” è la riproposizione della storia pubblicata qualche anno prima sull’albo a colori disegnato da Barry Windsor-Smith. In questa nuova versione, Roy Thomas ha diluito l’episodio su un numero doppio di pagine.
Nonostante la versione di Buscema-Alcala non manchi di una certa atmosfera nei momenti cruciali, non riesce a superare la visione quasi psichedelica che ne aveva dato il grande fumettista britannico.
Dicembre 1977 – Marvel super special n. 2
Questa rivista con fumetti one-shot, senza personaggio fisso, è stata pubblicata dalla Marvel dal 1977 al 1986. Presentava fumetti a colori, principalmente adattamenti di film e serie tv, ma anche personaggi Marvel originali e su licenza, biografie e avventure immaginarie legate a personaggi musicali.
Il primo numero aveva presentato la rock band dei Kiss in una storia di 40 pagine scritta da Steve Gerber, che la vedeva alle prese con l’universo Marvel.
Il secondo numero pubblica “Revenge of the barbarian”, adattamento di un racconto di Howard disegnato da John Buscema. L’inchiostrazione di Alcala, che limita le linee a causa del colore, è impeccabile, non altrettanto si può dire della colorazione della pur brava Marie Severin, qui frettolosa e confusa.
Febbraio 1978 – Tarzan n. 9
A metà anni settanta la Dc decide di rinunciare ai diritti di Tarzan a causa delle scarse vendite della comunque ottima versione di Joe Kubert. Nel 1977 i diritti passano alla Marvel, che per l’occasione mette in campo i suoi due autori più quotati: Roy Thomas e John Buscema.
Nei primi numeri Buscema si inchiostra da solo in uno stile alla Alex Raymond: ne traggono beneficio i volti, che risultano espressivi, e le muscolature, che riflettono l’accuratezza anatomica. Non si può dire lo stesso per gli sfondi. A questi ultimi provvede Alcala, quando arriva in questa testata, facendo guadagnare in dettaglio e atmosfera, come ben si può vedere nell’episodio “Il dio di Tarzan”.
Marzo 1978 – Tarzan n. 10
Nell’episodio “The deadly peril of Jane Clayton” l’equilibrio tra i due artisti raggiunge quasi la perfezione.
Peccato che i disegni di big John comincino a dare segni di stanchezza, forse perché mette tutte le sue energie nella scuola di fumetto che ha appena fondato: a parte poche tavole, del suo Tarzan si salva poco in quanto a originalità.
Marzo 1978 – The incredibile Hulk n. 221
Nell’episodio “Mostrami la strada di casa” Alfredo Alcala si trova a inchiostrare per la prima volta le matite di Sal Buscema, il fratello del grande John: dotato di uno stile simile, anche se meno incisivo.
L’inchiostratore filippino si trova completamente a proprio agio, realizzando un prodotto di buona fattura, sicuramente superiore allo standard della serie.
Aprile 1978 – The savage sword of Conan n. 28
“Il sangue degli dei” è tratto da un racconto di Howard che in origine non aveva Conan come protagonista.
Un manipolo di soldati di ventura è sulle tracce di una collezione di rubini chiamata il Sangue degli dei, di proprietà di un certo Al Wazir.
Per trovarlo, catturano un arabo che credono sappia dove si trovi Al Wazir. Lo stile di Alcala cambia ancora: non più centinaia di righe, ma un inchiostrazione scarna che fa un uso pesante dei retini. Probabilmente sempre per accelerare il lavoro.
Aprile 1978 – The incredibile Hulk n. 222
Ancora sull’albo di Hulk, stavolta le matite sono di Jim Starlin, con una storia intitolata “Feeding Billy”.
Alcala non riesce a prendere le misure al segno particolare di Starlin e realizza delle chine troppo pesanti, più adatte a un racconto dell’orrore che a una storia di supereroi.
Aprile 1978 – The rampaging Hulk n. 8
Nella storia “A gathering of Doom”, Alcala torna ad utilizzare la sua invasiva tecnica a mezza tinta, stavolta sulle matite di Herb Trimpe.
Il risultato non si eleva oltre la mediocrità.
