GUGLIELMO GATTI UCCIDE GLI ZII ESTROVERSI
History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. 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Al citofono della villetta alla periferia della città, in via Ugolini, non risponde nessuno. Aspetta alcune ore e poi va a chiedere ad alcuni parenti della zona, che sono stupiti come lui. Loro sanno soltanto che la sera prima i due erano andati in balera con gli amici, come facevano spesso.Alla fine, i parenti decidono di forzare la porta. Dentro è tutto in ordine, salvo per l’assenza degli zii. A questo punto, De Leo allerta i colleghi carabinieri di Brescia. Il primo a essere convocato in caserma èGuglielmo Gatti, un altro nipote dei Donegani, che abita al piano di sopra e ha le chiavi di casa della coppia sparita. Guglielmo è un quarantenne solitario e introverso, senza amici né fidanzata. Nemmeno i vicini lo conoscono bene e negli ultimi otto mesi, come si scoprirà da un controllo, ha fatto in tutto solo cinque telefonate. In giro si dice che sia“l’uomo più iellato del mondo”, perché non gliene è mai andata bene una nella vita. Alla sua età è ancora studente fuori corso al Politecnico di Milano e passa tutte le giornate davanti al computer. Non lavora, i soldi glieli dava il padre appena deceduto, mentre la madre era morta anni prima. Ora si gode l’eredità. In caserma Guglielmo si dice stupito, perché gli zii lo avvertono sempre quando partono per una gita. I carabinieri lo guardano perplessi e nei giorni successivi lo fanno tornare per ulteriori ragguagli, senza riuscire mai a cavargli informazioni utili. Lui si limita a dire, allusivo, che se vogliono saperne di più dovranno indagare sulla doppia vita dei suoi zii. Cosa intende dire? Luisa Di Leo e Aldo Donegani Comunque sia, gli inquirenti sospettano di Guglielmo da quando una vicina ha detto che, la sera prima della scomparsa dei Donegani, aveva sentito dei rumori sospetti provenire dal suo garage:«Come se qualcosa di pesante venisse spostato e poi colpito con forza. Tanto che mi sono affacciata dalla finestra per cercare di capire cosa stesse succedendo». Non si esclude nemmeno l’ipotesi dell’incidente: le ricerche si estendono fino alle colline, dove ogni tanto la coppia andava in gita. Lui aveva 77 anni e lei 61, ma avevano il fisico ancora giovane. Ormai si usano i verbi al passato perché li si danno per morti. Il 16 agosto, nella località di Berzo Demo, in Val Camonica, gli uomini della guardia forestale trovano il braccio amputato di una donna. Le ricerche si concentrano in quella zona boscosa e, poche ore dopo, i forestali scoprono, in una grotta sul ciglio di un burrone, altri resti che verranno riconosciuti come appartenenti ai coniugi Donegani. La scena è raccapricciante, dato che i due corpi sono stati sezionati e imbustati in undici sacchetti di plastica, di quelli usati per la spesa. Mancano diversi pezzi che, evidentemente, sono stati dispersi dagli animali selvatici. Alcuni vengono trovati nelle vicinanze, insieme a un paio di grosse cesoie insanguinate, con le quali sono stati straziati i corpi.Le due teste continuano a mancare. Guglielmo Gatti viene arrestato il giorno dopo, per duplice omicidio aggravato e premeditato. Gli inquirenti non avevano svolto a caso le ricerche in Val Camonica: a indirizzarli era stato un ragazzino di 14 anni.Nei primi giorni dopo la scomparsa dei Donegani, il giovane aveva visto Gatti in un telegiornale locale, ed era scattato verso il padre:«Hai visto? Quello è l’uomo che per poco ci veniva addosso in montagna!». Anche il padre se lo ricorda, adesso. Era successo il primo agosto nel Passo del Vivione, che collega due valli secondarie della Val Camonica. Il tizio guidava una Fiat Punto azzurra che, all’improvviso, aveva iniziato a sbandare e stava per travolgerli. Era sconvolto in viso, impossibile dimenticarselo. La testimonianza collima con il fatto che quel giorno Guglielmo Gatti non era in casa. La polizia scientifica si reca nel garage dei rumori strani e lo cosparge con ilLuminol, un prodotto chimico che, a contatto del sangue, diventa azzurro luminescente. E a illuminarsi di azzurro brillante è tutto il pavimento, come se vi si fosse svolta una mattanza. Almeno così dirà l’accusa al processo, mentre all’avvocato difensore quelle apparse sembravano solo piccole goccioline. Forse ha ragione quest’ultimo, dato che le tracce di sangue non risultano abbastanza consistenti per estrarne il Dna. Arriva un’altra testimone, Cristina Cominelli, proprietaria dell’Hotel Giardino di Breno, sulla