ANNI OTTANTA: LE NUOVE SERIE DI JIM SHOOTER

ANNI OTTANTA: LE NUOVE SERIE DI JIM SHOOTER

Gli anni ottanta alla Marvel sono quelli di Jim Shooter. Per essere precisi, Jim Shooter guida la Marvel per nove anni, dal 1978 al 1987, anche se alcune delle sue iniziative vedono la luce nel paio di anni successivi.
In questo periodo il nuovo editor in chief rivolta la Casa delle idee come un calzino, la fa risorgere mentre sta per cadere nel baratro, rendendola ricca e potente.
Ovviamente si fa molti nemici che gli lanciano accuse ridicole enfatizzate dai fanzinari, ma alla fine ha ragione lui su tutta la linea.

Jim Shooter porta avanti la sua strategia diversificando le iniziative e i campi di intervento.
Il suo grande successo lo registra rivitalizzando le testate storiche della Marvel nate negli anni sessanta, in particolare The Incredible Daredevil di Frank Miller, e Uncanny X-Men e i Fantastic Four di John Byrne. Ma anche Amazing Spider-Man, The Mighty Thor, The Invincible Iron Man eccetera.

In questo articolo, però, parleremo solo delle sue nuove serie che vanno ad affiancarsi a quelle storiche o che introducono nuovi personaggi nell’universo Marvel, oppure ancora che attingono dal mondo esterno alla casa editrice.

Accanto a personaggi che dureranno nel tempo come New Mutans, Alpha Flight e X-Factor, abbiamo personaggi che avranno meno notorietà come Dazzler, She-Hulk e Moon Knight.

Un filone esplorato in questo periodo da Jim Shooter è quello delle trasposizioni a fumetti di personaggi televisivi e cinematografici, che vanno ad affiancarsi al fortunato albo di Star Wars. Negli anni ottanta vengono proposti, tra gli altri, Star Trek e Indiana Jones.

Non mancano serie a fumetti tratte da linee di giocattoli. Vengono realizzate le fortunate testate di G.I. Joe, Transformers e The Micronauts.

Infine Jim Shooter decide di dare una testata personale ad alcuni personaggi apparsi in prima battuta su altri albi nel ruolo di comprimari o di antagonisti, come Wolverine e Punisher.

Vediamo nel dettaglio alcune di queste serie “secondarie”, ma che spesso si vendettero bene.

 

The Savage She-Hulk (febbraio 1980)

She-Hulk è figlia di due padri nobili del fumetto americano: Stan Lee e John Buscema. Sfortunatamente il personaggio non ha il carisma di Silver Surfer, forse perché è stato creato unicamente per motivi commerciali.

Il timore che Kenneth Johnson, produttore dei telefilm dell’incredibile Hulk, stia per introdurre una versione femminile del gigante verde, come aveva fatto creando la Donna Bionica in seguito al successo dell’Uomo da 6 milioni di dollari, porta la Marvel a bruciarlo sul tempo.
She-Hulk vede la luce nel febbraio 1980 e continua a uscire per 25 numeri, fino al marzo 1982.

 

King Conan (marzo 1980)

Negli anni settanta Conan, il personaggio di Robert Howard, se l’era giocata con Spider-Man per l’albo Marvel più venduto.
La nuova serie di King Conan è basata sulle storie di quando il personaggio è l’ormai maturo sovrano di Aquilonia, attorniato dalla regina Zenobia e del loro figlio Conn. Sono storie tratte dai racconti di L. Sprague de Camp, Lin Carter, and Björn Nyberg.

Sul primo numero non ci sono sorprese: Roy Thomas ai testi e John Buscema alle matite è una coppia ormai consolidata.
Con il n. 8 la coppia si separa perché Roy Thomas non accetta di fare solo l’editor o lo sceneggiatore, come da disposizione di Jim Shooter per tutti gli autori, e passa alla Dc Comics.
La serie, affidata a Doug Moench, perde subito mordente e termina con il n. 19.

