DITKO CREA E ABBANDONA L’UOMO RAGNO

I primi 38 più 1 numeri dell’Uomo Ragno, realizzati da Stan Lee e Steve Ditko, costituiscono nel loro insieme uno dei momenti più alti della storia fumettistica di tutti i tempi.
Tra i vari fattori che sono stati individuati per spiegare l’eccellenza dei risultati conseguiti c’è la diversità caratteriale tra i due autori.Stan Lee e Steve Ditko non avrebbero potuto essere più differenti. Tanto timido e introverso, taciturno e pensieroso era Ditko quanto sorridente, ottimista, logorroico e sfrontato sapeva essere Lee.
Questa diversità all’inizio funzionò come fattore di sinergia, portando alla costruzione di storie caratterizzate da una particolare tensione interna.
Steve Ditko preferiva concentrarsi sui problemi di Peter Parker, Stan Lee adorava i momenti in cui l’Uomo Ragno si tuffava in azione.
Ditko amava parlare di cose serie come paure, debolezze, sensi di colpa, mentre Lee vedeva la vita come una grande soap opera.
Finché i due armonizzarono le loro diversità all’interno di storie dotate di un equilibrio magico, dove l’azione conviveva con la vita quotidiana e la riflessione con la battuta goliardica, i lettori poterono assistere a qualcosa di unico e irripetibile.
Quando invece le diverse personalità ebbero il sopravvento e gli obiettivi cominciarono a divergere, piano piano la magia iniziò a svanire, anche se ormai i due ci avevano lasciato in eredità uno dei personaggi più importanti della storia del fumetto.
All’interno di questo processo possiamo distinguere quattro fasi. Una che va dal n. 1 al n. 17, dove i due autori collaborano entrambi alla costruzione delle storie.
Un’altra, che va dal n. 18 al n. 25, dove le storie sono principalmente opera di Ditko con Stan Lee che mette i dialoghi alla fine.
Una che va dal n. 26 al 33, dove Ditko ottiene il riconoscimento ufficiale come autore dei soggetti (che non discute più con Lee), e le storie risultano le più belle di sempre.
E una fase finale che arriva fino al n. 38, dove Ditko sembra aver perso la spinta creatrice, o forse si è semplicemente stufato di lavorare dato che la sua richiesta di maggiore valorizzazione per essere co-creatore del personaggio non veniva accettata.
Rivediamo insieme tutti questi episodi.
(Purtroppo i disegni inseriti nell’articolo provengono da ristampe che hanno semplificato il tratto dettagliato di Kirby e rifatto i colori rendendoli più grezzi – NdR).
Amazing Fantasy n. 15
Steve Ditko è un genio. La splash page iniziale di Spider-Man dice già tutto. L’introverso Peter Parker che sta solitario in un angolo è l’autore stesso.
Stan Lee raccontava di essersi battuto con l’editore Martin Goodman per avere come protagonista un adolescente con dei superpoteri, invece del solito adulto.
Tutto questo nel 1962, nell’ultimo numero della serie senza personaggio fisso Amazing Fantasy. Ma fu certamente Ditko a immergere il protagonista in un mondo ostile che lo emargina o dal quale vuole volontariamente allontanarsi.
Di Lee è la storica frase “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, che traccia una linea da seguire per le storie che verranno.
Spider-Man n. 1
Già con il primo numero della serie dedicata esplicitamente all’Uomo Ragno la coppia di autori mette in chiaro che Peter Parker non sarà il solo ad avere dei problemi. Anche il suo alter ego, lo stupefacente Uomo Ragno, ne avrà e naturalmente saranno super-problemi.
Fa qui la comparsa l’editore-direttore J.J. Jameson che sul proprio giornale, il Daily Bugle, individua nell’Uomo Ragno una minaccia (Bugle significa tromba: è forse una stoccata di Ditko a “quel trombone” di Lee).
J.J. Jameson è uno dei capolavori di Stan Lee, che in questo carismatico personaggio mette in scena una riuscitissima autocaricatura. Alimentata da Ditko, d’altra parte.
Spider-Man n. 2
Si apre in questo numero la galleria di cattivi, tra i più singolari e strampalati della storia del fumetto, che farà la fortuna dell’arrampicamuri.
Il primo è l’Avvoltoio.
