L’urlo di ribellione di Allan Ginsberg

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. La poesia diAllen Ginsbergesplode in uno dei periodi più controversi della storia statunitense. La Seconda guerra mondiale è appena terminata, ma la popolazione non appare disposta adabbandonarsi completamente all’euforia per la vittoria sul totalitarismo nazista. La gente tende a preoccuparsi per un altro totalitarismo, un totalitarismo uscito vincente dalla guerra contro il nazismo, il comunismo. La guerra fredda era appena cominciata e già l’ombra del maccartismo iniziava ad opprimere silenziosamente il paese delle libertà. Ilbe-bop, una musica tenuta a battesimo in due fumosi locali di New York, il Minton’s Playhouse e il Monroe’s, divenne la colonna sonora di una generazione veloce e furiosa, insofferente delle regole e dedita alla benzedrina (il solfato di anfetamina). Fu nei vicoli bui di Harlem che questi suoni nerissimi e primordiali catturarono i cuori e le menti migliori di coloro che di lì a poco sarebbero diventati i poeti dellabeat generation. Nel jazz diCharlie Parkere degli altri boppers, in quei ritmisincopati e in quei riff stravolti, c’era un’urgenza incontrollabile. Era la stessa che affliggeva i loro spiriti, che li teneva svegli fino all’alba a bere e a fumare e a parlare nervosamente cercando di trovare loro stessi. C’era anche Allen Ginsberg in quelle notti di Harlem a respirare la libertà e la musicalità del be-bop cercando di tradurla in poesia. Le prime poesie che pubblica nel 1947, quando ancora frequenta la Columbia University, “The Proposal” e “Love Letter: Easter Sunday 1947” sono entrambe dedicate a Neal Cassady, il pazzo eroe beat, che aveva conosciuto l’anno prima e di cui si era perdutamente innamorato. “Vieni a vivere con me e sii il mio amore” scrive Ginsberg in “The proposal “, “Non lasciare che qualche malata perplessità dell’amore assente ti distragga” in “Love Letter: Easter Sunday 1947”. Diciamo che questi primi componimenti non lasciavano per nulla presagire la forza dei versi che verranno, quelli che si stamperanno in maniera indelebile nella memoria di un intera generazione: quelli di “Howl”, il grido. Ginsberg inizia la stesura di “Howl” nel 1954 a San Francisco, sotto l’effetto del Peyote, il potente allucinogeno utilizzato durante i riti degli sciamani messicani. Mentre osserva dall’appartamento del suo compagno, Peter Orlovsky, la facciata del Sir Francis Drake Hotel, l’hotel delle star di Hollywood, avvolta nella nebbia, la bizzarra costruzione gli appare come un enorme demone, a cui nella poesia darà il nome di Moloch, la divinità cornuta adorata dai Cananei a cui venivano sacrificati bambini arsi nel fuoco sacro dell’Olocausto. “Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla follia, affamate isteriche nude, trascinandosi per le strade dei negri all’alba in cerca di una soluzione rabbiosa”, Howl inizia apparentemente come un lamento per tutti quei giovani promettenti che si sono persi lungo le strade della tossicodipendenza. Ma è solo un impressione quei giovani non sono per l’autore i beat, i battuti, gli sconfitti, le vittime della società americana, sono i beati, gli unici che non hanno perso di vista i valori fondamentali dell’esistenza e che riescono a vedere oltre il desolante spettacolo dell’imperante capitalismo. Nella profetica visione del poeta descrivendo il modus vivendi di questi “hipster” Ginsberg da formaall’intero immaginario della controcultura della contestazione giovanile che verrà, tutto in una sola poesia, forse la poesia più importante del 900: “Howl”. La prima parte di Howl parla di tante cose, tenta di scattare, in modo confuso e ridondante, la fotografia di un intera generazione. Un ambizione forse eccessiva porta Ginsberg a disperdere la sua poetica in mille rivoli apparentemente scollegati che alla fine confluiscono in due argomenti cardine: la droga e il sesso. Il rapporto dell’autore con le droghe è fertile e vitale, le droghe sono uno strumento per guardare al mondo con occhi diversi. Come altri membri della Beat Generation, Ginsberg usava droghe sia come dichiarazione sociale di ribellione che per intuizione artistica. In effetti, era entrato consapevolmente in una tradizione consolidata di scrittori che guardano alle droghe come muse moderne. All’interno di questa eredità, le droghe erano comunemente viste come porte chimiche verso un regno trascendentale di verità visionaria in cui gli artisti potevano entrare e tornare, diventando così dei veggenti letterari. Jack Kerouac, altro simbolo della beat generation, mentre scriveva utilizzava droghe che lo aiutarono ad elaborare il suo metodo di prosa spontanea. Ginsberg usava droghe come anfetamine, marijuana e Peyote, ognuna delle quali offriva modalità di percezione uniche, per entrare in nuove strutture di coscienza, e poi ricreava questi stati alterati per iscritto. “Ritornando da Laredo con una cintura di marijuana”, “Solidità Peyote di corridoi” e “Si incatenavano ai subways in corse interminabili dal Battery al santo Bronx pieni di simpamina” sono tre versi emblematici tratti dalla prima parte del poema. Riguardo al