FRANK MILLER L’ISLAMOFOBO – LA POSTA

Se Frank Miller tocca un argomento tabù…
Serafico Direttore,
sono sbalordito per la recente polemica in cui è stato coinvolto Frank Miller.
Ho letto che l’autore del Maryland è stato invitato dalla fiera britannica Thought Bubble, ma poi ha scelto di non andarci a seguito delle accuse di islamofobia mossegli da alcuni colleghi, insieme alla minaccia di boicottare la manifestazione a causa della sua presenza.
Oggetto del contendere è, ovviamente, Holy Terror, la graphic novel in cui il fanatismo religioso viene descritto in maniera brutale.
Al di là dell’aspetto artistico (non credo che Holy Terror sia tra i lavori più riusciti di Miller), mi ha stupito come una storia sul terrorismo islamico possa essere considerata islamofobica. Il fatto che l’accusa sia stata mossa per prima dall’autrice Zainab Akhtar, autodefinitasi “musulmana orgogliosa”, induce a riflettere: non si finisce così per sovrapporre tutto l’Islam al terrorismo islamico?
Da cattolico non mi sento di qualificare come “cattolicofobico” chi addita gli scempi passati o presenti della Chiesa. Quando un autore realizza un’opera palesemente “cattolicofobica” non mi sogno neppure di esercitare qualche forma di ostracismo.
Penso che un artista debba godere di una sorta di immunità per reati o peccati d’opinione: solo il pubblico può decretarne la fama o l’oblio.
Fabio S.
Gentile Fabio,
ormai non mi stupisco più di nulla. Sacro Terrore (Holy Terror, 2011) lo ricordo come un brutto fumetto, anche se ho apprezzato il tentativo da parte di un autore americano, credo l’unico, di mettere in evidenza il pericolo rappresentato dal fanatismo religioso.
Lo paragono, in questo senso, alla copertina del primo numero di Capitan America uscito nel 1941, dove l’eroe a stelle e strisce prende a pugni Adolf Hitler mentre i cittadini degli Stati Uniti erano ancora protetti dagli effetti dalla guerra da un comodo e pavido neutralismo.
Sì, la storia di Holy Terror in sé è brutta: Frank Miller alterna capolavori a spazzatura, e purtroppo negli ultimi anni dispensa più la seconda dei primi.
Alcuni hanno detto che, per i contenuti “politici”, Holy Terror è un cumulo di scempiaggini. Perché, c’è qualche cosa dei fumetti di Frank Miller che non sia una scempiaggine dal punto di vista politico?
Non è sciocca la rappresentazione del presidente repubblicano Ronald Reagan in Dark Knight Returns? “Certo che no”, diranno gli indignati a fase alterna: “Reagan era proprio così!”. E non è assurda la critica alla società americana fatta nei fumetti di Sin City?
Quando Frank Miller critica l’America in maniera parodistica come in Sin City va bene, quando lo fa con la società islamica è perlomeno “ignorante”, se non in cattiva fede.
Se in Sin City rappresenta un cardinale che divora una prostituta con suo figlio cannibale va bene, perché da parte di un leader della cristianità è logico, mentre con gli islamici Frank Miller dovrebbe fare molta attenzione a non dire inesattezze.
Lo stravolgimento negativo della realtà in Frank Miller è sempre presente, di qualsiasi cosa parli: è l’essenza del suo stile. Anche nei fumetti mainstream per i ragazzini non ci va tanto per il sottile con i cristiani, facendo di una (teoricamente “casta”) suora la madre di Matt Murdock/Devil. E ricordo pure un prete pedofilo. Certo, i preti pedofili esistono veramente, al contrario dei terroristi islamici.
Insomma, la deformazione dell’islamismo in Holy Terror è assolutamente in linea con la deformazione in negativo di qualunque altra realtà abbia mai rappresentato Frank Miller.
Questo è il punto: secondo alcune anime belle si può criticare a sangue solo il sozzo occidente, mai l’angelica società islamica. Perché in tal caso o non si è capita la storica grandezza dell’islam o si è razzisti. Anime belle che, in realtà, non vivrebbero mai sotto un regime dominato dalla sharia, preferendo rimanere nel disgustoso occidente dove gli è concesso di dire qualunque sciocchezza.
