CHI ERA JONNY LOGAN? – LA POSTA

Jonny Logan, il concorrente di Alan Ford
Caro Direttore,
una delle cose che mi piace di questo “angolo della posta” è che spesso si parli di personaggi e testate di fumetti ormai lontani nel tempo e spesso dimenticati.
Mi piacerebbe che venisse ricordato Jonny Logan (mi rendo conto che la mia domanda è probabilmente un po’ bizzarra), un fumetto nato sulla scia di Alan Ford nei primi anni settanta e che durò una sessantina di numeri.
Purtroppo me lo ricordo piuttosto vagamente: sarei contento di avere qualche notizia e magari un giudizio…
Stefano Fontana
Gentile Stefano,
Jonny Logan, un tizio in calzamaglia a capo di una organizzazione di cacciatori di taglie milanesi, mi piaceva soprattutto per i testi di Romano Garofalo, uno dei migliori sceneggiatori italiani. Il quale, purtropo per noi lettori, non è mai stato sostenuto da una grande casa editrice.
Garofalo l’avevo scoperto nell’altrettanto divertente serie di Alem pubblicata nel 1971, la risposta italiana ad Asterix con i disegni di Leone Cimpellin, che l’anno successivo seguirà lo sceneggiatore su Jonny Logan.
Cimpellin lo conoscevo da ancora prima, per il legionario Tribunzio sul Corriere dei Piccoli: non mi è mai piaciuto molto, benché espressivo. Credo sia un po’ la causa del non completo successo dei fumetti scritti da Garofalo (tra l’altro Cimpellin disegnò anche una mia sceneggiatura bonelliana, risultando abbastanza fuori luogo nello stile realistico).
Per Jonny Logan l’ideale sarebbe stato avere Raoul Buzzelli, fratello del più noto Guido, il disegnatore di Peter Paper (una imitazione erotica o porno di Alan Ford): a sua volta non ben servito dai testi dell’allora giovane attore Pippo Franco. In Francia, probabilmente con dialoghi molto ben adattati, Peter Paper ebbe maggior fortuna che in Italia, anche tra il pubblico intellettuale.
L’episodio di Jonny Logan che ricordo di più è quello ambientato in Sicilia, naturalmente incentrato sulla mafia, scritto con uno stile “grottesco” vicino a quello di Max Bunker e Magnus.
Un paio di anni fa Garofalo mi comunicò, credo nella mail di Giornale POP, l’uscita di un nuovo volume su Jonny Logan.
In che anno nasce la Marvel?
Caro Direttore,
di preciso, quando nasce la Marvel come marchio editoriale? Dal primo numero dei Fantastici Quattro del 1961?
Paolo

