KAPPA MAGAZINE, LA RIVISTA N. 1 DEI MANGA

KAPPA MAGAZINE, LA RIVISTA N. 1 DEI MANGA

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. 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Kappa Magazine non è stata nemmeno la prima rivista-contenitore di manga a essere apparsa nelle nostre edicole, dato cheZeroeMangazinedella Granata Press la precedettero di qualche tempo, però è proprio l’approccio alla base di questa pubblicazione a decretare la nascita definitva di una “coscienza” ampia sul mondo dell’intrattenimento nipponico disegnato. Senza nulla togliere ai prodotti editoriali che arrivarono prima di Kappa Magazine (peraltro sempre curati dallo stesso nucleo di persone), la rivista segna l’inizio di qualcosa di nuovo. Non per niente, nel primo editoriale i giovani redattori dichiaravano che Kappa Magazine era ciò che avevano voluto fare sin dai tempi di Mangazine nella iniziale versione fanzine.E quindi ecco un po’ di storia per comprendere la sequenza degli eventi. Kappa Magazine n. 1, luglio 1992 Mangazine, nella versionefanzine, è stata una delle primissime pubblicazioni italiane a tema anime/manga.Uscita in cinque numeri tra il 1989 e il 1990, venne poi acquisita dalla casa editrice  Granata Press di Bologna e diventò una rivista da edicola a tutti gli effetti, a partire dall’aprile 1991. A un certo punto la Granata vede andar via, per diatribe interne, proprio i quattro principali fondatori e articolisti.I quali trovano un nuovo editore nella Star Comics di Perugia, dove formano il “gruppo” deiKappa Boys. La Star Comics, che negli anni ottanta aveva fatto fortuna con gli albi della Marvel, desiderava inserirsi nel mercato dei manga, e i Kappa BoysBarbara Rossi,Andrea Pietroni,Andrea BaricordieMassimiliano De Giovannierano i migliori in circolazione a cui affidarsi. Il primo numero di Kappa Magazine esce nel luglio 1992. Ed è subito una rivoluzione, perché tra i fumetti proposti non figura alcun personaggio del mondo nipponico già noto ai fan italiani. Lì dove Zero e Mangazine potevano contare su Ken il guerriero e Lamù, che mietevano successi in televisione, Kappa Magazine proponeva titoli mai sentiti e autori spesso inediti:3×3 Occhi,Oh, mia dea!,Squadra Speciale Ghost(ossia Ghost in the Shell, uscito praticamente in contemporanea con il Giappone). Al massimo c’eraDirty Pair(le Kate e Julie in onda suOdeon TV) ma si trattava dell’originale romanzo a puntate, fatto illustrare a rotazione da autori italiani.Anche i manga che si sarebbero aggiunti successivamente lungo il primo anno di vita editoriale (Compiler,Gun Smith Cats) non erano certo nomi di richiamo.Eppure funzionò. Squadra Speciale Ghost Altra innovazione, che decreta la nascita di quella “coscienza manga” citata precedentemente, è che i Kappa Boys trattavano direttamente con il Giappone l’importazione delle opere da pubblicare. Fino a quel momento ci si doveva affidare a editori intermediari americani, che avevano già provveduto a riadattare (a volte arbitrariamente tra censure, ritocchi, tagli di interi episodi e traduzioni semplicistiche) i manga per il loro mercato. Oh, mia dea! (la serie più longeva di Kappa Magazine) Gli stessi Kappa Boys, nella loro precedente vita editoriale in Mangazine, si erano impegnati in prima persona a rendere al meglio i manga che giungevano dall’America (ritraducendo i testi e ripristinando le vignette originali). Ma stavolta era diverso: per la prima volta, o quasi, non si passava più per un editore statunitense, ma si dialogava direttamente con la casa editrice nipponicaKodansha. I manga per come erano pensati in patria dai loro autori, tranne che per il senso di lettura (ribaltato), erano finalmente in Italia, ed erano solo su Kappa Magazine. 