Luglio 1978 – Iron Man n. 112
Alfredo Alcala torna ad inchiostrare Keith Pollard nell’episodio di Iron Man “Moon wars”.
Il lavoro è sicuramente accurato e diligente, ma l’artista filippino non si trova a proprio agio con i riflessi metallici dell’armatura di Iron Man.
Ottobre 1978 – Marvel classics comics n. 34
Marvel classics comics era un albo di fumetti che uscì dal 1976 al 1978, specializzato in adattamenti di opere letterarie come “Moby Dick”, “I tre moschettieri” e “L’Iliade”. Fu il tentativo della Marvel di riesumare la mitica Classics illustrated, una serie di albi creata da Albert Kanter nel 1941 e durata a lungo.
In questo numero viene presentata la storia di Robin Hood, adattata da Doug Moench e disegnata dal filippino Rudy Mesina.
Alcala utilizza uno stile di inchiostrazione che più classico non si può, nel tentativo (fallito) di rievocare le atmosfere medievali tipiche del Prince Valiant di Hal Foster.
Ottobre 1978 – The savage sword of Conan n. 34
“The lair of the ice worm” è un racconto fantasy degli scrittori americani L. Sprague de Camp e Lin Carter, che ha come protagonista Conan il Barbaro di Robert E. Howard. Fu pubblicato per la prima volta nel 1969.
Nella versione a fumetti Alfredo Alcala è alle prese con le matite di Carmine Infantino, che da poco ha lasciato il posto di direttore generale della Dc Comics.
Imperturbabile, il filippino le tratta come fossero quelle di John Buscema, riga dopo riga, linea dopo linea. Si può dire che l’artista filippino abbia interiorizzato completamente l’eroe di Howard e che sia in grado di darne un immagine credibile al di là di chi sia il matitista.
Dicembre 1978 – The savage sword of Conan n. 36
L’episodio “Falchi su Shem” è l’adattamento di un romanzo dello scrittore americano L. Sprague de Camp con protagonista Conan.
Qui Alfredo Alcala torna ad inchiostrare John Buscema. Lo stile utilizzato è ancora diverso da quelli precedenti. Molto attento e pieno di dettagli sui personaggi risulta un po’ carente negli sfondi, spesso e volentieri completamente assenti.
Giugno 1979 – Hulk n. 15
Con il n. 10, la rivista Rampaging Hulk inizia a pubblicare storie a colori e cambia la testata in Hulk, senza alcun aggettivo. Nell’episodio “The top secret” troviamo Alcala alle prese con le matite di Ron Wilson.
Quello che ne esce è un lavoro onesto e senza fronzoli, in linea con l’impostazione della rivista. Piacevoli i colori di Marie Severin.
Ottobre 1979 – Hulk n. 17
L’accoppiata Wilson-Alcala si ricompone per “Il grande gioco”, un episodio dedicato agli animali selvaggi africani.
Il disegno di Wilson è migliorato rispetto alla storia precedente e dà vita ad alcune situazioni grafiche azzeccate. Alcala spende molto tempo sugli animali, che risultano realistici anche per la bella colorazione di Steve Oliff.
Dicembre 1979 – Hulk n.18
Terza storia del duo Wilson-Alcala: “Cast away” è ambientata su un’isola deserta.
Il lavoro alle chine di Alcala è molto accurato e il risultato finale senz’altro superiore alla media.
Dicembre 1979 – Incredible Hulk annual n. 8
Questo numero speciale propone “Sasquatch”, una storia bizzarra che ha come protagonista un bigfoot, piedone in italiano. Una creatura leggendaria della cultura nordamericana le cui fattezze ricordano un grosso uomo scimmia che vive nelle foreste.
La leggenda è diffusa prevalentemente negli stati di Washington, Oregon e California, tutti sulla costa occidentale degli Stati Uniti, dai quali vengono più frequentemente le segnalazioni e gli avvistamenti.
Alfredo Alcala abbellisce le matite di Sal Buscema, confezionando un prodotto onesto e dignitoso.
Se gli anni settanta sono quelli del successo americano di Alfredo Alcala, gli ottanta rappresentano il suo declino, insieme a quello degli altri suoi connazionali.
Ormai da molti anni quasi assente dalla scena fumettistica, Alcala viene a mancare nel 2000.