GLI IRRIDUCIBILI DELLA RAF

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Se il gruppo terroristico italiano più famoso era quello delleBrigate Rosse, negi anni settanta in Germania c’era l’altrettanto pericolosaRote Armee Fraktion(Raf), la Frazione dell’Armata rossa. Nel 1977alcuni membri della Raf rapirono il presidente della confindustria tedesca e altri dirottarono un aereo di linea perchiedere la liberazione dei fondatori imprigionati. Quando i dirottatori vennero uccisi dalla polizia, quattro dei prigionieri più famosi della Raf si suicidarono nelle loro celle. Prima della loro fine, qualcuno aveva cercato di comunicare con loro. Il 4 dicembre 1974, lo scrittore e filosofoJean-Paul Sartreandò nel carcere di massima sicurezza diStammheim, presso la città di Stoccarda, per incontrareAndreas Baader, l’uomo considerato il nemico pubblico n.1 della Germania. Durante il colloquio il famoso intellettuale dell’estrema sinistra francese criticò gli attentati della Raf:«La Rote Armee Fraktion ha intrapreso azioni con cui il popolo non è d’accordo».Il leader della Raf rispose con arroganza:«È stato constatato che il venti per cento della popolazione simpatizza per noi». Andreas Baader, nato nel 1943, era il capo carismatico della Raf. La sua compagna, Gudrun Ensslin, lo paragonava al capitano Achab“che distrugge se stesso dando la caccia a Moby Dick, la balena bianca”. Sempre la compagna lo definisce una guida del popolo,“il rivale, il nemico assoluto dello Stato: la coscienza collettiva, la morale degli umiliati e degli offesi, del proletario metropolitano: Andreas è tutto questo. Ecco perché l’odio della classe dominante, della stampa, della sinistra borghese è tutto concentrato su di lui”. Cresciuto in un ambiente familiare di sole donne, Andreas Baader è il classico uomo viziato e incostante che diventa risoluto solo nel caso in cui si senta stimolato da qualcosa che lo interessa vivamente. Nell’estate del 1967 incontra Gudrun Ensslin, con la quale inizia una lunga relazione fatta di amore e di politica. Sono loro stessi a paragonarsi alla coppia del filmIl bandito delle 11di Jean Luc Godard. Come Jean-Paul Belmondo e Anna Karina nel film, a un certo punto i due fanno la scelta disperata di abbandonare tutto per inseguire i sogni rivoluzionari. Il punto di non ritorno è il 2 aprile 1968, quando decidono di appiccare il fuoco a due grandi magazzini a Francoforte in segno di protesta contro la guerra in Vietnam. A difendere Andreas Baader durante il processo per gli incendi di Francoforte c’è Horst Mahler, avvocato e futuro cofondatore della Raf, che lo paragona al lupo della steppa di Herman Hesse:“L’eroe, di provenienza sociale indefinita, docente universitario o scrittore, si sente un pesce fuor d’acqua nella società borghese, si allontana sempre di più dagli uomini e dalle cose. Considera l’ambiente borghese come la realtà della morte e vaga per il mondo, solitario, gelido, disperato come il lupo nella steppa”. Nel 1969 viene condannato a tre anni di reclusione per i fatti di Francoforte, ma invece di andare a scontare la pena entra in clandestinità. Viene arrestato nell’aprile del 1970, mentre circolava con una patente falsa. Già il mese dopo viene fatto fuggire dai suoi compagni e da Ulrike Meinhof, appena entrata nel gruppo. Verrà arrestato di nuovo nel giugno del 1972 dopo uno scontro a fuoco con la polizia. Passerà i successivi cinque anni nel supercarcere di Stammheim, dove troverà la morte il 18 ottobre del 1977 in circostanze mai del tutto chiarite. Ulrike Marie Meinhof nasce nel 1934 in una famiglia di tradizione evangelica. Alle scuole elementari frequenta un istituto di suore che in una nota scritta la definiscono“una bambina dai molteplici interessi, di raffinata sensibilità e dalla tendenza a perdersi nei sogni”. I compagni delle superiori la ricordano come un personaggio anticonformista, una ragazza con la pipa in bocca e che balla il boogie woogie. Il giudizio degli insegnanti è estramamente positivo:“La sua maturità spirituale e umana supera ampiamente quella delle sue compagne di classe”. Nel 1959 inizia a collaborare con la rivista comunistaKonkret, dove pubblica una serie di editoriali che, come si legge in un articolo deL’Unitàdel 17 giugno 1972,“acquistarono un prestigio sempre più grande fra gli intellettuali di sinistra e restano ancora oggi fra i più acuti lavori giornalistici degli anni ’60”. In un articolo del 1968, anno caldo della contestazione giovanile, Ulrike Meinhof esprime il suo credo politico:“Protesta significa dire che non condivido qualcosa, resistenza significa fare