SARAH SCAZZI, LA RAGAZZINA DI AVETRANA

Ormai per sempre associato al nome della povera Sarah Scazzi, Avetrana è un tranquillo paese del Salento dove sembra non accadere mai niente. Come in tutte le piccole cittadine, girano voci e pettegolezzi, nascono invidie e gelosie, ma poi tutto rimane come prima. Per una volta, però, in questa assoluta normalità si stratificano lentamente dei rancori che, invece di riassorbirsi nella vita di tutti i giorni, producono un’esplosione così forte che la loro eco verrà udita a lungo in tutta Italia.
Entriamo dunque ad Avetrana e fermiamoci in casa Scazzi. Due maschi e due femmine. Il capofamiglia, Giacomo Scazzi, va con il figlio Claudio alla ricerca di lavoro al Nord. Concetta Serrano e la figlia, Sarah, non li seguono. Una separazione che incide profondamente negli affetti familiari.
Sarah è disagio con mamma Concetta, una donna molto religiosa che è entrata a far parte dei Testimoni di Geova. La figlia non si pone molti problemi religiosi o di altra natura, è una bambina che si sta trasformando in ragazza e il suo unico problema, in fondo, è questo. I litigi con la madre (in mancanza del padre) non devono sembrare strani, sono quasi obbligatori per un’adolescente che sta cercando il proprio posto nel mondo.
Il principale riferimento di Sarah Scazzi è la cugina Sabrina, più grande di lei di 8 anni. Sarah la segue sempre, andando a casa di lei o accompagnandola ovunque. Il papà di Sabrina è Michele Misseri, un uomo che lavora duramente da una vita per non far mancare niente alla moglie e alle due figlie, Sabrina e Valentina, quest’ultima sposata da tempo e trasferitasi a Roma con il marito.
In passato Michele era emigrato in Germania, poi era tornato a lavorare nei campi di Avetrana e dei paesi vicini. A volte insieme alla moglie Cosima Serrano, pure lei contadina. La donna è sorella di Concetta, la mamma di Sarah. Tanti anni di lavoro hanno dato i loro risultati, ora i Misseri hanno una bella villa e sono visibilmente più “agiati” degli Scazzi. Ma non è per questo che Sarah Scazzi frequenta la loro casa, anche se ogni tanto zio Michele le regala qualche euro.
Come abbiamo detto, la sua amica del cuore è Sabrina: vuole stare sempre insieme a lei, quasi in simbiosi. Per questo la osserva quando, in una stanza della villa adibita impropriamente a “salone di bellezza”, la cugina esercita la professione di estetista. Sarah Scazzi guarda e ascolta in silenzio e, se serve, dà una mano con le clienti.
In questa storia manca un ultimo protagonista, Ivano Russo. Ivano, più carismatico che bello, è un giovane cuoco di Avetrana. Sabrina ne è innamorata persa. Da quando lo conosce, sogna di sposarlo e di andare a vivere con lui. A Ivano, in fondo, la corte estenuante di Sabrina non dispiace, probabilmente si sente lusingato. Solo che non la ama.
Forse non le piace fisicamente, forse la trova troppo appiccicosa, in ogni caso quando si tratta di fare “sul serio” rimane freddino. Un po’ di preliminari in auto, niente di più. Abbastanza per ferire profondamente l’orgoglio di una ragazza che gli aveva offerto se stessa.
Intanto Sarah è cresciuta, ha 15 anni: non sarà ancora una donna ma non la si può nemmeno considerare una bambina. Rimane seduta in auto accanto a Sabrina, che adesso ha 23 anni, mentre la cugina fa lunghe poste a Ivano. Sognando di Ivano, parlando di Ivano e soltanto di Ivano.
Anche nella testa di Sarah finisce per conficcarsi quel ragazzo, certo troppo grande per lei, dato che ha 26 anni. Però Sarah è nell’età in cui si inizia a mettere alla prova la propria capacità seduttiva, per vedere fino a che punto si riesce a far colpo sull’altro sesso. Sentirsi belle e desiderate è sempre stato importante per una donna.
Se il parametro è Ivano, come ha appreso dalla cugina, allora diventa importante testare le sue reazioni. Non necessariamente per diventare la sua fidanzata, la differenza d’età, come abbiamo visto, è troppa. No, vuole solo scoprire se è una ragazza desiderabile oppure se, come Sabrina, sarà destinata a piangere per tutta la vita perché gli uomini non si accorgono di lei.