strada che porta al Passo del Vivione. La donna dice che Guglielmo Gatti si era presentato in albergo nella notte tra il 30 e il 31 luglio: sembrava stremato. Data l’ora tarda, si sarebbe dimenticata di registrarlo e di emettere la fattura. In assenza di prove, dunque, la testimonianza dell’albergatrice non risulta convincente. Anzi, pone un ulteriore interrogativo: se lei ha visto Gatti nella notte tra il 30 e il 31 luglio e il ragazzo e il padre l’avevano incrociato il primo agosto, perché Gatti sarebbe dovuto andare sul posto in due giorni distinti?Non è un viaggio breve, dato che da Brescia bisogna fare un centinaio di chilometri per arrivarci. Ci si chiede anche quale potrebbe essere il movente di un duplice omicidio così efferato. Secondo alcuni vicini, Gatti litigava spesso con gli zii, ma altri affermano di averli visti spesso tutti e tre insieme a chiacchierare tranquillamente sul balcone. Quanto alla presunta doppia vita dei Donegani gli inquirenti hanno scoperto che, in effetti, da un po’ di tempo i due anziani coniugi andavano alla ricerca di trasgressioni erotiche, come testimonierebbe una serie di filmini e di diapositive trovati in casa loro e sul cui effettivo contenuto vige il massimo riserbo da parte dei magistrati. Possibile che ad averli uccisi sia stato qualche partner occasionale? No, tutti gli indizi puntano sul nipote, anche se manca la prova decisiva. Certo, in uno dei sacchetti che contenevano i resti della coppia era stato trovato uno scontrino emesso dal supermercato frequentato da Gatti, ma anche gli zii andavano a fare la spesa lì. Il 22 gennaio 2006, a Provaglio d’Iseo, in provincia di Brescia, viene trovata la testa di Aldo Donegani, e dieci mesi dopo, poco lontano, anche quella di Luisa. Presentano tracce di sfondamento dovute a un corpo contundente. Gli inquirenti provano a ricostruire il delitto. Gatti, con qualche scusa, attira gli zii in garage e qui li uccide usando il pesante martello che aveva comprato pochi giorni prima. Quindi fa a pezzi i corpi, li mette nei sacchetti e li getta da una scarpata tra i boschi in cui andava da bambino, nella speranza che gli animali li facciano sparire del tutto.Poi torna in garage per lavarlo a fondo con varechina diluita nell’acqua, in modo da non lasciare nulla che possa essere analizzato dalla scientifica. Secondo l’avvocato difensore, questa storia non sta in piedi. Il suo assistito come avrebbe potuto uccidere i coniugi senza che nessuno di loro gridasse facendosi sentire dai vicini? Inoltre, le antenne della Val Camonica non hanno agganciato il suo cellulare. Però Gatti avrebbe potuto semplicemente lasciarlo a casa: nessuno studente del Politecnico, pur poco brillante, poteva commettere un errore così stupido. Non sembra molto attendibile neanche la dichiarazione di un compagno di cella, il quale giura di aver sentito Gatti dire che le due teste non sarebbero state mai trovate perché le avrebbe bruciate.Invece poi sono saltate fuori. Innocente iellato o assassino furbissimo, allora? Le prove non saranno assolutamente stringenti, ma al processo, nel 2007, Guglielmo Gatti viene riconosciuto colpevole del duplice omicidio e condannato all’ergastolo. I primi tre anni da scontare in isolamento.La condanna, confermata in ogni grado di giudizio, è sempre accolta con estremo distacco dall’imputato. Guglielmo Gatti Dunque i coniugi Donegani li ha uccisi lui, anche se non si sa perché.Il pubblico ministero durante il processo ha dichiarato:«Il movente è da ricercare nel contrasto incontenibile, irrisolvibile, tra la sessualità assolutamente chiusa, introversa e repressa dell’imputato, e quella degli zii, estroversa. Nel rapporto d’amore e odio, attrazione e repulsione». Rimane anche da spiegare come il nipote fosse al corrente delle trasgressioni dei Donegani, delle quali aveva parlato subito, sia pure in forma vaga, agli inquirenti. La vita di Guglielmo Gatti, comunque, non è cambiata molto. Prima era solo e, ora che sconta l’ergastolo nel carcere milanese di Opera, è altrettanto solo. È un detenuto modello, lavora nella biblioteca dell’istituto di pena catalogando i volumi.All’avvocato che vorrebbe chiedere una revisione del processo, lui risponde di lasciar perdere. Tanto va bene anche così. All’inizio del 2013, la sua casa bresciana e quella in montagna, ad Aprica, in provincia di Sondrio, sono state messe all’asta per risarcire i parenti delle vittime, come stabilito dal tribunale. (Per leggere gli altri articoli sui delitti famosi pubblicati daGiornale POPcliccaQUI).