Mentre una ragazza italomarocchina, di cui quasi nessuno parla, in questi giorni tornando al paesello per le vacanze è stata condannata a tre anni e mezzo di prigione per avere definito scherzosamente sui social un versetto del Corano quando era in Italia. E per fortuna il Marocco è un paese islamico moderato…
Come sarebbe dovuta finire, in un mondo normale, la vicenda della manifestazione fumettistica inglese? Con gli organizzatori che ringraziavano i boicottatori per essersi gentilmente levati dal ca**o e rinnovavano l’invito all’ospite d’onore Frank Miller, benché questi non abbia mai capito nulla della realtà occidentale o orientale, limitandosi a rappresentare sempre il proprio mondo interiore.
A parte tutto, le “idee politiche” degli artisti non vanno prese sul serio, perché sono ingenue come quelle degli adolescenti.
Pier Paolo Pasolini era un pensatore politico?
Caro Direttore,
a proposito del fumetto biografico su Pier Paolo Pasolini di Davide Toffolo, cosa pensa di quello che dice sull’omologazione che avrebbe colpito l’italia?
Glielo chiedo dopo avere letto quello che ha scritto nel gruppo di Facebook Fumettoso, dove, tra l’altro, ho appreso che Toffolo lo aveva lanciato lei sull’Intrepido…
Lia
Gentile Lia,
ricordo con sincera emozione il mondo dell’Appennino marchigiano quando avevo quattro o cinque anni. Non c’erano ancora i trattori, i contadini seminavano con l’aratro trainato dai buoi. Un mondo agreste indescrivibile nella sua grandiosa bellezza, con tanti campi, ponticelli, le massaie a lavare i panni nella fonte, le case fatte con grosse pietre irregolari, l’italiano arcaico usato come lingua che già sfumava e si trasformava da un villaggio confinante all’altro… oggi bisognerebbe andare in qualche angolo remoto dell’India per ritrovare qualcosa di simile.
Però io lì ci andavo solo in vacanza, il resto dell’anno lo passavo nel milanese, dove mia mamma lavava i panni con la lavatrice e per muoverci usavamo veicoli a motore.
E in realtà quelli dell’Appennino non erano affatto contenti della loro vita. Appena possibile hanno comprato il trattore per alleggerire il lavoro nei campi e l’auto per andare lontano, e anche il televisore per vedere il resto del mondo.
Tutta roba “consumistica”, avrebbe detto disgustato Pier Paolo Pasolini, il buon borghese (un comunista a parole schifato dai comunisti veri) che si era visto pian pian privare dello spettacolo pittoresco fornito dalla povera gente mentre lui si recava a teatro.
Certo, da un punto di vista estetico Pasolini aveva assolutamente ragione, del resto era uno scrittore, ma da quello politico aveva torto marcio.
Come torto marcio avevano i suoi colleghi letterati Louis-Ferdinand Céline ed Ezra Pound, grandi uomini in fatto di cultura e piccoli uomini in fatto di politica, per non dire criminali politici. Le loro opinioni politiche sembrano profonde benché siano semplicemente nostalgiche, come quelle di Pasolini.
Io comunque non ho mai commesso l’errore madornale di considerare realistiche le infantili teorizzazioni sociali di Pasolini, Céline, Pound e di altri artisti (abbiamo già visto che fine ha fatto il mondo quando un pittore si è messo a governare la Germania). Mi limito ad ammirare le loro opere.
Ci hanno privato di Mino Milani
Caro direttore,
non trova che Mino Milani sia uno sceneggiatore sottovalutato?
Francesco
Gentile Francesco,
sono perfettamente d’accordo.
Alla fine degli anni settanta Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi avevano lasciato il Corriere dei Ragazzi per approdare infine alla Bonelli, dove hanno pubblicato Martin Mystère e Dylan Dog: due personaggi che in qualche modo derivano da Il Maestro, un eroe creato per il Corriere dei Ragazzi da Mino Milani.
Perché Milani non è stato “arruolato” dalla Bonelli come gli altri due? Si era proposta anche Grazia Nidasio, un’altra del Corriere dei Ragazzi, ma nel suo caso sappiamo come è andata a finire perché ci ha fatto un fumetto (questo), e poi lei non avrebbe avuto il fiato per le storie lunghe bonelliane.
