NIRVANA, IL CYBERPUNK DI SALVATORES VISTO OGGI

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Nirvanaè innanzitutto un film diGabrieleSalvatores. Sì, lo stesso diMarrakech Express, diPuerto Escondido. Quello che nel 1991 vinse l’Oscar conMediterraneo. La sola idea che uno come lui, un regista “impegnato”, se ne possa uscire con un film di fantascienza vera e propria è… insomma.In qualunque modo la si voglia mettere, qui da noi lascience fictionè considerata da sempre un genere di poca importanza. Uno dei miei romanzi preferiti èIl nome della rosadi Umberto Eco. Ambientato agli inizi del Trecento, è la storia di Guglielmo da Baskerville e il suo allievo, il novizio Adso, impegnati nel tentativo di far luce su una serie di omicidi avvenuti in un monastero benedettino sperso tra i monti. Una delle particolarità che rendono grandeIl nome della rosaè il fatto che i protagonisti si muovono in un contesto storico estremamente dettagliato. Per esempio, è molto chiara laforbice socialedell’epoca. Da un lato c’è il clero. Letterati istruiti, studiosi e pensatori.Dall’altro, ilmobile vulgus. La plebaglia, praticamente. Rozzi analfabeti definitii semplici.In poche parole è così che vedo il panorama cinematografico italiano. C’è il cinema d’autore appannaggio della classeistruitaeimpegnata. E poi c’è la gioia del popolo.Ilpanem et circensesche fa felici le masse di semplici: le commediescrause. Molte delle quali sono divertenti quanto una carriera da indossatore di malattie veneree. Nel mezzo c’è tutto il resto, a cui si dà poca o nessuna importanza. E qui il crucialebusillis: come considerare Nirvana, un film di fantascienza, genere di cui frega meno di zero qui, ma girato da un autore come Gabriele Salvatores? Chiuso nella sua stanza d’albergo del Chelsea Hotel a Bombay City,Jimi Dini(Christopher Lambert), ascoltando per l’ennesima volta il messaggio diLisa(Emmanuelle Seigner) in cui cerca di spiegare perché vuole lasciarlo, inizia a raccontare perché si trova lì. Subito dopo, in una specie di deposito,Solo(Diego Abatantuono) trova il numero di telefono di una certaMaria(Amanda Sandrelli).Nel contattare la donna, Solo ha una strana impressione. Come in un déjà vu, ha la forte impressione che questa cosa sia già successa. Lui che si trova nel magazzino, prende il numero e chiama la donna. Che gli sembra di averla già vista e di averle già parlato. Neanche il tempo di prendere appuntamento con la tizia, o capire cosa stia succedendo, che Solo viene raggiunto da un tipo che senza tanti complimenti l’accoppa. Agglomerato urbano del nord, tre giorni prima di Natale. Il flashback continua con Jimi ancora impallato a pensare a Lisa. Si dà una svegliata quando un promo audio gli ricorda che deve spicciarsi.Jimi è un programmatore che sta lavorando al suo ultimovideogamechiamato (da qui il titolo del film)Nirvana. L’uscita di Nirvana è prevista per Natale e Jimi è impegnato a portare gli ultimi ritocchi al gioco prima della consegna.Tuttavia, sembra che Jimi soffra di un particolare disturbo: la sindrome deLo faccio dopo. Abbastanza comune a dir il vero, ma tant’è.Ed ecco che si presentaCorvo Rosso(Claudio Bisio), un tassista che porta a Jimi la sua ordinazione di marijuana liquida. Sparacchiatasi la dose dritta nella narice, Jimi si rimette al lavoro. Di nuovo appare Solo. Lo stesso magazzino, lo stesso numero, la stessa Maria.L’unica differenza è che stavolta Solo uccide il pittoresco tipo dai capelli viola di prima. E qui parte l’inghippo: Solo, è il protagonista di Nirvana, il videogioco a cui Jimi sta lavorando. Non si sa come, un virus ha infettato il codice e ora Solo è cosciente di sé, di quello che gli accade e della ripetitività incessante del mondo in cui si trova. Un incubo, praticamente.Trovatosi in contatto col suocreatore, Solo gli chiede di cancellarlo per sempre. Resosi conto della situazione, Jimi accetta. Il problema sta nel fatto che Nirvana è di proprietà dellaOkosama Starr, potentezaibatsuper cui