MARTIN MYSTÈRE A TROIA E LA STORIA ANTICA DI ALMA-TADEMA

MARTIN MYSTÈRE A TROIA E LA STORIA ANTICA DI ALMA-TADEMA

In questo quadro, Lawrence Alma-Tadema ci mostra una lettura pubblica delle opere di Omero ai tempi antichi. Il che mi fa ricordare gli “Eroi di Troia”, un mio vecchio episodio di Martin Mystère disegnato da Roberto Revello recentemente pubblicato in volume dall’Anafi. E questo mi permette anche di parlare brevemente del mio collega Omero, autore di due storie significative che forse avete sentito nominare: l’Iliade e l’Odissea. L’Iliade è una storia dove i personaggi rimangono sempre nello stesso posto, instaurando relazioni permanenti tra loro. Questa è la situazione, per esempio, dell’Uomo Ragno di Steve Ditkocon Peter Parker, zia May, JJJ, Flash Thompson eccetera. L’Odissea, invece, è una storia dove il protagonista è sempre in viaggio incontrando situazioni nuove, e quindi i personaggi cambiano continuamente. La stessa impostazione del girovago Hulk, per esempio. Non credo esista una terza situazione tipica per le storie avventurose: il paio che abbiamo a disposizione sono state definite una volta per tutte da Omero. Prendiamo Ulisse naufrago nella spiaggia dell’isola dei feaci. Alcune ragazzine che giocano sulla riva, vedendolo, scappano via gridando. Rimane Nausicaa, che essendo una principessa non può comportarsi da sciacquetta. La ragazzina si avvicina al nudo Ulisse che, imbarazzato, si copre come può. Lui le chiede di essere accompagnato da suo padre, il re Antinoo. Lei risponde affermativamente, dicendo però che sarà opportuno andarci separati: un po’ civetta, Nausicaa fa capire che la gente potrebbe pensare male, benché lui abbia almeno 40 anni e lei sia solo una ragazzina. E dire che Omero ha realizzato le sue opere più di 2600 anni fa. La letteratura è andata in calando negli ultimi millenni. A coloro che mettono in discussione la superiorità della cultura occidentale fondata sul pensiero razionale, faccio presente che nello stesso periodo di Omero in Oriente veniva scritto l’Antico Testamento, nel quale si narra di un dio che fa stragi di massa per motivi abietti e nei modi più barbari. Nella Bibbia, da una parte ci sono sempre i cattivi (quelli che adorano numerosi dei) e dall’altra i buoni (quelli che ubbidiscono al dio unico). Uno scrittore mediocre lo si riconosce perché taglia con l’accetta i buoni e i cattivi: non cambia niente se il buono sia, per esempio, un antirazzista e il cattivo un razzista. La mancanza di sfumature è all’origine di ogni tipo di fanatismo. Di Omero si sono dette un sacco di cose assurde. Che non ha scritto lui entrambe le opere (in quegli anni c’era un altro genio con il suo stesso stile?), o che non ha messo niente per iscritto perché si basava sui racconti orali degli aedi. Appunto, si basava. Io ho sempre avuto idee precise su Omero e ora che la ricerca si avvicina alla mia ipotesi, voglio comunicarle al mondo. Prendiamo l’Odissea. È una storia che contiene un’altra storia. La prima è quella di Telemaco che cerca il padre Ulisse per scacciare i proci, i quali insidiano il trono di Itaca. Alla fine, Ulisse ritorna ed elimina i pretendenti. (Una storia che ricorda l’Amleto di Shakespeare: tra l’altro Telemaco e Amleto sono nomi simili, mi sa che la leggenda medievale danese sia una versione rielaborata dell’Odissea). Dopo questa storia di Telemaco, Omero inserisce i racconti dei viaggi fantastici di Ulisse. Viaggi che Ulisse narra nella reggia di Alcinoo, e che quindi potrebbero essere presi per storie di un marinaio immaginoso. Questi racconti sappiamo bene da dove arrivano: dall’epopea del re sumero Gilgamesh, scritta in Mesopotamia molti secoli prima. Faccio due esempi. Gilgamesh sconfigge il drago Umbaba mettendogli la sabbia negli occhi: cioè l’acceca come Ulisse acceca Polifemo. Poi incontra la dea Inanna (Ishtar nelle versioni accadiche) che trasforma gli uomini in animali, la quale diventa la maga Circe nell’Odissea. A questo punto, chi è Omero? Secondo me, lo scriba di una città greca dell’Asia minore inglobata da un regno orientale. Con l’Odissea, ha voluto creare un’opera che fondesse