LA DIFFERENZA TRA LA FERRARI E IL TYRANNOSAURUS

Ferrari F40

Uno dei motivi per cui sono molto critico verso la grande maggioranza delle discussioni (online) sui dinosauri è che esse fondamentalmente si riducono a diatribe su lunghezze e masse. E “lunghezza” e “massa” sono concetti molto deboli da argomentare in biologia e paleontologia.

Chiunque abbia un minimo di formazione naturalistica sa che gli esseri viventi sono sistemi dinamici, che variano le proprie caratteristiche nel tempo in funzione di fattori sia intrinseci (legati al genoma e alla fisiologia) che estrinseci (legati all’ambiente).

Ho l’impressione che molti di coloro che parlano di dinosauri discutendo ossessivamente sulle dimensioni e le masse abbiano una concezione “ingegneristica” dei dinosauri. A differenza degli organismi biologici, gli oggetti generati dall’ingegneria tendono ad avere ben precisi valori di dimensione e massa, spesso in forma standardizzata, valori stabiliti prima ancora che l’oggetto in questione sia “formato”.

Prendiamo uno degli oggetti ingegneristici più belli creati dall’uomo, la Ferrari.
In questo caso, mi servo del modello di Ferrari F40. Questa auto è stata progettata al millimetro, e ogni sua caratteristica è stabilita rigorosamente prima ancora che sia assemblato il primo pezzo.Una F40 è lunga 4.36 metri, alta 1.12 metri e ha una massa (a serbatoio vuoto) di 1.23 tonnellate. Tutte le F40 uscite dagli stabilimenti Ferrari hanno questi valori, e mantengono quei valori per un tempo indefinito (al netto, ovviamente, di usura, danneggiamenti e altri accidenti non prevedibili). Se cambiano le caratteristiche, cambia anche il modello di Ferrari: non può esserci una F40 che abbia valori diversi dalle altre F40.

In natura nessun individuo ha la precisione standardizzata e la costanza delle caratteristiche che osserviamo in una Ferrari. La crescita individuale fa variare le dimensioni dell’individuo nel tempo. La quantità di risorse (cibo e acqua) fa variare la massa dell’individuo nel tempo. Nessun individuo rimane mai identico a sé stesso.

Inoltre, a differenza della popolazione di F40, gli individui di una medesima popolazione animale sono uno diverso dall’altro: questa condizione, la variabilità intraspecifica, è una proprietà naturale la cui esistenza e importanza è stata compresa solamente con l’avvento del pensiero darwiniano.

Prima di Darwin quasi tutti gli studiosi di biologia avevano una visione “ingegneristica” degli esseri viventi: la variabilità era una condizione “accidentale” che perturbava l’originaria identità col progetto standardizzato. Come modelli di una Ferrari, ogni individuo biologico era ritenuto, almeno a un livello “ideale”, identico ai suoi conspecifici.

La causa delle differenze era ritenuta “il mondo materiale”, e tali differenze erano considerate attributi secondari e “accidentali”. In pratica, un po’ come considerare le differenze nel numero di moscerini sul parabrezza, di gocce di pioggia sul cofano e di polvere sul tettuccio di una Ferrari: rimosse quelle impurità accessorie, tutte le Ferrari sono identiche e fedeli riproduzioni del modello originario.

Questa visione “ingegneristica” degli esseri viventi è fallimentare da più punti di vista.
Lo è, in primo luogo, quando si cerca di identificare la causa dei viventi, ovvero, la loro storia naturale. L’evoluzione, infatti, ha come proprio serbatoio (tanto per restare con metafore automobilistiche) proprio la variabilità individuale. Senza variabilità non può esserci successo riproduttivo differenziale, altresì noto come “selezione naturale”.

In secondo luogo, questa idea “ingegneristica” non permette di inserire gli organismi nella loro dimensione spazio-temporale, ovvero, li estrae dal contesto che è la loro causa naturale. E siccome la scienza è ricerca delle cause naturali, discutere di dinosauri riducendoli a oggetti ingegneristici li “snatura”.

Questo non significa che qualsiasi tentativo di determinare dei valori “fisici” per i dinosauri sia sterile e inutile: avere stime – per quanto approssimative – su questi valori può essere utile, qualora sia inserito in una discussione che tenga in considerazione il margine di incertezza (e di validità: ovvero, il metodo con cui tali valori sono ricavati) di quelle misure, e che sia sempre consapevole del contesto in cui tali valori hanno “un senso”.

