I FRATELLI MONTECCHI DA BATMAN A PARIS JOUR

I FRATELLI MONTECCHI DA BATMAN A PARIS JOUR

Se negli anni settanta sei un ragazzino che vive ai confini di Milano tra campetti spelacchiati in mezzo a un palazzo e unafabbrichéttagli unici svaghi sono vagabondare, giocare al pallone e leggere i giornaletti della Universo (oltre ai porno dei fratelli più grandi), sfogliando i quali finisce per rimanerti impresso il disegno essenziale deifratelli Montecchi. Vi racconterò quel poco che so dei fratelliPaolo e Piero Montecchi, professionisti del fumetto e dell’illustrazione che per circa un trentennio hanno movimentato le pagine dei settimanaliIntrepidoeIl MonellodellaCasa Editrice Universo. (Per la stesura dell’articolo mi sono basato soprattutto sull’intervista pubblicata nel n. 38 della rivistaInkfatta a Paolo Montecchi daP. Tellolie l’articolo nel n. 66 in occasione della scomparsa del disegnatore). Paolo Montecchi (1932-2014) ritratto da Festino Paolo Montecchi si avvicina al fumetto in modo casuale, anche se la passione per il disegno c’era già. Agli inizi degli anni cinquanta su consiglio dell’amico disegnatoreGaetano Albaneseprepara delle tavole e le presenta all’editoreTorelli, per il quale finisce per disegnareCuore CrociatoeSlim, Ragazzo d’Acciaio. Dal 1956 collabora con Albanese per l’editore ingleseFleetway. Dall’anno successivo Paolo Montecchi inizia il sodalizio con il fratelloPiero, che durerà fino al 1976. Per l’Inghilterra disegnano insieme il personaggioJohnny Nero, per la FranciaJiffe et Pitoltre a storie senza personaggio fisso. Di seguito collaborano conFratelli Fabbrie l’Editrice La Sorgentefacendo illustrazioni, copertine e ritratti per le enciclopedie. Nella seconda metà degli anni sessanta i fratelli Montecchi collaborano con la Mondadori grazie al direttoreEnrico Bagnoli, disegnando diversi episodi di Batman e Superman comePaul & Peter Montague(ne abbiamo parlato nell’articolo“Batmanin Italia si chiamava Ala d’Acciaio”– NdR). Tra gli altri autori italiani che hanno disegnato questi eroi per la Mondadori ricordiamoSergio TarquinioeLino Jeva. La maggior parte dei lettori neppure si accorgeva che le loro storie non erano prodotte dagli autori americani della Dc Comics. Il proposito della Mondadori era mettere in piedi una produzione italiana continuativa come aveva fatto con i personaggi Disney, ma il calo delle vendite mandò a monte l’iniziativa, tanto che nel 1970 la casa editrice milanese chiuse gli albi di Batman e Superman. Nel 1969 i fratelli Montecchi disegnano un album di figurine con i personaggi Dc per la compagnia Total Come estremo tentativo, la Mondadori prova a lanciare una linea di personaggi completamente nuovi nel formato comic book (sia pure in bianco e nero), ma l’iniziativa viene sospesa dopo pochi mesi. Una di queste effimere serie eraStrippy, la Ragazza Detective, scritta daPier Carpi(con lo pseudonimo P. Ren) e disegnata dai fratelli Montecchi. Ma già dal 1964 i due fratelli collaboravano anche con la Casa Editrice Universo, dove già lavorava l’amicoAntonio Toldo. I fratelli Montecchi si discostano dai canoni dei disegnatori italiani del tempo. Hanno un segno grafico moderno: la loro inchiostratura non si affida al tratteggio, ma curano la linea senza modulazioni del pennello. Le pagine sono perfettamente leggibili. I due sono attenti alla caratterizzazione dei personaggi, pur avendo dei cliché che sfruttano soprattutto per i racconti liberi. I Montecchi disegnano episodi per le serieI Laramy della ValleeLa Piovra d’Argento, sui membri in calzamaglia di una società segreta, scritta daAntonio Mancuso. Su sceneggiatura diRaffaele D’Argenzioi fratelli illustranoForza Folgore!eEdizione Straordinaria, che diventeràParis Jourquando ai testi arrivaPatricia Martinelli. Quest’ultima serie dura tredici anni, di fatto la disegna principalmente Paolo, mentre il fratello Piero si dedica soprattutto alle storie autoconclusive senza personaggio fisso.Per quanto intercambiabili nelle mansioni della produzione delle pagine, è evidente una differenza nello stile dei fratelli. La serie Forza Folgore è frutto delle matite diPiero, riconoscibile per le tipologie dei visi ma soprattutto dei ”nasi” e per una minore dinamicità. MentrePaolosi creerà nel tempo una sua griglia grafica personale per le tavole, e utilizzerà, come spesso richiedeva la casa editrice, riferimenti fotografici in modo da adottare le fattezze dei personaggi agli attori amati dal pubblico. Man mano renderà molto personali le interpretazioni dei modelli rendendoli dinamici e vivi. Come vediamo nella serie Edizione Straordinaria/Paris Jour. Quando subentra Patricia Martinelli il segno di Paolo Montecchi si fa più sicuro e guadagna in espressività. Concluso Paris Jour, Paolo Montecchi produce varie storie autoconclusive e una serie poliziesca scritto daAgrippino Musso: Paolo Warren. Questa sotto è l’unica pagina firmata da Paolo Montecchi che io conosca, è la prima di un episodio dove il disegnatore cura con passione l’ambiente e abbandona la cara griglia per un respiro più ampio. La serie èAmore d’Autore, dedicata a storie tratte dalla letteratura colta. Nel 1989 la Universo chiude la collaborazione con quasi tutti gli autori dei settimanali a fumetti per un“… cambio di strategia editoriale”, il proposito è di trasformare Intrepido e Il Monello in testate prevalentemente giornalistiche (ma la cosa non darà buoni frutti). Lasciati i fumetti, Paolo Montecchi collabora come illustratore con la Olivetti e si dedica alla pittura. Mentre di Piero, purtroppo, non sono riuscito a reperire informazioni. © Degli aventi diritto Buongiorno, mi chiamo Antonio Montecchi e sono figlio di Paolo; desidererei fare una precisazione riguardo all’ attività svolta da mio padre e mio zio (vivente residente in un istituto di riposo): sovente ho avuto occasione di assistere all’ elaborazione delle loro “tavole” e vi posso assicurare che per tutta la durata del loro sodalizio, in tutte le loro esecuzioni il lavoro è rimasto ripartito nello stesso modo, ossia a mio padre competeva il disegno e l’ inchiostratura di tutti i personaggi, mentre mio zio si occupava esclusivamente degli “sfondi”. Benvenuto Antonio. Ricordo con piacere il tuo commento sul mio blog. Ti ringrazio per l’intervento.Certamente nel loro lungo sodalizio agirono soprattutto così come ricordi. Io ho riportato in parte quanto affermato da tuo padre Paolo nell’intervista su Ink; aggiungendo anche la mia opinione osservando le pagine prodotte negli anni in cui lavorarono separatamente. Sarebbe una grande opportunità poter avere un resoconto da parte di tuo zio.Ti andrebbe di intervistarlo per Giornale Pop?Lasciati tentare!Ciao e grazie ancora.Arcangelo