HITLER AMMIRATORE DI TOPOLINO

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Ci furono poi problemi causati dalle leggi protezionistiche varate da Berlino per tutelare le esportazioni tedesche e limitare le importazioni di materiali stranieri. Per anni rimasero in Germania fondi della Disney “congelati” che non potevano essere riscossi, e questo nonostante gli ottimi auspici della tappa tedesca del viaggio europeo di Walt e Roy dell’estate del 1935. Con il 1937 scadettero tutti i vecchi contratti stipulati fra Hyperion Avenue e i distributori tedeschi: dopo quest’anno i cinema che continuarono a proiettare cartoon disneyani lo fecero del tutto illegittimamente. Ma lo fecero, ed è questo che a noi importa: l’interesse del pubblico per l’animazione disneyana continuò a crescere nel Terzo Reich. Crebbe non solo presso il “popolino”, ma persino nelle “alte sfere”. Ce lo conferma il saggio di Carsten LaquaWie Micky unter die Nazis fiel: Walt Disney und Deutschland(1992), riportando un brano di una lunga intervista al proprietario di cinema tedesco Walter Jonigkeit (1907 – 2009): Era risaputo nei circoli cinematografici che i film Disney venivano guardati regolarmente nella Cancelleria del Reich. Secondo Laqua, però… È difficile trovare prove concrete dell’interesse per i film Disney da parte dei leader nazisti tedeschi. Una conferma viene da una comunicazione del Ministero dell’Istruzione e della Propaganda del Reich, conservata nell’Archivio federale di Coblenza (settore “NS 10/48”), dalla quale emerge che“cinque film di Topolino”presenti nel Reichsfilmarchiv erano stati inviati all’Aiutante del Führer. Nella lettera del 27 luglio 1937, firmata dall’Oberprüfstelle-Teiter Ernst Seeger, vengono nominati cinque titoli che non corrispondono a nessuno dei titoli Disney importati ufficialmente: o alcuni cartoni animati erano stati soprannominati per antonomasia “film di Topolino”, il che avrebbe confermato la popolarità di Topolino in questi circoli, oppure erano stati dati titoli tedeschi a film importati con il loro titolo inglese. Proverebbe quest’ultima ipotesi l’uso del termine inglese “Mouse” nella lettera. La consegna era stata organizzata da un personaggio molto vicino a Hitler: lo SA-Obergruppenführer Brückner; lo Adjutantur des Führers dovette pagare per i film RM 199,64 alla Deutsche Fox Film AG, una sussidiaria della 20th Century Fox con sede nella Friedrichstrasse di Berlino. I cinque film d’animazione, o “topolini” (Micky-Maus-Filme), nominati nella lettera citata da Laqua erano:Romeo und Julia,Käsepiraten,Feuer und Traumland,Das grosse RenneneJägerlatein; nel documento veniva richiesto pure il film italianoMario(in originale senza sottotitoli in tedesco). Anche in Francia e in Italia, in quel periodo, per “topolini” si intendeva qualsiasi film d’animazione, non solo disneyano. Parlavano di questa richiesta ufficiale di film anche Rolf Giesen e J. P. Storm, nel saggioAnimation under the Swastika(McFarland Publishing, 2012), e Niels Schröder in“Gute Laune ist ein Kriegsartikel”: Deutsche und amerikanische Trickfilme, Comics und Cartoons als Mittel der Propaganda während des Zweiten Weltkrieges(2020). Molto conosciuta, neiDiaridiJoseph Goebbels, l’annotazione del 22 dicembre 1937, dove il Ministro parla di alcune pellicole di “Topolino” regalate adAdolf Hitler, nonostante non sia presente in nessuna delle varie antologie pubblicate a stampa. Questo non significa che l’annotazione sia inventata, ma semplicemente che in tali estratti deiDiarinon appare perché non era stata ritenuta storicamente o politicamente interessante dai redattori. Nel 2000 è stata però ultimata, a cura di Elke Fröhlich per conto dell’Istituto Tedesco di Storia Contemporanea, un’edizione completa deiTagebücher, in parte accessibile online presso De Gruyter. In questa versione, che si presume corretta, notiamo alcune discrepanze rispetto a quanto prima riportato altrove, soprattutto sul numero dei film donati, che furono 32 “normali” e 12 d’animazione, non 30 e 18 come solitamente si legge.Succedeva per esempio anche inHitler 1936-1945 Nemesis(2000, e successive ristampe) diIan Kershaw, che pur sosteneva nelle note di aver fatto riferimento aiDiaridel Ministro: Hitler was delighted at his Christmas present from Goebbels in 1937: thirty feature films of the previous four years, and eighteen Mickey Mouse cartoons.