“MAURIZIO GUCCI LO VOGLIO MORTO”

Maurizio Gucci, un uomo ricchissimo di 47 anni, esce dal suo palazzo in corso Venezia a Milano nella soleggiata mattina del 27 marzo 1995. Dopo una breve camminata, in via Palestro raggiunge la sede della Vierse, una società che ha appena fondato. Appena mette piede sulla scalinata d’ingresso, gli si avvicina uno sconosciuto vestito in maniera elegante.
L’uomo estrae una pistola calibro 32 e, a bruciapelo, gli spara tre colpi alla testa. Poi l’assassino scorge Giuseppe Onorato, il custode cinquantaduenne dello stabile, che sta correndo verso di lui per bloccarlo. Il sicario gli spara due colpi, ferendolo a un avanbraccio e alla spalla. Poi il killer sale su un’utilitaria di colore verde, dove lo aspetta un complice con il motore acceso.
La vita troppo presto spezzata di Maurizio era iniziata a Firenze nel 1948. Era figlio di Rodolfo e nipote di Guccio Gucci, l’uomo che nel 1904 aveva fondato una pelletteria di stivali e selle. Consisteva in un piccolo laboratorio che si era trasformato nel corso degli anni in una grande multinazionale della moda, con negozi in tutto il mondo.
Nel 1973, Maurizio Gucci sposa la coetanea Patrizia Reggiani, una piccoletta soprannominata Tutankamon perché sempre ricoperta d’oro dalla testa ai piedi. È considerata una donna pacchiana e un’arrampicatrice sociale tanto che i componenti della famiglia Gucci preferiscono snobbare il matrimonio. Ma la vita coniugale di Maurizio e Patrizia sembra scorrere felice.
La coppia ha due figlie, Alessandra, nata nel 1976, e Allegra, del 1981. Tutto crolla nel 1985, quando Maurizio si lega sentimentalmente a Paola Franchi, una donna bionda dal carattere più solare di quello della moglie. Per Patrizia, inizia un periodo di grave sofferenza a causa del divorzio che la fa decadere dall’Olimpo delle persone che contano. Non sarà più la signora Gucci, non sarà più al centro dell’attenzione del bel mondo. Forti dolori alla testa cominciano a perseguitarla.
Intanto l’ex marito, che ha preso il controllo dell’azienda di famiglia, sta cercando di fronteggiare la crisi del settore della moda, senza molta fortuna. Ha anche dei guai con la giustizia. Scappa in Svizzera per evitare un arresto dovuto a reati finanziari, poi torna a Milano e al processo viene assolto. La salute della ex moglie peggiora, e quando i medici scoprono che ha un tumore al cervello, nel 1992, subisce un delicatissimo intervento per l’asportazione.
In quei momenti drammatici, l’odio della Reggiani per Maurizio è tale che se lo immagina a brindare con lo champagne per la sua disgrazia, insieme alla “bionda” che glielo ha rubato. Nel 1993, Maurizio Gucci è costretto a vendere la propria quota dell’azienda di famiglia alla Investcorp, per 170 milioni di dollari. I finanzieri arabi, che ora hanno in mano il marchio Gucci, delocalizzano la produzione in Cile per abbassare i costi e così riescono a risanare i conti.
Patrizia continua a non avere pace. Ripensando al proprio tumore sradicato con successo, manda all’ex un nastro nel quale gli dice: «Sei una escrescenza, un’appendice da recidere». Lo accusa di dilapidare il patrimonio destinato alle figlie con la sua nuova compagna.
Non nasconde ai conoscenti di volerlo morto. A un avvocato chiede brutalmente cosa rischia se fa ammazzare “quel rompiballe”. E al marito della domestica domanda se può procurarle un killer. Dopo la terza volta che glielo chiede, l’uomo ritiene di dover avvertire Maurizio Gucci. Il quale, però, scoppia a ridere, non credendo che la moglie parli sul serio.
Invece, la donna continua senza sosta la ricerca di un sicario. Finché si rivolge a Pina Auriemma, cartomante e sua dama di compagnia. Le spiega che tra poco lui sposerà la “bionda”, con la quale probabilmente avrà un figlio, togliendo così buona parte dell’eredità ad Alessandra e Allegra. La cartomante promette di organizzare il delitto insieme a Ivano Savioni, un suo amico sempre squattrinato.
I due ritengono di avere trovato la persona adatta in Orazio Cicala, un uomo di 58 anni distrutto dai debiti da gioco, e chiedono mezzo miliardo di lire alla Reggiani per eseguire l’omicidio. La donna accetta e versa 100 milioni d’anticipo, ma Cicala non sa decidersi. Non ha mai ucciso un uomo prima d’ora.
