COME JIM SHOOTER HA SALVATO LA MARVEL

I Fantastici Quattrodi John Byrne sono un esempio della rivoluzione operata da Jim Shooter negli anni ottanta, quando tutti ritenevano che i fumetti sarebbero morti a breve: una lezione valida oggi più che mai. Nella seconda metà degli anni settanta la Marvel è a un passo dalla morte. I comic book hanno ormai solo 17 pagine di fumetti, per di più scritte in maniera approssimativa, e vendono sempre meno. Un intero settore sta giungendo al capolinea. Poi arriva Jim Shooter. Jim Shooternasce nel 1951. Grande appassionato dei fumetti Marvel, inizia a scrivere per la Dc Comic a 13-14 anni, riuscendo a infondere alla Legione dei Supereroi gli elementi narrativi della Marvel.Proprio alla Marvel va a lavorare stabilmente nella seconda metà degli anni settanta. In questo periodoRoy Thomase la sua banda di sceneggiatori si accordano per assumere a turno la direzione generale della Marvel, continuando, in realtà, a fare ognuno quello che vuole essendo tutti editor delle proprie testate: tutti responsabili, nessun responsabile. Questi editor considerano la crisi irreversibile: la televisione avrebbe ucciso rapidamente il fumetto.Nel frattempo, Jim Shooter si mette in luce come editor diligente e come ottimo sceneggiatore. Stan Lee ha bisogno di qualcuno che gli scriva le strip dell’Uomo Ragno, alle quali, una volta disegnate, aggiunge i dialoghi. Dopo il periodo di Len Wein, riconoscibile per l’Uomo Ragno che picchetta fuori dalla finestra di JJJ, Stan Lee incarica Shooter. Ilpublisherdella Marvel rimane colpito dalla sua bravura: lo rimprovera solo quando, esagerando, Shooter scrive anche i dialoghi delle strip. Stan Lee e Jim Shooter Nel 1978 tocca a Shooter sedere sulla poltrona di direttore generale e la musica cambia subito. I vari Roy Thomas non sono più contemporaneamente sceneggiatori e direttori dei propri albi: devono decidere se scrivere o dirigere. Davanti all’aut autdi Shooter, parecchi se ne vanno alla Dc Comics. Quanto ai disegnatori, non hanno più il diritto di interpretare le sceneggiature a capocchia, magari eliminando un quarto delle vignette come fa il pur ottimo Gene Colan. Altri ancora se ne vanno: dopo il declino apparentemente irreversibile inizia la Liberazione. Shooter aumenta le pagine dei fumetti a 22 e, dato che la distribuzione nelle “edicole” americane non funziona per vari motivi, punta sulla distribuzione nelle fumetterie (fino allora marginali), assume nuovi autori e fa scrivere i disegnatori in grado di farlo (Frank Miller, John Byrne e Walt Simonson).Di fronte alla solita richiesta dell’editore di aumentare le testate, Shooter lancia etichette nuove del tutto autonome, comeEpic,StareNew Universe. La Marvel, per essere coesa, non deve espandersi troppo, altrimenti il lettore comincia a non comprare alcune testate per l’impossibilità di seguirle tutte. (Il successore di Shooter, Tom De Falco, non riuscendo a dire no all’editore inonda il mercato con innumerevoli testate Marvel,provocando la catastrofe). Infine, Shooter cede le sempre meno venduteriviste pornoa un altro editore. Cambiamenti che si risolvono in un trionfo: la Marvel risorge diventando ricca e potente come non mai. Molti si mettono a infangare Shooter con accuse ridicole enfatizzate dai fanzinari, ma questo è il destino dei grandi uomini. Quello che importa a Shooter è offrire albi dotati di un inizio, uno svolgimento e una fine, al posto della sbobba senza capo né coda prodotta in quegli anni (a parte qualche lodevole eccezione). Un esempio del modo di lavorare alla Shooter lo si può riscontrare nella produzione di John Byrne.Avendo notato che Byrne migliora sempre le storie altrui che disegna, per esempio quelle di Marv Wolfman per i Fantastici Quattro e, soprattutto, quelle di Chris Claremont per i nuovi X-Men, Shooter gli dà l’opportunità di diventare sceneggiatore-disegnatore. Lui ricambia scrivendo fumetti provvisti di una partenza e di una conclusione, non fondati solo sulle chiacchiere alternate alle botte da orbi. John Byrne nel suo studio John Byrnenasce nel 1950 in Inghilterra. Io lo notai a metà anni settanta come giovane talento della Charlton, la casa editrice controllata dalla mafia americana, nella serie Doomsday +1. In seguito Byrne entra nella Marvel, dove utilizza uno stile allaNeal Adamsper la serie ragnesca di Marvel Team-Up. Secondo me lo stile migliore, tra i vari che ha adottato (anche Dave Cockrum era molto più interessante da adamsiano nella Legione dei Supereroi che negli X-Men, per non dire di Bill Sienkiewicz). L’autore di origine inglese passa agli X-Men nel 1977, contribuendo allo straordinario rilancio della testata, anche perché, con il suo perfetto storytelling, mette un freno alla logorrea del compatriota Chris Claremont. Quindi Byrne si occupa del rilancio dei Fantastici Quattro, stavolta anche nel ruolo di sceneggiatore. Una run che inizia nel 1981 con il numero 232 dei Fantastic Four e finisce nel 1986 con il numero 295. John Byrne ripropone i Fantastici Quattro nello stile iniziale di Jack Kirby Tanto per farci del male, rivediamo lo stesso disegno con la colorazione orribile di moda oggi FQ 5 – FF 233Presentiamo gli episodi con il numero