ANTICOMUNISMO MARVEL – LA POSTA

Le origini dell’anticomunismo Marvel
Caro Direttore,
come mai nei fumetti Marvel degli anni sessanta c’erano così tanti avversari comunisti, a partire dalla Vedova Nera?
Francesco
Gentile Francesco,
l’anticomunismo americano non mi pare sorprendente, se si torna con la mente a quel periodo.
Nella seconda metà degli anni quaranta, non riuscendo a vincere le elezioni, i partiti comunisti dei paesi dell’Europa centrale e orientale organizzarono dei colpi di stato per assumere il potere, aiutati dalle forze di occupazione sovietiche.
Il fatto sconcertò l’occidente: Winston Churchill dichiarò che era calata una “cortina di ferro” sull’Europa.
Nel 1949 le truppe di Mao Zedong, armate e sostenute dalla vicina Unione Sovietica, presero il potere in Cina, il più popoloso paese del mondo.
Nel 1950, soldati cinesi “volontari”, armati sempre da Stalin, attaccarono la Corea per conquistarla. A questo punto gli Stati Uniti decisero che era arrivata l’ora di dire basta e inviarono l’esercito sotto la bandiera dell’Onu.
La guerra, particolarmente sanguinosa, durò tre anni, e alla fine gli americani si accontentarono di avere bloccato i comunisti nel nord della Corea.
Nel 1959 fu la volta di Cuba. Inizialmente gli Stati Uniti erano favorevoli alla rivoluzione di Fidel Castro, perché questi si dichiarava liberale, tanto che la Marvel realizzò un fumetto in suo favore (clicca qui per vederlo). Quando però fu chiaro che Cuba era diventata comunista, e alleata dell’Unione Sovietica, le cose cambiarono.
Cuba, una grande isola vicino alla Florida, era la destinazione delle vacanze di molti americani (che in seguito fecero la fortuna di Las Vegas) e il più ricco, o meno povero, paese latinoamericano. Anche se già il dittatore precedente, Fulgencio Batista, aveva indotto gli Stati Uniti a porre delle sanzioni, il fatto che Cuba fosse diventata una potenziale portaerei sovietica era considerato estremamente grave.
Quindi perché sorprendersi se in quegli anni la Marvel ce l’aveva con i comunisti?
Tanto più che nel 1963 il presidente John Kennedy iniziò quella che si rivelerà una lunga guerra per cercare di fermare l’invasione comunista che dal Vietnam settentrionale, al confine con la Cina, stava per travolgere i tre stati dell’Indocina.
Alla Marvel, a partire dall’editore Martin Goodman e dal direttore Stan Lee, erano tutti figli di immigrati provenienti dai paesi dell’Europa orientale diventati delle dittature controllate dall’Unione Sovietica. Era quindi scontato il loro anticomunismo, come americani e come figli di cittadini di quelle nazioni.
Pensiamo, per esempio, come dovevano essersi sentiti impotenti durante le rivoluzioni democratiche in Ungheria, nel 1956, e in Cecoslovacchia, nel 1968, schiacciate dai carri armati sovietici…
Rilanciare i fumetti
Ormai l’unico modo per i fumetti di vendere molte copie è in allegato ai grandi quotidiani, mentre quello che manca nelle edicole sono le riviste con la proposta dei fumetti a puntate, come furono il Corriere dei Piccoli, il Vittorioso oppure i vecchi Intrepido e Il Monello.
Non potrebbe sopravvivere decorosamente una bella rivista a fumetti allegata a un quotidiano nazionale a prezzi popolari con il meglio della produzione, sia comica sia avventurosa?
Angelo Antonio
Gentile Angelo Antonio,
i volumi dei fumetti allegati ai quotidiani vendono poche migliaia di copie. Risparmiano sulle rese perché si possono acquistare solo “abbonandosi” informalmente con l’edicolante, nel senso che se si salta un numero gli altri non arrivano più.