 

Star Trek (aprile 1980)

La serie televisiva fantascientifica Star Trek, messa in onda nel 1966, acquisisce negli anni un seguito di fan sempre più numeroso. All’inizio degli anni settanta cominciano a comparire i primi trekkers, gruppi organizzati di fan che si ritrovano in convegni.

Nel 1979 avviene l’approdo al grande schermo con il lungometraggio Star Trek the Motion Picture. L’avvenimento induce la Marvel ad acquistare i diritti per realizzare una versione a fumetti.

La storia del film viene pubblicata sui primi tre numeri della serie. La realizzazione degli episodi successivi viene ostacolata dalla tipologia di licenza acquisita dalla Casa delle idee. Si tratta di una licenza limitata: la società ha il permesso di utilizzare solo materiale coperto da copyright basato sul film, e gli viene legalmente vietato di reintrodurre personaggi e concetti dalla serie classica.
Questo limite è considerato da molti come la causa principale del breve percorso della serie, che viene cancellata dopo 18 numeri.

 

Moon Knight (novembre 1980)

Può uno schizofrenico affetto dal disturbo da personalità multiple diventare un supereroe protagonista di una serie? Negli anni ottanta alla Marvel può succedere anche questo.

Lo sceneggiatore Doug Moench ricalca il personaggio su The Shadow e soprattutto Batman: ambientazioni notturne, mantello svolazzante, gadget a non finire. Mentre il disegnatore Bill Sienkiewicz copia Neal Adams al limite del plagio. Il quadro è completo.

Moon Knight dura 38 numeri, i primi 30 sono la palestra dove Sienkiewicz si allena per diventare un grande del fumetto.

 

Dazzler (marzo 1981)

La storia di Dazzler è piuttosto lunga e in parte spiega le sue molte singolarità.
Tutto parte da un lavoro commissionato alla Marvel nel 1978 dalla Casablanca Records, casa di produzione dei dischi di Donna Summer.
Si tratta di un progetto multimediale che consiste in un film che dovrebbe intitolarsi “The Disco Queen”, un fumetto prodotto dalla Marvel e un disco pubblicato dalla Casablanca records.
Lo stesso Jim Shooter si occupa della storia, insieme allo sceneggiatore Tom de Falco e al disegnatore John Romita Jr.

Il disegnatore vorrebbe modellare il personaggio di Dazzler sulla cantante nera Grace Jones, ma gli venne imposto di prendere ispirazione dall’attrice Bo Derek perché avrebbe dovuto essere la protagonista del film.
Alla fine Bo Derek rifiuta la parte, perché la casa di produzione non accetta di fare girare il film a suo marito John Derek. Così il film non si fa, il disco non si fa e alla Marvel rimane in mano un personaggio femminile che a dispetto della tormentata genesi e dei mille compromessi riesce a vendere oltre 400mila copie del n. 1 e a durare fino al n. 42.

 

Marvel Fanfare (marzo 1982)

A prima vista Marvel Fanfare potrebbe sembrare l’ennesimo tryout book (albo di prova) dal destino segnato di pochi numeri, o anche un numero solo. Impostato com’è con un personaggio diverso a numero per vedere se possa attrarre abbastanza lettori da giustificare il lancio di una serie a lui dedicata.
Un sistema per sondare i gusti dei lettori in voga negli anni settanta. Ma alcuni dettagli fanno capire che ci troviamo di fronte a qualcosa di completamente diverso.

Innanzitutto le storie pubblicate non riguardano nuovi personaggi, bensì supereroi Marvel già ben consolidati, come l’Uomo Ragno, Hulk e il Dottor Strange. La preziosa carta patinata con cui è stampata e la particolare attenzione nella colorazione ci fanno capire anche che ci troviamo di fronte ad una specie di “rivista d’autore”.

E gli autori chiamati a partecipare ce lo confermano: troviamo talenti come Michael Golden e Barry Windsor Smith, e altri disegnatori interessanti come Jim Starlin e Alan Weiss per non parlare di “uomini Dc” come Dave Gibbons e Mike Mignola.
Il tutto all’insegna dell’alta qualità. Ne verranno pubblicati 60 numeri.