Pubblicità dell’albo Marvel Comics (1941)
Gentile Paolo,
l’editore Martin Goodman, che già pubblicava le pulp (riviste di racconti popolari), nel 1939 era entrato nel campo dei comic book (albi a fumetti) con la casa editrice Timely. Anche se in realtà, per motivi fiscali, aveva sempre usato diversi marchi editoriali per le sue numerose testate.
Credo che pensasse già di chiamare Marvel la propria casa editrice e avesse cambiato idea solo con l’uscita di Capitan Marvel della Fawcett (in edicola dalla fine del 1939 con la data di copertina d’inizio 1940).
Negli anni cinquanta la casa editrice cambia nome in Atlas, anche se questo nome, in realtà, designava solo l’azienda distributrice di Goodman, dato che gli albi venivano ancora formalmente pubblicati da diversi marchi.
Solo nel 1963, quando molti dei principali supereroi erano già stati creati, dai Fantastici Quattro all’Uomo Ragno, si pensò a un nuovo marchio cumulativo. Il direttore Stan Lee propendeva per Atlas, che come agenzia di distribuzione aveva chiuso da anni, ma Martin Goodman decise che la casa editrice si sarebbe chiamata Marvel. Il marchio cui aveva pensato già negli anni trenta, quando aveva pubblicato il suo primo comic book con Namor il Sub-Mariner e la Torcia Umana, intitolato, appunto, Marvel Comics.
Populisti o politicamente corretti
Caro Direttore,
ho sentito numerose discussioni su come stia cambiando il mondo dell’informazione attraverso internet. Il fatto che chiunque possa esprimersi su qualsiasi cosa è un bene o un male?
Marisa
Gentile Marisa,
vedo sulla Rete molte persone che invitano a non dare retta ai giornali, ma di ascoltare loro, piuttosto.
Questo significa che non dovremmo più prestare attenzione a chi tratta le notizie in maniera professionale per dare retta a illustri sconosciuti che propalano sciocchezze di ogni tipo come se fossero verità di fede?
Un po’ è quello che accade, in effetti, e il pubblico si sta rapidamente dividendo tra chi vorrebbe cancellare tutta la storia passata proponendo un asettico mondo politicamente corretto e i populisti, che offrono soluzioni da chiacchiere al bar per ogni problema complesso.
Quali potranno essere le conseguenze? La peggiore sarebbe una guerra civile planetaria provocata dagli imbecilli delle due fazioni, la migliore non riesco a ipotizzarla.
Spero solo di morire prima.
La magia di Jack Kirby
Gentile direttore
in cosa pensa che consista la magia del tratto di Jack Kirby? Dinamismo? Prospettiva? Un insieme di cose o cosa? Me lo sono chiesto spesso ma non so rispondermi. O forse la magia esiste e basta?
Fabio
Gentile Fabio,
Jack Kirby ha tratto molto dalle illustrazioni fantascientifiche di Frank R. Paul pubblicate negli anni venti e trenta, che vide in una pulp trovata per caso.
Altro lo ha preso dal ricco dinamismo dei cartoni animati di Max Fleischer, il produttore di Braccio di Ferro, per il quale fece il modesto lavoro di intercalatore prima di entrare nel campo dei fumetti.
E come disegnatore di fumetti, pur volendo essere realistico e impostato come Hal Foster, si è avvicinato di più al semirealistico e disinvolto Roy Crane.
Tutta una serie di meravigliose ispirazioni che negli anni trenta erano lì a disposizione e che oggi possiamo solo rimpiangere.
Dello stile di Jack Kirby quello che mi piace di più sono le ambientazioni ricche di particolari di ogni genere, cosa che i suoi imitatori concentrati solo sui personaggi muscolosi non tengono mai nel dovuto conto (salvo, almeno all’inizio, Keith Giffen).
Il successo delle Witch
Caro direttore,
cosa pensa del fumetto Witch e del suo enorme successo negli anni 2000, dato che arrivò a vendere 250mila copie al mese in Italia e a essere distribuito in 70 paesi al mondo?
Michele
Gentile Michele,
non leggendo fumetti per femmine, di Witch conosco solo i successi passati (ma credo che lo studio stia ancora lavorando, anche se su cose diverse).
Per il fumetto italiano ha rappresentato l’unico caso veramente multimediale, se teniamo conto dei cartoni animati e del merchandising che ha scaturito.
Non sarebbe stato male avere avuto altre produzioni simili in Italia: la Bonelli ci sta provando, ma forse con eccessive ambizioni.

Sauro Pennacchioli
Scrivete le vostre lettere come “commenti” in fondo alla pagina: saranno rese visibili e riceveranno risposta nel prossimo appuntamento con la posta.
E pensate che gli autori delle Witch persero due anni a convincere la dirigenza della Disney Italia a dargli l’ ok per la serie ( almeno così dicono gli autori stessi).
Giusto per far capire come gli eidtori italiani riconoscano subito una buona idea quando se la trovano sotto il naso.
Riguardo al politicamente corretto, ripeto che che c’è sempre stato , specie negli anni 90 , dove forse, ce ne era più di adesso : solo che in quei tempi lontani senza internet, le censure e la “cancel culture” passavano inosservate, oggi ogni sassolino diventa un macigno grazie al regno dell’ illusione che è internet.
Se sia meglio o peggio rispetto a prima, lo lascio decidere a voi .
il politicamente corretto degli anni 90 era diverso, erano tutti belli e buoni(tipo baywatch, o i vari palieschi) tutti dei bravi boyscout, adesso è tutto un puntare il dito i neri, i gay le minoranze sono i buoni gli altri sono i cattivi razzisti ecc
L’unica cosa diversa degli anni 90, è che non c’erano i social ad amplificare, nel bene o nel male, ogni notizia.
Certe cose accadevano senza che nessuno o quasi se ne accorgesse.
Chi si ricorda delle polemiche su svantaggiati fisici come i nani in Biancaneve ( e infatti, per molti anni , nei film live di Biancaneve prodotto da lì in poi, non ci saranno più nani ) , o il divieto di distribuire Tom Sawyer nelle scuole ?
L’unia, vera cancel culture che sto osservando da tempo, è quella del Mondo prima di internet.
Cioè prima che qualsiasi notizia e/o commento rimanesse congelata in eterno nell’ etere e sempre disponibile per chiunque.
Tutto quello che c’era prima, è come se non esistesse.
E qualcuno ne sta approfittando per cambiare il passato e indottrinare le masse a suo vantaggio .