L’EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

L’EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

La carriera di Jack Kirby, una delle più prolungate nella storia del fumetto americano, si estese per un periodo superiore ai quattro decenni. È normale che il suo stile sia cambiato più volte nel corso di questo percorso.

Il Jack Kirby degli anni quaranta è diverso da quello degli anni cinquanta, che a sua volta è diverso da quello degli anni sessanta e settanta. I cambiamenti più interessanti avvengono durante il suo decennio alla Marvel, dove a detta di molti, raggiunge l’apice creativo.

Abbiamo deciso di analizzare questa evoluzione in modo dettagliato, facendo riferimento a una dozzina di albi dei Fantastici Quattro tra i più rappresentativi.

 

N. 2 – Gennaio 1962

Se analizziamo il n. 2 dei Fantastici Quattro, “Meet the Skrull from outer space”, ci rendiamo subito conto che Jack Kirby nel 1962 non disegnava ancora nello stile che lo renderà famoso.
Di questo possiamo averne evidenza analizzando alcuni specifici particolari.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO
La Cosa è disegnata ancora come gli improbabili mostri che popolavano le pagine di Tales of Suspense e Tales to Astonish, senza personalità e dettagli.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

La piattaforma petrolifera in prima pagina, una di quelle apparecchiature scientifiche che daranno modo a Kirby di dare sfogo alla sua prodigiosa fantasia astratta, appare ancora piuttosto banale e realistica, seppure egregiamente realizzata.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

L’aspetto degli stessi Skrull ha ben poco di originale, alieni verdi dalle orecchie a punta come se ne vedevano a bizzeffe in quegli anni.
Tra l’altro sono riciclati dal look delle spie marziane nella storia “I am Robot X” dello stesso Jack Kirby del settembre 1961.
Forse il particolare che li distingue un po’ sono quegli occhi globoso da rospo, ma è ben poca cosa.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Dove Kirby eccelle è nello storytelling, in particolare affascinano le frequenti triplette di vignette quasi uguali utilizzate per descrivere azioni che si sviluppano in breve tempo.

Bisogna anche tenere conto che nella prima metà degli anni sessanta la Marvel è ancora una piccola casa editrice che paga poco i propri autori: per questo Kirby produce tante tavole senza badare troppo alla qualità.
Inoltre, nello stesso periodo, le matite venivano generalmente ripassate da inchiostratori di seconda fascia, sempre per motivi economici.

 

N. 4 – Maggio 1962

Se passiamo al n. 4, sempre del 1962, non notiamo grosse differenze, anche se a ben guardare c’è un miglioramento generale nella messa a fuoco dei quattro protagonisti, pur con tutti i limiti del caso dovuti alla scarsa confidenza con ognuno di essi.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Così Reed Richards, Mr. Fantastic, è ancora fondamentalmente una mano che si allunga e Sue, la Ragazza Invisibile, una silhouette che appare e scompare.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTROLa Torcia Umana non è più quell’ammasso informe di fiamme che era nel primo numero: Kirby comincia a disegnarla alla maniera di Carl Burgos, il creatore del personaggio originale uscito nel 1939, dal quale per adesso non si distingue più di tanto.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Anche la raffigurazione di Sub-Mariner non sembra qui discostarsi molto da quella di Bill Everett del 1939, anche se il Namor di Kirby mostra più personalità di quello del suo creatore.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Continuano le triplette di vignette, delle quali abbiamo anche in questo numero più di un esempio.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Cominciano a intravedersi alcune di quelle vignette particolarmente dinamiche che già da tempo erano una delle cifre stilistiche dell’autore.

 

N. 5 – Luglio 1962

Sul n. 5 appare quello che  diventerà il nemico numero uno del gruppo: il Dottor Destino.
La maschera di ferro che
lo rende unico è un riciclo di Jack Kirby dalla storia “The monster in the Iron Mask”, apparsa nel luglio del 1962, su Tales of Suspense n. 31, giusto due mesi prima di questo numero.
Nella illustrazione che apre la storia vediamo il Dottor Destino stringere dei pupazzi raffiguranti i Fantastici Quattro con mani… “kirbyane”.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Con questo termine intendiamo mani squadrate, stilizzate, anti-anatomiche e criticatissime da alcuni puristi, che negli anni sono diventate uno dei marchi di fabbrica del “Re”.
Non è che Kirby non sappia disegnare mani anatomicamente corrette, lo aveva fatto fino a questo momento, è che non vuole!

In questo numero Mr. Fantastic comincia a utilizzare il suo potere allungabile, anche su altre porzioni del suo corpo oltre alle mani.
EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO
Continuano le triplette di vignette in versioni sempre più sofisticate.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Si ripropongono anche in questo numero alcune scene molto dinamiche.
EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO
il successo di vendite dei primi numeri costringe Kirby a prendere sul serio questo nuovo supergruppo, in cui forse all’inizio nessuno credeva più di tanto.

