LA STELLA CADENTE DEL MADE IN ITALY

LA STELLA CADENTE DEL MADE IN ITALY

La società Metallurgica Lux era un’azienda familiare di grande prestigio proprietaria del marchio Stella. Fabbricava caffettiere di acciaio inossidabile e oggetti per la casa molto belli e perfettamente funzionanti. Ha chiuso nel 2012 un seguito al terremoto che ha devastato Ferrara, città dove aveva la sede. Ma era già in gravissima crisi nonostante l’eccellenza della sua produzione.Raccontando la storia della Stella cercheremo di capire quello che è successo a tante aziende italiane, conosciute e stimate per i loro prodotti, e che, nonostante questo, sono fallite. Il terremoto, con il danneggiamento della fabbrica e delle sue attrezzature, non è stato altro che il colpo di grazia: la Stella ha chiuso travolta dalla crisi, e la conseguente scomparsa del ceto medio. Caffettiera Santini Aquilas degli anni 20, Ferrara Nel 1924, Gino Sgarbi e Girolamo Chiozzi fondarono a Ferrara le Officine metallurgiche Sgarbi e Chiozzi & C. L’intento era di produrre lampade da illuminazione e articoli casalinghi. Agli inizi del ‘900, Ferrara era la sede di parecchie aziende metallurgiche. Una di queste era la ditta dei fratelli Santini, che aveva iniziato la sua attività a Bondeno, in provincia di Ferrara, nel 1859. Aveva cominciato riparando oggetti di latta e costruendo grondaie, pluviali e lumini di ottone a olio. Stabilimento fratelli Santini Nel 1900 i fratelli Santini, eredi del fondatore, costruirono uno stabilimento alla periferia di Ferrara creando il marchio Aquilas. Producevano lampade ad acetilene, caffettiere e oggetti per la casa. Caffettiera Orso, prodotta agli inizi del novecento dalla Figli di Silvio Santini Nel 1914 alla morte di Silvio Santini, uno dei titolari della società Fratelli Santini, i suoi figli fondarono la Figli di Silvio Santini. Crearono il marchio Orso. La caffettiera Orso è particolarmente famosa tra i collezionisti. Nel 1929 venne dichiarato fallimento dalla ditta Figli di Silvio Santini. Stabilimento Metallurgica Lux in viale Volano 69 a Ferrara Nel 1932 la societàOfficineMetallurgiche Sgarbi eChiozziacquistò lo stabilimento industriale, i macchinari, e rilevò tutto il magazzino della ditta Figli di Silvio Santini. Tre classici modelli leggeri di lampade a carburo Stella, due con chiusura a vite di pressione e una con chiusura a baionetta Una delle maggiori produzioni del marchio Stella erano le lampade a carburo o ad acetilene. Nel 1900 era stato inventato questo tipo di lampada che somigliava a una caffettiera. Due lampade a carburo o acetilene del tipo Carbonia Nei primi decenni del Novecento la luce elettrica era ancora scarsamente diffusa in Italia. Anche i fanali a gas erano riservati all’illuminazione pubblica delle grandi città. Le lampade a carburo fornivano una illuminazione accecante, bianchissima. Erano molto più luminose delle lampade a petrolio e delle lucerne ad olio. Venivano usate nelle case, nei negozi, nelle miniere, come fanali per le carrozze e per tutti gli altri veicoli circolanti. Lampade a carburo Stella, due modelli pesanti, uno in ghisa e ottone e l’altro tutto in ottone La lampada a carburo era alimentata dall’acetilene detto anche carburo. È un gas più leggero dell’acqua prodotto dalla reazione chimica generata dal contatto dell’acqua con il carburo di calcio. Funzionamento di una lampada a carburo La lampada era costituita da due contenitori uniti con un attacco a baionetta o con una filettatura. Nel primo caso si incastravano e nel secondo si avvitavano. Nel contenitore inferiore si mettevano i cristalli di carburo. L’acqua, attraverso un condotto regolato da una vite, precipitava a gocce sul carburo. Si innescava la reazione chimica e l’acetilene risaliva passando attraverso l’acqua fino ad un beccuccio dove fuoriusciva. Si dava fuoco al gas con un fiammifero o con un accendino e si produceva la fiamma illuminante. Caffettiera di alluminio Stella Verso la metà degli anni cinquanta la Metallurgica Lux venne rilevata da Abdon Sgarbi e Franco Chiozzi, figli dei fondatori. Abbandonarono la produzione delle lampade poiché ormai ovunque si era diffusa la luce elettrica. La società riuscì a riconvertirsi con la produzione di caffettiere e di articoli per la casa di metallo, soprattutto di acciaio inossidabile. Lavoratori della Stella In Italia era iniziato il boom economico, favorito dalla possibilità di ottenere prestiti dalle banche. Inoltre il costo dell’energia era basso grazie a Enrico Mattei: incaricato di liquidare