Lee, volendo un tipo grosso e corpulento, suggerì di prendere a modello Sydney Greenstreet (l’attore di Casablanca e de Il Falcone Maltese).
Ditko però ha una marcia in più quando si tratta di visualizzare. Secondo lui un uomo-avvoltoio non può che essere alto, magro e curvo.
Spider-Man n. 3
Nel terzo numero viene introdotto quello che diventerà uno dei principali nemici del Tessiragnatele: il Dottor Octopus.
Lee ha raccontato: “Di solito nella creazione di un cattivo la prima cosa che mi veniva il mente era un nome, e poi provavo a pensare: beh, ora che ho il nome, chi sarà il personaggio e cosa farà?”.
“Per qualche ragione, mi è venuto in mente un polpo. Ho pensato: voglio chiamare qualcuno Octopus. E voglio che abbia alcune braccia in più. Ma dovevo capire come farlo”. Come al solito, lo capì Steve Ditko, che gli mise gli occhialoni e la frangetta alla Beatles.
Spider-Man n. 4
In questo periodo in ogni episodio veniva introdotto un nuovo cattivo, sul n. 4 è di scena l’Uomo Sabbia.
Comincia a intravedersi uno schema ricorrente nelle storie. L’Uomo Ragno ha un primo incontro con il nuovo nemico che tenta di sopraffare usando la forza, ma viene battuto.
Segue una pausa di riflessione, dove vediamo Peter Parker alle prese con i personaggi di contorno: zia May, Flash Thompson, Liz Allan, J.J. Jameson e Betty Brant.
Infine avviene un secondo incontro con il nemico, che Speedy riesce a battere usando non più la forza ma bensì l’intelligenza.
Spider-Man n. 5
Per la prima volta l’Uomo Ragno incontra il nemico di qualcun altro. Si tratta del Dottor Destino, nato sulle pagine dei Fantastici Quattro, allora la testata più venduta della Marvel.Ogni volta che l’Uomo Ragno pensa di avere il sopravvento, si accorge che quello con cui ha a che fare non è il vero Dottor Destino, ma un robot.
I personaggi secondari che a ogni episodio acquistano sempre più spazio sono ancora poco più che macchiette, che ripetono gli stessi atteggiamenti.
Spider-Man n. 6
L’origine di Lizard sembra un’idea di Stan Lee, dato che è nota la sua passione per il romanzo Dottor Jekyill e Signor Hyde di Stevenson e per le trasformazioni in genere, ma è Steve Ditko a dargli quelle impensabili sfumature dark che lo rendono un personaggio unico.
Il dominio sui rettili, le paludi della Florida, l’ambientazione gotica, ne fanno una specie di protagonista di qualche film di mostri della Universal. Mentre le vicende dell’Uomo Ragno si intersecano sempre di più con il mondo di Peter Parker.
Spider-Man n. 7
L’Avvoltoio ritorna in una storia che mette da parte la struttura piuttosto rigida dei primi numeri a favore di una costruzione più spontanea e creativa.
I compagni di scuola di Peter, zia May e il Daily Bugle acquistano sempre più importanza mentre tra Betty Brant, la segretaria di J.J. Jameson, e il timido Parker sta nascendo qualcosa di tenero.
Il momento culminante dell’albo è la lotta tra l’Uomo Ragno e l’Avvoltoio tra le rotative del Daily Bugle, dove Stan Lee comincia a farsi notare per i dialoghi sempre più brillanti e quasi surreali.
Spider-Man n. 8
Apparentemente la storia è incentrata sulla minaccia derivante da un robot chiamato “il Cervello Vivente” che perde il controllo.
In realtà il punto chiave è la sfida sul ring tra Peter Parker e Flash Thompson, il bullo della classe, che il professor Warren organizza perché stanco della loro rivalità.
Pare che Stan Lee abbia basato la storia sui suggerimenti che arrivavano dalle convention, dove i fan premevano per vedere un regolamento di conti tra il timido Parker e il suo persecurore (che contemporaneamente era il più grande fan dell’arrampicamuri).
Spider-Man n. 9
In questo numero appare un nuovo avversaro: il sorprendente Electro. Le storie cominciano a farsi più complesse.