 

N. 18 – Settembre 1963

Il n. 18 esce nel 1963 a oltre un anno di distanza dai primi numeri che abbiamo esaminato, questo ci dà modo di cogliere alcune lievi ma significative variazioni nello stile di Jack Kirby, che pian piano si distacca dal disegno un po’ standardizzato che aveva acquisito nei suoi ultimi anni alla Dc Comics.

La cosa che salta più agli occhi in questo numero è come Kirby abbia preso confidenza con il corpo di Mr. Fantastic e si diverta a modificarlo nei modi più strani.

Ne abbiamo contati cinque: telo da pompiere, palla avvolgente, mano a martello, tuta alare e muro di gomma.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO
L’aspetto della Cosa appare più squadrato e meno informe rispetto ai primi numeri e anche i movimenti appaiono più personalizzati.
EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

L’aspetto della Torcia Umana comincia a distaccarsi da quello di Carl Burgos per farsi sempre più personale.

Ma è il confronto tra i volti dei primi Skrull e quelli di adesso che ci danno la misura più precisa dei passi fatti in avanti. Mentre quelli precedenti sembravano l’ennesima copia di una iconografia aliena ampiamente diffusa, questi risultano molto più personali.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Sono bastati piccoli cambiamenti agli occhi (più piccoli), alla bocca (più larga) e al mento (più squadrato), per ottenere il risultato.

EVOLUZIONE DI JACK KIRBY NEI FANTASTICI QUATTRO

Il Super Skrull nell’ennesima tripletta di vignette solleva un pesantissimo macchinario che comincia a mostrare le caratteristiche definitive di quella “fanta-tecnologia” che ha reso Kirby indimenticabile.

 

N. 23 – Febbraio 1964

Con il n. 23 entriamo nel 1964. Questo fu l’anno in cui Jack Kirby disegnò di più arrivando a realizzare oltre 120 albi in un anno, una media di dieci albi al mese, sostenendo con la sua produzione l’espansione dell’intera Marvel.

Questa frenetica attività la scontò dal punto di vista della qualità del disegno, che subì una leggera battuta d’arresto, pur continuando a offrire numerosi spunti di interesse.

In questo numero, che ha come protagonista il Dottor Destino, possiamo apprezzare il processo di stilizzazione di Kirby. Le pieghe sul mantello di Destino e i riflessi metallici della maschera sono meno realistici che sul n. 5.

Le pieghe sono meno tondeggianti e più rettilinee, i riflessi sono meno veritieri e più inventati.

In alcune pagine il numero delle vignette tende a diminuire: dalle 7, 8, 9 che del passato diventano 6 o addirittura 5, dando modo a Kirby di esprimersi in modo più compiuto.

La stanza che si dissolve nello spazio nelle pagine finali è un’altra delle geniali invenzioni grafiche che cominciano ad apparire qui e là.

 

N. 33 – Dicembre 1964

Sulla copertina del n. 33 appare uno dei primi (se non il primo) collage kirbyano. Siamo ancora nel 1964 e, se anche non si tratta del primo collage nella storia del fumetto né di uno dei più riusciti (nelle pagine interne ne troviamo uno migliore), rappresenta certamente una tecnica d’avanguardia che con il tempo diventerà una specie di firma riconoscibilissima dell’autore.

Intanto è arrivato Chic Stone agli inchiostri, il quale elimina quasi del tutto le ombre dai disegni, che tendono così ad appiattirsi per assomigliare alle realizzazioni della coeva pop art (ma forse è lo stesso Kirby a farlo, per risparmiare tempo).

Se osserviamo il corpo nudo di Sub-Mariner e lo confrontiamo a quello del n. 4 ci accorgiamo che le forme anatomiche sono molto meno realistiche e arrotondate: tendono a diventare più geometriche e astratte.

Questo espediente permette a Kirby di realizzare pose che trasmettono un senso di maggiore potenza e di far muovere le figure con maggiore dinamismo.

 

N. 36 – Marzo 1965

Con il n. 36 entriamo nel 1965, l’anno in cui Kirby comincia a fare sul serio. In questo numero su un totale di 21 pagine ben 8 hanno 6 vignette e 6 sono pagine di 5 vignette, una ne ha solo due!

La diminuzione del numero delle vignette permette a Kirby di realizzare pagine dal maggiore impatto grafico rispetto al passato. Le pagine possono così essere strutturate secondo precise linee di forza, che ne guidano la lettura e ne accompagnano l’azione dando all’insieme una sensazione nuova di compattezza e armonia.


Qua e là compaiono alcune situazioni di grande impatto grafico che tendono all’astrazione e introducono una piacevole nota di psichedelia nello storytelling.


