PROMETHEUS & PANDORA: T.T. D’ARBY ORA SI CHIAMA SANANDA
Prometheus & Pandora: secondo la mitologia greca, Prometeo rubò il fuoco agli dei e la pagò cara. La bellissima Pandora, moglie del fratello, aprì il famigerato vaso che disperse i mali nel mondo, sul fondo del quale restò solo la Speranza. Sono passati trenta anni dal miticoIntroducing the Hardline According to Terence Trent D’Arby, uscito nel luglio del 1987, e se vi chiedete che fine abbia fatto quell’androgino nero con le treccine e la voce soffiata, che per qualche tempo oscurò persinoMichael JacksonePrince, si potrebbe dire, con un’immagine altrettanto mitologica, che è morto e risorto. Anche lui ha rubato il fuoco agli dei (del pop?) e ha pagato quel grande successo con un esaurimento nervoso e l’oblio, ma ha anche incontrato la dolce Pandora (la musica) che lo ha travolto lasciandogli la speranza. Dopo una crisi artistica ed esistenziale durata anni, D’Arby, il quale ha sposato un’italiana e vive a Milano, è risorto assumendo il nome diSananda Maitreya. Ha ripreso a fare musica rimanendo fuori dallo show business che in un certo senso ha ammazzato Terence. Dell’ottima musica, anche se stavolta poco “commerciale”. Il nuovo lavoro diSananda Maitreya(l’ottavo da quando non si fa più chiamare Terence Trent D’Arby),Prometheus & Pandora, in uscita il 13 ottobre, promette di mantenere gli usuali livelli di accuratezza e raffinatezza che hanno contraddistinto le uscite dell’autore sin dagli esordi.Una musica indifferente alle mode, legata agli anni ottanta e novanta con un Dna di soul e rhythm & blues, contaminato dall’appassionato amore per gli anni sessanta e iBeatles, che Sananda definisce il suo “Post Millennium rock”. Nato come seguito della trilogia, che ha avuto come primi episodiThe sphinxe poiReturn to Zooathalon, questo triplo Cd prosegue il racconto fantasioso intrapreso che si muoveva attorno alle entità Ztl (Zugebrian), inventate (e forse “avvertite”?) dall’autore approdando alla mitologia greca per rievocare, forse, vicende personali. La saga racconta di un mondo simbolico come loZodiaco, invaso da entità soprannaturali arrivate dallo spazio che possono controllare il tempo e il suo corso minacciando la vita nella sua essenza, perché senza passato non c’è futuro. La musica diventa così la via per liberarsi dal giogo dei dominatori, rappresenta il ricordo, la storia che si è vissuta e a cui si è contribuito… Questo nuovo lavoro, che vede la partecipazione diLuisa Corna, parla della dualità dei personaggi mitologiciPrometeo e Pandora, delle loro avventure e del loro amore profondo, stimolante e irresistibile. Nei precedenti album erano evidenti una composizione e un’atmosfera che richiamavano la tecno con venature psichedeliche. Messaggi oscuri ed esoterici che hanno caratterizzato molta musica degli anni sessanta (non per nulla il Nostro adoraLucy in the sky with diamonds, canzone foriera del genere). Nonostante ciò, sin dal primo ascolto la roca voce caratteristica e sempre bellissima diSanandaci portava in un viaggio sensoriale che vale la pena di percorrere completamente, a prescindere dalla condivisione o meno delle sue visioni. Adesso ci aspettiamo ancora tanta bella musica più o meno orecchiabile, impreziosita da alcune chicche comeLe capre della SardegnaeHorses for Corsica, che scorgiamo nella lunghissima track list. Stanno lì forse a testimonianza della nuova vita “italiana” e di una nuova storia.Un album che immaginiamo ben suonato da parte del poliedrico artista (tutti gli strumenti sono sempre suonati da lui) e altrettanto ben registrato, come i precedenti, a testimoniare l’accuratezza anche tecnica/tecnologica che accompagna da sempre l’arte diSananda. La storia diT.T.D’A./ Sanandaci sembra uno stimolo per pensare al senso del tempo, in un mondo dove dominano la fretta e la superficialità. Il suo lavoro, una alternativa alle presenze per noi estranee ed estranianti che pullulano nella musica commerciale, è un invito a spendere bene il nostro tempo (e a usare bene le nostre orecchie). Ma anche, perché no, la rivalsa di unPrometeodegli anni ottanta che sostiene le proprie imprese artistiche grazie anche a un ego immenso.