MORTAL KOMBAT 2021, QUALCOSA NON QUADRA

MORTAL KOMBAT 2021, QUALCOSA NON QUADRA

Metti che c’è voluto un quarto di secolo per vedere un nuovo film di Mortal Kombat. Da qui in poi Mortal Kombat 2021, giusto per distinguerlo dal Mortal Kombat del 1995, quello di Paul W. S. Anderson. Metti che, sì, ci sono voluti più di venticinque anni e sì, il risultato tutto sommato non è male.

Il problema è che Mortal Kombat 2021 non è male. Insomma… arrivato ai titoli di coda uno non può fare a meno di chiedersi una cosa. Anni e anni e anni ad aspettare e alla fine questo è il risultato?

 

Mortal Kombat 2021 – L’anno del contatto

MORTAL KOMBAT 2021, QUALCOSA NON QUADRA

Il fatto è che film come Mortal Kombat 2021 arrivano sempre con il proverbiale bastimento carico-carico di dubbi e incertezze. Sempre, o quasi, si rivelano delle incognite, tra l’altro pure abbastanza pericolose. Nella migliore delle ipotesi c’è sempre qualcosa che non va come dovrebbe.

Mortal Kombat 2021 ci prova. Parte in quarta, mettendocela tutta nel tentativo di essere il meglio possibile sia come film di Mortal Kombat nello specifico, sia come film tie-in tratto da un videogioco in generale. Risultato: scivolata fatale sulla linea di partenza.

Questo film segna il debutto di Simon McQuoid, al suo esordio come regista. Si vede l’impegno, la buona volontà che ha messo nel progetto. Sfortunatamente lisciando certe cose ha innescato tutta una serie di disastrosi eventi a catena, il cui risultato porta a un “non è male”.

Facciamo un passo indietro: inutile partire tipo da nacqui, crebbi e bla bla bla, risalendo al pleistocene. Mortal Kombat è in giro dal 1992, per non averne mai sentito parlare devi aver vissuto su un altro pianeta.

MORTAL KOMBAT 2021, QUALCOSA NON QUADRA

Giusto tre anni, e appena tre giochi dopo, nel 1995 il successo di Mortal Kombat fu tale da giustificare il tentativo di farci un film. Un film per lo più scadente, d’accordo. Mediocre e pure grossolano, sicuramente. Tutto questo è vero, però era comunque dignitoso.

Il film di Anderson era giusto l’ultimo sulla scia di “successoni incredibili” come Super Mario Bros., Double Dragon e Street Fighter. No, immagina solo per un attimo, a fronte di questi grandissimi risultati, la convinzione di chi stava lì a sganciare i dindini per fare un altro film basato su un videogioco.

Invece, nonostante tutto, il film di Mortal Kombat fu un successo. Meritato? A fronte di una serie incredibile di compromessi, fondamentalmente sì. Qual è il punto di tutta questa manfrina? Semplice: la vacca dev’essere munta. Fino alla morte e pure oltre, se necessario.

La cosa buffa è che Larry Kasanoff e quelli della New Line Cinema, forti del successo avuto con il film, appena due anni dopo se ne uscirono con un seguito: Mortal Kombat – Distruzione totale. Talmente brutto, ma talmente brutto, da farsi il giro e sembrare ancora più brutto.

MORTAL KOMBAT 2021, QUALCOSA NON QUADRA

Considerando le ovvie similitudini con il film di Street Fighter, la maggior parte di problemi e lamentale nascevano dal fatto che Street Fighter aveva troppi personaggi risultando così dispersivo. Mentre Mortal Kombat si affidava con troppa convenienza a una Cgi da varechina negli occhi.

Questi erano, prevalentemente, i punti di cui tutti si lamentavano. Fanno un seguito di Mortal Kombat e, giustamente, cosa fanno? Prendere il peggio di entrambi i film, naturalmente. Sbattendo dentro ancor più personaggi e un’effettistica ancor più primitiva, ai limiti del dilettantesco.

Siamo nel 1997 e Distruzione totale, distrugge totalmente, appunto, qualsiasi ipotesi di riportare Mortal Kombat al cinema. La vacca però era ancora lì con le mammelle stagliate all’orizzonte. L’idea di guadagnare attirando frotte di gente in sala era stata accantonata, ma non eliminata.

Figuriamoci poi se Warner, dopo aver sganciato una cinquantina di milioncini, ci rinunciava. Ecco, questo porta al secondo punto all’ordine del giorno: nei suoi quasi trent’anni di vita da questo franchise hanno tirato fuori l’impossibile. Film, telefilm, cortometraggi, serie animate, fumetti.

MORTAL KOMBAT 2021, QUALCOSA NON QUADRA

Poi giochi di carte, memorabilia e merchandising vario, eventuale e pure immaginabile. Però Midway Games, storica software house che, a parte Mortal Kombat, ha prodotto giochi come Rampage e CarnEvil, nel 2009 va in bancarotta ed è costretta a dichiarare fallimento.

Pochi mesi dopo, sempre nel 2009, Warner Bros. si compra in blocco baracca e burattini. Così, vengono fondati i NetherRealm Studios e, tra i giochi prodotti da Midway fino al 2006 e quelli di NetherRealm Studios dal 2011 a oggi, la serie arriva a contare una quindicina di capitoli.

Il punto è che Mortal Kombat, inteso come serie, come storia, con gli anni è andata a intricarsi sempre di più. Per estensione, questo significa un numero sempre maggiore di personaggi. Attualmente, il roster dovrebbe aggirarsi intorno al centinaio di personaggi, ok?

Diciamo che c’è stato di tempo per ragionarci su e cercare di capire quale fosse il modo giusto per tirare fuori un altro film, no? Quasi trent’anni dopo hai a disposizione uno spettro di possibilità abbastanza ampio con cui agire, giusto?