(Hitler fu deliziato dal regalo di Natale di Goebbels nel 1937: trenta lungometraggi dei precedenti quattro anni e diciotto cartoni animati di Topolino). Kershaw tornava sull’argomento, ripetendo l’errore sul numero dei film, in All’inferno e ritorno (Laterza, 2015), un suo libro più “leggero” sul Nazionalsocialismo. Negli anni Quaranta, il loro periodo d’oro, gli studios di Hollywood producevano circa 400 film l’anno, in gran parte commedie, musical, western e cartoni animati di Walt Disney. E molto di quest’immensa produzione attraversava rapidamente l’Atlantico. A metà degli anni Trenta Topolino e Paperino erano altrettanto noti in Europa che negli Stati Uniti; e nel 1937 l’uscita del primo lungometraggio di animazione di Disney,Biancaneve e i sette nani, fece sensazione in Europa esattamente come in America. Malgrado le restrizioni all’importazione di film stranieri e l’ostilità ufficiale nei confronti di quelli che erano considerati i prodotti della degenerata cultura americana dominata dagli ebrei, perfino Hitler amava i cartoni animati di Disney. Nel 1937 il suo ministro della Propaganda, Joseph Goebbels, lo rese felice regalandogli per Natale diciotto film di Topolino. Ecco invece quanto Goebbels esattamente scriveva nei suoi Diari. Ich schenke dem Führer 32 Klassefilme der letzten 4 Jahre und 12 Mickey-Maus-Filme mit einem wunderbaren Kunstalbum zu Weinachten. Er freut sich sehr darüber, ist ganz glücklich über diesen Schatz, der ihm hoffentlich viel Freude und Erholung spenden wird.(Regalo al Führer 32 famosi film degli ultimi quattro anni e 12 film di Topolino con un meraviglioso libro illustrato per Natale. Ne è molto felice. È molto felice di questo tesoro, che si spera gli darà molta gioia e relax). Il Ministro aveva citato altre due volte Topolino nei suoiDiari, e questo dimostra ulteriormente il suo interesse per l’animazione disneyana. Nell’annotazione del 4 gennaio 1935 diceva di avere assistito alla proiezione di un film,F.P.1 antwortet nicht(una pellicola di fantascienza avventurosa, tratta da un libro di Siodmak), introdotto da cartoni animati di Mickey Mouse. Il 2 settembre 1937 affermava invece di aver visto i cortometraggi di Topolino in compagnia dei piccoli invitati al compleanno della figlia Helga e di essersi divertito tantissimo. Non è detto però che quei Mickey-Maus-Filme ricordati da Goebbels fossero esclusivamente film di Walt Disney, visto che per “topolini”, lo dicevamo prima, si intendevano tutti i cartoni animati, di qualsiasi origine. Nel 2013 Jim Korkis, nel saggioThe Book of Mouse, riportava l’aneddoto dei cartoni animati regalati da Goebbels al Cancelliere ripetendo il fatidico sbaglio “quantitativo” e aggiungendo che… Goebbels chose to give this gift because he knew that during July 1937, in Hitler’s private screening room, the Führer had watched five Mickey Mouse cartoons and laughed loudly.(Goebbels decise di fare quel regalo perché sapeva che nel luglio del 1937, nella sala proiezioni privata di Hitler, il Führer aveva visto cinque cartoni animati di Topolino ridendo rumorosamente). Il 12 febbraio 1940 Goebbels citò invece neiDiariil filmBiancaneve, in relazione a una visita (al Ministero o alla Cancelleria) dell’attrice di origine ceca Anny Ondra (scrivendo erroneamente “Disnay” al posto di “Disney”). Frau Ondra ist nachmittags zu Besuch. Wir sehen den amerikanischen Disnay-Film “Schneewittchen”, eine großartige künstlerische Schöpfung. Ein Märchen für Erwachsene, bis ins Einzelne durchdacht und mit großer Menschen- und Naturliebe gemacht… Ein künstlerischer Hochgenuß!