Già in questa fase gli autori si destreggiano tra numerose sottotrame con estrema abilità e senza sforzo apparente.
Peter smette di portare gli occhiali, che si erano rotti nel numero precedente. Iniziano i problemi di salute di zia May, con la quale il liceale Peter vive, e che diventeranno uno dei tormentoni della serie.
La relazione con Betty comincia a diventare qualcosa di serio.
Spider-Man n. 10
Le cose si complicano ulteriormente: un nuovo criminale si profila all’orizzonte. Si tratta del Grande Uomo, assistito da un trio di scagnozzi chiamati i Duri: Fancy Dan, il Bue e Montana.Zia May necessita di una trasfusione, ma Pete tentenna a donare il proprio sangue perché sa che è contaminato dalle radiazioni che gli hanno dato i poteri ragneschi.
Intanto Betty Brant si è messa nei guai e deve dei soldi alla malavita. La ragnatela si ingarbuglia sempre di più, finché nel finale apprendiamo che Frederick Foswell, il mite cronista del Bugle, è in realtà il Grande Uomo.
Spider-Man n. 11
Con il ritorno del Dottor Octopus, Ditko spinge l’acceleratore sulle atmosfere noir. La storia è piena zeppa di criminali, fra i quali spicca lo spregevole Blakie, e a un certo punto ci scappa pure il secondo morto della serie.
Dopo l’amato zio Ben nel primo numero, è giunta l’ora dell’ambiguo Bennett Brant, il fratello malavitoso di Betty.
L’umore della storia è molto mesto, non bastano a rialzarlo le rare battute di Lee mentre l’Uomo Ragno si batte. Il ruolo non marginale dell’Uomo Ragno nella morte del fratello sembra allontanare Betty e Peter (per quanto lei non conosca la sua identià segreta).
Spider-Man n. 12
A Lee non era piaciuto il numero precedente: riteneva le atmosfere cupe poco congeniali a una lettura per adolescenti. Così in questo episodio cerca di rimettere le cose a posto.
Betty Brant riprende quasi come se niente fosse il lavoro al Daily Bugle e tornano i toni da soap opera quasi assenti nel numero precedente.Sulla rubrica della posta di questo numero appare la lettera di un fan che trova Betty, già inserita nel mondo del lavoro, troppo vecchia per un liceale come Peter.
Lee risponde che “Betty è in realtà pochi mesi più giovane di Peter” (ai tempi, del resto, non era impossibile che una ragazza iniziasse a lavorare come segretaria anche a sedici anni – NdR).
Spider-Man n. 13
Ditko cerca di introdurre elementi di magia e mistero con il nuovo super-criminale, l’ineffabile Mysterio. Il razionalista Lee, però, rovina tutto svelando nei dialoghi i possibili trucchi utilizzati da quello che rimane uno dei più strampalati villain che si siano mai visti.
Quando lo vede assumere posizioni impossibili, l’Uomo Ragno pensa: “scommetto che porta stivali magnetici!”, e quando la ragnatela si dissolve prima di raggiungerlo: “avrà spruzzato uno spray troppo leggero per essere visto!”.
Spider-Man n. 14
In questo numero fa il suo esordio Goblin, il folletto verde, che presto diventerà l’arcinemico n. 1 del tessiragnatele.
Ricorda Ditko: “L’idea di Lee era che una troupe cinematografica rinvenisse un sarcofago di tipo egizio nel deserto del New Mexico. Al suo interno avrebbe dovuto nascondersi un demone mitologico, che riprende improvvisamente vita”.
Stavolta è Ditko a respingere l’idea, perché la ritiene troppo fantastica per un personaggio fondamentalmente urbano come Spider-Man.
Un demone mitologico avrebbe reso il mondo di Peter Parker un luogo esposto a ogni sorta di diavoleria metafisica.
Spider-Man n. 15
In questo numero ci viene presentato un nuovo pittoresco nemico: Kraven il cacciatore. Ma il focus è tutto rivolto alla vita privata di Peter, in particolare alle sue vicende amorose.
Da quando si è tolto gli occhiali sembra che le ragazze per Peter Parker non siano più delle conquiste impossibili, in questo numero fa addirittura ingelosire la compagna di classe Liz Allan e la fidanzatina Betty Brant.
