BLOB, IL FLUIDO CHE UCCIDE

BLOB, IL FLUIDO CHE UCCIDE

The Blob di Chuck Russell, in Italia Blob – Il fluido che uccide, è un film rilevante. Naturalmente con rilevante non intendo che sia un capolavoro. Quando uscì nelle sale nel 1988, fece, come dire… schifo? Effettivamente, spendere venti milioni di dollari per ricavarne otto scarsi non è un risultato di successo.
Ritengo che Blob sia, comunque, un film considerevole per due motivi.

Perché dimostra un concetto che mi trovo a ripetere spesso, cioè che i remake non sono cose contro cui scagliarsi a priori. Se realizzati con criterio possono essere, sotto certi aspetti, anche migliori degli originali.
In secondo luogo, Blob è un esempio abbastanza evidente di come, nell’arco di trent’anni, i gusti del pubblico siano cambiati.

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Dunque, siamo ad Arborville, classica cittadina a pochi passi dal niente: nata come località sciistica, sono anni che non si vede più manco un sputo di neve e quindi di turisti.

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L’unica distrazione degli abitanti è il football liceale dove, per la squadra della città, gioca Paul Taylor (Donovan Leitch). Giovane e rispettato membro della comunità locale.

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Il quale, invaghito della bella Meg Penny (Shawnee Smith), grazie a un bel placcaggio di quelli che ti sfasciano, trova il coraggio d’invitarla a uscire.

A proposito, una cosa carina di Blob è il cast. Composto da volti più o meno noti che ti portano a dire più volte durante la visione “aspetta! Ma io a ‘sto tizio lo conosco”. Per esempio, oggi è abbastanza diversa, ma Shawnee Smith è piuttosto famosa per il personaggio di Amanda Young nella saga di Saw.

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Così come suo padre nel film, d’altronde. Un altro “aspetta, ma questo lo conosco!”. Infatti il Signor Penny, farmacista di Arborville, è interpretato da Art LaFleur. Caratterista che alle spalle ha ennemila film.

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Tornando alla storia di Blob, a questo punto vengono introdotti gli altri protagonisti della storia. Come il bullo locale, nonché cosplayer ufficiale di Toto Cutugno, Brian Flagg (Kevin Dillon, fratello minore di Matt). Un ragazzo che passa le sue giornate a bere, fumare e cadere dalla moto facendosi prendere per il c… deridere da un barbone del posto.

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Infine, lo sceriffo Herb Geller (Jeffrey DeMunn). Le cui preoccupazioni sono invitare a uscire Fran (Candy Clark, altra tizia con alle spalle una marea di film), la cameriera/proprietaria dell’unica tavola calda in città, e stare dietro a Brian. Chiaramente un criminale da tenere d’occhio, perché indossa il giubbotto di pelle anziché il golfino del liceo.

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Tra l’altro, sempre per la serie “oh, ma io a ‘sto tizio lo conosco”, guarda un po’ chi è il vicesceriffo. È Paul McCrane, conosciuto dai più per la parte di Emil Antonowsky, uno degli scagnozzi di Boddicker in Robocop. Sì, quello che alla fine viene sciolto nel vascone dell’acido.

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Nel mentre i protagonisti portano avanti le loro piccole storie di provincia, un meteorite cade a pochi passi dal vecchio barbone che applaudiva alle cadute di Brian dalla moto.

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Incuriosito, l’anziano va a dare un’occhiata al punto dell’impatto, dove trova una roccia al cui interno c’è una sostanza gelatinosa. La quale, una volta “stuzzicata”, si rivela un essere vivente che si attacca alla mano dell’uomo iniziando a divorarla.

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In preda al panico e al dolore il barbone corre per i boschi, arrivando a tentare di amputarsi la mano. Imbattutosi in Brian, che cerca di aiutarlo, alla fine si ritrova sulla strada dove viene investito da Paul e Meg che, usciti insieme, passavano lì per caso.

I tre decidono di portare il tipo in ospedale. Una volta arrivati, però, Brian se ne va a sbrigare le pratiche, quindi restano Paul e Meg. Nella sala d’aspetto, Paul vede il vagabondo agitarsi e corre a chiamare il medico. Il quale, una volta sollevata la coperta che lo ricopriva, scopre che il corpo dell’uomo è stato corroso.

Qui le cose cominciano a precipitare: perché Blob ha una crescita esponenziale. Fagocitando il vecchio senzatetto, è cresciuto al punto di poter divorare direttamente le sue vittime. Come Paul, nel mentre tentava di avvisare lo sceriffo, che viene liquefatto e ingurgitato seduta stante. Da qui, l’essere sempre più grande miete vittime, riesce a raggiungere il sistema fognario e, da lì, la città.