sesso, Ginsberg, come altri esponenti della Beat generation, rifiuta l’opposizione binaria tra il sacro e il profano, tra il fisico e lo spirituale fondendoli invece in una specie di misticismo ibrido in cui l’integrazione di desiderio, piacere ed energia sessuale diventa parte integrante della ricerca di una coscienza più autentica. Nella prima parte di Howl Ginsberg celebra l’atto sessuale nella sua duplice valenza di momento di espressione di una fisicità primordiale cruda e aspra, e di momento di comunione con l’universo in generale e, quindi, come una porta verso il sacro e lo spirituale. E lo fa con una serie di versi tanto scandalosi quanto sublimi: “si lasciavano inculare da motociclisti beati, e strillavano di gioia”, “si scambiavano pompini con quei serafini umani, i marinai”, “scopavano da mattina a sera in giardini di rose e sull’erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse”. La seconda parte del poema è una spietata critica alla società americana, che l’autore denomina “Moloch” e alla sua totale mancanza di valori umani. “Moloch il cui sangue è denaro che corre” scrive Ginsberg e “Ragazzi che gemono negli eserciti! Vecchi che piangono nei parchi!”. È un invettiva assoluta dov’è nessuno si salva. La terza ed ultima parte è dedicata ( come l’intero libro) a Carl Solomon il poeta del Bronx internato nel manicomio di Rockland a New York dove si praticavano lobotomie ed elettroshock. È una specie di canto di redenzione dove il poeta folle assurge a incarnazione del perfetto beatnik eroe moderno dotato di poteri salvifici. “Sono con te a Rockland nei miei sogni cammini gocciolante sull’autostrada di ritorno da un viaggio al mare dopo aver attraversato l’America in lacrime fino alla porta della mia villetta nella notte occidentale”. Ginsberg lèsse per la prima volta il suo poema in pubblico il 7 ottobre 1955 durante un reading alla Six Gallery al 3119 di Fillmore Street in San Francisco, pubblicizzato da una cartolina che proclamava: “Notevole raccolta di angeli tutti riuniti in una volta nello stesso luogo. Vino, musica, ballerine, poesia seria, satori libero”. Fu un evento epocale, c’erano tutti i protagonisti della San Francisco Poetry Renaissance che bevevano bordeaux californiano e applaudivano. Ginsberg più che leggere mugolava in una specie di trance da ubriaco con le braccia tese verso l’alto mentre tutti gli gridavano di andare avanti. Fini che tutti piangevano, il poeta e il suo auditorio, il successo fu clamoroso e di colpo la beat Generation fu proiettata sotto i riflettori. Dopo aver ascoltato la performance alla The Six Gallery, il poeta editore Lawrence Ferlinghetti era determinato a pubblicare il poema: “Il mondo repressivo, conformista, razzista e omofobo degli anni ’50 lo richiedeva”. Quella sera rientrando a casa mandò a Ginsberg un telegramma salutando l’inizio di una grande carriera e richiedendogli il manoscritto. La prima edizione di Howl and Other Poems fu pubblicata dalla City Lights nel novembre 1956; numero quattro della serie Pocket Poets. Ne furono stampate 1.000 copie dalla tipografia inglese Villiers a Holloway, Londra. Ginsberg dovette apportare alcune modifiche al testo per evitare l’intervento della censura.Le poche modifiche apportate non furono abbastanza,Il 25 marzo 1957, il Federal Collector of Customs, Chester Macphee, sequestrò 520 copie di Howl and Other Poems per oscenità. L’ oscenità risiedeva soprattutto nelle crude parole utilizzate da Ginsberg e nelle numerose scene di sesso descritte nel testo. Un paio di giorni dopo il capitano William Hanrahan, ordinò gli arresti degli editori Murao e Ferlinghetti, senza probabilmente aver mai letto il libro. Questa mossa però gli si ritorse contro poiché proietto il libro verso lo status di cult. Tutti volevano leggere il testo che la polizia voleva censurare. Quando in agosto si arrivò al processo il poema era già uncaso nazionale, letteralmente non si parlava d’altro. Il verdetto che il giudice Clayton Horn emise al termine della requisitoria del pubblico ministero è passato alla storia. “Non credo che “Howl” sia un libro privo di una sua importanza sociale” esordi “Nessuna regola rigida può essere fissata per la determinazione di ciò che è osceno, perché tale determinazione dipende dal luogo, dal tempo, dalla mente della comunità e dai costumi prevalenti” prosegui “Ci sono un certo numero di parole usate in “Urlo” che sono attualmente considerate grossolane e volgari in alcuni ambienti della comunità, maun autore dovrebbe essere libero di trattare il suo argomento con le parole che egli ritiene più adatte” terminò. Decisamente il giudice Horn doveva aver letto Howl. Il libro fu tradotto in 24 lingue arrivando a vendere oltre un milione di copie. In Italia, fu pubblicato nel 1965 daMondadori, all’interno della raccoltaJukebox all’Idrogeno, tradotto daFernanda Pivano. Tra i primi a leggerlo ci fu un giovane Francesco Guccini che ne copia quasi letteralmente l’incipit nella sua “ Dio e morto”: “Ho visto La gente della mia età andare via Lungo le strade che non portano mai a niente.Cercare il sogno che conduce alla pazzia Nella ricerca di qualcosa che non trovano”.