Per non parlare dell’appuntamento che sua zia May gli ha preso con una graziosa ragazza che abita lì vicino, una certa miss Watson…
Spider-Man n. 16
Numero tra i più stravaganti di sempre, dove Spidey ospita il nuovo eroe della Marvel Devil e insieme combattono Ringmaster, un nemico di Hulk e ancora prima di Capitan America durante gli anni della guerra.
L’ideona della segretaria Karen Page e dell’avvocato Foggy Nelson è: “Perché non portiamo Matt a vedere il circo?”. Un cieco?
Mentre l’universo Marvel comincia pian piano a costituirsi c’è anche il tempo di rispondere a una delle domande più gettonate dai lettori dell’epoca: “È più forte l’Uomo Ragno o Devil?”. Come sempre l’incontro finisce in parità.
Spider-Man n. 17
L’equilibrio che i due autori raggiungono in questo numero ha del miracoloso. Soprattutto se si pensa che tutto succede in mezzo al caos generale.
A poco a poco, nel corso della storia, Stan rimuove chirurgicamente ogni sostegno su cui poteva contare Peter/Spider-Man.
La gente lo considera una minaccia, i suoi stessi fan gli voltano le spalle, Betty non lo vuole vedere più, zia May ha un attacco di cuore e Goblin rimane in libertà.
Nel finale, Ditko ci mostra il protagonista solo e pieno di dubbi, tra le ombre di una grande casa vuota. Se lui non trovasse sempre il modo di essere brillante, questo finale sarebbe orribilmente crudele. Magie della Marvel.
Spider-Man n. 18
La tensione creativa tra i due autori che fino qui aveva dato ottimi risultati raggiunge in questo numero un punto di non ritorno. Da sempre Ditko premeva per dare più spazio ai problemi personali di Peter, mentre Lee insisteva per avere più scene di combattimento.Qui la vince Ditko. In questo episodio non ci sono scene di combattimento, solo problemi, un problema dopo l’altro.
È anche il numero dove compare per la prima volta il cronista Ned Leeds, il giovane destinato a sostituire Peter Parker nel cuore di Betty Brant, sempre più impaurita dalla sua “vicinanza” con l’Uomo Ragno.
Spider-Man n. 19
A fare da contraltare al numero precedente, Lee chiede e ottiene un numero tutto azione e scazzottate. Non c’è davvero tempo per tirare il fiato in questa storia, che vede l’Uomo Ragno affrontare il trio dei Duri e l’Uomo Sabbia, stavolta insieme.Questa è la sesta occasione in cui la Torcia Umana dei Fantastici Quattro appare sulle pagine dell’Uomo Ragno. Si tratta di un espediente caro a Lee per far conoscere gli altri eroi della Marvel ai lettori.
Ditko odiava queste accoppiate e lo fa capire quando l’Uomo Ragno e la Torcia Umana finiscono per ostacolarsi a vicenda nel tentativo di catturare l’Uomo Sabbia.
Spider-Man n. 20
Un nuovo nemico fa il suo esordio, si tratta del pericoloso Scorpione, il risultato di un esperimento di mutazione genetica finanziato da J.J. Jameson nel tentativo di creare un valido oppositore dell’odiato Uomo Ragno.
Acquista sempre più spazio la figura del cronista Ned Leeds, il rivale in amore di Peter. Nelle intenzioni di Ditko, Ned avrebbe dovuto essere Goblin e doveva morire durante un combattimento contro l’Uomo Ragno.
Lee bocciò l’idea in quanto molto simile alla precedente vicenda del Grande Uomo, alias Frederick Foswell, anch’esso giornalista del Bugle.
Spider-Man n. 21
Questo episodio contro il Coleottero assomiglia più a una storia in solitaria della Torcia Umana che appariva sull’albo Strange Tales, che a una dell’Uomo Ragno. Contiene tutta la leggerezza che i fratelli Lieber infondevano nelle loro creazioni di quel periodo (i fratelli sono Stanley Lieber, il vero nome di Stan Lee, e Larry Lieber – NdR).
A dire il vero può essere considerata una delle storie più riuscite tra quelle che hanno come protagonisti il focoso Johnny Storm e la civettuola Doris Evans. L’Uomo Ragno qui sembra l’ospite.
