GLI ANNI NOVANTA NON ERANO SOLO MARVEL E DC

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La storia del fumetto americano ci ha abituato a periodi di boom delle vendite alternati a periodi di profonda crisi.La prosperità degli anni dellaGolden agefu bruscamente interrotta nel 1955 a causa della crociata contro la violenza sui fumetti.Il revival dei supereroi durante gli anni sessanta si arenò di fronte al calo delle vendite che caratterizzò gli anni settanta a causa di errate scelte distribuitive e della moltiplicazione delle serie.Anche negli anni novanta c’è stato un boom delle vendite seguito da una grave crisi. Tra il 1990 e il 1991 la Marvel polverizzò i record di vendita con tre primi numeri molto attesi dai lettori: Spider-Man di Todd McFarlane sfiorò i3 milionidi copie, X-Force di Rob Liefeld superò i4 milionie X-Men di Jim Lee raggiunse addirittura gli8 milioni.Sembrava iniziata una nuova era di prosperità per il fumetto, ma non era così. Si seppe solo successivamente che solo il 10% delle copie era stato acquistato da lettori veri e propri, il restante se lo era accaparrato i rivenditori delle fumetterie sperando di rivendere gli albi a prezzi maggiorati di lì a poco. La prima conseguenza delle supervendite del 1991 fu che i disegnatori più in vista pensarono di essere gli unici artefici dei clamorosi exploit di quella pazza stagione, dimenticando che il fumetto era sempre stato un lavoro di squadra con gli sceneggiatori. Iniziò così la diaspora dei migliori talenti della Marvel, che se ne andarono per creare laImage Comics.Dal canto suo la Dc, per rispondere alle vendite milionarie della Marvel, si inventò la morte di Superman e lo storpiamento di Batman, espedienti che provocarono un’impennata del numero di copie vendute dagli albi dei due personaggi. In questo mercato drogato, che continuava a navigare euforico sul Titanic, le cose migliori furono forse quelle prodotte da una decina di case editrici minori che, con la forza e la tenacia di chi fa i fumetti per passione, seppero proporre dei prodotti originali.Vediamo quali furono queste società e i loro fumetti di punta. La Eclipse Comics viene fondata nel lontano 1977 daDean Mullaney. Fu una delle prime case editrici a offrire royalty e la concessione dei diritti delle serie e dei personaggi ai loro creatori. Nel 1978 pubblicò una delle prime grafic novel:Sabredi Don Mc Gregor e Paul Gulacy, gli autori diShang-Chi. Negli anni successivi hanno esordito sulle pagine dei suoi albi numerosi autori che in seguito sarebbero diventati famosi, come Chuck Dixon, Scott McCloud e Chris Ware. Anche qualche sceneggiatore già affermato collaborò con la Eclipse, basti pensare a Steve Englehart, Gene Colan e Mark Evanier. Nei primi anni ottanta Mullaney sposa la disegnatriceCat Yronwode, che lo aiuterà a far crescere la Eclipse. Verso la fine del decennio arriverà a vendere 500mila copie al mese, diventando la terza casa editrice di fumetti in America dopo Marvel e Dc. Il suo personaggio più famoso èMiraclemandi Alan Moore, che ebbe un albo tutto suo a partire dal 1985. Nel 1990 inizia una interessante run scritta da Neil Gaiman, che dovette interrompersi forzatamente dopo sei albi.Quando Mullaney e la Yronwode divorziano, l’azienda inizia a declinare finendo in bancarotta nel 1995. Nel 1953, quando laFawcett Comicschiuse, la casa editrice inglese di Capitan Marvel, la Miller and Son Ltd, decise di continuare le pubblicazioni realizzando in proprio le storie del personaggio. Venne affidato a Mick Anglo il compito di modificare leggermente Capitan Marvel per non incorrere in problemi legali, lasciandolo nel contempo abbastanza simile all’originale per non perdere i lettori. Il nome venne cambiato inMarvelman. Alan Moore e Alan Davis ripresero il personaggio nel 1982 sulla rivista inglese Warrior, inserendo toni drammatici e crepuscolari completamente assenti nella vivace versione originale. Queste storie piacciono alla Eclipse Comics, che ne acquista i diritti per proporle negli Stati Uniti cambiando il nome inMiracleman, per evitare problemi legali con la Marvel. La serie inizia riproponendo le storie di Moore e Davis e continua con nuove avventure firmate dallo stesso Moore assieme a disegnatori vari, finché nel 1990 viene affidata a Neil Gaiman che ambienterà le sue storie in una società dove tutto è incredibile, ma nessuno è felice… La Dark Horse Comics nasce nel 1986 grazie aMike Richardson, nell’Oregon.Richardson aveva aperto il suo negozio di fumetti, Pegasus Books, sei anni prima. Con i fondi ricavati decide di fondare quella che oggi è la sesta casa editrice di fumetti in America, rappresentando il 3,5% del mercato. Nel