GALILEO CHINI, IL KLIMT ITALIANO

GALILEO CHINI, IL KLIMT ITALIANO

Galileo Chini (1873-1956) è stato un artista fiorentino, pittore, decoratore, grafico e ceramista. Operò dalla fine dell’ottocento alla prima metà del novecento.Come Gustav Klimt (1862-1918), che conobbe, aveva avuto una formazione insolita per un pittore. Infatti Klimt, figlio di un orafo e di una appassionata di musica lirica, aveva studiato alla scuola per artigiani di Vienna. Chini, che si considerò per tutta la vita un autodidatta, dopo un apprendistato dallo zio restauratore, frequentò solo per un anno e mezzo la scuola libera di nudo dell’Accademia di belle arti di Firenze perché dovette incominciare a lavorare. Klimt fu tra i fondatori della secessione (la versione austriaca dell’art noveau o stile liberty) all’epoca in cui Vienna era al massimo del suo splendore. Era una città brillante ricca di artisti, scienziati e personalità che avrebbero cambiato la storia. Sia in Klimt sia in Chini si avvertono la suggestione esercitata dall’arte bizantina, il gusto per la decorazione e la straordinaria capacità artigianale. Interno del vecchio Burgtheater, dipinto del 1888 di Klimt Nel 1887 a Vienna si decise di abbattere il vecchio Burgtheater, fatto costruire circa un secolo prima dall’imperatrice Maria Teresa al centro della città. Per conservare la memoria del vecchio teatro si chiese a Gustav Klimt di eseguire una riproduzione della sala che fosse il più fedele possibile alla realtà. Gli spettatori rappresentati sono i ritratti dei frequentatori abituali del teatro. Lo stile è ancora accademico. “Ver Sacrum”, rivista delle secessione viennese Nel 1897, Klimt con altri diciannove artisti fondò il movimento artistico della secessione viennese. Intendeva ribellarsi al vecchio gusto accademico. Non a caso la rivista, che è anche il manifesto del gruppo, si chiamò “Ver Sacrum”, cioè primavera sacra. La primavera sacra era una cerimonia che si celebrava presso alcuni popoli preromani. Quando la popolazione diventava troppo numerosa, i giovani dovevano lasciare il villaggio e la loro terra per fondare una nuova città altrove. Klimt, Pallade Atena, 1898 Quindi ilver sacrumriguardava i giovani che facevano qualcosa di nuovo. Questi artisti erano però nel solco della tradizione. Nel gruppo entrarono modernisti, simbolisti, naturalisti: non c’era uno stile unitario.Con il quadro di Pallade Atena inizia la secessione di Klimt. La figura della dea greca non è al centro del quadro ma è spostata lateralmente. La rappresentazione non è accademica. Il pittore crea una figura baluginante d’oro con occhi magnetici e vivi. In Klimt il simbolo dell’età classica riprende vita. Erano gli anni in cui Sigmund Freud, sempre a Vienna, stava indagando sul significato dei sogni e dei grandi miti antichi. I miti, per Freud, erano la rappresentazione dei drammi e dei problemi che vive l’uomo. Vaso con calle, produzione de “L’arte della ceramica” di Galileo Chini Galileo Chini era un giovane curioso, molto interessato a quello che stava succedendo nel mondo dell’arte. Firenze all’epoca era una città provinciale rispetto a una grande capitale come Vienna, dove viveva Klimt. A Firenze, però arrivava la rivista “Ver Sacrum” insieme ad altre pubblicazioni d’arte contemporanea come “The Studio”, “Jugend” e l’italiana “Emporium”. Chini iniziò il suo percorso artistico presso lo zio Dario, restauratore di affreschi, come apprendista decoratore. Nel 1896 fondò con alcuni collaboratori la manifattura chiamata “L’arte della ceramica”, di cui divenne direttore artistico. Vaso con foglie a palmetta, Galileo Chini, 1898 Firenze, come tutta l’Italia, era una terra di grande tradizione, ricca di monumenti eccelsi e di famiglie di artisti come la sua. Chini