PUPETTA MARESCA, LA BOSS DELLA CAMORRA

Pupetta Maresca a vent’anni è già vedova. Prima di esalare l’ultimo respiro, suo marito le ha fatto il nome di chi ha ordinato la sua morte. È incinta al sesto mese, ma questo non rappresenta un problema per una donna in cerca di vendetta.
Accompagnata dal fratello Ciro, il 16 agosto 1955 la giovane entra nel bar Grandone di Napoli, dove è sicura di trovare la persona che cerca.
Senza battere ciglio, la vedova gli scarica addosso il caricatore della pistola.
Non soddisfatta di averlo amazzato, prende l’arma del fratello e gli spara anche con quella, Una vendetta passionale nella migliore tradizione della sceneggiata napoletana.
Assunta Maresca nasce a Castellamare di Stabia (Napoli), il 19 gennaio 1935. In casa la chiamano Pupetta, “bambolina”, perché è una bimba molto graziosa e più cresce, più diventa bella. Purtroppo non ha buoni esempi intorno a sé: nella famiglia Maresca l’illegalità è la norma.
Papà Alberto è un contrabbandiere, mentre zio Vincenzo finisce in prigione per avere ucciso il fratello. Lo stesso fratello di Pupetta, Ciro, diventa camorrista con il soprannome di Lampatiello.
Da parte sua, la piccola Pupetta aggredisce una compagna di scuola ferendola gravemente. La vittima viene indotta a ritirare la denuncia, e così Pupetta evita il riformatorio.
Ormai la sua bellezza prorompente le conferisce un aspetto quasi selvaggio, dominato dal nero dei capelli e dalla carnagione scura. A 16 anni vince un concorso di bellezza.
Tutti la vogliono, ma lei si concede solo all’uomo più in vista della camorra. Il 27 aprile 1955 sposa il boss Pasquale Simonetti, detto Pascalone per la sua imponenza fisica. Matrimonio “dovuto” alle circostanze, perché il camorrista l’ha messa incinta.
Pascalone è un tipo che non scherza, ne sa qualcosa il famoso mafioso italoamericano Lucky Luciano, che durante un diverbio all’ippodromo di Agnano viene preso a schiaffoni da lui. Il rispetto nei suoi confronti è tale che chiunque si ritenga vittima di un’ingiustizia chiede il suo aiuto per ottenere soddisfazione.
Il matrimonio dura poco, perché quattro mesi dopo le nozze un sicario spara al marito.
Mentre è all’ospedale sotto i ferri, la polizia gli chiede chi sia il colpevole. Pascalone, pur rendendosi conto di avere poche ore di vita, preferisce tenere la bocca chiusa. Quel nome lo fa, un’ora prima di morire, all’orecchio della moglie.
La donna, pur essendo in avanzato stato di gravidanza, uccide con le proprie mani quello che suo marito riteneva il mandante dell’omicidio. Si tratta di Antonio Esposito, amico di famiglia e loro testimone di nozze. Però sembra che, in realtà, lui non c’entri niente.
Secondo la polizia i mandanti veri, che comunque rimarranno sconosciuti, sono alcuni boss che contendevano a Pascalone il “pizzo” sul mercato della frutta e verdura.
Infatti Pascalone controllava l’intero ciclo produttivo del mercato ortofrutticolo di Napoli, dalla raccolta nei campi fino alla vendita al minuto. Un affare troppo grosso per essere lasciato a un uomo solo.
Forse è la prima volta che una donna si comporta come un uomo, partecipando personalmente a una faida di famiglia: per questo il fatto di cronaca nera ha un’eco clamorosa e Francesco Rosi girerà il film La sfida (1958), con una giovane Rosanna Schiaffino nel ruolo di Pupetta.
Dopo il delitto, la vedova viene incarcerata a Poggioreale, dove nasce suo figlio Pasqualino. Nel 1959 è condannata a 18 anni di reclusione, ma viene graziata dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nel 1965.
Due anni dopo, siccome è bella e grintosa, Pupetta Maresca tenta la carriera cinematografica. Gira solo un filmetto, Delitto a Posillipo, vagamente ispirato alla sua vita burrascosa.
Nel 1970 si lega a Umberto Ammaturo, anche lui camorrista. Quando lo aveva incontrato, cinque anni prima, era solo un contrabbandiere di sigarette somigliante a Jean-Paul Belmondo, l’attore del momento. Lei saprà trasformare il suo secondo grande amore in un boss rispettato da tutti.
Però il giovane Pasqualino non approva la loro relazione e più volte minaccia direttamente l’uomo, “ordinandogli” di lasciare la madre.
Finché, nel 1974, il figlio di Pupetta viene legato a una grossa pietra e gettato in mare. Almeno questa è l’ipotesi ritenuta più probabile, dato che il suo corpo non verrà mai trovato. La magistratura sospetta sia stato Ammaturo a farlo fuori, ma la madre si rifiuta di crederlo.