(Miss Ondra viene a trovarci questo pomeriggio. Vediamo il film americanoBiancanevedi Disney, una grande creazione artistica. Una favola per adulti, pensata fin nei minimi dettagli e realizzata con un grande amore per l’Uomo e la Natura. Una vera delizia artistica!). Il fatto che Goebbels avesse definito Biancaneve una “favola per adulti” è del tutto sottoscrivibile. Il film è ricco di tematiche e spunti “adulti”: invidia, odio, omicidio, morte, deformità, amore, sensualità, resurrezione, orrore, paura, magia nera, esoterismo… Si vede chiaramente che è un film pensato da adulti, scritto da adulti, disegnato da adulti. Per loro stessi e, solo in maniera accessoria, per un pubblico infantile – che non può cogliere tutte le sfumature, i sottintesi, la perfezione grafico-tecnica dell’animazione e della colonna sonora. Ma il Führer cosa ne pensava del primo lungometraggio animato della Disney? Leggendo il saggioAnimation under the Swastikapubblicato da Giesen e Storm nel 2012, apprendiamo che nessun altro film americano ricevette tanta attenzione quantoBiancaneveda parte della stampa durante l’Era Nazionalsocialista (anche se alcuni giornalisti protestarono per gli alti costi richiesti per noleggiarlo) e i capi del Nazismo amarono fin da subito quel capolavoro. Nel 1938 cinquanta nuove pellicole statunitensi furono approvate dalla censura tedesca.Biancaneve, comunque, fu l’ultimo film americano a riscuotere simpatia presso i massimi leader nazisti. Il 5 febbraio 1938 il Führer in persona chiese al suo aiutante di procurargli una copia della strabiliante opera disneyana per il suo cinema privato all’Obersalzberg. Senza alcun dubbio divenne uno dei film più applauditi della sua raccolta di pellicole. Giesen e Storm non erano stati i soli a parlare di Hitler e Biancaneve. Per esempio, secondo il giornalista tedesco Rüdiger Suchsland: Dopo cheBiancaneve e i sette naniuscì nel 1937, Hitler lo vide più e più volte nella sua sala di proiezione privata all’Obersalzberg: divenne il film preferito di Hitler. Erano però, queste pubblicate nel 2012 e nel 2015, mere ipotesi, basate sul fatto che esisteva una versione del lungometraggio che la Disney fece doppiare in tedesco nel 1938 ad Amsterdam da Kurt Gerron (che aveva anche curato il doppiaggio in olandese del film).Suchsland, in particolare, aveva il “dente avvelenato” contro Disney e pareva seguire la “lezione” di Eliot. Cosa pensava Walt Disney dei nazisti? Ovviamente aveva poca paura di entrarci in contatto. Né gli importava del cambiamento di umore negli Stati Uniti, iniziato con la Notte dei Cristalli del 1938. Nel novembre 1938 la regista nazista Leni Riefenstahl era negli Stati Uniti per commercializzare il suo film sui Giochi Olimpici del 1936. Mentre molti le chiusero la porta in faccia, Walt Disney le diede un cordiale benvenuto. Piacevano più i nazisti a Disney, o piaceva più Disney a Hitler e Goebbels? Il fatto è che nei film Disney domina una visione del mondo trasfigurata, il cui immaginario è fortemente influenzato dalla tradizione germanica. Biancaneve è una “ragazza della Foresta Nera”. Topolino e gli intelligenti Sette Nani per molto tempo non hanno combattuto Hitler, diversificandosi in ciò dai supereroi come Capitan America, Superman e Batman. Tutti loro avevano già combattuto e sconfitto Hitler già prima che l’America entrasse in guerra nel 1941. Dopo Pearl Harbor tutta Hollywood “prestò servizio militare”. La satira sottile non era più richiesta, e anche Disney non