applicò le vernici a lustro, una tecnica antica, sugli eleganti manufatti decorati con motivi floreali. Ebbe grande successo. La ceramica di Chini ottenne molti riconoscimenti nazionali e internazionali. Lasciata “L’arte della ceramica” per divergenze con gli altri membri, Chini fondò nel Mugello le “Fornaci di San Lorenzo”. Ravenna, mosaico della basilica di san Vitale, al centro l’imperatrice Teodora Nel 1903, Gustav Klimt venne in Italia per visitare due volte Ravenna. È affascinato dall’arte bizantina e dall’uso dell’oro nei mosaici e negli affreschi della città. Conosce bene la lavorazione dell’oro perché suo padre e suo fratello sono orafi. Inizia il suo periodo aureo, in cui usa l’oro per illuminare le proprie opere. Gistav Klimt, Giuditta I, 1901 Giuditta è rappresentata come unafemme fatale. Ha uno sguardo obliquo e labbra crudeli. È ambigua, lasciva ed estremamente erotica. Mostra un corpo magro e androgino, oltre a tutti i segni del suo potere sugli uomini, come il collare dorato (un gioiello molto di moda agli  inizi del novecento). È una donna conscia del proprio potere: esibisce il suo corpo per rovinare gli uomini che cadono in sua balia. La cornice del quadro era stata realizzata dal fratello di Klimt. La modella è la signora Adele Bloch. Gustav Klimt, il bacio, 1907-1908 Questa è forse l’opera più famosa di Klimt: il bacio. Rappresenta la fusione fra il principio maschile e il principio femminile, in cui un uomo attrae a sé, proteggendola e baciandola delicatamente sul viso, una donna con gli occhi chiusi, fragile e delicata. La cappa e lo sfondo dorati creano un bozzolo che racchiude entrambi in un’unione mistica generata dall’amore. Ai loro piedi un prato fiorito che ricorda quelli degli impressionisti. Verso la fine dell’ottocento il sindaco di Venezia, insieme con alcuni appassionati di arte, decise di dare inizio a una manifestazione che si sarebbe tenuta con cadenza biennale. Nasce la Biennale di Venezia, il cui scopo è di stimolare l’interesse per l’arte contemporanea. La Biennale di Venezia è la più antica di simili manifestazioni ancora attiva. Galileo Chini vi fu ammesso nel 1901. Nel 1903, la Biennale decise di creare ambienti signorili in cui le opere potessero essere collocate. Chini, che aveva una mano molto veloce, fu chiamato ad affrescare la volta della sala della Toscana. VII biennale, 1907, Sala del sogno affrescata da Galileo Chini Nel 1907 si doveva tenere la VII biennale. Galileo Chini fu incaricato di affrescare la Sala dell’arte del sogno dove avrebbero esposto i simbolisti stranieri. Alcuni ospiti del lontano Siam (l’odierna Thailandia), che erano venuti a visitare la biennale, restarono così colpiti che il re Rama V del Siam invitò Galileo Chini a Bangkok per decorare il Palazzo del trono, nel 1911. Nel 1909 la commissione per la decorazione della Sala della cupola della biennale affida a Chini il compito di dipingerla. In soli ventun giorni Chini affresca tutta la cupola con temi e simboli tratti dalle diverse tradizioni pittoriche decorative. Una parte era dedicata all’arte bizantina, perché anche lui conosceva bene Ravenna e le opere di Klimt bizantineggianti. Ritratto della signora Adele Bloch Gustav Klimt partecipa alla biennale di Venezia del 1910 con ventidue opere. Era stato invitato e gli era stato riservato uno spazio espositivo. Uno dei suoi quadri più ammirati è il ritratto della signora Adele Bloch. La stessa che aveva anche prestato il suo volto al quadro di Giuditta: il collare è lo stesso nei due quadri. Solo il viso e le mani che si torcono sono tridimensionali. L’abito e lo sfondo sono appiattiti in un trionfo d’oro. Molti simboli antichi come l’occhio del dio egizio Horus, le spirali, i simboli fallici e femminili decorano