Spider-Man n. 22
Ritornano i colorati personaggi circensi agli ordini di Ringmaster. In questo numero si scontrano due concezioni opposte di donna.
Ditko, che amava le donne forti e dominatrici (del resto collaborava anonimamente ai fumetti sadomaso del collega di studio Eric Stanton – NdR), aveva pensato alla Principessa Pitone come nuova leader del gruppo. Questo risulta evidente dallo storytelling dei disegni.
Stan Lee era invece legato a una visione tradizionale della donna, che vedeva sempre dipendere all’uomo, per questo cambiò il senso della storia. Nei suoi dialoghi il nuovo capo è lo scialbo e insignificante Clown.
Spider-Man n. 23
Anche in questo episodio l’equilibrio raggiunto attraverso il caos è qualcosa di incredibile. Ritorna per la terza volta Goblin, che ormai si avvia a diventare il nemico numero uno del Tessiragnatele.Scartata l’idea che Ned Leeds potesse essere il folletto verde, bisognava trovare un’alternativa credibile e cominciarla a inserire in una delle tante sottotrame che rendono la lettura di queste storie un’esperienza unica nel fumetto di quegli anni.
Compare in questo numero, tra i membri del club frequentato dall’editore J.J. Jameson, una figura silenziosa dalla caratteristica pettinatura, il cui nome, che verrà fatto solo nei numeri successivi, è Norman Osborn.
Spider-Man n. 24
Ecco un’altra delle storie che piacevano a Ditko, senza neanche una pagina di combattimenti.
Mysterio, che sul n. 13 sembrava per l’aspetto bizzarro più un nemico del Dottor Strange (l’altro personaggio creato per la Marvel da Steve Ditko) che dell’Uomo Ragno, qui non si mostra mai in costume.
Con i suoi trucchi cerca di fare impazzire l’Uomo Ragno fingendosi uno psicanalista. Puro Ditko!
Intanto prende sempre più campo la figura di Frederick Foswell, ritornato a lavorare al Daily Bugle come cronista.
Spider-Man n. 25
J.J. Jameson scatena un robot contro l’Uomo Ragno nel tentativo di catturarlo.
Lee e Ditko litigano sull’aspetto fisico di Mary Jane Watson. Il secondo vorrebbe disegnare una vamp che fuma la sigaretta con il bocchino, forse suggestionato dalle donne di Stanton sulle quali lavora nei ritagli di tempo, mentre il primo preferirebbe la classica bella ragazza della porta accanto.
Per adesso della ragazza non ci viene mai mostrato il viso, anche se dai commenti delle rivali (Liz Allen e Betty Brant) si intuisce che è molto bella. Continuano le apparizioni di Norman Osborn.
Spider-Man n. 26
A partire da questo numero Steve Ditko viene ufficialmente riconosciuto nei titoli di testa come l’autore dei soggetti. Questo lo spinge a superarsi. Si tratta forse della più bella storia dell’Uomo Ragno fino a quel momento.
Una storia talmente articolata e complessa da estendersi su due numeri, per un totale di 264 vignette.
Si tratta essenzialmente di un noir che vede il Signore del Crimine e Goblin impegnati in una lotta senza quartiere per il controllo della malavita di New York.
Spider-Man n. 27
Con questo numero si conclude la saga del Signore del Crimine. Lee non gradisce il finale della storia, dove viene rivelato che il malvivente è un perfetto sconosciuto. In effetti è un finale spiazzante.
Ditko sosteneva che: “Nella vita reale, quando un criminale viene smascherato 99 volte su 100 è uno sconosciuto”. Lee ribatteva: “Ma di cosa parli? Qui non trattiamo la vita reale. Qui c’è un tipo che si arrampica sui muri!”.
Spider-Man n. 28
In questo numero appare per la prima volta Molten, l’uomo di metallo fuso. Dopo aver assistito alla creazione di una galleria incredibile di oppositori del ragno, Molten sembra piuttosto banalotto.Ma poco importa, il tema centrale dell’albo è un altro: Peter è cresciuto come nella vita vera. Si concludono gli anni delle superiori e cominciano a prefigurarsi quelli dell’università. Si tratta di un cambiamento epocale per l’Arrampicamuri e per il fumetto in generale.