 

G.I. Joe (giugno 1982)

Il pupazzo snodabile del soldato di fanteria chiamato G.I. Joe, prodotto dalla Hasbro, è stato ritirato dal commercio nel 1973, durante la contestazione giovanile alla guerra del Vietnam, che peraltro si avvia alla fine.

Con l’insediamento del presidente Ronald Reagan, nel 1981, si percepisce subito che il vento è cambiato, il patriottismo americano cercava nuovi campioni: è l’occasione buona per il ritorno di G.I. Joe.

La Hasbro, avendo bisogno di un rilancio in grande stile, contatta la Marvel, che ha già portato a buon fine operazioni simili con i Micronauts e Rom.
Jim Shooter ha l’idea di chiamare G.I. Joe l’intera squadra di combattenti, invece che un singolo personaggio. L’operazione ha un successo straordinario, grazie soprattutto ai testi di Larry Hama, che permette alla serie di raggiungere il n. 155 e di avere un’altra serie parallela.

 

The Further Adventures of Indiana Jones (gennaio 1983)

Nel 1981 la Marvel Comics pubblica un adattamento in tre numeri del film I predatori dell’arca perduta. Nel gennaio 1983 al personaggio viene assegnato una regolare serie mensile con le nuova avventure di Indiana Jones, che dura 34 numeri fino a marzo 1986.

Oltre ai disegni, l’onnipresente John Byrne si carica sulle spalle anche i testi dei primi numeri di questa continuazione delle avventure dell’archeologo più famoso del mondo, ambientate tra il 1936 e il 1937.
La serie amplia l’universo spielberghiano di Indy, mantenendo la stessa atmosfera del film. Una chicca è il n. 14, “Demons”, illustrato dall’astro nascente David Mazzucchelli.

 

New Mutants (marzo 1983)

Il successo crescente degli X-Men di Chris Claremont e John Byrne, saldamente in testa dei comic book più venduti, comincia a generare degli spin-off.
New Mutants è il primo di una serie di prodotti derivati dalla testata originale che andranno a occupare spazi di mercato.
Chris Claremont e il disegnatore Bob McLeod creano un gruppo di nuovi mutanti, giovani e di diverse nazionalità, all’inizio sono Cannonball, Danielle Moonstar, Sunspot, Wolfsbane e Karma.

La serie prende un’impronta particolare dal n. 18, quando Bill Sienkiewicz inizia a occuparsi delle matite. La sua run di 14 numeri è una delle più ricordate della Marvel degli anni ottanta.
La serie si conclude con il n. 100.

 

The Thing (luglio 1983)

Con The Thing, la Cosa, John Byrne si conferma il re degli spin-off.
Mentre da un lato porta avanti la sua leggendaria run sui Fantastici Quattro, dall’altro si permette il lusso di spremere quanto più possibile uno dei personaggi più riusciti di Jack Kirby: l’adorabile Cosa dagli occhi blu.

Al tenace Ron Wilson, cresciuto su Marvel Two-In-One (l’albo precedente che vedeva la Cosa sempre affiancato da un supereroe diverso), va l’onore delle matite.
La serie dura fino al n. 36.

 

Alpha Flight (agosto 1983)

Nel 1983 John Byrne, dopo mille tentennamenti, accetta di serializzare le storie del gruppo degli Alpha Flight, che ha debuttato sulle pagine di X-Men n.120.
Si tratta di un gruppo di supereroi canadesi assai composito, ne fanno parte Guardian, Marrina, Northstar, Puck, Sasquatch, Shaman e Snowbird.


Byrne scrive e disegna i primi 28 numeri, contribuendo al successo della serie. Assai apprezzata dai fan è anche la run di un Jim Lee alle prime armi, durata una dozzina di numeri tra il 1987 e il 1988. La serie raggiungerà il n. 130.

 

Marvel Super Heroes Secret Wars (maggio 1984)

La saga delle Secret Wars non è un’idea di Jim Shooter. Quelli della Mattel propongono alla Marvel di realizzare una serie di action figures snodabili rappresentanti i supereroi e i super nemici Marvel più importanti, a patto che la Casa delle idee realizzi una serie a fumetti specifica per lanciare l’evento.
Jim Shooter accetta, scrivendo di persona la serie autoconclusiva di 12 episodi.

