LO YACHT DI JEFF BEZOS E IL PONTE STORICO

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Eccomi qui a fare il bastian contrario e a rovinar la festa dell’indignazione popolare controJeff Bezos. Sono di parte, lo ammetto. Lasciate che vi spieghi. Ben venticinque anni fa, era il remoto 1997, di Amazon esisteva solo la “com” americana, e vendeva solo libri. Per un appassionato di fantascienza era un paradiso, si trovavano tutte le ultime uscite, quelle che in Italia avremmo aspettato anni per vedere tradotte. Oppure bisognava andare a ordinare, raccomandandosi, accendendo un cero e aspettando settimane o mesi in qualche libreria internazionale in centro. Su Amazon ordinai, se ricordo bene, “The Center cannot hold” di Harry Turtledove, ed ebbi la gioia di ritrovarmelo sul comodino, tornando a casa dal lavoro, dopo pochi giorni. Rapidissimi. Aprii il pacco, assaporai quel volume, lessi la fattura e notai l’errore. Io avevo chiesto l’invio normale e invece Amazon aveva fatto quello veloce, ben 4,5 dollari di più. Diavolo. Ero un giovane neoassunto e per me il denaro valeva più del tempo. Controllai sul sito, trovai l’indirizzo del servizio clienti, aprii internet con Explorer, entrai nella mia Hotmail e gli scrissi chiedendo spiegazioni e rimborso. Non ci contavo, ero profondamente italiano ed ero appena uscito da un lungo scontro con Acea, la municipalizzata romana dell’elettricità. Non era concepibile per me riuscire a ottenere qualcosa senza essere sballottato per ore tra le musichette di un call center, senza accamparsi alle 6 del mattino per prendere il numeretto in modo da provare a parlare con un impiegato annoiato chiuso dietro un vetro.Neppure avevo mandato una raccomandata con ricevuta di ritorno scritta in perfetto burocratese con l’aiuto dell’amico che faceva il praticante da un avvocato. Nulla, avevo spedito solo una mail a un oceano di distanza. Due ore e mezza dopo (due ore e mezza) mi risposero. “We apologize…”(“ci scusiamo”), così cominciava la mail di risposta. Che chiudeva invitandomi a richiamarli se entro quattro o cinque giorni lavorativi non mi fosse arrivato il rimborso. Rimasi esterrefatto e da allora sono sempre stato cliente di Amazon e di Jeff Bezos, un cliente a volte critico, magari, ma un cliente. Ora sono passati 25 anni, devo restituire a Jeff Bezos il favore e vi voglio parlare del suo yacht. Di sicuro la notizia vi sarà arrivata, persino Massimo Gramellini ci ha scritto sopra uno dei suoi pezzi che fanno piangere come un bruscolino in un occhio. No, che dico, come una intera frittata di cipolle di Tropea:“Per far passare il suo nuovo mega yacht Jeff Bezos farà smontare un ponte, storico per di più”. Uno si immagina Ponte Vecchio preso a picconate, mentre quello se la ride sorseggiando champagne millesimato sul ponte dello yacht. Un gesto che solleva proteste e sdegno.Un’azione degna di un cattivo da fumetto Marvel. Mi sembra un po’ esagerato, anche se possiamo pure ammettere che Jeff sia il meno simpatico tra i mega stramiliardari.Bill Gates spende miliardi in fondazioni benefiche, Elon Musk fa le scenette di lanciare missili e vende macchine elettriche strafiche, invece Jeff Bezos si limita ad accumulare miliardi e sembra gli interessino solo i soldi, soldi soldi. Però nessuno di voi si è domandato cosa ci sia di vero in questa storia?Allora, iniziamo dal principio. Nel 1927 la città diRotterdamdecise di ricostruire il ponte ferroviario che attraversava il principale canale del suo porto (il Konigshaven): serviva un varco più ampio per far passare le navi.Cosi costruirono ilDe Hef, una meraviglia della tecnologia con la campata centrale che si sollevava di 47 metri per permettere il passaggio delle navi. Danneggiato durante la guerra e ricostruito il ponte rimase in funzione fino al 1993, quando la ferrovia venne chiusa. Dopo un lungo dibattito si decise di preservarlo e nel 2014 venne restaurato con i fondi del comune e dell’autorità portuale. Il ponte rimase solo come monumento, non più utilizzabile per attraversare il fiume perché la campata è ferma nella posizione superiore. Il traffico di navi è troppo intenso per abbassarlo e alzarlo in continuazione. La campata centrale venne appositamente modificata per poter essere rimossa in un solo blocco, in modo da poterla smontare e rimontare nel giro di 24 ore, in maniera economica e sicura se ci fosse stata la necessità di far passare navi più grandi. Gli olandesi sono pratici, il ponte è uno splendido ricordo di archeologia industriale di inizio Novecento, ma Rotterdam è il principale porto commerciale europeo e le navi sono la sua vita. Vengono prima e se devono passare, le fanno passare Oltre che per i commerci, Rotterdam è famosa per i cantieri navali, tra cui quello della Oceanco, ormai da decenni leader mondiale nella produzione di yacht extralusso. Da qui sono usciti i 109 metri della Bravo Eugenia, i 110 del Kaos, gli 86 della Aquijo e i 106 del Black Pearl, il più grande yacht a vela costruito da quei cantieri… o meglio, il più grande fino a che non sarà varato quello che Jeff Bezos ha ordinato, che lo batterà di 20 metri Il Black Pearl venne varato nel 2017 e poté passare mentre il ponte era stato smontato per i restauri, mentre gli yacht a motore costruiti negli ultimi anni sono riusciti a passare sotto senza troppi problemi.Il veliero di Bezos no. Per cui il piano è smontare la campata e rimontarla, a spese del cantiere e quindi di chi gli ha pagato il lavoro, ovvero lo stesso Bezos. Quindi la notizia, se di notizia vogliamo parlare, è che un cantiere navale attivo da secoli farà quello che fa normalmente: varerà una imbarcazione e la consegnerà a chi gliel’ha ordinata, passando sotto un simbolo dell’archeologia industriale di un grande porto.Userà una procedura prevista da anni che permette di preservare un monumento cittadino e insieme una realtà industriale. Allora perché far passare la notizia che Jeff Bezos farà smantellare un ponte per un capriccio? Jeff, adesso siamo pari. (Immagine di apertura:Licenza Creative Commons, autore Quistnix)