in modo che quello che non condivido non accada più. Protesta è rifiutarsi di collaborare. Resistenza significa darsi da fare perché anche tutti gli altri non collaborino più”. La figura della Meinhof è quella della teorica del gruppo, che scrive i documenti e si occupa dell’impostazione ideologica. Baader la considera un’incapace, una borghese inadatta alle azioni concrete. Eppure lei ospita lui e la Ensslin, latitanti, nella sua casa di Berlino. Il 14 maggio 1970 fa la sua parte nella fuga dal carcere di Andreas Baader: salta dalla finestra di un istituto di ricerca berlinese, mette la parola fine alla sua carriera giornalistica ed entra in clandestinità.Finisce per diventare la numero due del gruppo, tanto che la Raf viene anche chiamata dai media “Banda Baader-Meinhof”. Sarà arrestata il 15 giugno del 1972 in casa di un fiancheggiatore della Raf, il quale, inizialmente disponibile a ospitarla, cambierà idea e avvertirà la polizia. Per lei la carcerazione della Meinhof a Stammheim è una lenta discesa nella depressione fino al 9 maggio 1976, quando viene ritrovata impiccata nella sua cella. Non lascia lettere di commiato, tuttavia qualche mese prima aveva scritto in margine a un foglio:“Il suicidio è l’ultimo atto di ribellione”. Figlia di un pastore protestante,Gudrun Ensslin viene cresciuta secondo l’osservanza assoluta dei precetti della fede. Nel 1967 conosce Andreas Baader ed è un colpo di fulmine. Per lui lascia il marito Bernward Vesper e il figlio Felix Ensslin. Scrive poesie. In una si chiede:“Quando brucerà la porta di Brandeburgo?”. Il monumento della Germania imperiale non brucerà, bruceranno invece i grandi magazzini Schneider a Francoforte il 2 aprile 1968, in seguito allo scoppio di due bottiglie incendiarie a orologeria sistemate da lei e da Andreas Baader. Quando Gudrun viene condannata a tre anni di carcere, i genitori sono quasi orgogliosi di lei.Il padre dice:“Sono rimasto sbalordito nello scoprire che Gudrun, che è sempre stata una ragazza molto riflessiva e intelligente, si sia abbandonata a quella che è un’euforia di autorealizzazione, una sacra autorealizzazione come nelle vite dei santi”. La madre, piena di ammirazione, aggiunge:“Penso che con le sue azioni abbia introdotto un elemento di libertà perfino nella nostra famiglia, io stessa mi sono sentita liberata dalle costrizioni e dalle paure che dominavano la mia vita”. Viene presa il 7 giugno del 1972, dopo soli quattro giorni dall’arresto di Baader. Si trovava in un’elegante boutique di Amburgo. La proprietaria, spostandole la giacca mentre lei si trova in un camerino, scorge una pistola e chiama la polizia. Anche la Ensslin passerà i successivi cinque anni della sua vita nel carcere di Stammheim, dove trova la morte il 18 ottobre del 1977 impiccandosi con un cavo telefonico. Quando il 14 ottobre 1968 iniziava il processo alla coppia di incendiari, Baader e Ensslin, il difensore era un avvocato noto per difendere studenti di sinistra, il trentaduenne Horst Mahler. Mahler disse alla corte che i due avevano compiuto quel gesto per ribellarsi a una generazione che durante il periodo nazista aveva chiuso gli occhi di fronte a crimini atroci. Questo non bastò a convincere il giudice, che emise una condanna a tre anni di reclusione per entrambi. Durante la latitanza di Baader e della Ensslin, scappati in Italia, è lui che tiene i contatti col resto della banda recandosi più volte da Berlino a Roma.In questa fase Mahler si avvicina sempre più ad Andreas Baader, del quale diventa fraterno amico e con il quale condivide alcune “imprese rivoluzionarie” come furti di denaro e acquisti di armi. Dopo l’evasione di Baader, Mahler va, insieme ad altri componenti della Raf, in un centro di addestramento dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) in Cisgiordania per imparare le tecniche della lotta armata. L’8 ottobre del 1970 viene arrestato in un appartamento di Berlino: porta una parrucca, ma questo non impedisce agli agenti di identificarlo. Condannato a 14 anni di carcere, viene rilasciato già nel 1980. Holger Meins divenne suo malgrado un simbolo dopo la morte avvenuta in prigione a causa di un lunghissimo sciopero della fame, il 9 novembre 1974.La foto del suo corpo emaciato, consumato fino alle ossa, fece il giro del mondo. “Userò il mio corpo come un’arma”, aveva detto. Detto e fatto. Il suo corpo ossuto in quella foto non poteva non rimandare agli scheletrici ebrei di Auschwitz. Studente di cinematografia, aveva realizzato un cortometraggio sulla fabbricazione e l’utilizzo di bombe molotov per gli studenti della contestazione.