Siccome Sergio Bonelli, prima di approvare una nuova serie, metteva sempre l’autore alla prova nelle serie già esistenti, possiamo pensare che Mino Milani non sia stato in grado di “imitare” lo stile degli altri autori della Casa.
Per esempio, avendo scritto diversi romanzi western, Sergio Bonelli potrebbe avergli chiesto di provare con Tex. E magari dopo aver scritto la sceneggiatura gli ha risposto: “Te la pago, ma non la pubblico perché è troppo da ragazzini, mentre Tex è un personaggio adulto”.
Milani potrebbe essersi seccato e aver portato la storia a Skorpio, dato che in quegli anni ha pubblicato un western su quelle pagine (che non ho letto).
Sottolineo che si tratta di un’ipotesi del tutto immaginaria, che però ha qualche vago fondamento.
Ricordo un noto sceneggiatore che mi diceva: “Però, in fondo questo Tex è una colonna del fumetto italiano e a leggerlo bene non è poi così male”. Per alcuni giorni era andato avanti glorificando Tex, quando gli aveva sempre fatto schifo.
Poi, un giorno, disse: “Che fumetto di merda è Tex”, e non tornò più sull’argomento. Anche per altri elementi che non svelo, sono abbastanza convinto che il famoso autore avesse fatto una sceneggiatura di prova su Tex e Sergio Bonelli gliela avesse rifiutata.
Comunque sia andata, è un delitto che Mino Milani non abbia realizzato una serie per la Bonelli, magari ambientata nel medioevo, uno dei suoi periodi preferiti. Se l’avesse fatta, ora avremmo quaranta annate di suoi albi nelle nostre collezioni.
Salviamo il diverso dall’uguale!
Caro direttore,
da cosa dipende questa stucchevole moda del “diverso” che sta infestando i media?
Tiziana
Gentile Tiziana,
mah, si vede che è arrivato il momento di personaggi come la ragazza che appare in questa tavola realizzata da Jules Feiffer una trentina di anni fa.
Il risultato dal punto di vista letterario è la riscoperta del patetismo, un tempo evitato dagli autori di un certo livello.
Più gialli che altro
Gentile direttore,
perché oggi ci sono tanti scrittori italiani di gialli di successo, ma la stessa cosa non è accaduta per la fantascienza?
Michele
Gentile Michele,
perché i romanzi gialli vendono molto di più di quelli fantascientifici, quindi un aspirante autore imbocca quella strada.
Inoltre, per scrivere di fantascienza occorre avere una cultura scientifica oltre che letteraria, anche se non necessariamente.
Coma dimostra il caso di H.G. Wells, il quale, accusato da Jules Verne di mandare gli uomini sulla Luna semplicemente dando una mano di vernice di “antigravità” alla navicella, rispose che lui faceva letteratura.
Mentre Verne, pur avendo scritto nell’ottocento di un viaggio sulla Luna con un missile a tre stadi lanciato in Florida, come in effetti avverrà precisamente un secolo dopo, era solo un “ingegnere” che scriveva per i ragazzi.
Comunque alcuni scrittori di fantascienza italiani ce ne sono, o c’erano, come il bravissimo Valerio Evangelisti. E la nostra caporedattrice Tea C. Blanc.
Il discusso ritorno di He-Man
Gentile direttore,
che ne pensa della nuova serie di He-Man e delle polemiche che ha generato?
Voto 2 del pubblico, su Metacritic.
Bruno
Gentile Bruno,
pur essendo stato io lo sceneggiatore italiano dei fumetti di He-Man, non sono particolarmente appassionato di questo personaggio, quindi lo seguo poco.
Leggo che le critiche alla nuova serie animata sono fondamentalmente due. Non rispetterebbe i personaggi originali, modificandoli arbitrariamente. E peccherebbe di “politicamente corretto”.
Sono due buone obiezioni, ma non avendo visto la serie non posso commentarle.
Progetti modificati
Perché la Trilogia di Andy Capp (Editrice Corno, anni settanta) si chiama così anche se sono usciti ben più di tre numeri?
