LO SCONOSCIUTO DI MAGNUS

Il disegnatore Roberto Raviola (1939 – 1996), meglio conosciuto con il nome d’arte di Magnus, è responsabile del successo della Editoriale Corno con lo sceneggiatore Luciano Secchi (Max Bunker). Insieme crearono personaggi originali e di successo comeKriminaleSatanik. Nel 1975, Magnus lascia Secchi perché non gli riconosce i diritti sulle ristampe di Alan Ford, l’ultimo personaggio che hanno creato. Stranamente i grandi editori del momento, da Bonelli alla Universo, non si contendono con il coltello il più importante disegnatore italiano vivente, che finisce così per collaborare con la Edifumetto, la casa editrice di Renzo Barbieri specializzata nei tascabili erotici. La creazione più riuscita di Magnus per la Edifumetto è Lo Sconosciuto. Nel 1974, prima dello Sconosciuto, Magnus realizza tre episodi autoconclusivi sempre per i tascabili erotici. Il primo è “Dieci cavalieri e un mago”. A cui seguono “Mezzanotte di morte” e “Quella sera al collegio femminile”. Nel 1975 esce il primo numero de Lo Sconosciuto. Magnus scrive la sceneggiatura con la collaborazione del cantautore Francesco Guccini. La serie si conclude con il sesto numero a causa dell’incostanza di Magnus anche se, sembra, vendeva abbastanza bene. Chi è lo Sconosciuto? Un uomo di mezza età nato negli Stati Uniti, almeno così si deduce da alcuni indizi. In passato ha combattuto nella legione straniera francese in Vietnam e in Algeria. La vita precedente tormenta lo Sconosciuto. Ha il rimorso per le vite che ha spezzato durante le operazioni militari, alle quali si fanno allusioni molto brutali. Adesso vive di espedienti, gli capita perfino di non avere soldi per mangiare e accetta qualsiasi tipo di lavoro che gli venga offerto. Coinvolto, suo malgrado, da guerriglieri e terroristi (particolarmente numerosi negli anni settanta) non sembra parteggiare per nessuno. Il suo unico impulso è cercare di arraffare un po’ di soldi sporchi e darsi alla fuga, sia pure senza commettere delitti, ma la sfortuna lo perseguita e alla fine di ogni episodio lo troviamo più disperato che mai. Ecco, El Desperado sarebbe un nome più appropriato per lui. N. 1 – Poche ore all’alba Il primo episodio inizia con un flashback onirico che perseguita lo Sconosciuto. L’introduzione di un personaggio, non occorre Umberto Eco a spiegarcelo, serve per darci informazioni essenziali su di lui. Sì, lo Sconosciuto è un uomo perseguitato dal proprio passato. Il primo episodio è unaspy storymediorientale con brutti ceffi che si rincorrono e si ammazzano per il traffico di armi e di diamanti. Una nota interessante la porta Eliza, che già dalla faccia si capisce essere una serpe. Ma si fa subito perdonare mettendo generosamente le tette all’aria, in una tavola realizzata con un segno deciso che manco Roy Lichtenstein potrebbe eguagliare. Si noti il naso: Magnus è così bravo a disegnare che ci offre donne bellissime pur con qualche imperfezione fisica. Non equivocate, lo Sconosciuto non è gay. Il fatto è che dai tempi di Tarzan e di Flash Gordon l’eroe tutto di un pezzo non lo dà mai alla cattiva di turno che vorrebbe possederlo a ogni costo (e poi fotografarne il pisello con il telefonino per farlo vedere alle colleghe d’ufficio al ritorno delle vacanze, imbrogliando sulle misure peggio dei pescatori della domenica). L’intrigo continua tra i tipacci levantini che si ammazzano tra loro. Ora do una spiega agli aspiranti sceneggiatori di fumetti: se volete trattare un traffico di qualcosa, fate una storia alla Tintin con i delinquenti che caricano la roba su un aereo. In un fumetto si devevederetutto, non è come un romanzo dove occorre immaginare. No, non dovete pagare niente, la lezione era gratis e poi sono milionario di mio. Meglio questo finale topolinesco, con l’eroe che (quasi) schiva i colpi sparati alla distanza di un metro, che tutte le chiacchiere e distintivo precedenti sul traffico di questo o di quello. In ogni caso, l’eroe tormentato non vince mai: si limita a sopravvivere stentatamente. N. 2 – Largo delle Tre Api Non leggeremo mai fumetti ambientati in Italia perché i nostri autori, al contrario di quelli del resto del mondo, trasportano rigorosamente le loro storie all’estero. Questo episodio, però, fa eccezione. In questo largo (piazza) si intrecciano diverse storie criminali, decisamente troppe, nelle quali lo Sconosciuto verrà quasi travolto. Lo Sconosciuto, uscendo dalla pensione del largo delle Tre Api incontra casualmente un compagno furbone della guerra d’Algeria: quanti bei ricordi! Sul largo si affaccia anche il palazzo di un cornutone della nobiltà nera romana ed ex gerarca fascista. La moglie è un puttanone che la dà a tutti, a partire dall’autista del principe. Forse l’unico uomo che ama davvero. Le tavole successive sono ultraporno: le prime del genere in Italia. Siccome la magistratura per la prima volta non si muove, forse inibita dalle mirabili tavole di Magnus, anche gli altri tascabili iniziano a disegnare cazzi & fighe a tutto spiano. L’amico ex mercenario ha trovato un lavoro d’autista allo Sconosciuto: deve scorrazzare per Roma un ecclesiastico dell’America latina (ospite di un convento che dà sul largo). Il vescovo è stato richiamato a Roma, dove il Vaticano gli rimprovera di essere ostile al regime autoritario del proprio Paese. No, non si tratta del futuro papa Francesco con la barba: quello, all’epoca, non faceva poi tanto casino sotto la dittatura di Videla in Argentina. N. 3 – Morte a Roma Il principe vuole punire la moglie bagascia, per questo ha invitato un paio di aitanti giovanotti. Altra scena porno che risparmio ai vostri occhietti sensibili. Con alto spirito di sacrificio, me la riguardo bene io. Qualcuno spara a sua eminenza, ma lo Sconosciuto scorge in tempo il riflesso del fucile salvandogli la vita, se non il braccio. Grande finale aschifìo. Lo Sconosciuto ammazza un po’ di killer e raccatta del grano in una valigetta, mentre l’autista da par suo svaligia la cassaforte del principe e scappa con la moglie del medesimo. Tutti gli altri che abbiamo visto, e anche quelli che non abbiamo visto, muoiono ammazzati in scene truculente. Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana; quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini… Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre con il sole (estate e inverno), quella Roma che è meglio di Milano…