ANDREW CUNANAN, IL KILLER TRASFORMISTA DI VERSACE

Alle 8.30 di mattina del 15 luglio 1997, Gianni Versace esce da Casa Casuarina, la sua bella residenza di Miami, in Florida, per fare colazione nel vicino New Cafe.
Dopo aver bevuto il caffè e dato una rapida scorsa ai giornali, lo stilista ritorna nella villa. Mentre apre il cancello, Andrew Cunanan, un giovane in maglietta bianca e pantaloni grigi, gli si avvicina con la pistola spianata. Non sappiamo se i due si conoscono personalmente: alcuni diranno che si frequentavano, altri che si erano solo incontrati a un party.
Senza dire una parola, Cunanan spara due colpi a bruciapelo alla testa dello stilista.
Antonio D’Amico, l’amico e collaboratore di Gianni Versace ospite nella sua abitazione, esce appena sente gli spari e si mette all’inseguimento dell’assassino. Quando lo raggiunge, Cunanan gli punta la pistola ordinandogli di andarsene. Stranamente, non fa fuoco contro di lui. Negli ultimi tre mesi, è la prima volta che risparmia qualcuno.
Andrew Cunanan nasce nel 1969, è il più giovane dei quattro figli dell’italoamericana Mary Ann Schilacci e del filippino Modesto Cunanan, una coppia di San Diego, la grande città della California meridionale.
Andrew è un bambino bello e intelligente, inizia a leggere la Bibbia all’età di 6 anni e a 7 sa già citare molti versetti a memoria, tanto che il papà, un agente di borsa, lo prende in giro chiamandolo “chierichetto”.
Crescendo, Andrew eccelle in tutte le materie scolastiche e si fa notare dai compagni anche per ragioni più frivole, come la capacità di modificare il proprio aspetto a seconda della moda del momento.
Però non viene preso molto sul serio, perché racconta storie fantastiche su di sé e sulla sua famiglia. Estremamente narcisista, Andrew ama ostentare anche la propria omosessualità. Per esempio, alla festa per il diploma si presenta tutto vestito color fucsia.
Nel 1987 Andrew Cunanan si iscrive all’università, alla facoltà di Storia. Intanto papà Modesto abbandona moglie e figli, lasciandoli in gravi difficoltà economiche, per scappare nelle Filippine a causa di un’accusa di appropriazione indebita.
Nello stesso periodo, la mamma scopre finalmente che Andrew è omosessuale e, non accettando questa situazione, lo insulta furiosamente. Per reazione, il figlio la spinge con violenza contro una parete, provocandole una lussazione alla spalla.
Non potendo permettersi di continuare gli studi, il giovane inizia a lavorare, ma vuole fare tanti soldi e in fretta, così finisce per essere accusato di piccole truffe. Per sfuggire alla legge raggiunge il padre a Manila, nelle Filippine. Scopre che il genitore vive in estrema povertà e vede che tutto il Paese asiatico si trova in condizioni miserevoli.
Andrew Cunanan decide allora di tornare nella frenetica e ricca California dove, sistemati i suoi problemi giudiziari, sfrutta la propria avvenenza per diventare l’amante di alcuni anziani uomini d’affari. Un’attività redditizia che gli permette di guidare auto di lusso, indossare abiti firmati, cenare nei ristoranti più costosi e frequentare i locali alla moda.
Mantiene il suo corpo sempre tonico, trascorrendo molto tempo in palestra e facendo jogging. Viene apprezzato per la sua compagnia brillante e per la cultura di cui fa sfoggio. Ma non ha abbandonato i suoi atteggiamenti sopra le righe e cerca di farsi passare per divo di Hollywood.
Per la madre, che non lo vuole più rivedere, è solo un “prostituto d’alto bordo”.
La sua attività di gigolò subisce una svolta alla fine del 1996, quando comincia a perdere i clienti più danarosi, che forse gli preferiscono ragazzi più giovani. Presto deve rinunciare allo sfarzo che ha ricercato tutta la vita e che, per qualche anno, ha raggiunto.
Comincia a drogarsi e si lascia andare sempre di più. Diventa trasandato e inizia un’esistenza squallida e disperata. Prima di questa radicale trasformazione, però, spende quanto gli rimane per una grande festa d’addio a base di ostriche e champagne con gli amici, in uno dei ristoranti più eleganti di San Diego.
Il 25 aprile del 1997, Andrew commette il suo primo omicidio a Minneapolis, una città del nord. Per motivi mai chiariti, forse dovuti all’effetto delle droghe o a una scenata di gelosia, sferra una ventina di colpi di martello sulla testa del suo ex amante Jeffrey Trail, piccolo imprenditore di 28 anni.
Gli sottrae una pistola calibro 40 con la quale, pochi giorni dopo, spara all’architetto David Madson, 33 anni.
Quindi si sposta a Chicago, dove tortura a morte Lee Miglin, costruttore edile milionario di 72 anni. Non si preoccupa di nascondere le proprie tracce, l’Fbi lo indentifica subito e mette il suo nome tra i primi dieci ricercati degli Stati Uniti.
Il 9 maggio, a Pennsville, sulla costa orientale, fredda un guardiano del cimitero monumentale, William Reese, 45 anni: stava cercando di impedirgli di rubare il suo veicolo, un pick-up rosso.
La polizia non riesce mai a catturarlo anche perché, come abbiamo visto, Andrew è un abile trasformista. Nessuno lo riconosce, anche se il suo volto appare continuamente in televisione.