Hutchinson et al. (2011), per esempio, stimano la massa in alcuni esemplari di Tyrannosaurus, esemplari scheletrici relativamente completi (non 10 ossa disarticolate e distrutte 70 anni fa…), e presentano varie versioni alternative di valori della massa stimata, ottenuti in funzione di differenti ipotesi di partenza in merito alla quantità di tessuto non-osseo presente in vita.

Nel loro articolo, gli autori precisano che esiste un margine di errore già nelle ricostruzioni scheletriche, a seconda dell’orientazione e articolazione delle varie ossa, e che tale margine di errore non può essere ignorato quando si discute di “dimensioni” di esemplari fossili. Ovvero, il margine di errore non è solamente nella stima, ma anche nel dato di partenza!

Questo esempio dimostra come sia quasi ridicolo (e molto ingenuo) affermare che “l’esemplare X pesava Y tonnellate ed era lungo Z metri”, se tale affermazione non è accompagnata da una indicazione del margine di errore associato a tali valori.

Qualsiasi disquisizione grossolana relativa a questi valori nei dinosauri (o, in generale, negli organismi) mi pare più simile ai discorsi tra collezionisti di figurine di auto sportive, piuttosto che argomentazioni su fossili.

Pertanto, quale è la differenza tra la Ferrari e Tyrannosaurus? Che la prima è misurabile in modo univoco, dato che le dimensioni di ogni esemplare furono fissate prima ancora della sua realizzazione; mentre il secondo non è misurabile in modo univoco, dato che le dimensioni di ogni esemplare sono variabili nel tempo in modo contingente.

Qual è la caratteristica che li accomuna? Che entrambi sono macchine straordinarie.

 

(Da Theropoda).

 

1 commento

  1. tomasoprospero dotato di coda piume scuame eccetera , vi parla dal paleozoico da una uovomacchina del tempo!

    Lo ripeto, Jacovitti era l’ultimo dei Liscasauri, scomparso nel 1997!Si, son passati circa quattro(tempo relativo) anni e nessuna voce si è ancora levata dal coro!! Possibile, anzi certo che non esista nessun coro!! Su questo racconto a fumetti di Jacovitti diviso in due episodi, ho scritto alcune cose in contesti diversi: ora che in Settembre prossimo venturo, sul trimestrale “Vitt & Dintorni” uscirà un’altro intervento con l ‘editing del grafico tuttofare per innato eclettismo, Bruno Maggi, mi sento di chiedere a Simone Stenti se il suo intervento scritto apparso in tempi remoti – 1992- su “Comix”relativo a Jacovitti, “E’ vero, sono un estremista di centro”, contenente una lunga intervista al grande Jac, contenga originariamente dati e notiziè sul contesto che si riferisce alla non pubblicazione del secondo episodio di Joe Balordo su “Linus”. Rvista con in quel momento, 1982/3, avente alla guida la capo redattrice con funzione direttiva, Fulvia Serra.
    A meno che nel frattempo, più o meno 28 anni, Simone Stenti, del quale non conosco proprio nulla, lette queste parole che in parte non si sono concretizzate per motivi sia paleontologici che telematici, non sia svanito nel nulla!l’età, giunto ai cento anni di vita non sia precipitato all’interno di qualche girone infernale!!
    Mah?

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    tomasoprospero • 6 anni fa

    Il primo episodio di Joe Balordo apparve a puntate su “Linus” piccolo formato ,diretto dalla capo redattrice Fulvia Serra, dall’Ottobre 1981 al febbraio 1982. Il secondo episodio non mi risulta sia mai stato stampato su “Linus”, ma solo edito da Cosimo Panini in volume insieme al primo episodio dello stesso personaggio.
    La premessa è che Franco Benito Jacovitti era un LIscosauro, sopravissuto per un intricato numero di fattori genetici ed ambientali fino al 1997! Data tale premessa, ecco qui la mia opinione sottintesa:Se così è stato, come semmbra, ( voi che notizie avete a proposito??), verrebbe da chiedere come mai e perché la caporedattrice responsabile Fulvia Serra abbia rifiutato la pubblicazione del secondo episodio: troppo infarcito di situazioni volgari, non solo dal punto di vista sessuale?
    Io proprio non ho nessun documento che comprovi questa versione.
    A voi, amici miei, la parola.

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