QUANDO C’ERANO LE POLIZIOTTE ANTIPORNO

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Attentati dinamitardi, scontri di piazza, guerra tra bande. Il1973è un anno particolarmente violento per la città diMilano. Il livello di scontro tra fazioni politiche ha raggiunto proporzioni inquietanti e se la stampa nazionale definisce “caldo” il contesto generale, lo stesso aggettivo è talvolta impiegato anche per alcune riviste che di recente affollano le edicole del capoluogo lombardo. Nella città meneghina le forze dell’ordine sono impiegate anche su questo fronte: donne sempre più svestite, titoli sempre più “scabrosi”, atti sessuali sempre più espliciti. Ne sanno qualcosa le integerrime poliziotte dellaVolante Anti Porno, una squadra tutta al femminile creata al solo scopo di fronteggiare l’avanzata dellepubblicazioni osée. Centinaia di riviste«dall’alto contenuto erotico»giacciono imballate in un grosso scantinato. È l’immenso archivio del materiale sequestrato dalle agenti. Nel marzo del 1973 un inviato del quotidiano del pomeriggioCorriere d’informazioneaccede per la prima volta al quartier generale di questo nuovo nucleo investigativo. Ad accoglierlo c’è l’ispettriceAnna Maria Tizzani. Da dodici anni in polizia, la dottoressa Tizzani è la coordinatrice responsabile della squadra. Riportiamo di seguito alcune delle sue dichiarazioni rilasciate nel corso dell’intervista per il quotidiano milanese. «Il lavoro di controllo della stampa pornografica è enorme. Si pensi che nel 1972 abbiamo fatto quasi400 denunceall’autorità giudiziaria nei confronti di direttori ed editori, e il magistrato ha ordinato425 sequestridi altrettante pubblicazioni. Ma le riviste pornografiche che si pubblicano a Milano, a Pavia e Lodi sono circa il doppio. In questi primi tre mesi del 1973, siamo già arrivati a98 denuncee a177 sequestri. Purtroppo non possiamo controllare tutte le riviste». Una poliziotta antiporno (foto: Corriere d’Informazione) «Il criterio con cui noi interveniamo è stabilito dall’articolo 528del codice penale. È il comune sentimento delpudore: secondo la nostra esperienza certe scene rappresentate, certe fotografie sono assolutamente in contrasto con la legge. Poi una volta inviato ‘il corpo del reato’ al magistrato, insieme con la denuncia, è lui a valutare se il nostro giudizio era valido o no. In genere, tranne pochi casi, la nostra denuncia è confermata dall’ordine del sequestro». L’ispettrice si avvale della collaborazione di due giovani poliziotte, di 22 e 33 anni.«Le due assistenti che mi aiutano in questo compito moralizzatore sono tra le migliori— spiega la dottoressa Tizzani —sono sempre in giro e sfogliano decine e decine di riviste». Le giovani assistenti affermano di lavorare con grande entusiasmo e una delle due lancia un appello tramite il giornalista. «Vorremmo chiedere ai cittadini di dare una lezione a questa gente che specula sul sesso. È un elemento troppo importante nella vita perché venga commercializzato così. Se la gente non acquistasse questa stampa, il fenomeno finirebbe da solo. E noi non faremmo la figura del solito poliziotto che reprime». Tra le più note operazioni della Volante Anti Porno figura un blitz portato a termine presso una casa di distribuzione di Rho nel novembre del 1977, culminato con un maxi-sequestro didodici tonnellate e mezzodi materiale considerato “osceno”:127.655 copiedi varie riviste pornografiche dal valore complessivo di circa duecento milioni di lire. DalCorriere della seradel 20 novembre 1977. «Milano è la capitale dell’industria pornografica: la maggior parte di queste riviste viene infatti stampata nelle tipografie dell’hinterland: Pero, Rozzano, Cinisello, Opera, Segrate. La produzione è poi diffusa in tutto il territorio nazionale e anche all’estero. Se infatti, quando esplose il “boom” della stampa pornografica, le riviste più spinte erano confezionate con materiale importato soprattutto dallaSvezia, una volta accertato il successo del prodotto, è stata creata un’organizzazione per la produzione made in Italy grazie alla quale è stato possibile allargare la diffusione anche ai mercati esteri. Dietro l’industria delle pubblicazioni oscene c’è anche il racket della prostituzione, in particolare quello delle minorenni. (…) Vediamo ora cosa prevede la legge in materia:Nel caso in cui un giudice ritenga oscena una pubblicazione ne ordina il sequestro che ha valore su tutto il territorio nazionale. Il reato è quello previsto dall’articolo 528 del codice penale che punisce con la reclusione da tre mesi a tre anni e con una multa non inferiore a quarantamila lire “chiunque allo scopo di farne commercio o distribuzione ovvero di esporli pubblicamente, fabbrica, introduce nel territorio dello Stato, acquista, detiene, esporta ovvero mette in circolazione scritti, disegni, immagini od altri oggetti osceni di qualsiasi specie”.Il tribunale competente è quello del luogo in cui si stampa la pubblicazione incriminata. Il materiale sequestrato deve essere custodito presso l’ufficio corpi di reato del tribunale chiamato a decidere». (DaSpazio70).