LA CREAZIONE DI SPIRIT, SUPEREROE MANCATO

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Will Eisner mentre disegna le strip di Spirit (1941) Si può dire cheDenny Colt, meglio noto come The Spirit, sia morto e risorto molte volte. La prima coincise con la sua nascita, quando il2 Giugno 1940uno dei più innovativi autori della storia del fumetto, il newyorkese d’origine ebraico-austriaca Will Eisner pubblicò nell’inserto domenicale di alcuni quotidiani il primo fascicolo dedicato al suo eroe più celebre. Quella di Spirit è una serie con cui Eisner si proponeva di fondere l’attrattiva dei fumetti popolari pubblicati dai comic book con la maggiore qualità delle strip sindacate. Era un comic book, anche se con meno pagine. Un inserto di sedici pagine chiamato per i primi due mesiWeekly Comic Booke poiComic Book Section, invece diComic Sectioncome gli abituali spazi dedicati ai fumetti sui quotidiani americani. Un formato più piccolo di quello delle tavole domenicali dei quotidiani, che invece erano grandi come quelle del giornale stesso. Testatina del primo episodio di Spirit, 1940 Nelle sette pagine del primo episodio di Spirit (in Italia tradotto per la prima volta solo nel 1979 sul n. 3 della fanzine fiorentinaFunnies), Denny Colt fa in tempo a presentarsi simpaticamente ai lettori, a cacciarsi audacemente nei guai, a morire tragicamente, preda del solito scienziato pazzo, e a resuscitare riemergendo nottetempo dalla tomba.Poi inaugurò la sua carriera di “eroe fuorilegge” stabilendosi sotto il cimitero di Wildwood, in cui era stato sepolto, e assicurando alla giustizia il criminale che aveva provocato la sua morte apparente. L’editore di Will Eisner aveva insistito che il personaggio si chiamasse The Spirit e indossasse un costume come i supereroi che dal 1938, con la nascita di Superman, erano diventati di moda. L’autore accettò solo il nome, che gliene ispirò l’origine e la residenza un po’ macabra.Come compromesso dal secondo episodio lo dotò di una semplice mascherina e dal terzo di un paio di guanti, sempre intonati al completo blu, che è l’uniforme del personaggio. Sulla falsariga degli eroi pulp come The Shadow, l’idea di partenza era semplice, ma tutt’altro che banale sarà il modo in cui Eisner userà la sua serie negli anni seguenti, sperimentando soluzioni grafiche e narrative che faranno scuola nel fumetto fino ai nostri giorni. La prima apparizione di Spirit, 1940 Per il taglio sempre diverso delle storie e per le sue radici ebraiche Eisner è stato paragonato a registi prolifici e versatili come Steven Spielberg e Woody Allen. È possibile che l’ironico Indiana Jones di Spielberg abbia dei debiti verso Spirit, che era a sua volta coinvolto in misteri di ogni tipo e viaggiava anche in paesi esotici, sostituendo nei climi più caldi il completo blu con uno bianco. Ma per il periodo in cui Eisner iniziò, per l’ampiezza e lo stile della sua ricerca basata su continui esperimenti, per la costante difesa della propria indipendenza creativa e l’influenza nel suo settore anche dopo decenni, il parallelo più calzante è con il meno prolifico ma altrettanto innovativoOrson Welles. Spirit è stato definito ilQuarto poteredei fumetti per l’impatto analogo al rivoluzionario film d’esordio di Welles, e le affinità tra i due non finiscono qui. Orson Welles ritratto da Eisner nell’episodio 383 di Spirit (1947), qui in una successiva versione in bianco e nero Entrambi gli autori ebbero esperienze teatrali giovanili (Welles come attore e regista ed Eisner come aspirante scenografo) e riversarono tali esperienze nel loro modo visivo di raccontare. Tutti e due trassero ispirazione dall’espressionismo tedesco, Welles dal teatro ed Eisner dai film di registi come Fritz Lang. Entrambi misero mano al loro primo vero capolavoro nel 1940: Welles iniziò le riprese diQuarto poteredue mesi dopo l’uscita della prima storia di Spirit e, date le affinità visive, ciò fa pensare a una possibile ispirazione dal fumetto di Eisner(anche se le prime storie di Spirit non erano ancora pienamente mature – NdR). Tutti e due furono riscoperti e rilanciati dalla critica intorno agli anni sessanta, per poi essere considerati i massimi maestri nei rispettivi media, innanzitutto dai loro colleghi. Vignetta iniziale del terzo episodio (1940) Nella serie di Spirit come in alcuni suoi lavori precedenti, Eisner riempiva le scene di drammatici effetti espressionisti, con variazioni continue ed esasperate di prospettive e chiaroscuri, proprio come farà Welles. In meno di un anno l’autore di Spirit iniziò a dimostrare altrettanta versatilità e ambizione anche nelle trame, cimentandosi, sempre come Welles, nel rielaborare elementi pulp o noir per ottenere opere di livello più alto, che anticipavano le future tendenze e resteranno attuali e godibili fino ai nostri giorni. La principale differenza tra i due autori, oltre al maggiore umorismo che permea la serie di Spirit, è che, mentre Welles ebbe sempre grandi difficoltà a trovare finanziatori che gli lasciassero fare a modo suo, Eisner, essendo anche tra i pochi a reggere alti ritmi di produzione, con Spirit ottenne l’indipendenza creativa insieme alla proprietà del suo lavoro, i cui diritti sarebbero tornati a lui alla chiusura delle pubblicazioni. Volendo che la serie avesse successo e durasse nel tempo, Eisner si preoccupò di piacere ai lettori e all’editore. La stessa maschera dell’eroe, di cui l’autore avrebbe fatto volentieri a meno, era un compromesso di quelli che Welles era restio ad accettare. Spirit fu tra i primi fumetti a testimoniare la presenza della minoranza afroamericana negli Stati Uniti. Fin dall’inizio vi appare un ragazzino nero dall’ironico nome diEbony White(alla lettera “Bianco d’Ebano”) che dapprima fa il tassista, malgrado sia molto giovane, e nel giro di un mese diventa il fedele assistente dell’eroe. Il giovane Ebony e la bella Ellen prima di incontrare Spirit nel secondo episodio (1940) Ebony e gli altri afroamericani della serie, come il suo amico affarista Pierpont, dovendo fungere da spalle comiche sono raffigurati in modo caricaturale, secondo l’allora diffuso stereotipo del“negro”ingenuo, fifone e confusionario che parla un gergo sgrammaticato con l’accento del Sud. Comunque, a parte un paio di episodi iniziali un po’ infelici, incentrati su voodoo e cannibali, nelle storie di Spirit gli afroamericani sono spesso candidi e buffi, ma mai malvagi. Come dichiarerà poi, ad Eisner importava poco o nulla dei protagonisti in sé. Per questo fece contento l’editore impostando tutto su un giustiziere metropolitano convenzionale e sull’altrettanto stereotipato aiutante, come in altre serie allora in auge (quell’anno nei fumetti di Batman era apparso Robin e radio e cinema diffondevano i serial dell’eroe mascherato Green Hornet, anche lui assistito da un autista di colore). Dal sesto episodio di Spirit (1940) Una volta creati dei personaggi che si vendessero facilmente(almeno a livello teorico: in realtà The Spirit veniva pubblicato da relativamente pochi quotidiani, forse anche per il suo formato “strano” – NdR), Will Eisner poteva concentrarsi su ciò che gli stava più a cuore: le singole storie. I veri protagonisti, infatti, sarebbero stati sempre più spesso i personaggi creati di volta in volta, mentre quelli fissi ne avrebbero introdotto o commentato le vicende. Ottavo episodio di Spirit (1940) Anche le caratteristiche degli altri due comprimari della serie sono abbastanza prevedibili. L’arcignocommissario Dolan, bonario rappresentante delle istituzioni, è per l’orfano Spirit una sorta di figura paterna. Pur dovendo il commissario, a volte, condannarne pubblicamente le azioni da vigilante per salvare le apparenze. Il commissario Dolan travestito da Spirit nel 37simo episodio (1941) L’elemento romantico viene introdotto dal secondo episodio conEllen, figlia del commissario che viene baciata abitualmente da Spirit nei finali delle storie. La classica eterna fidanzata dell’eroe, anche se rispetto a quelle di altri fumetti dell’epoca ha un’indole più indipendente. Spirit ed Ellen: piccoli attriti tra fidanzati, 1940