Ignorando che l’ex moglie dalle parole stia passando ai fatti, Maurizio Gucci, come al solito, trascorre spensierato gran parte del tempo insieme a Paola nella sua grande casa di Milano, facendo puntate alla villa di Saint Moritz o al mare, a bordo del Creole, il suo yacht di 60 metri.
Alla fine, un vero killer viene reclutato. Si tratta di Benedetto Ceraulo, pregiudicato siciliano di 35 anni. Cicala, quello che non se la sentiva di uccidere, gli fa da autista. Dopo che l’omicidio è stato commesso, la cartomante e il suo vecchio amico, il killer mancato e quello riuscito, ottengono altri soldi dalla Reggiani per un totale di 600 milioni di lire.
Molto presto i quattro tornano a farsi avanti con altre pretese, ma la Reggiani rifiuta di pagare ancora e deposita dal notaio un documento nel quale scrive che in caso di sua morte violenta, la responsabilità andrà ricercata nell’Auriemma.
Gli investigatori non riescono a venire a capo dell’omicidio di Maurizio Gucci. Pensano che potrebbe essere collegato al progetto di un casinò in Svizzera, sul quale l’uomo stava lavorando, ma la pista si rivela un vicolo cieco.
Però continuano a indagare anche sul conto di Patrizia Reggiani, che con l’ex marito aveva un contenzioso per l’assegno di mantenimento, ritenendo che un miliardo di lire all’anno e un superappartamento in piazza San Babila fossero troppo poco per lei. Senza contare le sue ben note minacce di morte, che però, da sole, non sono sufficienti a incriminarla.
Le prove arrivano casualmente quasi due anni dopo il delitto. Un informatore della polizia fa i nomi dei quattro che hanno organizzato l’omicidio per conto della Reggiani. Basta piazzare alcune microspie nelle loro case per avere le prove: non fanno che parlare su come spremerle altri soldi.
Il 31 gennaio 1997, vengono arrestati tutti i responsabili dell’omicidio Gucci. Il primo a confessare è Ivano Savioni. Poi parla la sua vecchia amica, Pina Auriemma. La quale dice che la Reggiani, reclusa nell’ala femminile dello stesso carcere di San Vittore, le ha fatto sapere che se si accollerà tutta la responsabilità dell’omicidio verrà ricompensata con due miliardi.
Patrizia Reggiani nega ogni responsabilità e si difende accusando proprio la cartomante. La Auriemma avrebbe fatto uccidere il suo ex marito per poi ricattarla, dicendo che se la sarebbero presa con le sue figlie se non avesse pagato 600 milioni e, dopo averglieli estorti, pretendeva altri soldi ancora. Per questo motivo aveva depositato quella lettera dal notaio.
Al processo di primo grado, che si svolge nel 1998, gli imputati ricevono pesanti condanne che arrivano fino all’ergastolo. All’appello, le pene vengono un poco ridotte: Benedetto Ceraulo, l’esecutore materiale, prende 28 anni; Orazio Cicala, l’autista, 26; Ivano Savioni, l’organizzatore, 21; la sua amica Pina Auriemma che l’aveva contattato, 19. Gli anni da scontare in carcere per Patrizia Reggiani, la mandante, sono 26.
In cella, la donna passa il tempo occupandosi di giardinaggio. «Continuo a vestirmi con eleganza e a curarmi per sentirmi viva», dice lei. Sempre molto superstiziosa, paga diversi milioni di lire per ricevere per corrispondenza il “potente” amuleto di una maga. Siccome non le arriva, chiede al suo avvocato di farsi rimborsare.
Pina Auriemma, la cartomante, esce di prigione nel 2010. L’anno dopo Patrizia Reggiani potrebbe ottenere la semilibertà, se si cercasse un’occupazione. Ma lei, lasciando tutti di stucco, rifiuta l’opportunità sostenendo che non ha mai lavorato in vita sua.
Comunque, già dal 2005 può uscire un giorno alla settimana per badare all’anziana madre. Patrizia Reggiani viene scarcerata il 17 settembre 2013, quando, alla fine, accetta di lavorare come consulente per un’azienda di moda. A 64 anni, l’ex signora Gucci abbraccia la mamma di 86, alla quale ora potrà fare compagnia tutti i giorni, e le due figlie che l’hanno sempre sostenuta credendo alla sua innocenza.
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