una storia di origine probabilmente greca (quella di Telemaco e i proci) con una di origine sicuramente orientale, quella di Gilgamesh. Essendo le due opere completamente diverse, realistica la prima e fantastica la seconda, ha risolto il problema trasformando una in un lungo racconto all’interno dell’altra. Anche l’Iliade, credo, fonde due storie in origine separate: il racconto dell’assedio di alcuni achei a chissà quale città è stato unito alla storia, peraltro indirettamente attestata come opera poetica a sé stante nelle fonti asiatiche, di un assedio a Troia visto dall’interno della città stessa. In questo caso, diversamente dall’Odissea, Omero è riuscito a unificare perfettamente due storie separate creando dei punti di contatto: una sugli assedianti e l’altra sugli assediati. Ciò spiega anche perché, a differenza dei cattivi e dei buoni dell’Antico Testamento, i nemici troiani hanno sentimenti umani esattamente come i greci achei. Così, la cultura occidentale, con Omero, inizia a svilupparsi incorporando la cultura orientale. Non acriticamente, ma rielaborandola in maniera razionale. Comunque, il volume “Gli eroi di Troia” non parla di questo. Oltre al mio fumetto inedito di Martin Mystère, ci sono i testi di presentazione di diversi esperti. Quello che ho scritto io sul mio primo incontro con Alfredo Castelli è così divertente da valere, da solo, il costo dell’acquisto. Ma immagino che questa preziosa opera sia andata esaurita subito. Torniamo a Lawrence Alma-Tadema (1836-1912), dal quale eravamo partiti. Nell’ottocento erano di moda i soggetti storici. Per lo stile, mi sembra evidente in Alma-Tadema l’influenza dei preraffaelliti. Credo esista una storia dell’arte alternativa a quella delle “avanguardie” che studiamo a scuola, la quale, mantenendo ben saldo il figurativismo, va dai preraffaelliti inglesi ai secessionisti viennesi, fino all’art déco. Fili conduttori di questa tendenza sono la raffigurazione della donna come un prezioso gioiello e la policromia allo stesso tempo vivace e funerea, che infatti ha lasciato l’impronta su molti cimiteri. La nostra carrellata delle opere di Alma-Tadema inizia nell’antico Egitto. Il piccolo Mosè trovato nel fiume è un tema leggendario che risale almeno a Sargon di Accad (o Agade, come si scrive oggi). Si applicava spesso ai re che non potevano vantare di discendere da una dinastia, come nel caso di Romolo e Remo. In questo modo si glissava brillantemente su quei poveracci dei loro genitori. Con quel bel culo, la vedova della mummia saprà farsi consolare. Arriviamo in Grecia, dove alcune ragazze si rilassano languidamente alla faccia nostra. Inevitabilmente le giovani donne ricordano molto, a partire dalla pettinatura, quelle tra fine ottocento e inizio novecento, contemporanee a Alma-Tadema. Così come nei film ambientati nel futuro capiamo subito in quali anni sono stati girati, dato che invece di immaginare una moda diversa si amplifica quella contemporanea. Questi dovrebbero essere Saffo e Alceo. Come è stato ricordato all’annuncio del Nobel a Bob Dylan, un tempo la poesia era sempre cantata e suonata. Omero era un Dylanante litteramche strimpellava le corde della lira, invece di quelle della chitarra, per accompagnare le strofe delle proprie opere. La poesia era a “colori” come le statue e i templi greci, anche se oggi li riproduciamo sbiancati così come ci sono giunti a causa dell’usura del tempo. E, aggiungo io, prima ancora la poesia era pure ballata: basta andare tra le tribù primitive per constatarlo. La poesia solo letta, che va di moda negli ultimi due millenni e passa, fa cadere le palle per il suo freddo intellettualismo. Approfittiamo dell’ellenismo per passare alla storia di Roma, con la regina Cleopatra e l’altrettanto sfigato Marco Antonio. Passaggio non privo di conseguenze. La sofisticata scienza ellenistica era riuscita a misurare la circonferenza del globo terrestre (con un piccolo margine di errore), aveva costruito automi e la macchina a vapore. Se quei semibarbari di romani non avessero tolto i finanziamenti agli scienziati greci, avrebbero potuto dare il via alla rivoluzione industriale