3×3 Occhi è poi migrato su altre testate La volontà di evitare qualsiasi tipo di intervento censorio portò qualche accesa discussione nell’angolo della posta (“Punto a kappa”, il nome della rubrica), perché effettivamente Ghost in the Shell, 3×3 Occhi e pure Gun Smith Cats presentavano scene un po’ audaci. Le tazzine non c’erano… Nella storia editoriale di Kappa Magazine sono da segnalare i volumi monografici“e mezzo”, ossia degli extra all’interno della collana. Poi arrivarono i party nelle discoteche del centro-nord Italia tra proiezioni e musica: era nato un vero e proprio movimento, la giappomania era decollata. Kappa Magazine aveva un buon apparato redazionale a colori, inizialmente chiamato “Anime”: news, recensioni, dossier e rubriche varie coloravano la rivista. La scelta di un inserto a colori fu vincente, e anche le tavole iniziali dei fumetti originariamente a colori vennero mantenute. Tra le rubriche non possiamo non ricordare quella del Kappa, la mascotte della rivista, che svelava e anticipava golose novità e curiosità; Game Over, sui videogame a tema anime/manga; Eroi, dedicata ai telefilm dal vivo; Karaoke, sulle colonne sonore; Il televisore, con analisi e anticipazioni tv; L’edikola; Graffi&Graffiti; e in seguito Versus, De-Press, sulla stampa nazionale; e la RubriKeiko, gestita dall’autrice Keiko Ichiguchi. Le rubriche La lotta alle censure televisive portò i Kappa Boys a lanciare per due volte a distanza di qualche anno laKappa Petizione: la richiesta alle reti televisive (principalmente Rai, Fininvest e Junior Tv) di evitare tagli e rimaneggiamenti di opere giapponesi. Il discorso però era molto complesso, o paradossalmente più semplice (come abbiamo vistoQUI), ma ricordiamo i due dettagliati dossier sulle censure a Orange Road e all’ultimo episodio di Sailor Moon come testimonianza di un periodo preciso degli anime in Italia. La petizione Tra l’altro, Kappa Magazine presentò il fumetto del dinosauroGondi Tanaka, ospitò la commovente e tragicaJoe e il capitanodi Tezuka eZetadi Otomo. Il colpaccio lo fece con “Alis Plaudo”, una storia inedita diLupin IIIambientata in Italia disegnata eccezionalmente daMonkey Punch, creatore del personaggio, e scritta proprio dai Kappa Boys. Lupin III in “Alis Plaudo” Durante la seconda metà degli anni novanta Kappa Magazine conobbe una naturale evoluzione: arrivarono nuovi fumetti e nuovi contenuti. Tra retrospettive e giochi di ruolo ci fu spazio anche per quattro episodi di un’avventura speciale diSailor Moon, dove per la prima volta vennero usati i nomi originali di personaggi e poteri. Alla fine del decennio si andava verso un rinnovo generazionale del pubblico, accompagnato dalla moda che manga e anime stavano ormai rappresentando in Italia.Kappa si fece primaPlus, ossia raddoppiò il numero di pagine come esperimento che poi divenne stagionale e infine fisso.Quindi cambiò addirittura logo e grafica. Dal gennaio del 2000, come per festeggiare l’ingresso nel nuovo millennio, la rivista rivide un po’ i suoi spazi redazionali, riorganizzandoli e rinfrescandoli. I manga proseguirono spediti (in quell’epoca erano pubblicate opere comeChe meraviglia!–QUIuna retrospettiva-,Narutaru,Exaxxion,Aiten Myoo,Office Rei…) fino allospecialdel giugno 2002.Il numero di quell’estate festeggiava i 10 anni di pubblicazione, e lo faceva proponendo le serie in corso alternate a titoliotaku-orientedscelti per l’occasione.