dell’edizione italiana della Star Comics a partire dal 1989, e quello dell’edizione americana. Dopo una prima avventura dei FQ un po’ così con Diablo, il criminale peggio riuscito del duo Lee e Kirby, nella seconda storia di Byrne leggiamo una vicenda dotata di capo e di coda. Un giovane delinquente, prima di essere giustiziato, dice al sacerdote di portare una lettera alla Torcia Umana, suo vecchio conoscente.Certo che ci ha pensato un po’ tardi. Questo è il “vero” primo numero dei FQ di Byrne, che fa letteralmente entrare il lettore nella casa del quartetto.Come ci avrebbe lapalissianamente spiegato Umberto Eco. L’ultima vignetta, con la Cosa che scaglia da fuori campo un macchinario alla Torcia Umana, è un tipico cliché di Lee e Kirby. Johnny Storm (alias la Torcia Umana) scopre chi è il vero assassino e lo va a dire alla mamma del giovane. Lei non sembra dare molto peso alla notizia che suo figlio sia innocente: in fondo è sempre stato un poco di buono, non un bravo ragazzo come Johnny Storm. Anche se a quelli di sinistra non piacerà più di tanto perché Byrne ha un’indole anarcoide di destra, quella che avete appena visto è una storia incredibile solo per il fatto che sia una storia, dopo anni di episodi inconcludenti dei Fantastici Quattro scritti con il lato B. Si noti anche che John Byrne, imitando la prima fase kirbiana dei FQ, utilizza un disegno poco appariscente. Gli effetti speciali non sono sempre necessari. Una digressione. Si dice che il giovane Enrico Fermi si accorse che un libro era scritto in latino solo all’ultima pagina. Quando invece ho letto questo fumetto dei FQ, arrivato all’ultima pagina mi sono detto: minchia, ho capito tutto fino all’ultima parola anche se è scritto in inglese… invece era in italiano! L’edizione americana l’avevo letta anni prima. FQ 6 – FF 234Un tizio apparentemente qualsiasi si alza dal letto di una casa qualsiasi in una famiglia qualsiasi, senza sospettare di essere l’uomo più potente del mondo. Il tizio ignora che il suo corpo è mutato a causa di un esperimento atomico, come da classico Marvel (Stan Lee e Jack Kirby hannoreplicato all’infinitoil film di Godzilla). Dopo avere involontariamente creato un sacco di casini ai Fantastici Quattro, il tizio se ne rende conto e con i suoi ultrapoteri rimette tutto a posto. Da non credere, un’altra storia coerente! Probabilmente l’editor Salicrup e Shooter davano un contributo alle trame di Byrne, in seguito (reso presuntuoso dal successo) ha voluto fare tutto da solo con esiti sempre meno convincenti. FQ 7 – FF 235John Byrne ci presenta un vecchio nemico kirbiano di Thor, il pianeta vivente Ego, lanciato contro la Terra grazie a un motore infilato nel retto. Il pianeta vivente è una massa organica che ricorda il corpo umano, con i suoi microrganismi debitamente ingranditi. John Byrne non ha molta fantasia, anzi, ne ha poca, e si limita a copiare situazioni e personaggi di Kirby.Fa come Don Rosa con Carl Barks nelle storie di Zio Paperone. C’è anche una storia nella storia, come accade spesso quando l’autore ha dei dubbi sulla validità della storia principale e, invece di arricchirla, va a caccia di espedienti. Vediamo la morosa della Torcia Umana,Frankie Raye, sorpresa per qualcosa che sta succedendo al proprio corpo. Byrne mostra tutta la carne possibile concessa dalla censura. Intanto la Cosa danneggia uno degli ugelli del motore infilato nel lato B di Ego, scagliandolo verso il Sole. FQ 8 – FF 236Ho visto solo pochi minuti del film “Matrix” perché mi annoiava, ma da quello che ho capito è una copiatura di questa storia. Dove il Dottor Destino, con l’aiuto forzato del Burattinaio, fa vivere ai FQ in una realtà virtuale.O magari entrambe le opere sono ispirate a un romanzo di fantascienza che non conosco. FQ 9 – FF 237 Continua l’esibizione non esibita del corpo di Frankie, che sta subendo una mutazione. Intanto una figona aliena invade il pianeta. Quando Byrne non riprende personaggi e situazioni di Kirby, è spesso convenzionale anche graficamente. FQ 10 – FF 238Per ragioni troppo complesse e assurde da spiegare in questa sede, anche Frankie ha acquisito i poteri della Torcia Umana. Byrne ha la buona idea di introdurre il robottinoHerbie, ideato anni prima da Kirby al posto della Torcia Umana per i cartoni animati del quartetto, perché i pedagogisti barbogi della tv ritenevano che quest’ultimo avrebbe indotto i bambini a darsi fuoco (anche se ufficialmente viene dato un altro motivo). In uno dei suoi maldestri esperimenti, Reed Richards (alias Mister Fantastic… che nome stupido!) trasforma involontariamente la Cosa nell’essere sgraziato come appariva all’inizio. Alicia sicuramente prega perché l’esperimento non riesca: essendo cieca non le importa nulla della bellezza di Ben Grimm (alias la Cosa), e come donna spera di non dover rinunciare alla sua marmorea dotazione. Il tema delle “due Cose”, quella rozza delle prime storie e quella dal geometrico design definitivo, Byrne lo tratta anche nel comic book “Marvel Two-in-One”, da dove è presa la tavola sotto. Secondo me, il neutro The Thing sarebbe stato meglio tradurlo nel maschile il Coso, non nel femminile la Cosa. Per far ridere, fanno ridere entrambe le soluzioni.