CIGARETTE BURNES, CARPENTER E LA FINE DEL MONDO

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Kirby Sweetmanè un amante del cinema e ne gestisce uno. Con pressanti debiti difficili da saldare, decide di accettare l’offerta del riccoBellinger, tenebroso e conosciuto collezionista di film, di cercare e trovare l’unica copia diLa Fin Absolue du Mond, film maledetto che da più di trent’anni è introvabile. Il film è tristemente famoso per l’effetto che produce su chi lo visiona: il regista Hans Backovic, dopo averlo terminato, si è tolto la vita tagliandosi la gola e quei pochi spettatori che hanno avuto la possibilità di vederlo durante la sua unica proiezione alSitges, il festival del film fantastico dellaCatalogna, sono stati presi da un sentimento di disperazione tanto grande quanto pressante che li ha portati ad uccidersi tra loro. Mentre prosegue nella ricerca del film, Kirby comincia a essere preda di terribili visioni sulla sua ex fidanzata, suicidatasi tempo prima. Sono la maligna aura e l’atmosfera di malvagità del film, che cominciano a farsi sempre più presenti? È possibile che, stimolati dalla visione di scene particolarmente forti, si possa essere indotti a commettere atti estremi come l’omicidio o il suicidio? Possono certe scene avere conseguenze sul comportamento e sulla psiche degli spettatori? Diretto nel 2005 daJohn Carpenter, leggenda del cinema di genere,Cigarette Burnes — Incubo mortale, ottavo episodio della prima stagione diMaster of Horror, si chiede (suggerisce?) proprio questo. Il titolo dell’episodio fa riferimento ai segni circolari, che nell’aspetto ricordano le bruciature di sigaretta sulla carta,Cigarette Burnesappunto. Compaiono nell’angolo superiore destro della pellicola cinematografica, indicando quando il proiezionista deve cambiare la bobina del film (e che ritroviamo in alto a destra quando il protagonista è vittima dei deliri sul film che sta cercando). Il filmmaker americano dà vita alla morbosa — e con il giusto livello digore(sangue)— sceneggiatura di Drew McWeeny e Rebecca Swan (sceneggiatrice transgender precedentemente conosciuta con il nome di Scott Swan), coppia che rivedremo anche nel quinto episodio della seconda stagione della serie,Il seme del male(Pro-Life, 2006), diretto sempre da Carpenter. Il regista sa come catturare lo spettatore e mantenerlo costantemente in tensione A fianco del protagonista diCigarette Burnes, conduce lo spettatore verso il male nella sua forma più assoluta, che non dà spazio alla redenzione e alla salvezza. Per certi versi, l’episodio riporta alla memoria un altro lavoro di Carpenter,Il seme della follia(In the Mouth of Madness, 1994), film ispirato dalla letteratura e dalle tematiche di Howard Phillips Lovercraft e terzo capitolo di quella che il regista definisce come la suaTrilogia dell’Apocalisse(i precedenti titoli sonoLa Cosa, del 1982, eIl signore del male, del 1987). Se nel film è il fanatismo ossessivo degli appassionati dei libri dello scrittore Sutter Cane a portare i lettori a compiere atti estremi ed insensati, qui è la pellicolaLa Fin Absolue du Mondea fare impazzire gli spettatori. Tematichelovecraftianache ritroviamo anche inCigarette Burns, con l’idea che tramite un oggetto si possa accedere agli impenetrabili e misteriosi abissi dell’oltretomba. E quale può essere l’oggetto in questione, se non un film e quindi il cinema? L’arte è un mezzo che permette di rappresentare le emozioni meglio di qualsiasi altra cosa, sa mostrare la paura e l’angoscia con forza e potenza senza eguali. Forse lo spettacolo dell’orrore può trasferirsi nei nostri animi soggiogandoci e rendendoci parte stessa del male, facendo uscire i sentimenti più nascosti e la nostra rabbia. Vedere il buio dell’animo umano e la sua condizione, all’interno di un film può quindi farci vedere, dentro di noi, quegli stessi orrori e renderci così folli da compiere gesti sconsiderati ed estremi? Nel già citatoLa Cosae inFantasmi da Marte(Ghost of Mars, 2001), il male si trasferisce da un corpo all’altro. NeIl seme della folliail fanatismo degli appassionati dei libri dello scrittore