poteva più sfuggire alla pressione dell’opinione pubblica: Topolino e i Tre Porcellini lottarono contro un Lupo Cattivo che aveva chiaramente una somiglianza con Hitler.The Fuehrer’s Facedel 1943 è stato poi definito uno dei più importanti film di propaganda antinazista. Era arrivato in ritardo, però. Troppo in ritardo? Si interessò a “Biancaneve nazista” anche Martin Walker, nel suo saggioAmerica Reborn(Knopf Doubleday, 2011). Siccome il cinema era diventato la prima forma d’arte universale e di massa, e i cartoni animati facilmente penetravano le barriere linguistiche, Topolino divenne un fenomeno internazionale. In uno scherzoso intervento, Walt notava che tra i fan di Topolino c’erano il Re e la Regina d’Inghilterra eBenito Mussolini, ma aveva trovato un solo bastione di resistenza.“Il sig. A. Hitler, quel vecchio arnese nazista, dice che Topolino è stupido. Immaginatevi! Topolino un giorno salverà il sig. Hitler dall’annegamento o qualcosa di simile – e allora il sig. Hitler non dovrà vergognarsi”. In effetti, Hitler vide e rivideBiancaneve, che nell’animo preferiva di gran lunga alle grandiose opere wagneriane che in pubblico onorava come l’essenza stessa della cultura tedesca. Divenne un luogo comune della Seconda guerra mondiale che i vari leader Hitler, Stalin, Churchill e Roosevelt si rilassassero tutti con Disney. Hitler (che però amava per davvero Wagner fin da quando era un giovane bohémien a Vienna) era appassionato di cinema. Il 20 aprile 1937, nel giorno del suo 48° compleanno, presenziò al cinema Ufa di Berlino a una proiezione di pellicole italiane, per celebrare la fondazione della Difu (Deutsch-Italienische Film-Union). Era amante soprattutto di quella che oggi chiameremmo “cinematografia di genere” – western, avventura, comiche, fantastico eccetera. Secondo il giornalista tedesco Volker Koop (autore diWarum Hitler King Kong liebte, aber den Deutschen Micky Maus verbot. Die geheimen Lieblingsfilme der Nazi-Elite, 2015) vide almeno diciotto volteKing Kong, il capolavoro di Cooper e Schoedsack del 1933. Il film fu reso spettacolare dai numerosi effetti speciali, realizzati con la tecnica di ripresa “a passo uno” o stop-motion, che è sostanzialmente una sorta di animazione dove al posto delle foto di disegni ci sono foto di oggetti reali (spesso pupazzi o modellini). Ma secondo Rolf Giesen (inHitler’s Third Reich of the Movies, 2020), al Cancelliere piaceva soprattuttoBiancaneve, tanto che nel suo archivio personale ci sarebbero state tre differenti copie della pellicola – (quella originale americana, una doppiata in tedesco e una versione svedese). Il Ministero della Propaganda aveva una quarta copia, riservata invece agli addetti, all’industria del cinema e dell’animazione. L’interesse di Hitler perBiancanevevenne confermato nel dopoguerra anche dal suo proiezionista personale. Albert Friedrich Speer(1934 – 2017) era il figlio di Albert Speer (1905 – 1981), l’architetto preferito dal Führer. Intervistato in due occasioni diverse dai giornalisti Falko Henning e Heinrich Breloer, Speer Junior disse di ricordare Hitler come un “caro zio”. I bambini dei gerarchi non dovevano seguire le rigide regole del protocollo all’Obersalzberg, lì c’era una sala proiezioni e ai ragazzini, per esempio durante le feste di compleanno, venivano fatti vedere i cartoni animati di Topolino. In loro compagnia c’era talvolta, la compagna del Führer, Eva Braun (1912 – 1945). Hitler non era mai presente in quelle occasioni, ma A. F. Speer dichiarò che i cartoni appartenevano alla collezione privata del Cancelliere. Parlava di questo interesse verso l’animazione da parte del Führer anche Michael Munn, inHitler and the Nazi cult of celebrity(The Robson Press, 2012): Hitler amava la tecnologia cinematografica e teneva d’occhio tutto ciò che Hollywood produceva