Proprio per questo, alla fine, Mortal Kombat 2021 è il corrispettivo di un film di Batman, ma senza Batman. Capiamoci: un annetto fa usciva Mortal Kombat Legends: Scorpion’s Revenge. Film d’animazione sorprendentemente buono con cui Warner cominciava a tastare il terreno.

Infatti, Mortal Kombat 2021 parte con un prologo ambientato nel Giappone del XVII° secolo. Prologo mutuato di peso da Scorpion’s Revenge, tra l’altro, in cui gli assassini del clan Lin Kuei, con un attacco a sorpresa, massacrano i rivali del clan Shirai Ryu.

Per vari motivi Bi-Han (Joe Taslim) il capo dei Lin Kuei, ce l’ha a morte con Hanzo Hasashi (Hiroyuki Sanada) capo degli Shirai Ryu. Hanzo, scoperto che gli hanno ammazzato pure moglie e figli, giustamente, fa una strage e poi si scontra con Bi-Han.

Sfortunatamente viene sconfitto e, sempre per vari motivi, la sua anima finisce all’inferno.
Metti a questo punto che Mortal Kombat 2021 pareva aver preso il binario giusto a seguire pedissequamente Scorpion’s Revenge. Peccato solo ci metta giusto dieci minuti per deragliare completamente.

Nell’esatto momento in cui termina il prologo, Mortal Kombat 2021 lascia la strada tracciata dal film d’animazione e tutto comincia a diventare meno affidabile di un cane in una salumeria. La storia si sposta nel presente e viene fuori un certo Cole Young (Lewis Tan).

Cole è un ex combattente professionista di Mma, nato con una voglia a forma di logo del franchise sul petto. Quindi è il “prescelto”. Non è tanto la predestinazione, per quanto brutta e stra-abusata, a dar fastidio.

Semmai il fatto che questa sia la prima tessera a cadere dando il via al domino. Cioè, da un franchise che ti mette a disposizione millemila personaggi, fra cui ben quattro e sottolineo quattro protagonisti storici tra cui scegliere, vai a fare il film e ti inventi un personaggio nuovo?

Nel tentativo di dare un background a tutti i personaggi che man mano vengono introdotti, Mortal Kombat 2021 va a schiantarsi contro lo stesso muro dove s’è sfasciato il film de I Cavalieri dello zodiaco – La leggenda del Grande Tempio.

Come Pegasus, Cole, almeno su carta, dovrebbe essere il protagonista. Tuttavia la fretta e la necessità di ficcare tutto, troppo e subito, porta Mortal Kombat 2021 a certi sbalzi di tono assurdi. Cole nel frattempo è protagonista, spalla comica, risolutore e problematica del gruppo.

La sua origin story va a sovrapporsi, uguale uguale, a quella di Liu Kang, il protagonista storico di Mortal Kombat. Cosa che porta a chiederti alla fine che bisogno c’era di questo: tanto, l’uno o l’altro sono la stessa cosa. A questo punto, concentrati su Liu Kang.

Invece no. E nel frattempo tutti gli altri, Kung Lao, Sonya, Jaxx e via dicendo, avanzano a slogan. Buttando frasi a casaccio, giusto perché sono esclamazioni famose nei videogame. L’unico, che almeno all’inizio, provano a sviluppare e viene fuori con uno straccio di carattere è Kano (Josh Lawson).

Poi, nel momento in cui i personaggi cominciano ad aumentare, le cose sfuggono di mano: Kano cambia carattere alla bisogna, a seconda del momento in cui Cole deve comportarsi in un certo modo. Fatto di per sé abbastanza straniante, che per di più va a riflettersi anche su altri aspetti.

Non è tanto il ritmo altalenante del film, che a un certo punto va direttamente a schiantarsi contro il classico momento “allenamento-trova-te-stesso” bloccandosi del tutto. Quanto proprio il tono di Mortal Kombat 2021 è incoerente. Sì, ci hanno messo il gore, la violenza, la brutalità, d’accordo.

Tutte cose che caratterizzano il franchise di Mortal Kombat, certo. Eppure, i combattimenti, che dovrebbero risaltare, sono strani. Perché sono puliti. Troppo puliti. Da scazzottata generica “Pg-13” di un qualsiasi Fast & Furious in onda su Italia 1 in prima serata.

Non si vede una goccia di sangue, né un livido. Roba che Iron Man, Capitan America e Soldato d’Inverno che si picchiano in Civil War pare di vedere Genocyber. Poi, all’improvviso, senza alcuna soluzione di continuità vedi gente fatta a pezzi e sangue come se buferasse. Così, de botto.

Ma questo è niente: togli ritmo e tono, che fanno su e giù che manco le montagne russe. Togli personaggi, per la maggiore inutili, carismatici quanto un sacco di patate. Togli tutto quanto, ok? Il vero, grande problema di Mortal Kombat 2021 è che se la piglia lasca.

Ogni cosa che vedi, che accade nel film, accade per “motivi”. Niente è definito, tutto è abbozzato, addirittura pure il torneo: fai un film su Mortal Kombat senza il Mortal Kombat? Cioè, il punto focale che dà persino il titolo al film, neanche lo mostrano, ne parlano soltanto. Perché?

Perché Mortal Kombat 2021 è un film piuttosto anonimo e che, in buona sostanza, alla fine non è male se preso per un tie-in senza pretese. Alla Warner se la sentivano talmente che ‘sto film, hanno pensato, dovrebbe essere solo il primo capitolo.

Primo capitolo di una trilogia. Cosa questa che, sul serio, dovrebbero dichiarare illegale.

 

Ebbene, detto questo anche stavolta credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

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