Sutter Cane porta i lettori a compiere atti estremi ed insensati. Qui è il film a trasmetterel’essenza del male e a innescare la rabbia e le pulsioni assassine dello spettatore, anche se la follia resta confinata ai soli spettatori del film e non si perpetua nel mondo.Del resto, le citazioni sono gioco forza la regola, per così dire, in un film che parla e si nutre di cinema (e che per il cinema fa trapassare più di una persona). Contrariamente a quanto si possa pensare, questo episodio diMaster of Horrornon è incentrato (solo) sul potere delle immagini (del resto, praticamente nessuno dei personaggi ha mai visto il film), bensì sulla passione che anima le persone, disposte a qualsiasi cosa pur di poter soddisfare i propri desideri e la curiosità. Una passione che diventa un’ossessione, un assillo capace di distruggere l’animo umano. A differenza degli scritti dell’autore di Providence, in cui l’orrore è raccontato per mezzo di “non detto” e suggestioni, che riescono a imprimersi efficacemente e durevolmente nel nostro immaginario come nel subconscio, qui non si riesce a sentire a pieno l’aura malefica deLa fine assoluta del mondo. La ricerca tende a scemare d’interesse e porta a un finale che commette l’errore di far vedere frammenti del film dannato, che tolgono parte del mistero intorno alla pellicola e al tempo stesso non riescono a trasferire del tutto la supposta devastante forza annichilente (fortunatamente, verrebbe da pensare…). Carpenter non ha certo bisogno di presentazioni, né tanto meno di dimostrare niente a nessuno: nel genere è certamente un maestro. E lo dimostra con una regia sapiente e ben padroneggiata e una fotografia convincente ed efficace che, pur non essendo ai livelli delle sue migliori produzioni del passato, offre comunque alcuni spunti molto interessanti: l’intera scena finale, durante la proiezione privata nel cinema di Bellinger, lascia il segno, nonostante alcune “incertezze”. Il ritmo è più da film di genere asiatico, con un andamento lento, spezzato, di quando in quando, da esplosioni di violenza. Gli effetti speciali, invece, sono forse un po’ (troppo) sottotono, anche per un esperto “artigiano” del genere come Carpenter, ma del resto stiamo parlando di una produzione televisiva (sicuramente) non ad alto budget.La colonna sonora realizzata dal figlioCody, mutuate dalla “semplicità” delle musiche scritte dal padre, è di qualità e fa il suo dovere, avvolgendo con discrezione nella giusta atmosfera tutta la pellicola, senza mai cercare di imporsi sulle immagini. Il tema al pianoforte che si ripete di continuo riporta la mente al genere giallo dei film di Dario Argento, che viene anch’esso omaggiato con la proiezione di Profondo Rosso nel cinema di Sweetman.Infine, un plauso per l’ottimo cast che vede, su tutti, il veteranoUdo Kiernei panni del diabolico Bellinger eNorman Reedus(il Daryl Dixon della serie televisivaThe Walking Dead) in quelli del tormentato Kirby Sweetman. Accontentandosi della “sola” regia dell’episodio, ma con la certezza di averecarta biancasulla sua realizzazione, nonostante sia ben lontano dalla perfezione, così come dalle indimenticabili produzioni passate, conCigarette Burns — Incubo mortale, il cineasta americano realizza un buon film horror, ma anche un tributo al cinema di genere, a tratti terrificante, che in una perversa spirale di orrore, sangue e paranoia, ci trascina in un’inesorabile discesa negli abissi più profondi e terribili dell’animo umano. John Carpenterrealizza un film citazionistico e autoreferenziale che, pur non impressionando (e facendo un po’ rimpiangere il passato), è godibile e spaventoso al punto giusto. Una buona realizzazione nell’ambito della produzione televisiva di genere. Cigarette Burnes — Incubo mortale(John Carpenter’s Cigarette Burnes)stagione 1 – episodio 8regiaJohn Carpentersoggetto e sceneggiaturaDrew McWeenyRebecca SwanconUdo Kier, Norman ReedusGary Hetherington, Colin FooChristopher Britton, Zara TaylorhorrorUsa59 min2005 Master of Horrorstagioni: 2episodi: 26 (13 + 13) durata: 60 min ca.creata da Mick Garrishorror, antologicoCan / Usa2005 / 2007