il quadro. La tela emana erotismo e sensualità.Il quadro ha una storia avventurosa. La signora ritratta aveva deciso di donarlo alla galleria del Belvedere perché fosse esposto, ma morì. Il marito lo ereditò. Quando i nazisti occuparono l’Austria, il signor Bloch dovette fuggire perché ebreo e il quadro gli fu confiscato. Prima di morire, Bloch lasciò il quadro, non più in suo possesso, in eredità ai nipoti. Dopo la guerra, la nipote dei signori Bloch iniziò una battaglia legale riuscendo a tornare in possesso del quadro. Il quale poi è stato venduto al prezzo più alto per un dipinto mai raggiunto fino a quel momento: 135 milioni di dollari. Ora è esposto a New York, nella Neue Galerie di Lauder come era stato richiesto da Maria Altmann, nipote dei Bloch. Maria Altmann ha devoluto la somma ricavata in beneficenza. Giuditta II Giuditta II, 1909 Alla Biennale del 1910 Klimt espose anche una nuova versione di Giuditta. Dipinta nel 1909, segna il passaggio dal periodo aureo a quello maturo. La tavolozza si fa più colorata e le tonalità più cupe. Risente dell’influenza dei grandi espressionisti austriaci che erano stati allievi di Klimt: Egon Schiele e Oskar Kokoschka. Il corpo proteso emana una sensualità morbosa a causa del contrasto con la testa mozzata di Oloferne trattenuta febbrilmente per i capelli. Erano gli anni in cui Sigmund Freud e il suo gruppo a Vienna esploravano la sessualità e il suo rapporto con la morte. Il quadro venne acquistato e ora si trova a Venezia nella Galleria internazionale di arte moderna. Egon Schiele, ritratto dell’editore Eduard Kosmack Il ritratto dell’editore Eduard Kosmack esprime nella torsione del corpo, nell’espressione del viso, tutta la potenza della pittura di Egon Schiele. Non c’è alcuna concessione alla decorazione. Siam (l’odierna Tailandia), decorazione della sala del trono Galileo Chini nel 1911 salpò da Genova diretto in Siam per affrescare la Sala del trono, ritrasse il re e i dignitari e scene di vita. Bramini dipinti da Galileo Chini, in Siam Durante la permanenza raccolse molti oggetti di arte siamese che nel 1950 donò al museo etnografico dell’università di Firenze. Durante il viaggio, sbarcò a Il Cairo per vedere le piramidi e la Sfinge. Ritornò in patria nel 1913. Chini, la primavera classica, 1914 Nel 1914, Chini ricevette un nuovo incarico dalla Biennale. Doveva eseguire una nuova decorazione del salone centrale. Il tema prescelto dall’artista è la primavera. La decorazione e il colore risentono molto della lezione di Klimt. Ci sono anche tracce degli artisti macchiaioli, che Chini conosceva molto bene perché li aveva frequentati. La primavera classica, 1914, Galileo Chini Galileo Chini disse che la Primavera gli era stata ispirata dalla primavera di Venezia che ogni anno si rinnova. Signora con ventaglio, 1917-1918, Gustave Klimt Questa è una delle ultime opere di Klimt, che muore per un colpo apoplettico nel 1918 alle fine della Prima guerra mondiale. L’Austria felix (felice) che lui aveva conosciuto è finita. L’impero austroungarico si è dissolto. (L.L. ha collaborato alla segnalazione degli autori, alla ricerca del materiale e alla sua elaborazione). Opera di Galileo Chini GIORNALE POP cerca articolisti e redattori.Chi fosse interessato scriva a info@giornalepop.it La collaborazione sarà di tipo volontaristico. […] Nella sala da pranzo al primo piano si possono ammirare i decori più particolari: si tratta di un collage di 48 piastrelle collegate tra loro da tralci di vite su uno sfondo color turchese tipico dello stile Liberty. Secondo gli studiosi in queste particolari decorazioni si ritrovano le prime influenze di Klimt e della sua arte secessionista – non per niente Galileo Chini è chiamato il Gustav Klimt italiano. […]