La cerimonia della consegna dei diplomi si svolge in un clima di grande emozione. Qualcosa di molto importante si conclude per sempre, mentre il futuro è tutto da inventare.
Spider-Man n. 29
Il ritorno dello Scorpione ripete lo schema del grande combattimento che si svolge mentre le persone del cast di supporto vanno e vengono tra le stanze del Daily Bugle. Roba eccitante, ma già vista.
Il triangolo Peter, Betty e Ned Leeds comincia ad annoiare. Forse il personaggio di Betty ha già detto tutto quello che aveva da dire e serve qualcosa di nuovo.
Nel finale della storia un malore di zia May preannuncia un nuovo grande ciclo narrativo.
Spider-Man n. 30
Steve Ditko come al solito mescola le carte. Mentre ci introduce a un nuovo, poco memorabile, criminale chiamato il Gatto, fa in modo che Spidey interferisca con gli uomini del misterioso Coordinatore, la cui identità ci verrà rivelata successivamente.
Stan Lee non capisce la complessità della storia e, come risulta evidente dai dialoghi, pensa che gli uomini del Coordinatore siano al servizio del Gatto.
Questo è anche il numero dove Peter prende congedo dalle due presenze femminili più importanti degli anni del liceo: Liz Allan (che non potendo continuare gli studi si è già inserita nel mondo del lavoro) e Betty Brant (che ha ricevuto una proposta di matrimonio da Ned Leeds).
Spider-Man n. 31
Con “Se questo è il mio destino” inizia la saga del Coordinatore, forse la storia dell’Uomo Ragno più bella di sempre, ne abbiamo parlato in dettaglio qui, e anche una delle più lunghe visto che si estende su tre numeri.
Ditko ne ricalca la struttura sull’archetipo narrativo del viaggio dell’eroe.
La vita privata di Peter diventa, se possibile, ancora più interessante. All’università incontra per la prima volta la volitiva Gwen Stacy e il debole Harry Osborn, figlio di Norman.
Gwen cerca di farsi notare da Peter che, tutto preso dal pensiero di zia May in ospedale, ignora i suoi contradditori approcci. Mai come prima d’ora il gioco di trame e sottotrame che si intersecano, entrando e uscendo dal plot principale, assomigliano a uno splendido saggio di danza.
Spider-Man n. 32
Il capitolo centrale della trilogia. Quello dove l’eroe si trova ad affrontare la prova principale. In questo caso l’Arrampicamuri ingaggia una battaglia mortale con uno dei suoi più pericolosi nemici: il Dottor Octopus.
Entrambi si battono per il possesso dell’Iso-36, una sostanza sperimentale in grado di curare zia May. L’episodio termina con una situazione apparentemente senza via d’uscita: l’Uomo Ragno intrappolato sotto tonnellate di macchinari, mentre l’acqua scorre senza sosta allagando tutto e il siero salvifico rimane provocatoriamente fuori portata.
Spider-Man n. 33
Il “Capitolo finale” inizia con l’epica sequenza di cinque pagine in cui l’Uomo Ragno, facendo tremendi sforzi, riesce a togliersi dalle spalle il peso dell’enorme macchinario assieme ai sensi di colpa che lo avevano tormentato dalla morte dello zio Ben.
Come in molte storie mitologiche, i fatti esteriori ci raccontano in realtà un’esperienza interiore.
Nelle 60 pagine dei tre episodi abbiamo assistito a un rito di passaggio: nel covo del Coordinatore è entrato un ragazzo e ne è uscito un uomo. È un Peter profondamente diverso dal solito quello che nelle ultime pagine dell’episodio, con la faccia tumefatta per i colpi subiti, dice alla sconvolta Betty Brant: “Non mi lamento, né intendo rinunciare a questo lavoro!”.
E dopo la dura trattativa per la vendita delle foto al Daily Bugle, fa pensare a J. J. Jameson: “Che gli ha preso a Parker? Era uno zuccherino! Chi l’ha svegliato così?”.
Spider-Man n. 34
Dopo aver dato vita a una delle storie più leggendarie dell’epopea Marvel, Ditko appare come svuotato, svogliato.
Lui e Lee comunicavano solo attraverso il direttore di produzione Sol Brodsky, un tête-à-tête con il Sorridente avrebbe giovato agli episodi di questo ultimo periodo.Kraven che impersona l’Uomo Ragno per costringerlo a mostrarsi non è una grandissima idea. Anche la vita privata di Peter sembra ristagnare.
