ALLA SCOPERTA DEI SEGRETI DI ALIEN

ALLA SCOPERTA DEI SEGRETI DI ALIEN

“Alien profumo di Alien, con lo xenomorfo io voglio giocare”…va be’, forse la canzone non faceva proprio così, ma saranno quattro o cinque giorni che sto a farmi le lampade agli occhi conAlien: film, fumetti, videogame. Perciò mi pare pure normale che stia iniziando a vedere mostrilli per casa. Alien 1979 – Regia: Ridley Scott – Sceneggiatura: Dan O’Bannon, Ronald Shusett Alien è unfranchisevecchio di quarant’anni, quindi è ormai una carcassa divorata fino al midollo. Per ragioni anagrafiche non m’è stato possibile vedere i primi due film al cinema, solo sul finire degli anni ottanta vidi per la prima voltaAliendiRidley Scott. Ma il tempo in cui il film era in grado di suscitare brividi di panico e paura era passato, come dimostrano gli spot dellaPepsidei primissimi anni novanta (vedi sotto). Quelli dove lo xenomorfo si scola la lattina di cola e rutta di prepotenza in faccia ai ragazzini. Eh, sono cose che non si dimenticano. Figuriamoci oggi, dopo quarant’anni, quanta paura possa fare ‘sto film. Tuttavia non è questo il punto, perché Alien è uno di quei film che ti metti lì e lo riguardi. Di nuovo, di nuovo e di nuovo. E ogni volta, ogni singola volta, ti chiedi più o meno sempre la stessa cosa: cos’è che rende Alien un film così potente?Il film di Ridley Scott non era certo il primo che parlava di mostri assassini provenienti dallo spazio o in cui i personaggi venivano sistematicamente massacrati uno a uno. Il diavolo è nei dettagli: è qui che si nasconde il fascino di Alien. La storia in cui un essere alieno sale a bordo di un’astronave e massacra l’equipaggio è robetta anni cinquanta. A tal proposito,Dan O’Bannon, lo sceneggiatore diAlien, se ne uscì con una battuta fantastica:“La storia di Alien non l’ho fregata a nessuno, l’ho fregata a tutti!”. Non è difficile rendersi conto di dove O’Bannon sia andato a pescare per Alien. Dal radiofaro che guida l’equipaggio della Nostromo su LV-426 preso daIlPianeta Proibito(Forbidden Planet, 1956), allo xenomorfo che si nasconde a bordo come neIl mostro dell’astronave(It! The Terror from Beyond Space, 1958). E mica vogliamo dimenticare il tentativo di causa mosso daA.E. van Vogtnei confronti di Alien. Van Vogt minacciò di fare causa alla produzione del film accusandolo di essere un plagio del suo romanzoCrociera nell’infinito(The Voyage of the Space Beagle, 1950). Diviso in quattro parti, quella intitolataIxtlha una somiglianza piuttosto sospetta con Alien. Soprattutto riguardo alle tecniche riproduttive degli alieni: sia quello del romanzo, sia quello del film sono parassiti simbiotici che depositano uova negli esseri umani, con l’embrione che una volta sviluppato divora dall’interno l’ospite. Oh, potrebbe essere stata benissimo una coincidenza, vallo a sapere. Comunque la causa non arrivò mai in tribunale in quanto le parti raggiunsero privatamente un accordo economico. Al di là di questo, forse la cosa più interessante da notare è come, in un certo qual modo, Dan O’Bannon si sia “copiato” da solo. Pochi anni prima di Alien, nel 1974, uscìDark Star, il primo film diretto daJohn Carpenter. La sceneggiatura, venne scritta da Carpenter e O’Bannon, ok? Ora, in Dark Star, essenzialmente una commedia satirica piuttosto grottesca, c’è una sequenza chiamataBeachball with Claws. Uno dei personaggi, il sergente Pinback (interpretato dallo stesso Dan O’Bannon) ha adottato come “mascotte” della nave un alieno. Alieno curiosamente simile a… be’, sì, una palla. L’alieno non fa che saltellare per tutta la nave rifiutandosi di restare in magazzino, costringendo così Pinback a inseguirlo ovunque. Pure nei condotti d’aerazione. Ecco, fondamentalmente, questa cosa è stata presa di peso diventando la sequenza in cui il capitano Dallas (Tom Skerritt) si ficca nei condotti di ventilazione con il lanciafiamme per cercare lo xenomorfo in Alien. A proposito del riciclo, O’Bannon disse:“Se non riesco a farli ridere, allora forse posso farli urlare”. Questo dopo essersi reso conto del fatto che il pubblico manco per sbaglio aveva capito dove ridere e dove no, guardando Dark Star. Oltre al fatto che solo quattro gatti si erano filati il film. Perciò chi mai potrebbe accorgersi di questa