PREHISTORIC PLANET VISTO DA UN PALEONTOLOGO

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Nessuno della mia generazione ignora l’enorme valore della produzione documentaristica diSir David Attenborough, voce narrante della serie in cinque puntate diPrehistoric Planet.Uno dei primissimi documentari che ricordo, risalente alla mia infanzia, a metà degli anni ottanta, è proprio uno degli episodi deIl Pianeta Viventedi Attenborough, trasmessi all’interno del programmaIl Mondo di Quarkdi Piero Angela. Alcuni anni fa, durante la preparazione di un travagliato manoscritto che spero veda la luce nei prossimi mesi, il paleozoologoDarren Naish, coautore con me in quello studio, mi accennò che aveva appena iniziato una tanto impegnativa quanto eccitante collaborazione con la Bbc e che coinvolgeva proprio Attenborough:Prehistoric Planet. Prehistoric Planetrientra nel filone della “paleo-docufiction digitale”, inaugurata un ventennio fa daWalking with Dinosaurs: si tratta di fiction con filmati in ambienti naturali più o meno editati in digitale, in cui sono inclusi “personaggi animali” ricostruiti in digitale, in questo caso, animali estinti. Il tutto per dare una “parvenza” di realismo documentaristico a quella che, comunque, resta sempre una sceneggiatura animata. Questo filone ha prodotto risultati dignitosi, come il primoWalking with Dinosaurs, ma anche le inevitabili degenerazioni, come l’imbarazzanteJurassic Fight Club. La presenza di David Attenborough, come voce narrante, esplicita le intenzioni della produzione di essere il nobile prosecutore delle istanze del primoWalking with Dinosaurs. Intenzioni che sono concretizzate dal notevole gruppo di consulenti paleontologici coinvolti nella produzione. Darren Naish stesso è il pilastro principale di questa fondazione scientifica, che ha coinvolto per consulenze particolari autori come Brusatte, Hutchinson, Habib, Witton, Hartman e altri. Tutti autori attualmente attivi in vari rami della paleontologia dei rettili mesozoici. Per correttezza verso il lettore, chiarisco subito che io non sono un fan particolarmente appassionato delle “paleo-docufiction digitali”, nel senso che credo sia un filone ormai abbastanza canonico e ripetitivo, per quanto spinto al massimo in termini di accuratezza scientifica ed esecuzione visiva. Questo mi rende un osservatore abbastanza distaccato e non partigiano: conosco alcuni dei protagonisti del progetto, ne apprezzo molto il lavoro e l’impegno profuso, ma non nutro alcun attaccamento emotivo o feticcio verso questo tipo di produzioni. L’unico momento emozionante per me è stato l’introduzione. Vedere la persona di David Attenborough, ormai ultranovantenne, che a fianco di uno scheletro di dinosauro parla allo spettatore, allo stesso modo con cui egli stesso, oltre trenta anni prima, ci aveva parlato di fianco ad altri scheletri di dinosauro nella mitica serieVanished Lives(serie che considero la migliore trasmissione divulgativa di paleontologia mai realizzata), mi ha veramente emozionato.Egli è un grande venerabile a cui vanno tutta la nostra devozione e affetto, nel senso più sincero del termine. La serie si articola in episodi tematici, legati a particolari contesti ambientali. Il primo episodio si concentra sugli ambienti marini. Dalla prima scena intuiamo che l’età rappresentata è l’ultimissima parte del Cretacico, dato che il protagonista, sebbene in un contesto marino inusuale per lui, è il più classico dei personaggi delle “paleo-docufiction digitali”, ilTyrannosaurus(ovviamente,rex). Per quanto inusuale nelle rappresentazioni, l’idea di un grande theropode capace di nuotare e di raggiungere isole prossime al continente non è per niente eterodossa. Nulla, nella anatomia di questo animale, contraddice una tale capacità. Il video mostra un maschio adulto con la sua nidiata di ormai solo cinque figli sopravvissuti al primo anno di vita. Come ho ripetuto innumerevoli volte sia sulblogsia nei miei libri, tutto ciò che abbiamo scoperto finora sui dinosauri mesozoici suggerisce una blanda forma di cure parentali, e una elevata mortalità infantile: la scena vista inPrehistoric Planetsegue proprio questo filone di interpretazioni. Da commentare è invece la scelta di mostrare una cura parentale di tipo paternale (ovvero, il maschio, e non la femmina, che si fa carico di proteggere la prole