KURT CAESAR DISEGNA PER L’AFRIKA KORPS

KURT CAESAR DISEGNA PER L’AFRIKA KORPS

Kurt Caesar, l’autore italiano che ha creato il fumetto bellico Romano il legionario per il settimanale Il Vittorioso, passò dalla guerra immaginata a quella reale, partecipando al conflitto a fianco dell’Afrika Korps (Deutschen Afrikakorps – Dak).

KURT CAESAR DISEGNA PER L'AFRIKA KORPS

Romano il legionario

 

Tra il 1941 e il 1942, infatti, Kurt Caesar era al seguito del Generalfeldmarschall Erwin Rommel con il grado di Sonderführer Z (tenente), per il quale collaborò al libro Marsch und Kampf des D.A.K. – Band I – 1941 (“Avanzata e battaglia del Deutschen Afrikakorps – Volume I – 1941”) pubblicato nel 1943 dalla Carl Röhrig Verlag di Monaco.

Il volume è diviso in due parti (primo e secondo semestre dell’anno in esame), mentre i volumi successivi, che avrebbero dovuto occuparsi del 1942 (il Band II, annunciato nell’ultima pagina del libro), del 1943 eccetera, non uscirono mai.
È facile intuirlo, vista la negativa piega che presero gli eventi bellici per l’Asse.

Il sottotitolo recita Herausgegeben vom Generalkommando des Deutschen Afrikakorps (“Pubblicato dal Comando Generale del Deutschen Afrikakorps”) e il testo è bilingue italiano-tedesco, dato che il tomo era stato immaginato per essere distribuito ai partecipanti al conflitto contro i britannici, i soldati delle forze italo-germaniche.

Caesar si occupò dei testi della parte storico-culturale e di tutti i raffinati disegni, senza contare i minuscoli “schizzi di collegamento” tra un capitolo e l’altro. Le illustrazioni grandi erano oltre cento, molte delle quali a tutta pagina, realizzate con stile fotografico e abbozzate in presa diretta sui luoghi descritti, per così dire in tempo reale durante i combattimenti, gli spostamenti e le avanzate del Dak e dell’alleato fascista.

Il libro fu ristampato in Germania nel 1994 da Mittler & Sohn, ma, anche se furono salvate tutte le illustrazioni (con qualche ritocco marginale, come alcune firme dell’autore cassate, se troppo vicine ai bordi, per questioni di formato e cose simili), furono operati pesanti tagli ai testi.
La traduzione italiana (molto probabilmente in parte dovuta allo stesso Caesar, che non era solo “artista corrispondente di guerra”, ma anche uno degli interpreti di Rommel) fu quasi completamente eliminata e varie didascalie furono riscritte, con un occhio al “politicamente corretto”.

Prova ne sia l’immagine del soldato britannico morto nelle sabbie della Cirenaica (a pag. 15 nell’originale e a pag. 33 nella ristampa). La versione del 1943 riportava una frase estrapolata da un discorso di Adolf Hitler del gennaio 1941 (Wo wir England schlagen können, Werden wir England schlagen, ovvero “Dove possiamo battere l’Inghilterra, batteremo l’Inghilterra”), mentre quella del 1994 dice semplicemente Gefallener Engländer in der Wüste (“Inglese caduto nel deserto”).

A onor del vero c’è da dire che nell’edizione del 1943 le didascalie in italiano tendevano a “interpretare” le didascalie in tedesco, piuttosto che tradurle letteralmente, mettendo in risalto il ruolo dell’alleato fascista, quando era sottaciuto o sminuito nel testo germanico.

Di relativamente interessante la ristampa del 1994 offre soprattutto la breve prefazione di Manfred Rommel (1928 – 2013), unico figlio della Volpe del Deserto, politico della Cdu (la Democrazia Cristiana tedesca) e, nel periodo in cui scrisse l’intervento, sindaco di Stoccarda.

Manfred parla in termini molto generici e non celebrativi del padre (rispettandone comunque la memoria e la competenza militare e raccontando l’aneddoto per cui lasciò i combattimenti africani praticamente incolume, con un unico livido provocatogli da una scheggia di bomba britannica che gli si era incastrata tra la cintura e la giacca) e si dilunga con piglio pacifista sugli errori del passato, sulla crudeltà della guerra, sulle mine che erano ancora disseminate nel nord Africa, sulla riconciliazione fra Alleati e Tedeschi eccetera.
Segue una lunga introduzione di Reinhard Stumpf, un esperto di storia militare, che tenta di contestualizzare e storicizzare il tutto.

Esiste anche una ristampa americana, del 1998, edita da Stackpole Books con il titolo di Rommel’s Year of Victory (“L’anno vittorioso di Rommel”). In Italia il volume fu riproposto in versione anastatica nel 2007 dall’Editore Grafica Ma.Ro. di Pavia.

