I NUMERI UNO DI KIRBY DAL 1940 AL 1959

I NUMERI UNO DI KIRBY DAL 1940 AL 1959

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. 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La sua non comune creatività lo ha portato a creare un gran numero di nuove serie e nuovi personaggi nell’intento di regalare al pubblico sempre diverse occasioni di lettura.Ripercorrere la sua carriera ci permette di rivedere l’intera storia dei comic book: qui ci limitereno ai primi venti anni. Il 1940 fu un periodo difficile per molti americani. Sebbene l’economia stesse migliorando, il paese era ancora alle prese con la Grande Depressione. La giovane industria dei comic book stava fornendo lavoro a molti disegnatori, anche se non era certo un mestiere pagato bene come disegnare le strisce che apparivano sui quotidiani. Per guadagnarsi da vivere con i comic book, un disegnatore di fumetti doveva avere talento e lavorare sodo. Il giovane Jack Kirby, che si era fatto le ossa nellostudio diWill Eisner, aveva certamente talento e il lavoro non lo spaventava. L’uomo che gli appassionati di fumetti avrebbero chiamato “il Re”, entrò nel mondo dei comic book quasi in punta di piedi, realizzando un fumetto di 8 pagine per una piccola casa editrice, laTem Publishing, una delle tante che cercavano di cavalcare l’onda del successo che gli albi a fumetti stavano riscuotendo.Si trattava di una storia di fantascienza intitolata “The Solar legion”, uscita sul n. 1 di Crash Comics Adventures. L’albo, come molti di quelli che uscivano in quel periodo, non andò oltre il quinto numero. Come altri editori in quegli anni,Martin Goodmanstava abbandonando le pulp in favore dei comic book. La sua casa editrice, laTimely Comics, stava conseguendo un lusinghiero successo di vendite con le testate Marvel Comics, Daring Mistery Comics e Mystic Comics, le quali pubblicavano, tra le altre, le avventure di Sub-Mariner e della Torcia Umana. Nel tentativo di ampliare il suo parco per rispondere a una domanda di comic book che non sembrava finire mai, Goodman diede alle stampe la nuova testata Red Raven Comics. La quale contiene il fumetto di 8 pagine “Mercury in the 20th century”, la prima collaborazione del Re con quella che diventerà famosa come la “Casa delle idee”. Inizio non molto felice: di Red Raven Comics non uscirà un secondo numero. Jack Kirby aveva da tempo stretto un fortunato sodalizio artistico conJoe Simon, un creativo della città di Rochester. I due si alternavano nei ruoli di sceneggiatore, disegnatore e inchiostratore. Anche se era Kirby a occuparsi soprattutto di questi aspetti, mentre a discutere gli aspetti economici con le case editrici andava Simon.Fu infatti lui a mettersi d’accordo conAl Allard, direttore artistico dellaFawcett, quando questi gli chiese se i due se la sentissero di prendersi Capitan Marvel.Il personaggio di Capitan Marvel era apparso per la prima volta nel 1940 su Whiz Comics. Da subito aveva riscosso un incredibile successo, che la casa editrice pensava di sfruttare dando alle stampe una rivista a lui interamente dedicata.Joe Simon racconta che Allard gli chiese“se potevo finire l’intero albo in una settimana o giù di lì. Jack ed io stavamo ancora lavorando come freelance, e ricordavamo bene com’era fatta la povertà, quindi gli dicemmo di sì”. Il n. 1 di Captain Marvel Adventures uscì nel marzo 1941 con quattro storie di 15/16 pagine scritte da Joe Simon, disegnate da Jack Kirby e inchiostrate da Dick Briefer. Il troppo poco tempo a disposizione non permise a Kirby e soci di realizzare un prodotto di alta qualità. La Fawcett non dovette essere molto contenta del risultato, visto che dal n. 2 matite e chine passarono a George Tuska. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale in Europa aveva mobilitato le coscienze degli americani che si erano subito divisi tra interventisti eneutralisti. Molti protagonisti dell’industria del fumetto erano di origine ebrea, compresi Martin Goodman, Joe Simon e Jack Kirby. Tutti e tre erano dalla parte degli interventisti e con i loro fumetti volevano convincere l’America a entrare in guerra.Sub-Mariner e la Torcia Umana avevano iniziato a combattere i tedeschi da quasi un anno, ma l’America continuava a mantenersi neutrale. C’era bisogno di qualcosa di più, di qualcuno che prendesse davvero a sberle Hitler. Furono Simon e Kirby a ideare il superpatriota a stelle e strisce chiamato Capitan America, uno dei più grandi successi della Golden age che rese Martin Goodman ricco e Simon e Kirby famosi. A questo punto Martin Goodman aveva tre personaggi popolari tra i lettori di comic book: Sub-Mariner, la Torcia Umana e Capitan America: perché non lanciare un nuovo albo antologico che pubblicasse le storie di tutti e tre i supereroi? Detto fatto, nell’estate del 1941 uscì il primo numero diAll Winners, che conteneva una storia di Sub-Mariner scritta e disegnata da Bill Everett, una della Torcia Umana scritta e disegnata da Carl Burgos e una di Capitan America scritta da Joe Simon e Jack Kirby, disegnata da Jack Kirby e Al Avision, e inchiostrata da Joe Simon, Al Gabriele e Syd Shores. Un piccolo successo che durerà fino alla crisi dei supereroi nel 1947. “Sono nato a New York, nel Lower East Side c’era gente dappertutto, è normale che io ragioni per gruppi”. Così Kirby spiegava la sua predilezione per le gang giovanili di quartiere, alle quali pure lui aveva fatto parte quando era un ragazzino. La prima ideazione di una banda giovanile come protagonista di un fumetto avvenne sulle pagine di Capitan America, dove un gruppo di ragazzini chiamato leSentinelle della libertàcombatte i nazisti. Il successo di questo gruppo fu tale che la Timely decise di editare la testata Young Allies. I “giovani alleati” erano Bucky (compagno di Capitan America), Knuckles, Jeff, Whitewash Jones, Tubby e Toro (partner della Torcia Umana). La serie uscì per 20 numeri, fino all’ottobre 1946. Le vendite delle pubblicazioni della Timely che contenevano storie di Capitan America o di personaggi a lui legati raggiunsero livelli sufficientemente alti da ingolosire Simon e Kirby che verso la fine del 1941 cominciarono a esigere da Martin Goodman una percentuale sulle copie vendute. Mentre ancora si discuteva sulla spartizione delle royalties, i due iniziarono a collaborare di nascosto con laNational Comics(che poi sarebbe diventata la Dc Comics), la quale accettò di riconoscere loro una piccola percentuale sulle vendite. Quando Goodman lo scopri (pare in seguito a una soffiata del giovane Stan Lee) li cacciò in malo modo dalla Timely. Simon e Kirby non se la presero più di tanto e per la National perfezionano l’idea del gruppo di ragazzini che combatte i nazisti creando i Boy Commandos, che sarà un titolo ben venduto durante il periodo bellico. Quando tornarono dalla guerra, Simon e Kirby trovarono un mondo del fumetto profondamente cambiato. I supereroi vendevano sempre meno, bisognava inventarsi qualcosa di nuovo. La National provò a puntare sui fumetti educativi, la nuova moda nata in risposta alle critiche ai fumetti di un autore di libri per bambini di Chicago, Sterling North. Simon e Kirby collaborarono svogliatamente a un’impresa in cui non credevano più di tanto. Le scarse vendite dell’albo gli daranno ragione. A guerra ancora in corso Joe Simon aveva concluso con la casa editriceHarveyun accordo che riconosceva alla coppia di autori il 50% dei profitti sulle vendite. L’accordo era molto più remunerativo di quello che i due avevano con la National, così crearono il personaggio di Stuntman. Un nuovo supereroe senza superpoteri, in un mercato che cominciava ad avere problemi in sovrapproduzione e che si stava disamorando del genere, non si rivelò una grande idea. L’albo chiuse dopo appena tre numeri.