Sicuramente inizia con molta prudenza, facendogli un sorriso più prolungato del solito. Vede che lui ricambia e allora la volta dopo, come se niente fosse, gli appoggia una mano sulla spalla per fargli sentire la sua presenza. Poi una carezza al braccio e alla fine lui si accorge di quelle attenzioni, anche se, probabilmente, li considera i gesti di una ragazzina quale è. Lei insiste, gli manda via telefonino una foto in pigiama. Una foto castissima, peraltro.
All’inizio Sabrina non si accorge di quei segni d’intesa, per lei Sarah è un’eterna bambina, ma a un certo punto comincia a insospettirsi. Forse che quei due gliela stiano facendo sotto il naso? No, è un pensiero assurdo. Dopo tutte le attenzioni che per anni ha dedicato a Ivano, dopo le decine di sms che gli invia ogni giorno, lui non può preferirle un’altra.
Sicuramente non Sarah, che ha sempre trattato come una sorella minore, spiegandole tutto su quello che vuol dire essere donna. No, non può pensare a un tradimento di queste proporzioni, sarebbe impossibile, impensabile. Ma alla fine, durante una serata al pub, la furia repressa di Sabrina si scatena in un terribile litigio con Sarah. Gli avventori si guardano a disagio, mentre continuano a lungo le urla e gli strepiti.
Il giorno successivo, 26 agosto 2010, Sarah Scazzi ha un appuntamento per andare al mare con Sabrina. Malgrado la scenata della sera precedente, la ragazzina prende il suo costume da bagno e, alle 14.30, esce di casa incamminandosi verso la villa dei Misseri. Pensa che, dopo i primi momenti di freddezza, tutto tornerà come prima. In fondo, lei non ha fatto niente di male. Ma sì, torneranno a essere le care amiche di sempre. La distanza tra le due case è di soli 500 metri, ma stavolta percorrerli sembra un’eternità.
A dare l’allarme è Sabrina. Sarah non è mai arrivata a casa sua ed è scomparsa, dice a zia Concetta. Da questo momento i media si impadroniscono della vita privata di questa ragazzina timida dal viso fotogenico, che frequentava il secondo anno dell’istituto alberghiero. I pomeriggi delle televisioni si trasformano in una diretta “non stop” da Avetrana, dove i giornalisti sembrano più numerosi dei cittadini, le telecamere più delle auto. Forse mai, prima d’ora, c’era stato un interesse così divorante per un fatto di cronaca.
Sabrina si trova subito a proprio agio negli studi televisivi, dove racconta che probabilmente la sua amica è scappata senza dire niente a nessuno sperando di diventare famosa nel mondo dello spettacolo. Intanto a essere diventata famosa è lei, che nomina come suo portavoce ufficiale Ivano Russo, sperando forse che le sia grato per aver regalato un po’ di celebrità anche lui.
Ai giornalisti che l’avvicinano con telecamera al seguito per strapparle una dichiarazione qualsiasi, Sabrina, ormai abbastanza padrona del mezzo televisivo, chiede: «Tu quanto fai di share?». Si fa intervistare solo dai programmi più visti, ormai è davvero una specie di star. Anche la madre della ragazzina scomparsa, Concetta Serrano, ogni tanto viene invitata negli studi, ma la donna non possiede la vivacità della nipote, e viene tenuta un po’ in disparte mentre ripete che Sarah è stata sicuramente rapita. Altro che fuga.
Le indagini sembrano girare a vuoto fino al 29 settembre, quando in un campo viene ritrovato il cellulare bruciacchiato di Sarah Scazzi. A scoprirlo è lo zio, Michele Misseri. Questo dettaglio risulta sospetto: fra tante persone impegnate da più di un mese in ricerche infruttuose, doveva essere proprio lui a trovarlo!
L’uomo, che fino a quel momento non era mai stato sospettato, viene posto al centro dell’attenzione dagli investigatori. Finché, il 6 ottobre, viene prelevato per essere interrogato a fondo. Il pubblico ministero, usando abilmente la psicologia, gli dice che bisogna dare una sepoltura cristiana a quella povera figliola.