La caratterizzazione del gruppo dei criminali è tanto ben riuscita quanto quella dei protagonisti, ognuno ha le sue peculiarità grafiche: la rocciosità della Cosa, le fiamme della Torcia Umana, le mutazioni corporee di Reed, la texture sabbiosa dell’Uomo Sabbia, i capelli di Medusa, la colla dell’Uomo Colla. Tutte queste interagiscono tra loro in modo così armonico da dare la sensazione di una musica d’orchestra.

 

N. 44 / 48 – Dicembre 1965 / Marzo 1966

Il n. 44 dà inizio, a fine 1965, alla saga degli Inumani, che si protrarrà per ben cinque numeri. Rappresenta l’inizio del migliore periodo kirbyano.

Creando il gruppo degli Inumani, il “Re” mette in mostra un livello di fantasia grafica inaccessibile ai più. Prima di allora i costumi dei supereroi avevano un senso: la S di Superman, il lampo di Flash, la tela del ragno, ogni elemento grafico richiamava una caratteristica del personaggio.

Con gli Inumani, Kirby va oltre questo concetto perché i loro costumi non rimandano a nulla, sono così solo per ragioni estetiche.

Intanto alle chine è arrivato Joe Sinnott (non ancora al suo meglio), che aggiunge ombre al corpo della Cosa e agli strani macchinari di Reed Richards. Lo scopo non è di renderli più tridimensionali, ma (su indicazione di Jack Kirby) per creare motivi grafici autonomi.


A Kirby non interessa più rappresentare, egli intende creare forme compiute capaci di trasmettere emozioni.

 

N. 48 / 50 – Marzo 1966 / Maggio 1966

La “Trilogia di Galactus”, i numeri che vanno dal 48 al 50, è considerata da molti fan la storia più bella dell’intera saga. Vediamo come Jack Kirby organizza questo capolavoro.

Potendo prolungare la storia su più numeri, Kirby non ha problemi di spazio, queste pagine non hanno mai più di sei vignette per pagina: molte ne hanno meno e ci sono ben due splash page (una delle quali è un collage).

Il personaggio di Silver Surfer esordisce in sordina. Ripreso da lontano solca su un asse da surf uno spazio molto simile a un quadro astratto, dove fanno la loro comparsa i primi timidi crackle, gli ammassi di punti neri che per Kirby significano energia.


Si tratta di un’immagine assolutamente psichedelica. Poche pagine dopo Kirby dà vita a visioni apocalittiche, disegnando cieli infuocati o pieni di ammassi rocciosi con un sottile compiacimento surrealistico.

Soffermiamoci sulla figura dell’Osservatore: come è diversa da quella timida e sbiadita che avevamo conosciuto sul n. 13. Adesso è imponente, gigantesca, piena di muscoli, anche se non si tratta di un uomo di azione.

È una specie di incarnazione delle ambizioni del suo autore, cresciute a dismisura durante gli anni della creazione dell’universo Marvel.

Altrettanto potente è la figura del mitico Galactus, che compare a sorpresa nel finale della prima parte.

Kirby ha una capacità non comune di dare forma grafica a concetti, metafore ed emozioni.
Resta da notare come le linee di china di Joe Sinnott vadano a integrarsi sempre meglio con le matite del “Re”, dando vita a una varietà infinita di segni con una valenza autonoma.

 

N. 57 / 60 – Dicembre 1966 / Marzo 1967

Sul numero 57 del dicembre 1966 inizia un’avventura che ha come protagonisti il Dottor Destino e Silver Surfer, si protrarrà fino al marzo 1967.

In questa seconda metà del suo decennio alla Marvel, Kirby non ha intenzione di creare nuovi personaggi fino a che non gli verranno riconosciuti i diritti e le royalties, così ricicla quelli vecchi.

Non si impegna nemmeno sulle storie, nelle quali l’intreccio viene in parte trascurato a favore dell’azione. Può quindi concentrarsi di più sui disegni. Lo fa soprattutto impreziosendo le texture con cui dà vita ai vari materiali, ai macchinari sempre più complicati e alle figure umane.

Se la rappresentazione dei quattro protagonisti rimane abbastanza tradizionale, sono i corpi del Dottor Destino, di Silver Surfer e di Freccia Nera i punti dove Kirby può dare libero sfogo alla sua fantasia.
Le pieghe del mantello di Destino smettono di essere pieghe e diventano linee di forza, che aggiungono dinamismo al corpo in movimento.
I riflessi sulla sua armatura metallica diventano elementi grafici autonomi, disposti secondo un’armonia interna tutta loro.

Succede lo stesso alle spesse linee nere di Sinnott che dovrebbero rappresentare la muscolatura dell’alieno argentato e alle grandi chiazze nere delle ombre sul corpo dell’inumano Freccia Nera.

