COSE CHE HO FATTO IN TEMPO A CONOSCERE – IL DUPLEX
Quando ancora abitavo a Siena in via Don Minzoni nel palazzo a otto piani che veniva chiamato “il grattacielo”, un bel giorno in casa nostra arrivò il telefono. Erano gli anni a cavallo tra i cinquanta e i sessanta, e si usavano ancora i modelli in bachelite nera, in prevalenza da parete, con il “disco” per fare il numero (Trrrrr… ta-ka-ta-ka-tak… trrr….). Quello che ci fu installato aveva pure un’altra caratteristica: era in duplex. All’epoca per le famiglie non abbienti come la mia il costo del canone telefonico era poco abbordabile e la compagnia telefonica, per diffondere l’uso del nuovo mezzo di comunicazione e allargare la clientela, consentiva che a dividersi il canone fossero due diverse famiglie. Naturalmente anche il servizio risultava “dimezzato”. La linea infatti era comunque una sola, e quando una delle due famiglie telefonava, l’altra non poteva né chiamare né ricevere chiamate: se si sollevava la cornetta l’apparecchio, al posto dell’abituale “tu-tuuu”, offriva un inquietante silenzio. Nel fare la scelta di condividere la linea, bisognava dunque sperare che nessuna delle due famiglie ne abusasse, altrimenti si rischiava la lite condominiale continua… e chissà quante ce ne sono state nell’Italia di quel tempo! Noi fummo fortunati, e non ricordo alcuna discussione o anche solo lamentela nel ristretto delle mura di casa. Oggi che la linea fissa per moltissimi italiani è solo un ricordo e i telefoni sono diventati un oggetto portatile che somiglia ormai più a un computer che a un apparecchio telefonico, l’idea del Duplex può sembrare una favola particolarmente fantasiosa, ma per quegli anni di frenetico sviluppo e ancora diffusa povertà fu una geniale trovata commerciale.