A questo punto Michele crolla, racconta che Sarah era venuta a trovarlo nel garage annesso alla villa. Lui era irritato perché non riusciva a riparare il motore del suo trattore. Per questo, fuori di sé, quando l’aveva vista, aveva strangolato la ragazza con una grossa corda. Poi aveva portato di nascosto il cadavere in un pozzo abbandonato. Prima di calarlo giù, avrebbe abusato di quel corpo senza vita.
Ormai è notte, quando gli investigatori si fanno accompagnare da Misseri nel vecchio pozzo. Per tirare fuori quello che resta di Sarah Scazzi ci vogliono delle ore. Intorno arriva metà paese, compresa Sabrina, che si fa avanti tra le telecamere mentre i giornalisti cercano di strapparle l’ennesima dichiarazione. Stavolta su suo padre.
Il 15 ottobe, parlando in carcere con il suo avvocato Daniele Galoppa (uno dei tanti che cambierà nel corso del tempo) e Roberta Bruzzone, una giovane criminologa nota per la sua frequente partecipazione ai dibattiti televisivi, Michele Misseri cambia idea. Non ci sta più a pagare per tutti, ammette di avere solo nascosto il cadavere, e senza stuprarlo.
Ad avere ucciso Sarah Scazzi, in realtà, sarebbe stata sua figlia Sabrina. Gli inquirenti non aspettano altro, dato che la sospettano sin dal primo giorno. Da quando Mariangela Spagnoletti aveva dichiarato che la sua amica Sabrina, solo mezz’ora dopo l’appuntamento con Sarah, era sconvolta e continuava a ripetere «l’hanno presa! l’hanno presa!» (l’hanno rapita), insistendo che occorreva chiamare subito i carabinieri. Gli psicologi che la esaminano considerano Sabrina una bugiarda compulsiva con il bisogno patologico di stare al centro dell’attenzione.
Invece Michele Misseri si era già involontariamente scagionato da solo durante la sua prima confessione, dichiarando di aver ucciso la ragazza con una corda, mentre sulla gola del cadavere, pur dopo tanto tempo, era ancora ben impressa la nitida impronta della fibbia di una cintura femminile.
Zio Michele, come ormai lo chiamano tutti gli italiani, viene scarcerato perché non ritenuto coinvolto dell’omicidio, anche se lui in un secondo tempo tornerà ad attribuirselo per tentare di scagionare la figlia. Ma ormai l’uomo non è più credibile, gli investigatori seguono la loro pista senza tenere conto delle sue contradditorie dichiarazioni.
Il 26 maggio viene arrestata anche Cosima Serrano, dato che aveva mentito riguardo ai suoi spostamenti: i tabulati telefonici indicano che si trovava insieme alla figlia nelle fasi del delitto e poco dopo (la villa si trova tra due centraline, e questo permette di individuare gli spostamenti fatti dalle persone dalla casa al garage).
Secondo l’accusa, quel giorno Sabrina era fuori di sé dopo la litigata al pub, ormai riteneva che Sarah fosse inaffidabile. Che l’avrebbe presa in giro rivelando a tutto il paese di essere stata rifiutata da Ivano. Un movente un po’ debole in una grande città del Nord, ma plausibile in un paesino del Sud. Lei l’aveva strangolata, mentre la madre la teneva ferma.
Poco prima un fioraio, Giovanni Buccolieri, aveva visto Sarah Scazzi uscire di corsa e in lacrime da villa Misseri, subito inseguita e agguantata da Cosima e Sabrina, che l’avevano trascinata di nuovo dentro. A un certo punto il fioraio ritratta la testimonianza, sostenendo di essersi sognato tutto e per questo viene denunciato per false dichiarazioni dai magistrati, che credono alla sua prima versione.
Intanto Ivano sembra abbandonare Sabrina, dicendo che dopo la scomparsa di Sarah lei lo chiamava con il cellulare della madre perché, gli aveva detto, temeva di essere intercettata.
Il 20 aprile 2013, il tribunale di Taranto condanna all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi. Il pubblico esplode in un applauso, «dovrebbero essere gettate nel pozzo anche loro!» dice qualcuno, ma il giudice ordina subito il silenzio. Michele Misseri viene condannato a 8 anni per aver nascosto il cadavere.
Sabrina singhiozza tra le lacrime: «Ora saranno tutti contenti». «Perché piangi, figlia?», le dice Cosima mentre insieme alla figlia viene riportata nel carcere di via Magli, «lo sapevamo che finiva così».
«Chi uccide merita questo», commenta secca Concetta, la mamma di Sarah.
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