Nemmeno il nome Secret Wars è di Jim Shooter. Sempre la Mattel riporta che una loro ricerca sui bambini ha evidenziato come le parole “secret” e “wars” siano giudicate le più suggestive.

Shooter, per rafforzare le vendite complessive degli albi Marvel, collega gli eventi di Secret Wars a tutte le testate che escono in quel periodo. A guadagnarci è soprattutto la stessa Secret Wars, che diventa l’evento più seguito del decennio.

 

The Transformers (settembre 1984)

Sul finire degli anni settanta la grande quantità di serie robotiche giapponesi spinge diverse aziende a creare linee di giocattoli “trasformabili”. Tra queste, la nipponica Takara è una di quelle che ha più successo nel creare linee di veicoli e robot trasformabili.

Negli Stati Uniti la produzione della Takara attira le attenzioni della Hasbro, con la quale stringe un patto commerciale per la produzione di una serie di automobili trasformabili in robot: sono nati i Transformers.

La Hasbro, fresca reduce dal successo di G.I. Joe, si accorda immediatamente con la Marvel per la produzione di una serie a fumetti a sostegno del lancio dei giocattoli.
I primi albi vengono affidati allo sceneggiatore Bill Mantlo, poi sostituito con Bob Budiansky.
La serie diventerà un successo durato 80 numeri.

 

Web of Spider-Man (aprile 1985)

La popolarità del personaggio di Spider-Man genera nel tempo numerosi spin-off a partire dalla serie The Spectacular Spider-Man del 1968.
Web of Spider-Man nasce per sostituire Marvel Team-Up, un albo che presentava l’Uomo Ragno in compagnia di un supereroe sempre diverso.

Il disegnatore più presente su queste pagine è Alex Saviuk, che realizza le matite di oltre 80 numeri tra il 1988 e il 1994.
La serie, grazie anche alla notorietà del personaggio, ha un buon successo che gli permette di raggiungere il n. 129.

 

X-Factor (febbraio 1986)

Nel 1986 gli X-Men sono Tempesta, Shadowcat, Colossus, Rogue, Phoenix, Wolwerine e Nightcrawler. Si tratta di un front line di tutto rispetto. Però Jim Shooter ha nostalgia per il quintetto originale composto da Ciclope, Bestia, Jean Grey, Angelo e l’Uomo di Ghiaccio. Trova che sarebbe interessante rimetterli insieme per fargli vivere nuove avventure.

C’è solo un problema: Jean Grey è ufficialmente deceduta dopo la saga della Fenice Nera. Per un attimo si pensa di sostituirla con Dazzler, la cui serie personale è vicina alla chiusura. Poi si preferisce farla risorgere.

Si prepara l’evento su Avengers n. 263 e Fantastic Four n. 286, dopodiché X-Factor può partire. E parte come un razzo, almeno sotto il profilo delle vendite.
Per settanta numeri Ciclope, Marvel Girl, l’Uomo Ghiaccio, Bestia e Angelo dimostrano di essere ancora affidabili.
La serie, scritta soprattutto da Louise Simonson, con alcuni numeri disegnati dal marito Walt, dura quasi 30 anni, raggiungendo il n. 262.

 

Masters of the Universe (maggio 1986)

Con in mente il mondo selvaggio di Conan il barbaro, Roger Sweet, designer della Mattel, crea nel 1980 le action figure dell’eroico He-Man e del malvagio Skeletor dalle quali trae origine il mondo dei Masters of the Universe.

I giocattoli vengono messi in vendita a partire dal 1981, ma è dall’anno successivo che diventano un successo. Nello stesso anno viene pubblicata dalla Dc Comics una miniserie a fumetti in tre albi per sostenere il lancio dei personaggi.

In poco tempo la serie di action figures diventa il prodotto più remunerativo della Mattel, superando persino la mitica Barbie.
Nel 1986, quando le vendite crollano, la Mattel mette in campo diverse iniziative per rilanciare i Masters of the Universe, tra le quali una nuova serie a fumetti, questa volta affidata alla Marvel.
Serie che, lanciata da Mike Carlin e Ron Wilson, chiude con il n.13.