l’Agip, inserendola nell’Eni ne fece una multinazionale del petrolio per fornire energia a buon prezzo agli italiani e alle loro industrie. Lucido di Stella Iniziò un periodo di grande sviluppo economico e cominciò a formarsi una discreta classe media che acquistava prodotti di qualità. I lavoratori della Stella erano competenti perché abituati a fare le lampade a carburo. Poiché l’acetilene è molto infiammabile ed esplode facilmente, le lampade erano costruite con grande accuratezza e professionalità. Erano artigiani altamente qualificati. Gilda della Stella La stessa cura e capacità venne messa nel produrre le caffettiere. Galaxy della Stella Le caffettiere di acciaio inossidabile hanno una superficie lucidissima grazie alla pellicola che ricopre il metallo con un film continuo. Tale pellicola è dovuta alla presenza di cromo nella lega di ferro. Arianna di Stella La Arianna riprende la linea delle teiere d’argento inglesi. Moka Express Bialetti Negli stessi anni venivano prodotte caffettiere che facevano un ottimo caffè, pur essendo meno belle di quelle di acciaio inossidabile. Nel 1933 Alfonso Bialetti aveva fabbricato la caffettiera Moka express. Successivamente la brevettò e ne vendette 105 milioni di esemplari. Il modello base era di alluminio, quindi meno pregiato delle caffettiere Stella. Ma esisteva sempre una clientela interessata alla bellezza dell’oggetto che comprava Stella. Caffettiera Archimede Zuccheriera Archimede Negli anni settanta la ditta venne rilevata da Abdon Sgarbi, coadiuvato dalla moglie Adele Borsi. Caffettiera elettrica Stella Stava crescendo l’interesse per le caffettiere elettriche. Si tentava di produrre una macchina da casa che potesse fare un espresso come quello del bar. L’espresso italiano, denso, scuro, con la crema aveva fatto breccia nel gusto del pubblico. Era una gara sul tempo con investimenti da capogiro. Purtroppo, benché l’espresso del bar fosse un prodotto tipicamente italiano, non fu un’azienda italiana a gestire il nuovo business che avrebbe dato ben più di una boccata di ossigeno ai nostri imprenditori. Le aziende italiane, compresa la Stella, costruivano caffettiere elettriche con una spina da attaccare alla corrente simili a quelle manuali. E per fare un buon caffè espresso come quello del bar occorreva anche una discreta manualità che molte volte il consumatore non possedeva. Essenza commercializzata da Nespresso e costruita da Krups La partita fu vinta dalla svizzera Nespresso, marchio del colosso Nestlè, che risolse il problema della manualità producendo cialde dove la polvere di caffè era già macinata, dosata e pressata. Affidò la costruzione delle sue macchine elettriche da casa alla ditta tedesca Krups. La Krups, società della multinazionale francese Seb, è specializzata nella costruzione di piccoli elettrodomestici. La Krups si ispirò alle macchine da caffè espresso dei bar, non alle caffettiere manuali. Prodigio Nespresso, la prima macchina da caffè connessa. Dagli anni ottanta la Nespresso ha venduto un grande numero di macchine elettriche per fare il caffè espresso in casa. Ha fatto anche una grande campagna pubblicitaria che ha sostenuto il nuovo affare. Fortunatamente non è riuscita a eliminare completamente le caffettiere manuali. Ora anche parecchie industrie italiane hanno commercializzato le macchine espresso da casa e relative cialde. Logo Starbucks Negli stessi anniHoward Schultz fondava negli Stati Uniti, a Seattle, la catena di caffetterie Starbucks. Perfezionò l’idea a seguito di un viaggio a Milano nel 1983 e pensò di riprodurre i tipici locali italiani dove si servono caffè, cappuccini e dolci. Il successo in America fu travolgente. Frappuccino di Starbucks Schultz non ha mai aperto un locale in Italia. Pensava che gli italiani avessero dei caffè così belli che non si sarebbero mai entusiasmati per gli Starbucks. Alcuni imprenditori italiani si sono lanciati e hanno aperto locali simili agli Starbuks con un discreto successo. Personale della Stella nel 2006 Come possiamo notare, il culto del caffè e il suo consumo producono ancora profitti a livello globale. Però una piccola azienda non riesce a competere con le multinazionali. Ci vogliono idee, capitali e tanto lavoro. Occorre anche che le banche o lo Stato sostengano gli imprenditori.Nel 2006 Marina Sgarbi, la figlia di Abdon, è subentrata alla guida di Stella. Il personale di oggi è ridotto, ma le lavorazioni sono sempre fatte con sapienza artigianale. Ogni pezzo e ogni cliente vengono seguiti attentamente. Cioccolatiera