Spider-Man n. 35
Ritorna il non riuscitissimo Molten. La scritta in prima pagina dice: “Questo numero è dedicato ai veri fanatici dello Spidey vecchio stile, a cui piace vedere Testa di Ragnatela combattere come solo lui può fare!”.
Questo perché, mentre scriveva i dialoghi, Stan Lee deve essersi accorto che la storia stavolta non c’era, che tutto il numero è solo un interminabile combattimento. Persino i disegni sembrano un po’ tirati via, rispetto al solito.
Spider-Man n. 36
Debutto di Looter (il Rapinatore). Un avversario che non rimarrà nella storia. Ditko applica al personaggio alcuni concetti della filosofia oggettivista di Ayn Rand. Qualcuno privo di capacità si imbatte in una fonte di energia e crede che questo gli dia la possibilità di raggiungere fama e fortuna.
Il nome del criminale non è gradito a Lee che lo cambia in Meteor Man, Uomo Meteora.
La Gwen Stacy antipaticissima di questo numero è una “dominatrice” molto diversa dalla sentimentale Betty Brant.
Spider-Man n. 37
In questi ultimi numeri le storie sembrano essere solo dei pretesti per iniziare delle sottotrame che teoricamente dovrebbero preludere a futuri sviluppi. I quali, però, non sembrano apparire chiari nemmeno a Ditko.In questa storia viene dato un nome al personaggio che era già apparso un paio di volte tra i membri del club di J.J. Jameson: si tratta di Norman Osborn, il padre di Harry.
Il fatto che colpisca l’Uomo Ragno alle spalle e che tenti di uccidere il professor Stromm con un fucile lo mette subito in cattiva luce.
Spider-Man n. 38
Ditko conclude la propria esperienza nella saga dell’Uomo Ragno senza il botto. Le ultime tavole che consegna a Sol Brodsky (priva di cover, ricavata poi dai disegni interni) mancano di mordente. La storia è inconsistente e anche le sottotrame paiono sfilacciarsi una dopo l’altra.
Continua l’enigma attorno alla figura di Norman Osborn, che qui si mette anche degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero. In penultima pagina ritorna il tormentone di Mary Jane, anche stavolta con il volto nascosto.
Ormai Steve Ditko, offeso dal trattamento di sufficienza che gli riserva la Marvel, aveva la mente altrove. Se ne andrà all’improvviso, sperando inutilmente di trascinare con sé Jack Kirby (che lascerà la casa editrice per gli stessi motivi solo qualche anno dopo).
Siamo nel 1966, Stan Lee lo sostituirà con un disegnatore forse poco creativo, ma dal segno glamour: John Romita.
Sarà lui a disegnare, nel numero successivo, l’episodio in cui Goblin si toglie la maschera rivelando di essere Norman Osborn, una scelta (una delle tante) che Steve Ditko non avrebbe approvato…
Meraviglia meravigliosa :))). Mi sembra davvero che queste pagine contengano la più pura e semplice essenza dell’uomo ragno.
Esiste da qualche parte una raccolta di questi primissimi albi, tradotta in italiano? Mi piacerebbe farla leggere a mia figlia, che è da sempre un’appassionata di Spidey e amerebbe queste storie, col loro sapore molto “America anni sessanta”. E confesso che piacerebbero molto anche a me.
Vai sul sito della Panini comics o su qualunque sito di libri come IBS, mondadori etc, e ti ordini i primi 4 masterworks dell’Uomo Ragno.
Lì trovi tutto. Ci sono pure delle simpatiche introduzioni di smilin Stan…
Excelsior.
ESISTONO! 🙂 https://www.panini.it/shp_ita_it/spider-man-3-mmmsm003isbnr-it08.html
Molto bene, grazie mille!
Chi come me con 200 lire comprava quei fumetti in edicola non avrebbe mai pensato che un giorno tutto questo avrebbe segnato l’immaginario collettivo.. Ora quei fumetti, che custodisco con amore, odorano di antico con le loro pagine ingiallite, e come tutti i capolavori, superano il tempo e lo spazio e sono ancora oggi pura magia. Bellissimo articolo.