L’IRRILEVANZA DEL FUMETTO

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Commentando qualche giorno fa su Facebook la pubblicità dell’adattamento a fumetti di un romanzo diMaurizio de Giovannisul catalogo online Preview, scherzavo sui motivi che potevano aver spinto la redazione della Bonelli a non mettere in copertina i nomi dello sceneggiatore e del disegnatore, ma solo quello dello scrittore. Se quella apparsa su Preview, senza l’abituale scrittina “copertina provvisoria”, è davvero la copertina definitiva ci sarebbe un doppio problema. Il primo: rappresenterebbe uno schiaffo agli autori del fumetto. Il secondo: farebbe toccare il fondo alla cura grafica della casa editrice, data la sua essenzialità per non dire povertà. Se invece si fosse trattato di una svista dei comunicatori della casa editrice, sarebbe il caso di controllarli di più e, magari, fare loro un breve corso sulle varie facce del fare editoria in modo da evitare, come è successo in passato, di scrivere che gli albi delle serie regolari di Bonelli hanno “98 pagine”. Tra i commenti al mio post su Facebook c’è stata una frase diMauro Uzzeo, collaboratore bonelliano, che mi ha spinto a ulteriori riflessioni (il cervello va dove gli pare mentre sono al lavoro su una nuova storia dell’Omoragnoper un libro delle rinascenti Edizioni Foxtrot). La frase è questa:“Ricciardi (…) è un personaggio notissimo in ambito letterario e quindi è evidente che l’intera operazione è volta a solleticare – oltre che i lettori di fumetti – soprattutto i lettori di de Giovanni che amano Ricciardi, quindi è SACROSANTO che quelli siano i nomi più visti in copertina”. Mi sono così trovato a riflettere se sia così dappertutto, dal fumetto al romanzo e allo schermo piccolo e grande, o se passando dall’uno all’altro le priorità cambino. Il risultato è questo: cambiano, e nella graduatoria d’importanza il fumetto (l’abbiamo sempre saputo) è l’ultima ruota del carro. Infatti, se un fumetto è tratto da un romanzo, come ci spiega Uzzeo, è normale privilegiare in copertina l’autore del romanzo di successo, affinché funga da traino nelle vendite. Ma se a essere tratti da un romanzo (o da un fumetto, se è per questo) sono un film o una serie tivù, ecco che a essere sparati in grandi caratteri su locandine e copertine di Dvd sono gli attori o il regista, mentre scrittori e fumettisti finiscono scritti in piccolo con un“tratto da…”, fra gli autori delle musiche e della fotografia. Vediamo qualche esempio. Mentre nel manifesto de “Il vecchio e il mare”Ernest Hemingwayguadagna un certo risalto, comunque un decimo di quello del protagonistaSpencer Tracy, ne “La ragazza del treno” ci si limita a fare riferimento al“thriller che ha tenuto il mondo col fiato sospeso”. “Millennium” segnala soltanto che il film è tratto“dal fenomeno editoriale internazionale”, e ciaoStieg Larsson. Pure le produzioni televisive non danno grande visibilità all’autore dei romanzi (vediamo il caso diMontalbano), né in Italia né all’estero. A prevalere è il nome dell’attore, oltre a quello del personaggio. E pure de Giovanni, di cui parlavamo sopra, nel Dvd de “I bastardi di Pizzofalcone” deve accontentarsi di una citazione in piccolo rispetto ai protagonisti. Se passiamo ai film tratti da fumetti, gli autori (quando ci sono) sono sempre segnalati abbastanza in piccolo. SoloHergésulla locandina ha lo stesso risalto di regista, produttori e sceneggiatori, ma solo perché non ci sono attori a fare la parte del leone. E nella copertina del Dvd scompare proprio. Ininfluente. A “solleticare” gli spettatori basta il nome del personaggio. Se passiamo ai fumetti di casa nostra, restando in casa Bonelli vediamo che lo sceneggiatore creatore del personaggio diTex(disegnatore non pervenuto, ovviamente) deve accontentarsi di apparire dopo gli autori, e comunque con un carattere più piccolo di quello del regista.Completamente ignorate le sorelleGiussani, creatrici del personaggio sulla locandina del “Diabolik” diMario Bava, così come, per quel che si riesce a intravedere, sulla copertina del Dvd della nuova versione dei fratelliManetti, al cinema dal prossimo dicembre. Non cambiano molto le cose per i film tratti da “romanzi grafici”. Nella locandina di “5 è il numero perfetto”Igortsi guadagna il nome bene in evidenza, ma solo perché è regista del film oltre che autore del fumetto. MentreGipideve accontentarsi del solito trafiletto in caratteri piccoli, anche se in evidenza sopra al titolo della pellicola. Sembrano non fare eccezione neppure i film di supereroi: sulle locandine di Spider-Man non si intravedono né il nome diStan Leené quello diSteve Ditko, né di altri autori nei film dei personaggi Marvel e DC. Anche nel percorso inverso, dal cinema al fumetto, almeno in copertina non ci sono nomi di autoritout court(in qualche caso, quello del “padre” cinematografico, come è giusto) e, se ci sono, è sempre in relativa evidenza. A dimostrazione della prevalenza del video su tutto il resto, dopo il passaggio sullo schermo, grande o piccolo, anche sui romanzi di partenza l’editore decide di “agganciarsi” ai protagonisti di cinema e tivù, evidentemente dotati di maggiore capacità di “solleticare” l’attenzione del lettore. Credo si possa concludere che cinema e tivù sono considerati (e sono di fatto) i media di maggior appeal, e che siano loro a dominare la variegata catena della narrazione, seguiti con un bel distacco dalla letteratura e infine da quel cugino povero che è il fumetto, costretto ogni tanto a elemosinare un nome di richiamo dagli aristocratici romanzi.Meno male che la crescente “librizzazione” del fumetto sta portando i fumettisti (almeno alcuni) al pari degli scrittori. In questo settore, l’ascensore sociale funziona ancora.