Lorenzo
Gentile Lorenzo,
non ricordo che la serie di volumetti con le strip di Andy Capp fosse pensata in origine come trilogia, comunque l’editore Andrea Corno mi disse che il primo numero andò esaurito, per questo continuarono a pubblicarla sull’onda del successo.
Penso che a comprarla fossero più i (molti) lettori della Settimana Enigmista, sulla quale il personaggio appariva da tempo, che i (relativamente pochi) lettori del mensile Eureka, pubblicato da Corno.
Il successo degli hentai
Gentile direttore,
lei delle iniziative della 001 Edizioni dedicate agli hentai cosa ne pensa?
Sono in arrivo alcune opere di Seeto Yuki e le “Twins Milf” ad agosto, se non erro.
Domenico
Gentile Domenico,
in Italia il cospicuo mercato dei tascabili erotici, dominato da Edifumetto ed Ediperiodici, è crollato nei primi anni novanta a causa dell’affermazione delle videocassette. In Giappone questo non è accaduto, perchè?
Perché l’aspetto erotico dei manga hentai è molto più curato di quello dei fumetti italiani, dove le scene sessuali venivano inserite in maniera meccanica, badando poco all’atmosfera.
Anzi, gli hentai sono proprio ossessivi nelle situazioni erotiche. Spesso trattano la stessa variazione del tema infinite volte, in tutti i particolari e inquadrature. Gli hentai esprimono il feticismo dell’autore stesso, prima ancora di quello dei lettori. Forse anche per questa “sincerità” hanno successo.
Gli yaoi piacciono alle donne
Perché al pubblico femminile piacciono gli yaoi?
Mai capito il meccanismo che scatta.
Jason
Gentile Jason,
per lo stesso motivo che gli uomini sono attratti dalle scene erotiche con le lesbiche.
Dato il successo in Giappone, si potrebbe proporre a una rivista di fotoromanzi italiana di inserire storie con un tizio sentimentalmente indeciso tra un altro uomo e la protagonista, anche se in un contesto molto più soft rispetto ai fumetti yaoi.
Ora che ricordo, abbiamo su Giornale POP un articolo con le interviste ad alcune lettrici che potrebbe soddisfare la sua curiosità: basta cliccare qui.
Fellini e Mollica
Gentile direttore,
che ne pensa delle opere fumettistiche scritte da Federico Fellini per Milo Manara?
E del ruolo di Vincenzo Mollica nella proposta del fumetto a un pubblico diverso da quello tradizionalmente fumettistico?
Eugenio
Gentile Eugenio,
per fortuna non ricordo i prodotti nati dalla collaborazione tra i due autori. Non ritengo Federico Fellini versato nella scrittura malgrado i suoi esordi di vignettista negli anni trenta, e trovo pessime le sceneggiature dei suoi film dopo la morte di Ennio Flaiano.
Non credo che Vincenza Mollica si rivolgesse a un pubblico diverso da quello di Comic Art e Orient Express, tanto per citare due riviste di “prestigio”.
Un aneddoto. Una volta proponemmo a Mollica di parlare in tv del nuovo Intrepido, che presentava Sprayliz di Luca Enoch, Esp di Michelangelo La Neve eccetera. La risposta di Mollica fu una risata di scherno. Invece, quando in seguito Enoch pubblicò Sprayliz altrove, lo intervistò subito.
Lei capirà, quindi, che non ho un buon ricordo di lui.
Bonelli bis…
Cosa ne pensa di questi “albi bis” della Bonelli?
In giro ci sono più ristampe bonelli che fumetti nuovi… fino a quanto possono andare avanti con queste strategie?
Daniele
Gentile Daniele,
dopo avere evitato accuratamente di pubblicare nuovi personaggi avventurosi, presentandone con scarso successo solo di cerebrali o di pseudo-avventurosi, la Bonelli ora moltiplica a tutto spiano gli albi dei personaggi avventurosi già esistenti per fare cassa.
Di realizzarne di nuovi proprio non se ne parla. Peccato.
Bonelli in libreria…
Gentile direttore,
ho letto che a ottobre Bonelli lancerà tre nuove serie in fumetteria/libreria. Tutte in formato A4 cartonato, rispettivamente 72 pagine × 16 euro, 80 pagine × 17 euro, 72 pagine × 16 euro: totale quasi 50 euro per poco più di 200 pagine, non è chiara la periodicità né la durata.