mandrakata, pensò. I quattro gatti che avevano visto Dark Star erano comunque gatti importanti. InnanzituttoRidley Scottfu uno dei pochi che avevano visto e apprezzato il film. Perciò, quando in seguito venne contattato, fu ben contento di dirigere Alien. Un altro che lo andò a vedere e a cui era piaciuto il film di Carpenter eraAlejandro Jodorowsky, che all’epoca aveva acquisito i diritti suDunediFrank Herbert. Siccome a Jodorowsky Dark Star era piaciuto parecchio, invitò O’Bannon ad aiutarlo con l’ambizioso adattamento del libro che aveva intenzione di fare. O’Bannon si trasferì a Parigi per lavorare al film, nel frattempo incontrò un fottìo di disegnatori, illustratori e artisti specializzati nella fantascienza comeChris Foss,Ron Cobb,Jean Giraud(Moebius) eH.R. Giger. Quando ilDune di Jodorowskyfinì all’aceto per carenza di pecunia, O’Bannon prese tutti questi artisti e cominciò a lavorare su una sceneggiatura intitolataStar Beast, riciclando molte delle cose già realizzate per Dune. Ora che ci penso, alla fine Alien è un po’ figlio di Dune. Comunque sia, nel 1976Dan O’Bannonsu soggetto diRonald Shusettcompletò la sceneggiatura diStar Beast, successivamente rinominataAlien: ci sono un paio di cose per niente indifferenti in questa prima versione. Innanzitutto c’erano già lo xenomorfo, il relitto dell’astronave aliena e il cadavere dello Space Jockey. C’era anche una specie di struttura piramidale piena di uova aliene. Che qui vengono descritte più come scatole metalliche, contenitori piuttosto che uova vere e proprie. Era in questa piramide che l’equipaggio della Nostromo avrebbe dovuto incontrare ifacehuggers. L’idea iniziale era che gli xenomorfi sarebbero dovuti essere una civiltà avanzata dal ciclo vitale incredibilmente complesso. La cui gestazione comportava l’uso di ospiti viventi, seguita da uno stadio adolescenziale violento, aggressivo e privo di ragione. La specie aveva sviluppato un rigoroso culto religioso basato sul loro metodo di riproduzione, il quale veniva svolto appunto in queste piramidi. Dunque piramide, uova,facehuggerse compagnia bella era previsto fossero tutti sul pianeta. L’Ingegnere, così come quelli della Nostromo, c’era capitato semplicemente per caso e veniva usato come vittima sacrificale per la riproduzione. Alla fine, però, tutta questa roba venne eliminata dallo script perché non ci stavano i dindini per metterla in piedi. Pertanto nella versione definitiva di Alien questi elementi sono stati “fusi” con il relitto della nave dell’Ingegnere lasciando intendere che fosse lui a trasportare le uova. Ciononostante, l’idea della struttura piramidale piena di uova/contenitori dopo anni venne utilizzata inAlien vs. Predatore nel prequelPrometheus. Come inizialmente concepito da O’Bannon e Shusett, Star Beast/Alien pareva più un b-movie di quelli poverissimi, fac-simile dei film di fantascienza anni cinquanta. I personaggi avevano nomi assurdi tipo Chaz Standard, Cleave Hunter e Jay Faust. La violenza era molto accentuata e sensazionalistica. Per farla breve, i presupposti per una ciofeca c’erano tutti. Fortunatamente così non è stato. Come dicevo, la storia del mostro che si nasconde e poi viene fuori per farsi l’equipaggio è solo la superficie. La punta del proverbiale iceberg, volendo. La vera forza di Alien è l’enorme massa nascosta al disotto rappresentata dai dettagli. La storia scritta da O’Bannon è intrigante, certo, ma fondamentalmente banalotta. Bisogna riconoscere il merito ai produttoriDavid GilereWalter Hill(sì, il regista deI guerrieri della notte) che inserirono i personaggi diRipleye dell’androide Ash. Non sono sicurissimo, ma mi pare che pure la sottotrama dellaWeyland-Yutanisia un’idea di uno dei due. Indiscutibile poi è l’apporto diH.R. Giger, che con la sua arte surrealista, cupa, che mescola organico, meccanico, sensualità, irrealtà e orrore, ha dato vita a una creatura che definire straordinaria è poco. Lo xenomorfo di Alien è unico. Se dovessi descriverlo con un aggettivo, sicuramente direi onirico. Ché lo xenomorfo, nella sua figura, è l’incarnazione di tutti quegli incubi di cui al risveglio hai solo un vago ricordo. Tutto in lui è inquietante e in qualche modo, come dire, corrotto. A partire dal suo ciclo vitale invasivo e