prima della nascita di Cristo. Invece, avverrà solo nell’Inghilterra del diciottesimo secolo. Dovessi girare un film di Maciste, lo farei in versione steampunk. La colorazione di Alma-Tadema ci ricorda più il freddo clima dell’Europa settentrionale che quello dell’Egitto. Davvero in un palazzo imperiale potevano avere il cattivo gusto di stendere sul pavimento la pelliccia di una tigre? In ogni caso, la perfetta resa prospettica delle striature dimostra che Alma-Tadema ricalcava le fotografie. Consuetudine normale per gli illustratori, scandalosa per i pittori come lui. Alma-Tadema era rimasto così impressionato dall’incoronazione di Claudio avvenuta a opera dei pretoriani, da cui temeva di essere ucciso, che ne fece ben tre versioni (incoronazione è comunque un termine sbagliato, dato che formalmente vigeva ancora la repubblica). Le guardie imperiali trovano il terrorizzato Claudio nascosto dietro una tenda, come racconta Svetonio o Tacito, e lo acclamano imperatore. A proposito di Claudio, in una sala della sua villa nell’isola di Capri c’era la collezione delle ossa di non meglio identificati giganteschi animali preistorici. Anni dopo le grandi ossa vennero spostate sulla terraferma, sempre in Campania. Poi non si sa che fine abbiano fatto. Ragazze che danno da mangiare ai pesciolini. Alle terme, dove si andava spesso, le donne facevano il bagno nude insieme agli uomini, anche se in origine i sessi venivano separati. Il cristianesimo, quando salì al potere, per evitare che la visione di corpi nudi inducesse a trombamenti generalizzati, tagliò la testa al toro vietando le terme. Iniziò così il lurido medioevo. Il raschietto che la ragazza si passa sulla pelle si chiama strigile, serviva per togliersi il sudore. Il frigidario era il locale delle terme con l’acqua fredda. Grazie alle tubature di piombo per fare passare il vapore, poste sotto il pavimento, c’erano anche stanze tiepide e calde. Si leggevano i libri nei rotoli: quelli con le pagine da sfogliare cominciarono a diffondersi verso il 100 dopo Cristo, come intuiamo dagli epigrammi di Marziale. I pensieri segreti di due amiche, forse rivali in amore. Questo è lo stesso appartemento affacciato al Colosseo che, quasi duemila anni dopo, un ministro della Repubblica italiana riceverà in regalo “a sua insaputa”. Sopra al Colosseo vediamo i tiranti del tendone che proteggeva gli spettatori dai raggi del sole. Concludiamo con due immagini dei tempi della dinastia dei Severi, all’incirca il 200 d.C., quando l’Impero romano inizia il suo lunghissimo tramonto etico e culturale (oltre che militare) anche a causa dell’affermazione delle teocratiche culture orientali che pian piano ne minarono il tradizionale razionalismo. La dinastia severa, di origine africana, era influenzata da imperatrici mediorientali che seguivano i culti più bizzarri. Uno dei loro figli imperatori, per dire, adorava una pietra. In seguito, l’imperatore Filippo l’Arabo si distinse per adorare un po’ tutto quello che proveniva dal suo Vicino oriente. Prevalse il cristianesimo solo perché Costantino, che pure era inizialmente indeciso tra il Sole Invitto e Gesù Cristo, diversamente dei suoi effimeri predecessori governò per decine di anni imponendo nel tempo il culto che voleva. I successori ordinarono la condanna a morte per chi continuava a seguire altre religioni, salvo l’ebraismo: volevano convertire facile. La cultura occidentale iniziata con Omero subisce così un brusco arresto, dal quale per fortuna si riavrà secoli dopo. Alcuni tra i primi vescovi, ex intellettuali “pagani” alla ricerca di una occupazione ben retribuita dallo Stato, fecero in modo che la cultura classica continuasse a essere studiata. Le antiche opere, essendo scritte in maniera elegante, furono copiate nei secoli come esempi di stile a prescindere dal loro contenuto, dato che il latino continuava a essere la lingua della cristianità. Qualcuno, per esempio, propose di vietare il libroDe rerum naturadi Lucrezio, dove nel proemio la dea Venere viene rappresentata come la personificazione della natura, una specie di immane figa creatrice, ma nessun papa osò farlo.