I mille volti di Andrew Cunanan
Gli psicologi che si interessano al caso espongono quelli che ritengono essere i possibili motivi di questa serie di omicidi nell’ambiente omosessuale: una delle ipotesi più accreditate è che Cunanan abbia contratto l’Aids e cerchi di vendicarsi uccidendo i suoi vecchi clienti, dato che tra loro dovrebbe esserci anche chi lo ha infettato. Ma viene fatto notare che non si sa nemmeno se in passato abbia davvero avuto una relazione con tutte le vittime.
A luglio, Cunanan arriva a Miami, la più grande città della Florida. Prende una camera al Normandy Plaza, dove si fa notare dal personale dell’albergo per la sua simpatia. In questa città aveva deciso di trasferirsi anche Gianni Versace, 50 anni, uno degli stilisti più famosi del mondo.

Gianni Versace
Gianni Versace, nato a Reggio Calabria nel 1946, è cresciuto nell’atelier della mamma sarta, dove ha imparato ad amare le stoffe e i vestiti. Nel 1972, a 25 anni, si trasferisce a Milano per lavorare come stilista di alcuni marchi importanti.
Sei anni dopo si mette in proprio e alla sua riconosciuta inventiva si aggiunge la collaborazione con il grande fotografo Richard Avedon, che cura l’immagine delle collezioni.
Il successo arriva rapidamente, solo Giorgio Armani è più famoso di lui. I due stilisti si dividono il mercato dell’alta moda utilizzando stili differenti: mentre Armani veste la donna elegante e sofisticata, Versace punta su un’immagine più giovanile e spregiudicata.
A volte le sue provocazioni vengono fraintese, come quando a Dallas, in Texas, rischia l’arresto per aver presentato la sua prima collezione “sadomaso”, tutta borchie e lattice.
Gli eccessi durano poco, Versace viene chiamato alla Scala di Milano per curare i costumi di alcune rappresentazioni, il presidente italiano Cossiga e quello francese Chirac gli conferiscono le più alte onorificenze nazionali.
Versace organizza mostre al Metropolitan Museum di New York, valorizza più di ogni altro stilista il ruolo delle top model facendo sfilare Linda Evangelista, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Cindy Crawford e Kate Moss.
Come testimonial sceglie la popstar Madonna e partecipa agli eventi mondani insieme alla principessa Diana.
Nella vita privata, Gianni Versace si lega allo stilista Antonio D’Amico, che cura la sua linea sportiva. Durante un viaggio a Miami, Versace si innamora di una fastosa dimora dell’Ottocento chiamata Casa Casuarina, per la quale, tra acquisto e ristrutturazione, arriva a spendere 35 milioni di dollari.
In questo grande edificio si sente tranquillo e al sicuro, tanto che nei periodi in cui ci abita non vuole avere intorno le guardie del corpo. Anche per questo motivo Andrew Cunanan riesce a ucciderlo con tanta facilità. Subito dopo il delitto, l’assassino si rifugia in una casa galleggiante ormeggiata sul lungomare.
Il 23 luglio, 8 giorni dopo l’omicidio di Versace, il custode di una barca attraccata vicino sente dei rumori sospetti all’interno della “houseboat”, forse anche uno sparo, e corre ad avvertire le autorità.
La polizia interviene con gli appartenenti a sette unità delle forse dell’ordine, tra le quali la guardia nazionale, i vigili del fuoco e l’Fbi.
Dopo aver circondato la casa galleggiante e atteso cinque ore, gli agenti lanciano i gas lacrimogeni sull’imbarcazione per stanare l’uomo nascosto all’interno, ma non esce nessuno.
A questo punto una squadra degli Swat, i reparti scelti per le missioni ad alto rischio, penetra nell’abitazione trovando, al piano superiore, il corpo senza vita di Andrew Cunanan.
Il ventisettenne, con addosso solo i boxer, si era suicidato alcune ore prima con un colpo di pistola in bocca. L’autopsia stabilisce che Cunanan non aveva contratto l’Aids, demolendo una delle più accreditate ipotesi sulle motivazioni che lo avevano portato a compiere gli omicidi.
Gli psicologi ipotizzano, allora, che a spingerlo possa essere stato il patologico desiderio di essere sempre al centro dell’attenzione. Andrew avrebbe cercato un’alternativa al successo che si aspettava dalla vita ottenendo soldi facili dai suoi ricchi clienti, ma, quando tutto stava per finire, l’idea di tornare a una vita di stenti come quella di suo padre lo ha portato a compiere quei gesti folli.
Quel che è certo è che Andrew Cunanan, a 27 anni, si è trasformato in uno spree killer, un assassino compulsivo.
A differenza dei normali serial killer, che pianificano i loro delitti in lunghi periodi di tempo, lo spree killer uccide in rapida sequenza senza preoccuparsi di venire scoperto. Pensa solo a sfogare il rancore e la rabbia repressi e finisce quasi sempre per suicidarsi, dato che non ha alcuna speranza nel futuro.
La villa Casa Casuarina al numero 1116 di Ocean Drive a Miami Beach, teatro dell’omicidio di Gianni Versace, oggi è diventata un hotel di lusso a cinque stelle. Da molti anni, è anche meta di pellegrinaggio di turisti italiani che non hanno dimenticato la tragica fine del grande stilista.
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