 

Elektra Assassin (agosto 1986)

Elektra Assassin esce nell’agosto del 1986, quando Frank Miller ha già lasciato la Marvel. In marzo era uscito il primo numero della miniserie Il ritorno del Cavaliere Oscuro per la Dc Comics.
Per congedarsi dalla casa editrice che per prima ha creduto nel suo genio sceglie il personaggio più affascinante tra tutti quelli da lui creati: Elektra.

La Marvel viene trascinata da Frank Miller in una nuova era del fumetto, più cupa e complessa, la cosiddetta Modern Age, che ancora stiamo vivendo.
Per farlo Miller chiede aiuto al talento visionario di un ispirato Bill Sienkiewicz, che con i suoi disegni contribuisce a creare una delle più interessanti miniserie degli anni ottanta. Otto numeri in totale.

 

The ‘Nam (dicembre 1986)

A metà degli anni ottanta l’America è pronta per gettare uno sguardo obiettivo sulla guerra del Vietnam. The ‘Nam, la serie a Fumetti del veterano Doug Mourray e di Michael Golden, esce nel dicembre 1986.
Il fumetto fornisce una visione veritiera e non influenzata dalle ideologie sulla guerra del Vietnam. Jim Shooter spiega all’editor Larry Hama quello che vuole: un fumetto il più aderente possibile ai fatti.

Larry Hama incarica Doug Mourray di occuparsi dei testi. Murray in Vietnam c’è stato veramente, per questo può basare le storie su fatti reali. Racconta il trauma degli adolescenti americani appena usciti dalle scuole superiori, senza una vera idea di cosa sia il mondo e di come funzioni, mandati a combattere in un paese sconosciuto.
Michael Golden mette la sua arte al servizio dell’emozione e il capolavoro è servito. Per la sua profondità è uno dei punti più alti della Marvel degli anni ottanta. Durato fino al n. 84.

 

Silver Surfer (luglio 1987)

Silver Surfer è un personaggio difficile. Stan Lee ha sempre pensato che l’insuccesso della sua serie di Silver Surfer disegnata da John Buscema sia dovuta al fatto che era troppo in anticipo sui tempi.
Forse gli anni ottanta sono il momento giusto per il suo rilancio. Stan Lee stesso nel 1982 ha co-sceneggiato un one-shot disegnato da John Byrne che aveva riscosso successo.
Così, nel 1987, prende il via una nuova serie scritta dal sempre altalenante Steve Englehart e disegnata da un Marshal Rogers che ha perso il tocco magico, semplificando eccessivamente il proprio segno.

“Quando Jim Shooter mi chiese di scrivere una serie su Silver Surfer, io risposi che pensavo fosse un personaggio riservato a Stan Lee”, ricorda Steve Englehart. “La Marvel ha deciso che questa volta Silver Surfer deve fare soldi”, gli ha risposto Jim Shooter.

Englehart libera Silver Surfer dalla prigionia terrestre e lo lascia libero nel suo elemento naturale, gli spazi infiniti del cosmo. La serie arriverà fino al n.148.

 

The Punisher (luglio 1987)

Il 1986 è un anno cruciale per i supereroi. Escono Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, e Il ritorno del Cavaliere Oscuro: due opere che cambiano il fumetto contribuendo all’affermazione di atmosfere cupe e malinconiche.

Nello stesso anno esce anche una miniserie di cinque albi dedicata al Punitore, scritta da Steven Grant e disegnata da Mike Zeck, che riscuote un clamoroso successo commerciale a testimonianza che i tempi sono maturi per gli antieroi.

Questa popolarità spinge la Marvel a mettere in cantiere una testata dedicata al personaggio, inizialmente scritta da Mike Baron e disegnata da Klaus Janson. La serie durerà 104 numeri.

 

Excalibur (ottobre 1988)

Chris Claremont è negli anni ottanta il deus ex machina della Marvel. Il successo dei suoi X-Men ne fanno un autore di culto. Così quando, nel 1987, la Marvel annuncia una nuova serie mutante, sempre scritta dal nostro, le aspettative sono altissime. Quando esce, però, Jim Shooter non è più alla Marvel.