Una volta una importante casa editrice mi chiese un giudizio sulla fattibilità di un settimanale a fumetti per i ragazzini da allegare ai quotidiani, che si sarebbe dovuto reggere soprattutto con la pubblicità. Risposi che praticamente nessuna azienda faceva più pubblicità per i bambini mediante il supporto cartaceo: basta sfogliare Topolino per rendersene conto.
Secondo me si potrebbe fare una rivista a fumetti per ragazzini non allegata a niente, al prezzo di copertina di un euro per puntare a vendere più di centomila copie. Da anni in edicola le riviste vendono bene solo quando costano un euro, altrimenti vengono schiacciate dalla concorrenza gratuita di internet.
Comprare in fumetteria
Gentile direttore,
in fumetteria cosa comprerebbe a occhi chiusi?
Daniele
Gentile Daniele,
intende oltre ai fumetti che mi interessano?
Per curiosità prenderei il primo numero di un manga di cui non conosco l’autore.
Perché con i fumetti americani di oggi si corre sempre il rischio di inserirsi nel mezzo di una saga complicatissima già iniziata, oppure di trovarsi di fronte a menate psico-sociali delle quali non mi importa niente. Quest’ultimo aspetto vale anche per i fumetti occidentali in generale: sarà per questo che i manga vendono sempre di più.
Per esempio, se compare un gay o un trans in un fumetto occidentale inizia subito l’interminabile menata di quanto soffra a causa della cattiveria degli eterosessuali. Se compare un gay in un manga, è solo per catturare l’interesse erotico delle lettrici.
Gli autori occidentali di oggi vogliono insegnare, quelli orientali divertire.
Il Green pass
Caro direttore,
cosa ne pensa del Green pass?
Manuela
Gentile Manuela,
io sono sempre stato a favore del progresso tecnico-scientifico.
Amo i treni ad alta velocità, che a 300 all’ora mi portano da Milano a Bologna in un lampo.
Amo il 5G, che aumenta la potenza dei nostri computer.
E amo il vaccino del Covid: quando sono entrato nella fascia d’età che ne aveva diritto ho immediatamente chiesto l’appuntamento per l’iniezione. Il Green pass l’ho scaricato subito.
Filosofia pop
Gentile direttore,
secondo lei ci sono filosofi “pop” che hanno comunicato le loro idee non solo a pochi esperti, ma anche alla gente comune?
Michele
Gentile Michele,
la sua domanda, come altre che mi arrivano, non riesco a interpretarla bene, quindi non so se la mia risposta risponderà veramente a qualcosa.
I filosofi sono sempre stati poco teneri verso la “cultura pop”. Si pensi alla rigida Scuola di Francoforte, o ai francesi un tempo citati spesso nei nostri newsmagazine. E se era scontato che tutti questi pensatori neomarxisti fossero anti-pop, va pure peggio con il nazistoide nostalgico Martin Heidegger, ancora oggi divinizzato da destra e sinistra.
Secondo me l’estetica (disciplina filosofica che si occupa del “bello”) deve portarci ad apprezzare anche ciò che allo stesso tempo è alto, nella sua essenza, e basso, nella sua possibilità di essere compreso da più persone possibile.
Tradizionalmente la cultura, soprattutto quella europea, divide invece nettamente ciò che è alto, definendolo sempre buono, da ciò che è basso, definendolo sempre cattivo. C’è però da dire che negli ultimi tempi, grazie agli artisti delle correnti dada e pop art, tale punto di vista elitario è stato messo in discussione.
Anche se non si sarebbe dovuto aspettare l’arrivo di questi movimenti artistici, perché già quelli tradizionali fondevano in maniera naturale i due aspetti, quello qualitativo e quello popolare. Diciamo che ci si sta arrivando, o tornando, per la via più lunga e tortuosa.
In conclusione, l’estetica non dovrebbe semplicemente passare da una prevenuta valutazione negativa a una acritica valutazione positiva della cultura pop in generale, ma distinguere la cultura pop “buona” da quella “cattiva”.