orrendo, fino alla sua stessa presenza che incombe sui personaggi come una malattia incurabile. Ma non si tratta solo di questo. L’arte surreale di Giger fa magnificamente a cazzotti (nel senso buono, eh) coi disegni tecnici dei “futuristi visuali”Chris FosseRon Cobb. Nonostante siano passati quarant’anni, la nave dello Space Jockey sembra ancora profondamente aliena. Molti, moltissimi film di trenta o anche solo vent’anni fa, che immaginavano il futuro o probabili mondi extraterrestri, visti a posteriori paiono posticci. Invece la nave spaziale aliena di Giger, così diversa, così “organica”, è magnificamente in contrasto con l’austera essenzialità metallica della Nostromo di Foss e Cobb. Tutta questa mole di dettagli da sovraccarico sensoriale in mano a un regista minore sarebbe potuta benissimo diventare una ridicola cagnara. Cosa effettivamente successa anni dopo, nel 1995, con il filmSpecie mortale(Species). Invece Ridley Scott sfruttò un concetto molto semplice:less is more, meno è meglio. La regia di Scott è moderata, minimalista e funzionale all’economia del film. Scott è misurato, mantiene l’azione in Alien a filo, inframezzandola con occasionali lampi di violenza. Non ha cercato il sensazionalismo spicciolo, di fare presa sul pubblico schiaffandogli subito in bocca il mostro, riducendo il tutto a un sempliceslaughter party. In parole semplici, non l’ha ridicolizzato. Poi che te lo dico a fare, la magia degli effetti speciali del nostro connazionaleCarlo Rambaldiha fatto il resto dando la giusta potenza visiva al tutto. Costato poco meno di undici milioni di dollari, Alien alla fine se ne portò a casa oltre cento. C’è comunque un “ma”. D’accordo, tutti quelli che hanno messo mano al film erano in gran forma, professionisti che hanno dato il massimo per ottenere il migliore risultato possibile. I loro sforzi sono stati sicuramente ripagati, ma questo basta a far sì che si parli di un film per quarant’anni? Ci sono una marea di film validissimi finiti per lo scarico del dimenticatoio, cosa non ha fatto fare ad Alien la stessa fine?Riguardo a1997: Fuga da New York,William Gibson, il padre del cyberpunk, ha affermato cheNeuromantedeve molto al film di Carpenter.“Fui molto colpito da uno scambio di battute in una delle scene di apertura. Quando una guardia dice a Snake: ‘Hai già volato con il Gullfire su Leningrado, vero?’. Insomma, è solo una riga di dialogo, però per un istante ha funzionato come la migliore fantascienza, dove un semplice riferimento implica molto di più”. Sono del parere che un film sia tanto memorabile quanto in grado di colpire l’immaginazione. Di impressionare, stupire e restare impresso nella mente dello spettatore. Alien non è solo un film ben realizzato. Al suo interno nasconde molto più di quanto ci sia in superficie, ed è questo che colpisce profondamente. L’esempio dell’iceberg che facevo prima non l’ho buttato alla cazzomannaggia, solo il cadavere dell’Ingegnere che l’equipaggio della Nostromo trova su LV-426 quanti possibili scenari apre? Un chiarissimo esempio di ciò sono lenovelizationdei film scritte daAlan Dean Stanton. Che riprendono, e in qualche modo ampliano, il sottotesto nascosto del film. Per esempio, nel primo romanzo tratto dal primo film della serie ci sono alcune piccole ma significative differenze che portano la storia verso un’espansione orizzontale. Il romanzo implica che l’umanità abbia stabilito il contatto con specie extraterrestri prima dell’incontro con lo xenomorfo. La scena in cui i sopravvissuti parlano con la testa mozzata di Ash, poi, è significativamente più lunga. In particolare, Ash conferma che la compagnia aveva già decifrato il segnale proveniente da LV-426, che sapevano dell’alieno e avevano già una vaga idea di cosa fosse e come avrebbero potuto utilizzarlo. Inoltre, la novelization segue lo script originale di Alien. Infatti, Ash afferma che gli xenomorfi sono autoctoni della luna, e gli Ingegneri ci si sono imbattuti per caso quando sono atterrati durante un’esplorazione di routine. In Alien film, e in particolare nel sequel Aliens e nel prequel Prometheus, invece, viene definitivamente specificato che le uova non provenivano da LV-426, ma sono state portate sul pianeta dagli Ingegneri a bordo della loro nave.