La serie si chiama Excalibur. Non è ambientata negli Stati Uniti, ma in Gran Bretagna, patria di origine di Claremont.

I membri della squadra sono Nightcrawler e Shadowcat (fino a quel momento componenti degli X-Men); Rachel Summers, la seconda Fenice (che Claremont aveva introdotto sempre su Uncanny per poi farla sparire); più due personaggi poco noti ai fan americani: Capitan Bretagna e la sua bella compagna Meggan.
Capitan Bretagna era apparso sulle riviste della Marvel inglese (alcune run erano state scritte dal giovane Alan Moore e da Jamie Delano). Claremont lo aveva presentato agli americani in un paio di episodi di Marvel Team-Up e in un annual di Uncanny X-Men.

Ai disegni c’è un altro britannico: un incredibile Alan Davis. Particolarmente dotato nel rendere graficamente l’avvenenza delle due bombe sexy del gruppo: Rachel Summers e Meggan. Un trionfo che si protrae per 125 numeri.

 

Punisher War Journal (novembre 1988)

La serie regolare è in campo solo da un anno e già il Punitore comincia a generare spin off. Nel solo, 1988 escono gli one shot Punisher vs Daredevil, Daredevil and the Punisher, Punisher annual e questo Punisher War Journal.

Si tratta di un albo che amplia il mondo ristretto della serie originale facendo incontrare Frank Castle con alcuni personaggi dell’universo Marvel, come Wolwerine e l’Uomo Ragno. Particolarmente suggestivi i numeri disegnati da Jim Lee. La serie dura 80 numeri.

 

Wolverine (dicembre 1988)

Wolverine è un predestinato. Fin da quando entra a far parte del gruppo dei mutanti guidati dal Professor Xavier, nell’albo speciale Giant Size X-Men n.1. Nessuno può negare che sia anche o soprattutto merito suo se Uncanny X-Men diventa il titolo Marvel più venduto degli anni ottanta.

Il personaggio nelle mani di Chris Claremont acquista una sua particolare tridimensionalità, fatta di luci e ombre, che finisce per renderlo unico. Di questo Jim Shooter era già consapevole nel 1982, quando ha dato alle stampe un miniserie di quattro albi realizzata da Chris Claremont e Frank Miller che ha tutto il sapore del capolavoro.

Alla Casa delle idee si ripetono nel 1988 con una nuova serie targata Claremont e Buscema, che appare sui primi 10 numeri del quattordicinale antologico Marvel Comics Presents (un’altra pubblicazione atipica lanciata da Jim Shooter). Finché, a fine 1988, esordisce la sua serie personale.

Ancora una volta è il veterano John Buscema ad assumersi l’onere delle matite, almeno per i primi 16 numeri. Con il n. 17 subentra John Byrne, ma solo con l’accoppiata Larry Hama e Marc Silvestri, a partire dal n. 31, la serie spicca il volo. E vola sino al 2003, concludendosi con il n.189.

 

Silver Surfer: Parable (marzo 1989)

Gli anni ottanta alla Marvel finiscono in maniera inaspettata. “Parabola” di Stan Lee e Jean Giraud/Moebius è un episodio emblematico. È la parabola della Casa delle idee negli anni ottanta: dare a cose vecchie un volto nuovo, ma sempre coerente con l’idea di base.
Galactus è sempre Galactus e Silver Surfer è sempre Silver Surfer, persino la storia assomiglia a quelle del passato.

Eppure c’è anche qualcosa di completamente originale, in quello che questi due vecchi furbacchioni riescono a realizzare assieme. È la magia eterna del fumetto. Quella di raccontare sempre la stessa storia in maniera diversa. Di nuovo, di nuovo e ancora.

La fine degli anni ottanta segna anche la fine dell’influenza sulla Marvel del lavoro svolto da Jim Shooter, che tra l’altro aveva sempre cercato di non inflazionare il mercato con troppe testate di supereroi. Per poter curare ciascuna al meglio.

 

 

 

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