Da quanto si capisce dalle varie sinossi si tratta di: un’avventura in bilico tra storia e magia ambientata al tempo delle crociate in cui si combatte “una minaccia che incombe sull’umanità”; una serie distopica in cui ogni essere umano conosce la propria data di morte (protagonista un undicenne); una sorta di Lega degli straordinari gentleman con Dante, Leonardo, Colombo, Lorenzo il magnifico, la maga Circe e altri personaggi.
Secondo Lei, a quali tipologie di lettori sono rivolte? Sono così tanti i ragazzi disposti a spendere cifre non indifferenti, quando a prezzi inferiori possono leggere quintali di manga? Oppure il target è costituito da adulti interessati alle peripezie di un preadolescente o a vicende quasi strampalate? Quali obiettivi si è prefissata la casa editrice milanese?
Capisco la situazione delle edicole, dove è difficilissimo far quadrare i conti mantenendo prezzi popolari, è comprensibile anche la necessità di vendere a prezzi più alti in libreria a causa delle tirature limitate, ma non si sta forse tirando un po’ troppo la corda? Ad esempio, è proprio necessario il cartonato? Non si risparmierebbe qualcosina con la brossura? Dopotutto si tratta di nuove serie a puntate, non di volumi autoconclusivi, né tantomeno di ristampe deluxe di capolavori (o presunti tali).
Non Le sembra che si stia un po’ esagerando?
Templeton
Gentile Templeton,
le pubblicazioni Bonelli, costose da realizzare perché inedite, possono guadagnare solo in edicola nel tradizionale formato libretto. In libreria, tranne quelli di un pugno di autori, i libri a fumetti presi singolarmente vendono ben poco.
La Bonelli in questi ultimi anni si è già infilata in tanti vicoli ciechi, che uno in più non cambierà la situazione. Semmai, la situazione si farà seria per l’aumento del prezzo di copertina delle serie regolari.
Il pubblico popolare compra i periodici che costano un euro, non è disposto a farsi dissanguare. Quindi, piuttosto che aumentare ancora i prezzi, meglio chiudere le testate che vendono troppo poco e puntare su serie nuove, tornando alla tradizione avventurosa e brillante della Bonelli.
Scrivete le vostre lettere come “commenti” in fondo alla pagina: saranno rese visibili e riceveranno risposta nel prossimo appuntamento con la posta.
tim burton ci ha fatto una carriera sul diverso già dagli anni 90 decenni prima che questa mania sia imposta (Edward mani di forbice, Ed Wood, Mars Attacks!, Big Fish, volendo anche i batman) Ma almeno erano grandi film.
Però una suora (o un prete) non deve necessariamente essere casta. I voti si possono prendere anche dopo una vita mondana.
Io penso che gli anni migliori per la civiltà contadina siano stati dal 2° dopoguerra al 2000. Le condizioni sociali e la vita materiale andavano migliorando attenuando gli aspetti negativi, mentre quelli positivi ancora non erando del tutto perduti.
Ottima puntata della rubrica della posta (sarà che mi trovo sempre d’accordo). Bravo direttore!
Le storie di successo sul “diverso ” le facevano già Kirby e Lee con i supereroi Marvel negli anni 60.
Non parliamo dei manga e anime, che su questo tema hanno creato serie memorabili fin dai tempi dell’ Astroboy di Tezuka .
Insomma, quello che la gente chiama “moda ” oggi, c’è praticamente da sempre .
a quei tempi non era una moda
Per me non è una moda neppure adesso.
E’ solo che una volta non c’ erano i social e le strategie di marketing annesse , dove si cerca di spacciare per “innovativo” quello che innovativo non è.
Capitan America combatteva anche contro i comunisti nella Guerra Fredda… Certo, ogni storia che parla di un “bene assoluto” contro un “male assoluto” (sia quella di Miller che quella di una sinistra degli “islamici poveri e buoni contro occidentali ricchi e cattivi”) è una rappresentazione sciocca della realtà (anche il male dei nazisti è stato definito “la banalità del male”). Se il male fosse assoluto tutti lo riconoscerebbero e nessuno lo farebbe. Ma il male prende sempre forme ambigue che lo fanno apparire buono ed attraente, un po’ come insegna Thanos…