Per quanto diremo sotto ci atterremo alla versione originale del testo e riporteremo alcuni brani particolarmente interessanti, così com’erano nell’originale, scritti in un italiano non del tutto corretto – in certi punti addirittura naif.

 

L’Afrika Korps nel primo semestre del 1941

La copertina del libro, oltre al titolo in tedesco, riporta un termine in arabo, sahrā, “deserto”, ovvero il Sahara, il deserto africano per eccellenza. Dopo il frontespizio, i copyright, l’indice e l’elenco dei collaboratori (nel quale si spiega anche il duplice ruolo di scrittore e artista avuto da Caesar nell’opera) c’è l’introduzione di Erwin Rommel, qualificato come General der Panzertruppen und Befehlshaber der Panzergruppe Afrika (“Generale delle Truppe Corazzate e Comandante del Panzergruppe Afrika”).

KURT CAESAR DISEGNA PER L'AFRIKA KORPS

Il ritratto eseguito nel 1941 del Comandante Rommel, sorridente e soddisfatto, è la prima illustrazione di Caesar ad apparire nel libro. Seguono le effigi degli altri alti ufficiali.

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Dopo questa sequenza di volti militari entriamo nel vivo del capolavoro artistico di Caesar, con il corpo del soldato inglese nella polvere di cui abbiamo già parlato: il volto del nemico caduto è pietosamente e rispettosamente coperto.

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Ci spostiamo nel porto di Tripoli, dove due indigeni, intabarrati negli abiti tradizionali, sono inquadrati mentre chiacchierano seduti. Uno volge le spalle al disegnatore e con una mano si copre la faccia, quasi a voler evitare di essere “fotografato”. Vicino a loro due carri armati italiani modello M14/41 della Ansaldo.

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La prima immagine di combattimento arriva dopo un lungo racconto sulle imprese del Dak tra il dicembre del 1940 e il giugno 1941: si illustra un tentativo inglese, con fanteria e mezzi corazzati, di sfondare le linee nemiche.
Come spiega il testo italiano, per il Dak questi giorni furono estremamente pericolosi. Appena 80 carri armati tedeschi dovettero sostenere e respingere il violento urto di quasi 400 carri armati nemici.

La maggior parte dei mezzi corazzati inglesi era del tipo Mark IV, Mark VI e Mark II. Le truppe nemiche sostenute dalla massa dei carri armati erano numericamente molto superiori alle truppe italo-tedesche.

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Nell’illustrazione successiva vediamo la Torre dell’Albergo Casinò Uaddàn di Tripoli, costruito nel 1935 su visionario progetto dell’architetto romano Florestano Di Fausto (1890 – 1965), uno dei massimi artefici delle costruzioni coloniali fasciste nella Libia italiana.

Inaugurato nel 1936 come prima struttura ricettiva internazionale della Libia, l’albergo esiste ancora, restaurato negli ultimi anni dell’epoca di Gheddafi, con il nome di Hotel al Waddan (in riferimento alla cittadina saudita sacra per la religione islamica). Lo stesso Rommel vi alloggiava.

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Dopo una bella panoramica marina che ritrae un convoglio di navi dell’Asse nel Mediterraneo, ecco il “marchio di fabbrica” di Caesar: i velivoli! Abbiamo un bimotore Caproni Ca.309 “Ghibli” impegnato in un duello aereo contro sei Supermarine Spitfire inglesi e un trimotore ad ala bassa Savoia-Marchetti S.M.79 “Sparviero”, a quei tempi il bombardiere più veloce del mondo, colto dall’immagine nella sua versione aerosilurante. Si tratta di tre aeroplani sempre presenti nell’epica fumettistica di Romano…

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Dopo le immagini di alcune “oasi architettoniche” il deserto si riapre ai nostri viaggiatori: la Via Balbia si snoda fra le dune, dal Bivio En Nofilia fino all’Arco dei Fileni.

Caesar rappresenta in tutta la sua maestosità questa costruzione contemporanea italiana, posta sulla Via Balbia a segnare il confine fra la Tripolitania e la Cirenaica.


Nel 1973 il colonnello Gheddafi fece distruggere l’arco, visto come simbolo del colonialismo.

Il volume, riportando un comunicato delle Forze Armate italiane datato 26 febbraio 1941 (“Nell’Africa Settentrionale, il mattino del 24 corrente, formazioni del Corpo tedesco in Africa sono entrate per la prima volta in contatto col nemico a sud-est di Agedabia”), dichiara che “così inizia la marcia e la lotta del Corpo Tedesco Africano”, ricalcando dunque il titolo del volume stesso.

Il 27 marzo 1941 le truppe italiane e tedesche occupano El Agheila, nell’area sirtica, in Cirenaica, nella cosiddetta “Valle dell’Inferno”. Nel febbraio 1941 la località era stata conquistata dai britannici, ed ora era nuovamente nella mani dell’Asse (che la avrebbero tenuta fino alla fine del 1942).