Del resto, questo aspetto è quello che tratto solitamente parlando di fumetti e altro. In questo senso sono un filosofo pop.
Disegni digitali
Gentile Direttore,
i disegnatori di oggi (sui comics americani in particolare, ma non solo) lavorano tutti in digitale? C’è ancora qualcuno che lavora con carta, matita e china? Se così fosse vuol dire che non ci saranno più le vecchie tavole originali e relativo mercato?
Michele
Gentile Michele (2),
alcuni sì e altri no. Uno dei primi a lavorare in digitale fu mio fratello Gabriele, nel 1992, per le copertine dell’Intrepido che curavo.
Il digitale conviene alle redazioni, che ricevendo il file devono faticare meno. Invece agli autori conviene disegnare su carta, per poter continuare a vendere le tavole agli appassionati.
Al momento coesistono entrambe le tendenze.
Lo sceneggiatore più bravo
A suo insindacabile giudizio, chi è il più grande sceneggiatore italiano di fumetti di sempre?
E chi è il più grande sceneggiatore italiano vivente?
Buone vacanze!
Jerry Drake
Gentile Jerry Drake,
uno solo non c’è: dipende dai periodi.
Federico Pedrocchi negli anni trenta-quaranta, Andrea Lavezzolo negli anni cinquanta, Guido Martina negli anni cinquanta-sessanta, Luciano Secchi/Max Bunker negli anni sessanta, Sergio Bonelli/Guido Nolitta negli anni sessanta-settanta, Alfredo Castelli negli anni settanta, Tiziano Sclavi negli anni ottanta.
Ho lasciato fuori il pur ottimo Giancarlo Berardi perché come per il disegno anche per la sceneggiatura amo la stilizzazione fumettistica, mentre mi infastidisce lo pseudorealismo cinematografico o televisivo applicato alle vignette.
Anche attualmente ci sono sceneggiatori italiani molto bravi, me ne vengono in mente almeno cinque, ma purtroppo i fumetti di oggi non li valorizzano appieno.
Robin bisessuale
Caro Direttore,
cosa ne pensa del fatto che Robin – Tim Drake sia diventato bisessuale?
Lo hanno fatto per aumentare le vendite?
Siria
Come per tutte le mode mi verrebbe da dire che non ne penso niente, gentile Siria.
Se un supereroe bisessuale aumentasse davvero le vendite ne creerebbero uno nuovo apposta. Invece ne utilizzano uno già esistente perché, in questo specifico caso, non sono tanto interessati alle vendite quanto al fatto che i media ne parlino, facendo fare bella figura alla casa editrice (che dimostra in tal modo di essere mentalmente aperta e aggiornata sulle ultime tendenze sociali).
Insomma, si tratta di un’operazione di basso marketing per quanto ammantata da nobili intenzioni.
Nota
La prossima domenica siamo in vacanza, quindi niente posta (anche se su Giornale POP continueranno a uscire alcuni articoli).
Comunque, se in futuro non arriveranno lettere più numerose, mi sa che questa rubrica la chiuderemo malgrado sia piuttosto seguita a giudicare dalle visualizzazioni.

Sauro Pennacchioli
Scrivete le vostre lettere come “commenti” in fondo alla pagina: saranno rese visibili e riceveranno risposta nel prossimo appuntamento con la posta.
ma siamo sicuri che Tim sia davvero bisex ?
Non è che siete maliziosi voi a leggere la tavola in questione ?
Non mi stupirei se fosse una trollata pazzesca dello sceneggiatore per farsi pubblicità e nel numero seguente si risolverebbe in un nulla di fatto ( anche perché mi sembra strano che la DC renda un personaggio importante come Robin bisex)
Non scherziamo la posta è un appuntamento per me imperdibile ! Le domande sono interessanti e le risposte illuminanti. Qui devo vincere la mia pigrizia e scrivere !
Se serve per non chiudere la rubrica, vi sommergerò di mail 🙂