Sembra quasi che al venire meno della componente narrativa quella grafica stia ingigantendosi e cominciare a realizzarsi secondo regole che sono solo sue.

 

N. 79 – Ottobre 1968

Nel 1968 Kirby passa una fase di ristagno, dove forse gli mancano le giuste motivazioni. Le storie si basano su trame ripetitive, manca il grande respiro dei capolavori del passato. L’azione prevale sull’intreccio e anche il disegno, pur bellissimo, non progredisce più di tanto.

Il “Re” si concentra su alcuni dettagli che presi uno per uno non sembrano avere una grossa importanza, ma che nell’insieme contribuiscono all’evolversi del suo stile.
Innanzitutto lasciano a bocca aperta i volti dei personaggi, ormai arrivati alla perfezione.


Jack Kirby, come sempre, ha in mente delle proporzioni tutte sue, che sono quanto di più antinaturalistico si potesse trovare ai tempi in un fumetto mainstream.
Le facce sono allargate, gli occhi distanti, i nasi piccoli, il mento squadrato. L’insieme ha un armonia soprannaturale che ricorda le sculture greche.

Un altro dettaglio riguarda gli sfondi. Forse perché ha più tempo a disposizione, Kirby tende a riempire ciascuna vignetta di dettagli e particolari in modo da dare un senso di “pieno” all’insieme, è raro che, come succedeva spesso in passato, lasci una vignetta senza sfondo.

 

N. 82 – Gennaio 1969

Nel 1969 il numero di vignette in cui Kirby divide le pagine si riduce a quattro. L’autore lo fa anche per disegnare meno, ma va a perdere quel meraviglioso equilibrio tipico delle pagine a sei vignette del periodo d’oro. In questo modo è più difficile creare linee di forza che riescano a dare una struttura coerente alla pagina.

Aumenta anche il numero delle splash page, in questo numero sono due. Certamente servono a Kirby per tirare il fiato, ma costituiscono anche un momento di rottura all’interno dello storytelling, una pausa che sospende per un attimo l’urgenza dell’azione.
Cresce l’abbondanza di dettagli e particolari che donano un aspetto barocco allo stile di Kirby.
Questo lo vediamo, per esempio, nello sfarzoso vestito indossato dall’inumano malvagio Maximus e nelle apparecchiature tecnologiche sempre più complicate.

Il costume di Maximus è più un divertimento grafico che un capo d’abbigliamento.

La gabbia che imprigiona Freccia Nera, Gorgon e Triton, ha una forma complicatissima che ha perso ogni pretesa di funzionalità.

 

N. 95 – Febbraio 1970

Col 1970 si conclude la run di Kirby sui Fantastici Quattro. Il “Re”, ormai, è tutto preso dalla costruzione del complesso universo che ospiterà la saga del Quarto Mondo, il nuovo epico racconto che pubblicherà per la Dc Comics, e dedica al quartetto il minimo indispensabile del suo tempo.

Ciononostante le sue pagine continuano a stupire, raggiungendo un senso di grandiosità senza precedenti.
Una delle cose che si notano di più nelle vignette meglio riuscite è la perfetta compenetrazione tra lo sfondo e la figura principale, che vanno a costituire un tutt’uno dove i diversi piani prospettici tendono a scomparire.


I volti dei personaggi si arricchiscono di ombre realizzate mediante vaste chiazze nere, che donano alle espressioni facciali una certa serietà. Una sorta di angoscia per il futuro.

Jack Kirby sapeva che la sua lunga ed entusiasmante avventura alla Marvel stava concludendosi.
E forse guardava al domani con una certa preoccupazione…

 

 

 

3 commenti

  1. Bell’articolo, però sarei andato ancora avanti sino alla fine della run. Nonostante lo scarso impegno da parte di Kirby sui testi i disegni sono ancora molto belli come l’episodio con Agatha Harkness. Un albo invece abbastanza brutto è il 100 con pagine a 9 vignette poco riuscite.

  2. Ottima esposizione. Davvero utile sia a chi con Editoriale Corno ha vissuto in “diretta differita” l’evoluzione del Re, sia a chi voglia avvicinarsi a questo grandissimo autore per studialo con gli occhi del lettore contemporaneo.

  3. Proprio vero che non si finisce mai di approfondire l’opera del RE. Articolo ben fatto e interessante.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati con *

Dichiaro di aver letto l'Informativa Privacy resa ai sensi del D.lgs 196/2003 e del GDPR 679/2016 e acconsento al trattamento dei miei dati personali per le finalità espresse nella stessa e di avere almeno 16 anni. Tutti i dati saranno trattati con riservatezza e non divulgati a terzi. Potrò revocare il mio consenso in qualsiasi momento, integralmente o parzialmente, con effetto futuro, ed esercitare i miei diritti mediante notifica a info@giornalepop.it

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*