DICONO CHE… QUELLO CHE SI DICE E ANCHE DI PIÙ

Dicono che… in una cittadina di provincia dove tutti si conoscono.Una cittadina come tante, né grande né piccola.Una cittadina tranquilla dove non accade molto.Dove tutti hanno la verità in tasca su qualsiasi accadimento.Ora pare che il figlio deiGaborysia tornato incittà.Proprio quel ragazzo “che…”, “dopo quel che ha fatto…”, “non si vergogna?”.Ma perché è tornato?Forse per vendicarsi? Un banale punto di partenza dà il via a una catena di eventi legati tra loro da un passaparola incessante da una vignetta all’altra, calamitando l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina.La storia diGilles RochiereDaniel Casanaveè costruita come un unico lungo dialogo condotto da persone diverse. Ogni vignetta mostra un luogo differente, ma il soggetto è sempre lo stesso. Ogni volta viene aggiunto un nuovo elemento, di cui chi ne parla sembra sicuro. Non importa se nessuno ha in realtà visto qualcosa o se si contraddice con quello che è stato riferito da altri. La notizia non necessita di controlli e più si va avanti più s’ingrandisce. Turbando alcuni, facendo infuriare altri. Frammenti di conversazioni che un po’ alla volta formano la storia diGaborye della sua famiglia, di quello che è successo anni prima e del perché il ragazzo lasciò la città.Molti i personaggi che hanno qualcosa da dire in merito. Alcuni saranno ricorrenti, ma la maggior parte rimangono volti anonimi. Facce come tante. Facce di uomini normali che aggiungono un loro tassello a quella che è la loro verità. C’è sempre qualcuno che sa qualcosa da una fonte affidabile. Qualcosa di vergognoso, che diventa sempre più interessante, più eccitante.C’è chi sa e chi chiede perché vuole sapere. Tutto salta di bocca in bocca, creando una nuova storia che si svolge nel presente, mentre leggiamo.Dai vari pettegolezzi apprenderemo molto della storia, ma tanto altro rimarrà nell’ombra, appena accennato e, come succede nella realtà, non avremo la possibilità di scoprilo del tutto, rimanendo con una certa insoddisfazione, nella consapevolezza che tutta la verità non potrà mai essere svelata. Vera protagonista della storia sono le voci che si susseguono.RochiereCasanaveci fanno partecipi dell’ipocrisia di una cittadina che si è resa colpevole di aver emarginato e perseguitato un ragazzo vittima di situazioni sfavorevoli, ignorando quanto fatto da altri socialmente più in vista. I testi diRochiere i disegni diCasanaverestituiscono un ritratto spietato delle piccole città, dove c’è sempre qualcuno che ha qualcosa di sconveniente e scandaloso da raccontare, che arriva da “fonte certa e sicura”, naturalmente mai verificata. Ma è anche una metafora di quanto accade con laviolenza da social, dove alcuni decidono di ostracizzare una o più persone mettendo in moto un sistema crudele e spietato basato sull’effetto massa facente leva sull’ipocrisia della “buona fede”, aiutata dalla mancanza del più banale buon senso.Così il “falso sapere” si perpetua moltiplicandosi e riproducendosi. Fino a divenire qualcosa di nuovo e di diverso. Dicono che…è un’opera che si può definire sperimentale per le soluzioni narrative, ma di facile lettura. In poco più di ottanta pagine gli autori riescono a concentrare l’essenza di una vera piaga sociale. Una volta terminata la lettura rimane la sensazione di avere letto qualcosa di buono, che lascia più di uno spunto di riflessione. Dicono che…(Tu sais ce qu’on raconte…) storia:Giles Rochierdisegni: Daniel Casanavecolori: Wandrille Comicoutpag. 88colorecartonato2019 Ma le graphic novel devono avere sempre disegni orrendi?