Caesar “celebra” l’evento con l’immagine di due Panzer III tedeschi diretti verso El Agheila e con una scena di veicoli inglesi (una colonna di rifornimento) distrutti dai carri armati germanici.

Nell’aprile del 1941 l’Asse occupa Marsa El Brega, un porto sul Golfo della Sirte, testa di ponte verso Tobruk, e poi Agedabia (a 150 km da Bengasi). L’Afrikakorps continua ad avanzare, lasciandosi dietro una scia di mezzi corazzati nemici disfatti.

 

Il secondo semestre del 1941 visto da Kurt Caesar

Intervallando una lunga e dettagliatissima descrizione dei combattimenti (novembre – dicembre 1941), le illustrazioni del secondo semestre iniziano con un attacco dei carri armati inglesi dalle parti di Segnali. Rispondono all’offensiva i carri armati Fiat/Ansaldo M13/40 italiani della Divisione Corazzata “Ariete”.

Vediamo poi un “pezzo anticarro pesante che cambia posizione su un campo di battaglia della Cirenaica”. Molto evocativa l’illustrazione con un “nido” di mitragliatrice pesante Mauser MG34 tedesco fra le sabbie della Cirenaica.

Degna di nota l’unica immagine “in notturna” realizzata da Caesar per il volume: la didascalia dice semplicemente Nachtgefecht in der Wüste (“battaglia notturna nel deserto”), con una postazione tedesca (forse la stessa dell’illustrazione precedente, vista la presenza della stessa mitragliatrice) appena illuminata dalla fioca luce dei traccianti.


Appare quindi la ridotta Capuzzo, vista dopo i combattimenti dell’estate del 1941: anche questo Forte, caposaldo italiano ai confini con l’Egitto, passò più volte di mano, negli scontri fra l’Asse e gli inglesi.
Il momento vittorioso colto dall’opera di Caesar è rappresentato da un primo piano di un Mark II distrutto presso la ridotta. Al caposaldo Capuzzo combatterono i Bersaglieri, riferendosi ai quali Rommel affermò: “Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco”.

Dopo un panorama di Sollum Alto ecco alcuni carri tedeschi Panzer III irrompere in una trincea britannica: i soldati con il classico elmetto a bacinella cercano scampo fuggendo in primo piano.
Vista l’inquadratura, pare quasi che Caesar fosse a disegnare dalla parte del nemico.


Anche in cielo qualcosa si muove, cosa ovvia per Caesar: un bimotore Focke-Wulf 187 “Falke” (classe Zerstörer – caccia distruttore pesante) insegue nello spazio aereo nord-africano uno Spitfire britannico.

Come spesso era accaduto nella saga a fumetti di Romano il Legionario, anche in questo caso Caesar pare mescolare elementi reali ad altri fittizi o al massimo probabili.
La didascalia specifica solo F.W.-Zerstörer, ma dall’immagine sembra trattarsi del FW 187, che però fu prodotto in un numero limitatissimo di esemplari-prototipo, impiegati esclusivamente in Europa (in Germania e in Norvegia).


Tragica l’immagine successiva: cadaveri di soldati britannici dell’11° Reggimento Ussari giacciono in mezzo a pezzi di artiglieria e carri armati distrutti. Si tratta dell’impietosa “fotografia” scattata da Caesar del fallito attacco inglese al Passo di Halfaya, al confine con l’Egitto, respinto nel giugno del 1941 dall’Asse. Dopo questa sconfitta gli inglesi ribattezzarono la località Hellfire (“fuoco d’inferno”), con un termine per loro quasi perfettamente assonante con Halfaya.

Con solo testo e alcune cartine geografiche (molto probabilmente non opera di Caesar), segue un lunghissimo e articolato saggio di due millenni di storia militare libica, distinguendo la Tripolitania dalla Cirenaica.
Solo due illustrazioni di Caesar interrompono il vasto racconto: in una vediamo i Panzer tedeschi passare accanto a una batteria nemica devastata.


Chiusa la galoppata storica, l’ultimo capitolo, intitolato Comando Tappa Roma (Frontleitstelle Rom), illustrato con il volto di un maggiore tedesco (eseguito da Caesar a Roma il 10 dicembre 1942) e affiancato dall’immagine di due scorpioni che lottano nel deserto, è una sorta di saluto al lettore.

 

L’Afrika Korps, dopo le prime brillanti vittorie illustrate da Caesar, si ritirò lasciando il Nord Africa alle forze Alleate. Nel 1944, il comandante Erwin Rommel dovette suicidarsi per aver appoggiato il fallito attentato ad Adolf Hitler.
Dopo la guerra, Kurt Caesar riprese l’attività di disegnatore di fumetti per Il Vittorioso e di illustratore per Urania e altre riviste italiane e straniere. Morì nel 1974.
Questo articolo è la sintesi di un capitolo del volume Fumetto e Acciaio, che si può acquistare QUI – NdR

 

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