Benissimo, credo sia giunto il momento de “La Domanda”: com’è Blob?

A conti fatti, Blob – Il fluido che uccide è un film piuttosto divertente, questo è sicuro. Con alcuni difetti, ovviamente. Ma comunque divertente. Però, all’incipit dicevo che lo ritengo interessante principalmente per due motivi. Quindi, credo sia il caso di andare con ordine.

Quando si parla di film è una regola fissa: deve sempre cicciare fuori il classico “si stava meglio quando si stava peggio”. Eh, signora mia che vogliamo farci. Dove stanno più i bei film di una volta. Ecco, questa retorica spicciola è una cosa che mi infastidisce non poco. Perché, ironia della sorte, molti degli osannati classici degli anni ottanta a loro volta sono dei remake. Nati in piena Belle epoque del revival della fantascienza anni cinquanta.

La Cosa di John Carpenter, La Mosca di David Cronenberg, Invaders di Tobe Hooper, Il bacio della pantera di Paul Schrader e via dicendo, sono tutti remake. In questo senso, The Blob non è altro che l’ultimo tassello di questo “ciclo anni cinquanta”. Reso possibile da una generazione di registi cresciuti con quei film. Le cui storie, combinate con i progressi fatti nel campo del prosthetic makeup e degli f/x in generale, ha consentito di realizzarli al meglio.

La differenza principale tra questo remake e l’originale The Blob del 1958 sta nell’origine della creatura. Nell’originale, Blob è un’entità totalmente aliena. Mentre nel remake l’incipit è pressoché identico, salvo per il fatto che la creatura era stata lanciata nello spazio dal governo. Insomma, negli anni ottanta Blob è un esperimento per ottenere un nuovo tipo di arma per un eventuale conflitto biologico.
Tutto ciò funziona? Certo che sì. Anzi, questa cosa ci porta dritti al secondo punto.

Oltre che essere un esempio del fatto che i remake non sono il male assoluto, il Blob del 1988 mette in luce anche quanto sia cambiato il pubblico nel corso di trent’anni. Molti film tra gli anni cinquanta e settanta presentano metafore neanche tanto velate. Tanto per dirne una, il lento avanzare del Blob “originale”, un rosso mostro informe, nell’analisi più comune è una metafora della lenta avanzata della “minaccia comunista”.  Dopotutto il film uscì nel 1958, in piena guerra fredda. Invece, il Blob del 1988 è… “innocuo”. Quasi ammirevole nella sua mancanza di profondità.

Inoltre, c’è da considerare come alcuni “precetti” della fantascienza degli anni cinquanta siano stati totalmente ribaltati. Per esempio, a un certo punto nel Blob del 1988 si scopre che la creatura è opera dei militari e che questi non hanno la benché minima intenzione di aiutare gli abitanti della cittadina. La loro unica preoccupazione è salvaguardare le loro invenzioni. Ciò è l’esatto opposto del messaggio di molti vecchi film patriottici della Golden Age.

Anche la violenza, un tempo accennata più che mostrata, trova terreno fertile in questi anni. Il bodycount del Blob anni ottanta è ampio e variegato. I corpi vengono mostrati mutilati e mangiucchiati dal mostro. Tra le vittime, cosa non immaginabile negli anni cinquanta, c’è persino un bambino.

Arrivati a questo punto, Blob – il fluido che uccide è un film perfetto? Assolutamente no. È un film che lavora “ai margini”, molto superficiale. Di sicuro è più veloce, più grande e sì, anche migliore dell’originale sotto certi aspetti. Messo sotto la prospettiva del proverbiale senno di poi, è un bell’esempio di come le cose cambino col tempo. A volte in meglio altre in peggio. In fin dei conti, Blob non è altro che un semplice film di mostri con dei ragazzini protagonisti.

Ebbene, detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma sopratutto Stay Retro.

 

 

Blob – Il fluido che uccide

Titolo originale: The Blob

Regia:
Chuck Russell

Produzione:
Jack H. Harris
Elliott Kastner

Screenplay:
Chuck Russell
Frank Darabont

Soggetto:
Irving H. Millgate

Basato su “The Blob” di:
Theodore Simonson
Kay Linaker

Con:
Kevin Dillon
Shawnee Smith
Donovan Leitch
Jeffrey DeMunn
Candy Clark
Joe Seneca

Distribuito da:
TriStar Pictures
Data d’uscita:
5 Agosto 1988

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