riguardo agli effetti speciali e tutto ciò che c’era di nuovo in fatto di tecnologia, comeKing Kong, che fu fra i suoi film preferiti, tanto da averne una copia nella sua cineteca. Si vocifera che avesse anche una copia diBiancaneve e i Sette Nanidi Disney, perché era affascinato dalle nuove tecnologie dell’animazione (…). Aveva un cinema privato nei sotterranei del Berghof dove intratteneva i suoi più intimi conoscenti con i film più nuovi, sia nazionali sia stranieri. Goebbels gli aveva regalato un certo numero di cartoni animati di Topolino come dono di compleanno. In realtà era un regalo di Natale, che forse il Ministro non avrebbe fatto a Hitler, se avesse saputo quanto sosteneva Munn in un altro passaggio del suo libro, a proposito degli attriti fra Stato e produzione cinematografica negli anni Trenta. Goebbels era consapevole delle tensioni che esistevano fra lui e il mondo del cinema tedesco, anche se dubitiamo che sapesse che i cineasti lo avevano soprannominatoMickey Mouse, a causa della sua “faccia da topo”. Alla fine del 2014 il legame (se così si può dire) fraBiancanevee Goebbels diede lo spunto a Mauro Sgorbani per una pièce teatrale intitolata Magda e lo spavento. Ne fece una colorita recensione su “La Repubblica” la giornalista Simona Spaventa. Federica Fracassi è attrice generosa e impavida, che accetta sfide nei territori più impervi della scena non convenzionale. Per lei Massimo Sgorbani ha scritto una trilogia sulle femmine di Hitler, indagine sull’attrazione fatale del male che dopo i monologhi della cagna lupa Blondi e dell’innamorata Eva Braun, conMagda e lo spaventodà voce ora a Magda Goebbels in un terzo capitolo che fa entrare in scena lo stesso Führer. Con lui, nei giorni della disfatta del Reich, dialoga la moglie del ministro della propaganda che nel bunker avvelenò i suoi sei figli, ideologa convinta del nazismo la cui lucidità dialettica Sgorbani, con scelta ironica e spiazzante, non applica a dogmi politici bensì a Walt Disney, segreta passione del Führer. Tra chiacchiere su trame di cartoni animati e filastrocche, Biancaneve viene classificata come ariana contro la deformità di nani degenerati e Topolino è un essere inferiore redento, in un testo paradossale che si avvita su se stesso e si ripete in varianti sempre più livide, discesa negli inferi di un fanatismo che intride la più banale e innocua quotidianità. Un andamento circolare che la regia di Renzo Martinelli asseconda con rigore fin troppo cerebrale, trasformando la scena in una sorta di gabbia-scatola magica chiusa anche verso la platea da un velo-schermo soffocante dove scorrono silhouette di cartoon, e scossa da un impianto rumoristico a tratti invadente. Un carillon allucinato e claustrofobico dove si muovono a scatti, come automi caricati a molla, gli attori, è la vera forza dello spettacolo. Nell’abito pastello da principessa Disney, Federica Fracassi è una Magda Goebbels scossa da tremiti nervosi, capace letteralmente di incarnare il lucido sproloquio della sua protagonista in crescendo verbali e fisici di spaventoso, controllatissimo furore. Con lei, Milutin Dapcevic è un Hitler schizofrenico di una sgradevolezza da manuale. Aldilà dell’interesse del ricercatore, restano i dubbi sulla qualità artistica di un tale spettacolo. L’entusiasmo di Goebbels perBiancaneve(e per l’animazione di Disney in genere), ormai divenuto patrimonio globale, è messo dunque nero su bianco nei suoiDiari. Allo stesso modo in Italia fu documentato neiDiaridiClara Petaccil’entusiasmo di Mussolini per il lungometraggio disneyano. E sappiamo che anche l’imperatore giapponeseHirohitoera un appassionato delle produzioni Disney: quando nel 1975 si recò negli Stati Uniti, accolto dall’allora Presidente Ford, volle visitare Disneyland, dove comprò un orologio di Topolino.