per un tempo più o meno lungo). L’ipotesi segue alcuni studi sulle covate dei maniraptori il cui rapporto tra numero di uovavsmassa adulta collima con quello degli uccelli con cure paternali senza coinvolgimento della femmina. Tuttavia, tale ipotesi è stata formulata sulla base delle covate di maniraptori, ma nulla è noto in merito alle covate diTyrannosaurus, e quindi non è automatico concludere che anche nei tyrannosauroidi ci fosse quel tipo di relazione sociale. In attesa di avere dati diretti da covate tyrannosauridi, quindi, questo dettaglio è, per quanto accattivante, del tutto speculativo perT. rex[speculazione personale: vista la enorme massa adulta diTyrannosaurus, il mio sospetto è che il modello paternale maniraptoriano non si possa applicare a questo dinosauro]. Tyrannosaurusfunge da inevitabile apripista dinosauriano per un episodio che poi si concentra su altri gruppi zoologici: pterosauri, mosasauri, plesiosauri, ammoniti, disseminati su vari continenti (per fortuna, non è tutto e solo “Laramidia Land of the Rex” come spesso accade in questi prodotti). L’elemento legante i vari sotto-episodi interni alla prima puntata è probabilmente la riproduzione e le strategie riproduttive. Abbiamo le cure paternali diTyrannosaurus, ma anche le differenze di strategia (e di livello di cure parentali) tra differenti specie di pterosauri contemporanei (con alcune specie che manifestano cure più intense verso la prole confrontate con altre specie invece prive di cure parentali e con i piccoli autonomi e iper-precoci nella capacità di volo). Poi le cure parentali spinte al massimo nei plesiosauri (che sappiamo produrre un numero molto piccolo di prole alla volta, e quindi presumibilmente caratterizzati da cure parentali lunghe e intense), alle competizione tra mosasauri maschi per il territorio, allo spettacolare rituale di corteggiamento delle ammoniti. Bisogna rimarcare che i dettagli fini di questi scenari, pur fondati su evidenze paleontologiche, restano analogie tratte dal mondo vivente ma non sono necessariamente corrette se applicate ai casi mostrati. Ad esempio, occorre sottolineare che la presenza di indicatori di cure parentali molto forti non implica necessariamente la presenza di comportamenti sociali complessi. Le api e le formiche manifestano cure parentali e difesa della prole estreme, pur non manifestando particolari complessità neuronali. Pertanto, non è così automatico come può apparire nel video che le relazioni tra una madre plesiosauro ed il suo piccolo fossero analoghe a quanto osserviamo nei cetacei di oggi. Il documentario si chiude con Attenborough che ci invita a visitare la pagina diPrehistoric Planetper visionare i video didattici in cui è spiegata la scienza “dietro” la fiction. Nel complesso, il prodotto è superbo, anche per un osservatore abbastanza esigente ed emotivamente arrugginito quale sono io. La cura per il dettaglio anatomico è notevole, anche se non assoluta. I giovaniTyrannosaurusmi sono sembrati un poco artificiosi nelle posture degli arti, così come resto ancora dubbioso sulla presenza di strutture labiali inTyrannosaurusadulto vista la texture della regione subcutanea delle sue ossa facciali. Ma sono annotazioni minori per un prodotto comunque molto piacevole da seguire. Ripeto, la mia critica di base non è a questo prodotto o alla sua realizzazione, ma alla intera filosofia della “paleo-docufiction digitale”. Pur ammirando l’Attenborough del 2022 che commenta un filmato virtuale, resto ancora dell’idea che l’Attenborough del 1989 che si introduce di persona nella vera miniera di ambra dominicana mentre viene estratta l’ambra sia ancora insuperato e insuperabile. Nel secondo episodio diPrehistoric Planetsiamo condotti in contesti desertici.L’episodio di apre con la spettacolare scena di combattimento tra due maschi di titanosauro all’interno dell’harem di femmine di uno dei due contendenti. Il genere è menzionato essereDreadnoughtus. Alcuni commentatori online hanno lamentato la presenza del pollice con ungueale nella ricostruzione di questo titanosauro, rimarcando che questo dito scompare nei titanosauri più derivati. Tuttavia, la formula falangeale della mano diDreadnoughtusnon è nota, e generi relativamente prossimi come posizione filetica (comeDiamantinasaurus) conservano questo dito. Pertanto, la questione se la mano di