luglio 1986 esce il mensile Dark Horse Presents, una rivista antologica che punta sulla qualità.Nei primi anni vengono pubblicate serie di successo comeConcrete, Aliens e Predator degli autori emergenti Paul Chadwick, Phil Norwood e Paul Guinan. Ma nell’aprile del 1991 tutto cambia. Sulle pagine di Dark Horse Presents Fifth Anniversary Special appare il primo episodio del capolavoro di Frank Miller:Sin City.L’evento avrà una grossa risonanza donando visibilità alla piccola casa editrice, che in seguito pubblicherà altri fiori all’occhiello comeHellboy, Black Hammer e The Goon. Quando Frank Miller arrivò a New York nel 1976, in cerca di fortuna nel mondo del fumetto, portava con sé un portfolio costituito principalmente da immagini in stile poliziesco, assolutamente fuori moda all’epoca. Dovette fare buon viso a cattivo gioco, disegnando i supereroi richiesti dal mercato. All’inizio degli anni novanta Frank Miller è ormai una star e può permettersi di tornare al suo genere preferito, il noir, realizzando Sin City.“Dissi a Mike Richardson che sarei stato disposto a dividere le perdite con lui se il fumetto si fosse rivelato un fiasco”, ricorda Miller. “Senti, l’ho creato solo per me, è il fumetto che avrei sempre voluto fare, non mi importa se piacerà agli altri o no”, aggiunse. Il successo di Sin City superò tutte le aspettative. La storia era un cortocircuito di sesso e nudità, violenza e sangue, parolacce, alcol, fumo e depravazione. Dalla storia emergeva un profumo forte di poesia. La Image Comics nasce nel 1992 per un motivo idealistico e uno economico.Da una parte la dimensione di superstar raggiunta da alcuni disegnatori portò gli stessi a pensare che fosse venuto il momento buono per realizzare il vecchio sogno di Jack Kirby e Steve Ditko, quello di avere il completo controllo sui prodotti di loro creazione. Dall’altra parte l’enorme massa di denaro che muoveva i comics in quel periodo fece sì che gli autori cercassero di monetizzare al massimo il momento favorevole.Todd McFarlane, Jim Lee, Rob Liefeld, Marc Silvestri, Erik Larsen, Jim Valentino e Whilce Portacio avevano visto giusto, anche se i testi delle loro storie erano piuttosto mediocri. Problema che venne risolto solo in seguito, puntando sulle storie oltre che sui disegni. Oggi, a trenta anni di distanza, la Image è la terza casa editrice di fumetti americana rappresentando il 11,5% del mercato. Ha pubblicato opere rilevanti come theWalking DeadeSaga, ma il personaggio di punta per molti anni fu senz’altroSpawn. A prima vista Spawn può apparire una specie di Uomo Ragno con un mantello alla Batman. La differenza è che Todd McFarlane lo realizza senza condividerne i profitti con la Marvel o la Dc. Le tavole di Spawn sono piene di forme snelle avvolte nei muscoli, violenza esagerata, un paesaggio urbano immerso nelle ombre. Nascoste sotto questa superficie ci sono numerose novità rispetto a quello che McFarlane aveva fatto in precedenza.Ai tempi di Spider-Man l’autore canadese era stato accusato di non sapere scrivere una storia a fumetti. C’era del vero in tutto questo, il suo Uomo Ragno era visivamente straordinario ma inconsistente sotto il profilo della scrittura. In Spawn troviamo però elementi di sperimentazione grazie a una libertà assente prima. Sulle pagine dell’eroe infernale, McFarlane sembra trovare la sua cifra espressiva innovativa e personale, che permette al personaggio di avere una vita lunghissima. Quando nel 1987Jim Shooterricevette il benservito dalla Marvel, cercò di organizzare una cordata di imprenditori per acquistare l’azienda ma il gruppo fu battuto da Ronald Perelman che fece un offerta più alta.Allora nel 1989, insieme aSteven J. Massarsky, Shooter crea la Valiant Comics. Jim Shooter è convinto che per farsi notare bisogna puntare su brand già conosciuti. Dopo aver scartato l’ipotesi dell’acquisizione dei personaggi per bambini della Harvey Comics, la scelta definitiva ricade sui supereroi dellaGold Key, una casa editrice nata da una branca della Dell che ebbe un certo successo negli anni sessanta.La Valiant realizza quindi delle versioni attualizzate di personaggi della Silver age comeMagnus Robot Fighter,Solar the Man of AtomeTurok. Le vendite languono fino al 1992, quando la Valiant riuscirà ad intercettare la bolla speculativa che stava attraversando il fumetto americano vendendo 742mila copie del n. 4 diEternal Warrior, che contiene la prima apparizione diBloodshot. Realizzerà il suo record di vendite l’anno dopo con il n. 4 di Turok il cacciatore di dinosauri, che sfiorerà i 2 milioni di copie. Ma a quel punto Shooter era già stato allontanato dalla società in seguito a contrasti con i suoi soci.