Intanto dal boss ha due gemelli, Roberto e Antonella, una bambina delicata e sofferente di cuore.
Pupetta Maresca non si limita a fare la mamma, partecipa agli affari criminosi del compagno. Per questo viene accusata di essere la mandante dell’omicidio di Ciro Galli, un impiegato dei cantieri navali ucciso nel 1981 per una “vendetta trasversale” tra cosche.
Vengono anche arrestati tre “guappi”, con l’accusa di essere stati gli esecutori materiali (uno dei quali, Antonio Vangone, viene poi ucciso nell’infermeria di Poggioreale). Quattro anni dopo, la “vedova della malavita napoletana” verrà assolta per insufficienza di prove insieme ai due presunti killer rimasti in vita.
Sono gli anni in cui il boss Raffaele Cutulo, della Nuova camorra organizzata, si sta imponendo in tutta Napoli.
Una situazione inedita per la camorra, che a differenza della mafia siciliana non ha mai avuto un capo unico. Pupetta Maresca non ci sta e con il compagno si allea all’organizzazione rivale, la Nuova famiglia, nata con il solo scopo di fermare Cutolo.
La guerra tra i due gruppi è senza esclusione di colpi. Stavolta non è in gioco il mercato ortofrutticolo napoletano, ma il traffico internazionale di droga, e quasi ogni giorno le strade si riempiono di morti. Altro che la vecchia Chicago di Al Capone!
La benzina, cioè i soldi da investire nei traffici illegali, viene fornita dai generosi fondi pubblici stanziati per la ricostruzione dell’Irpinia dopo il devastante terremoto del 1980. Fiumi di denaro che, in un modo o nell’altro, finiscono nelle tasche dei camorristi invece che in quelle dei terremotati.
Nel 1982, con un’iniziativa inedita, Pupetta indice una conferenza stampa nella quale minaccia apertamente Cutolo: “Deve lasciare in pace me e i miei. Sappia che, se non lo farà, sarò capace di sterminargli tutta la famiglia, compresi i bambini nella culla”.
Una dichiarazione pubblica che sconcerta la società civile.
La donna non dovrà temere la reazione del boss dei boss, perché poco dopo viene arrestata con l’accusa di aver organizzato, insieme al compagno Ammaturo, il brutale omicidio dello psicologo Aldo Semerari, un criminologo che veniva spesso consultato dai tribunali.
In seguito la Maresca e Ammaturo verranno assolti, sempre per insufficienza di prove.
Solo nel 2010, ormai diventato un ex boss “pentito”, Umberto Ammaturo ammetterà di aver decapitato personalmente Semerari: “Gli tagliai la testa perché lo pagavo bene per sostenere la Nuova famiglia, ma quando Cutolo ordinò l’uccisione di uno dei nostri in prigione, Semerari fece una perizia falsa per farlo assolvere”.
Pupetta passa un periodo nel carcere di massima sicurezza di Bellizzi Irpino, dove partecipa ai festini nei quali sono coinvolte una ventina di detenute. La direttrice della prigione verrà rimossa e processata per questo.
Nel 1986, riconosciuta ufficialmente camorrista dalla magistratura, Pupetta si vede sequestrare tutti i beni e il suo bell’appartamento diventa l’ufficio comunale dei servizi sociali.
Entra ed esce dal carcere con l’accusa di gravi delitti, venendo però assolta il più delle volte per la difficoltà di trovare prove concrete nei confronti dei capi delle organizzazioni crriminali, che non agiscono quasi mai di persona.
Quanto a Ammaturo, nel 1987 evade dal carcere e fugge in Perù, dove dimentica presto Pupetta e diventa uno dei re della coca, il numero uno dei trafficanti italiani. La pacchia per lui finisce cinque anni dopo, quando viene arrestato ed estradato. A Lima lascia Mercedes, la sua giovane amante, e i due figli avuti da lei.
Nel frattempo, la vita della sua compagna ha ispirato un altro film, stavolta pensato per la televisione, Il caso Pupetta Maresca, del 1982 (ma la Rai lo trasmetterà solo nel 1994, quando il tribunale avrà stabilito che non è lesivo della reputazione della protagonista).
Inoltre, nel corso del 2012, Canale 5 ha trasmesso cinque puntate di Pupetta, la ragazza con la pistola, con Manuela Arcuri nei panni della malvivente napoletana.
Nell’estate del 2011, a 76 anni, Pupetta ha voluto visitare il set a Cinecittà. “Mi hanno fatto leggere la storia e ho chiesto di modificarla in alcuni punti, che mi sembravano troppo romanzati”, ha detto ai giornalisti venuti a intervistarla.
Scontate da tempo le pene per i delitti in cui i magistrati sono riusci a incastrarla, Pupetta Maresca muore nella sua Castellammare il 29 dicembre 2021 a 86 anni.
(Immagine in apertura dell’articolo tratta dal film “La sfida” di Francesco Rosi, con Rosanna Schiaffino).
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