Jimi lavora. L’unica possibilità che ha per superare le difese ed entrare nel sistema della Okosama per cancellare Nirvana prima del rilascio è quella di chiedere l’aiuto di un “angelo”. “Angelo” è il nome gergale con cui sono conosciuti gli hacker. Recatosi in una specie di suq, Jimi recluta uno degli angeli più famosi:Joystick(Sergio Rubini).Nel frattempo, nel mondo virtuale di Nirvana, Solo è arrivato al secondo livello e si trova a casa di Maria. Che cerca di farle capire che la loro vita non è reale. Nel tentativo di passare il livello, Solo viene ucciso per l’ennesima volta. Nellarealtà, invece, Jimi e Joystick si mettono alla ricerca diNaima(Stefania Rocca), un’esperta di hardware in grado di aiutarli a bucare le difese della Okosama. Una volta riunitasi la squadra, e varie vicende dopo, il flashback termina e la narrazione torna al tempo reale. La camera d’albergo in cui Jimi, insieme a Joystick e Naima, tenta di entrare nel sistema della zaibatsu. Non credo sia necessario andare oltre con la trama, no? Perciò, è il momento di passare a “La Domanda”:com’è Nirvana? La prima lampante impressione che si ha guardando Nirvana è che sia un film estremamente derivativo.Due sono le opere che hanno definito i canoni del genere:Blade RunnerdiRidley Scott, diventato per antonomasia il futuro distopico neo-noir, eNeuromante. Il romanzo diWilliam Gibson, a cui si deve la nascita del filone cyberpunk. Tra una cosa e l’altra queste due opere sono rispettivamente del 1982 e del 1984. Nei vent’anni e passa che li separa da Nirvana, sono uscite tante di quelle cose da annegarci. ComeFino alla fine del mondo,Freejack, oppureGhost in the Shell,Johnny MnemoniceStrange Days. Tutte cose, che in un modo o nell’altro, pagano pegno aBlade RunnereNeuromante. A sua volta, Nirvana accorpa in sé quasi trent’anni di topoi del genere. Oh, e ci sono tutti, eh. Non se ne perde per strada manco uno. Dalla variegata kermesse di umanità stipata in megalopoli distopiche, alle insegne al neon di ogni tipo, delle multinazionali che ormai regnano.Che te lo dico a fare, Giappone ovunque, guardie armate dappertutto pure… Non manca proprio niente, insomma. Tuttavia, com’è che si dice…in scena non ci vai, se la grana non ce l’hai, giusto?Su carta non ci sono limiti alla fantasia, naturalmente. In pratica è tutto un altro paio di maniche. Uno dei grandi problemi del genere fantascientifico è che se non hai il budget per mettere in pratica, creare tutto ciò che hai immaginato in modo convincente, il più delle volte il risultato è quello di far ridere i polli. Cosa che scrivevo nel pezzo sui 10 peggior film di fantascienza mai visti.Nel caso delNirvanale restrizioni economiche sono evidenti. Il grande Agglomerato del Nord altro non è che lo stabilimento abbandonato dell’Alfa Romeo di Portello a Milano. L’intera storia, il suo svolgimento, si dipana giusto in due stanzette usate come location. La maggior parte dei film di fantascienza che vediamo sono americani. Metti un po’ perché la stragrande maggioranza delle cose del cinema e della tv viene importata da lì, metti che gli yankee sono quelli che hanno i soldoni da spendere,et voilà!, centinaia di film pieni di Cgi, ritmi veloci e sequenze d’azione schizofreniche. Noi, in Italia, almeno fino a un paio di decenni fa, non abbiamo fatto altro che cercare la giustapposizione alle cose degli yankee. Tra un Lino Banfi che si lava con i sedani recitando occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, e un Alvaro Vitali che usciva dalla classe con il fischio o senza, lì, buttati in mezzo a questa paccottiglia per noi plebei c’era tutta una serie di persone che cercavano la loro America. Bruno Mattei,Sergio Martino,Antonio Margheriti… individui relegati a un genere ingiustamente considerato minore. E tutti cautelativamente firmatisi ogni volta sotto pseudonimi americaneggianti: Vincent Dawn, Martin Dolman, Ted Archer e cose così. Magari perché convinti così di avere una maggiore credibilità.