questo sauropode avesse ancora un pollice funzionale è ancora aperta. La ricostruzione propone che i maschi di questo dinosauro avessero un sistema di sacchi gonfiabili lungo il collo, connessi al sistema dei sacchi aerei. Ovviamente, non abbiamo prove dirette di questo attributo, che è vagamente ispirato a certi uccelli e anfibi odierni. La questione è se i sacchi aerei cervicali dei sauropodi permettano un simile apparato di sacchi dilatabili a ripetizione. Ho apprezzato moltissimo la dinamica “al rallentatore” di questi animali. A differenza dei mostri cinematografici, difatti, gli animali reali sono vincolati alle leggi della fisica, per le quali l’agilità si perde inevitabilmente all’aumento della massa corporea. La vita di un titanosauro gigante è quindi improntata sulla solennità e non sulla frenesia. A un certo punto si intravedono degli enantiorniti svolazzare intorno ai sauropodi, e io ho esultato. La seconda scena è ambientata in Asia Centrale. Abbiamo un gruppo diTarbosaurusche sonnecchia intorno alla carcassa di un sauropode, in un contesto ambientale arido e roccioso. Nella scena entra anche una coppia di dromaeosauridi (specificatamente, come ovvio, deiVelociraptor). Anatomicamente, i dettagli di tutti i theropodi mostrati sono molto buoni. La narrazione (sempre di Attenborough) dichiara cheVelociraptorspesso caccia in gruppo, ipotesi abusatissima e probabilmente errata, frutto di una serie di miti ed errate interpretazioni dei contesti tafonomici. Semmai, sarebbe stato innovativo mostrare i dueVelociraptornon come una coppia associata bensì come animali opportunisti che convergono sulla carcassa del sauropode per banchettare non appena iTarbosaurussi sono allontanati: al loro posto, il ruolo di spazzini viene dato agli pterosauri azhdarchidi (anche questa, una scelta molto convenzionale e stereotipata). A questo punto, l’appassionato di dinosauri commenterà cheVelociraptoreTarbosaurusnon sono vissuti nello stesso momento, dato che il primo si ritrova nella Formazione Djadochta mentre il secondo è nella Formazione Nemegt. La medesima obiezione potrebbe nascere alla vista della scena successiva, molto spettacolare e vagamente analoga a quella del film DisneyDinosauri(del 2000), in cui orde di dinosauri di varie genie si abbeverano a una pozza temporanea nel mezzo del deserto. Gli animali mostrati sono titanosauri, adrosauridi, therizinosauridi, ankylosauridi eTarbosaurus, tutti tipicamente nemegtiani, mentre non appaiono protoceratopsi, tipicamente associati agli ambienti aridi djadochtiani. La faccenda è più elaborata dalla sola discussione sulla contemporaneità delle specie. Studi recenti propongono che i sedimenti nemegtiani e quelli djadocthiani non siano diacroni (= di età diverse) bensì sfumino lateralmente uno nell’altro (con una terza Formazione, la Barun Goyot, che funge da transizione tra le due), e che pertanto le faune nemegtiane e djadochtiane siano state (più o meno) contemporanee, solo separate geograficamente e climaticamente. Inoltre, studi tafonomici suggeriscono che la diversa composizione faunistica che osserviamo tra i due tipi litologici sia un filtro prodotto dai diversi processi di fossilizzazione nei due differenti contesti ambientali (più umido nella Nemegt e più arido nella Djadochta). Pertanto, è possibile che gli animali tipicamente nemegtiani possano essere vissuti (forse con differenti abbondanze relative) anche in contesti djadochtiani e viceversa, ma che i differenti ambienti deposizionali abbiano poi prodotto la diversità faunistica che appare a livello paleontologico. Piccolo rammarico: peccato non aver introdotto nella scenaHalszkaraptor, visto il mix di aridità diadochtiana e pozze d’acqua… L’episodio si concentra invece sulle vicissitudini di un parvicursorino (Mononykus), mostrato come un insettivoro specializzato. Studi recentissimi mostrano una spiccata specializzazione notturna per gli alvarezsauridi, mentre nel filmato l’animale è mostrato sempre in pieno giorno. [Edit: un lettore della pagina Facebook mi fa notare che la maschera facciale con cui hanno ricostruitoMononykusricorda gli animali notturni, quindi deduco che gli autori fossero a conoscenza dello studio che ho menzionato e lo abbiano seguito e considerato].Peccato che nella scena non si veda nessuno dei tanti mammiferi tipici dei contesti djadochtiani.