ORSON WELLES NEL LABIRINTO DELLE IMMAGINI

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Nel periodo in cui è vissuto,Orson Wellesera ritenuto da alcuni un regista che dissipava il proprio enorme talento (anche attoriale, in molti film considerati di quarta categoria), impegnandosi su una miriade di progetti perlopiù irrealizzabili. In questi giorni sta per essere distribuito nelle sale cinematografiche italianeMank, di David Fincher, incentrato sulla figura dello sceneggiatore Herman Manckiewicz. In particolare sul periodo nel quale collaborò con Welles per la sceneggiatura diQuarto potere(Citizen Kane, 1939). Sul film, che ancora oggi è in cima alla lista dei più belli di sempre, e speriamo che ci resti a lungo (magari in coabitazione con un’altra opera d’arte di Welles,L’orgoglio degli Amberson), si espresse anche Jorge-Luis Borges, come ha scritto il critico Guido Fink (L’accostamento a Welles, in Cinema & Cinema, anno 2 n. 3, aprile-giugno 1975):«È stato proprio Borges, che di labirinti se ne intende, a usare per primo la definizione di “labirinto senza centro” per Citizen Kane, in una recensione apparsa nel 1945».In effetti, tutto il cinema di Welles è simile a un labirinto di immagini, all’interno del quale il regista si è mosso in una perenne e tormentata ricerca artistica. Janet Leigh eCharlton Hestonin “L’infernale Quinlan” Io credo che esista una frattura tra la mia personalità e le mie opinioni, ma non tra il mio cuore e il mio spirito. Orson Welles è un fenomeno. E ne occorrono, perché un’arte non si logori nelle convenzioni e nella tecnica, specie quando rischia a ogni passo di essere soffocata dalle esigenze finanziarie, industriali e commerciali, quando pure non intervengano costrizioni politiche, morali e sociali. Comincio sempre dal dialogo. E non capisco come si possa scrivere l’azione prima del dialogo. È una concezione molto strana. So che in teoria la parola è secondaria nel cinema, ma il segreto del mio lavoro è che tutto è fondato sulla parola. Nei film di Orson Welles, lo spettatore non può adagiarsi sulla poltrona e rilassarsi; al contrario, egli dovrà farsi incontro al film, spingersi fino a mezza strada almeno, per decifrare quel che sta accadendo, praticamente ogni secondo: altrimenti, tutto va perduto. Per il mio stile, per la mia visione del cinema, il montaggio non è un aspetto, è l’aspetto. Dirigere un film è un’invenzione di cui parla gente come voi: non è un’arte o riesce a esserlo, forse, un minuto in una giornata. È un minuto terribilmente cruciale, che arriva ben di rado. L’unico momento in cui si può esercitare un controllo effettivo sul film è il montaggio. Dopo Welles il cinema è un po’ meno teatro, un po’ meno spettacolo e un po’ più racconto. Se uno vuole essere alla moda per la maggior parte della sua carriera, produrrà solo opere di secondo piano. Forse riuscirà casualmente a ottenere un successo, ma questo significa che è un gregario, e non un innovatore. Un artista deve guidare, aprire delle strade. Si può entrare in qualunque momento in un cinema dove si proietta un film di Welles, e non avere dubbi su chi sia il regista: la sua cupa poesia è popolata di uomini che, in una forma o nell’altra, si sono fatti un mondo su cui regnare, mettendosi al di sopra della legge, di Dio, o dell’arte. Dipingevo come nessuno aveva mai visto, recitavo e nessuno recitava così, sembrava che non ci fossero limiti a ciò che sapevo fare. Welles era un grande artista, una straordinaria mente cinematografica, ed era veramente affascinante per me l’idea di averlo accanto accanto due settimane. Fu un’esperienza splendida, anche se poi era triste pensare, sapere che avevi accanto un talento come lui, impossibilitato a girare i film che voleva, i film che avrebbe dovuto girare. Il cinema, per me, è un mezzo essenzialmente drammatico, e non letterario. Credo che questo corrisponda alla mia visione del mondo: riflette questa specie di vertigine, di incertezza, di mancanza di stabilità, questo miscuglio di movimento e di tensione che è il nostro universo. Il cineasta più misteriosamente e evidentemente lontano dal cinema, dall’opera chiusa. La mia carriera è cominciata con un falso, l’invasione dei marziani. Sarei dovuto andare in prigione. Non devo lamentarmi. Sono finito a Hollywood.