10 FILM HORROR DA VEDERE ASSOLUTAMENTE

10 FILM HORROR DA VEDERE ASSOLUTAMENTE

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Ce ne sono di film horror da vedere. Ti metti lì, spaparacchiato vergognosamente sul divano e via, a lampadarti le retine con quattro-cinque film uno dietro l’altro. Giusto una piccola premessa: “paura” è un termine che indica un preciso stato emotivo. Non esiste un’unità di misura per determinare, individualmente, cosa o non cosa faccia paura. In altre parole, qualcosa che spaventa uno potrebbe far ridere l’altro. Per fare questa selezione, puntiamo la ruota su tre parole:inquietudine,angosciaedisagio. Anno: 1974Regia:Tobe Hooper Il fatto che appartenga al filone “New Horror” degli anni settanta e abbia contribuito alla successiva diffusione dellosplatter, può sembrare paradossale. Dato che, in effetti,Non aprite quella portanon è che spinga tanto sulgorecome uno potrebbe aspettarsi. Parliamo pur sempre di un film che sul groppone ha quasi cinquanta anni. Eppure, ancora oggiNon aprite quella portasembra stranamente attuale. Probabilmente perché non tratta di zombie, vampiri o fantasmi. Qualcosa, cioè, in cui devi sforzarti di credere. A colpire l’immaginazione a livello primitivo non è quel che accade, ma il fatto che potrebbe accadere. Ci sei tu e una famiglia di spostati regrediti al cannibalismo nel mezzo del niente. Nella morte non c’è logica né bellezza, tantomeno importa chi tu sia. Questo rende il film tanto efficace: è grezzo, brutalmente realistico nel rappresentare tutti quelli che, poi, saranno i tropi di un intero genere. Un’esperienza punitiva, asfissiante, che raggiunge il culmine nella sequenza finale. Leatherface che balla con la motosega è semplicemente incredibile. Anno: 1985Regia:Dan O’Bannon “Tu te lo ricordi quel film, che si chiamavaLa notte dei morti viventi?Certo, sì. È quello dove i cadaveri si mangiano la gente!… Ma che cosa c’entra?Lo sapevi tu, che la storia di quel film è una storia vera?” Se c’è un film horror da vedere questo è di sicuroIl ritorno dei morti viventi. Chiaro, non ha nulla da spartire conLa notte dei morti viventidi George Romero. A parte una brutta storia di sputi e fischi in tribunale, ma questo è un altro discorso. Paradossalmente,Dan O’Bannonè riuscito a tirar fuori, anni prima della moda dei meta-horror, un film incredibilmente divertente, esagerato e ironico. Un ironico dito medio rivolto, appunto, ai morti viventi di Romero, così cupi, seri e impegnati nel loro sottotesto sociopolitico. Il risultato? Una delle migliori commedie horror di sempre. Il manifesto punk-rock dei film di zombie, dove capeggiano tre semplici regole: più sangue, più orrore, più tette. Avanti così. Anno: 1999Regia: Jaume Balagueró All’improvviso, Claudia vive l’incubo di ogni genitore: sua figlia Angela, una bambina di sei anni, è scomparsa. Un incubo che si risolve nel peggiore dei modi, quando la polizia dice di aver trovato il corpo brutalizzato e mutilato della bambina. Cinque anni dopo, Claudia inizia a ricevere strane telefonate. Dall’altro lato del telefono una bambina che dice di essere Angela la implora di salvarla. La voce sembra proprio quella di sua figlia, ma potrebbe essere uno scherzo di cattivo gusto. Se non fosse per l’aver menzionato una particolare località balneare dove erano solite andare. Tutto precipita in un orribile delirio quando Claudia decide d’indagare sull’origine di queste telefonate. Ecco, questo non sembra vagamente familiare? Sì, esatto:Silent Hill 2. The Namelessdello spagnoloJaume Balagueró, basato sul romanzo omonimo (La setta, da noi) diRamsey Campbell, è un film elegante, cupo e teso dall’inizio alla fine. A guardarlo, poi, è piuttosto alienante vedere come il tono tanto deprimente del film sia così stranamente coinvolgente. Anno: 2001Regia: Brad Anderson Se uno fa una lista di film horror da vedere, certo non può mancare il classico “manicomio abbandonato”. Di film con questo specifico tipo d’impostazione ce n’è a iosa. Tuttavia, sono pochi ad aver centrato il punto comeSession 9diBrad Anderson. La trama è semplice e, per l’epoca, abbastanza originale. Tratta i malcontenti di una squadretta di operai, costretti a farsi un culo a capanna. Solo perché il capo, per vincere l’appalto per la rimozione dell’amianto da una vecchia struttura psichiatrica abbandonata, se n’è uscito che poteva farlo in una settimana anziché nella ventina di giorni preventivati dalla concorrenza. Al lavoro, che è già quel che è, si aggiunge la deliziosa location in cui sei costretto a stare insieme a gente con la quale sei tanto così da prenderti a schiaffi. In un attimo la situazione comincia a precipitare. Del tutto, poi, quando gli operai si rendono conto, poco alla volta, di non essere soli. Anno: 2007Regia: Jaume Balagueró e Paco Plaza L’orrore funziona tanto più è in grado d’insinuarsi nell’usuale, colpendo la nostra immaginazione. Spesso, molti film li sentiamo, come dire… distanti, perché esulano completamente dal quotidiano a cui siamo abituati. Noi italiani siamo abituati a vivere uno in braccio all’altro, in condomini, palazzoni, diventordiciappartamenti per piano. Perciò il classico della famiglia che vive nella villetta nel niente in provincia del nulla, a cui capita la qualunque, da noi funziona poco. Immagina, invece, di vedere un film in cui c’è una città viva. Piena di luci. Di negozi. Di gente per strada. Dove una troupe di giornalisti si unisce ai vigili del fuoco per una sera. Immagina di vederli arrivare al condominio, uguale a quello dove abitano lo zio Franco e la zia Pina. Solo pieno di zombi. Se c’è qualcosa di cui, già all’epoca, si poteva fare a meno, di sicuro era un altromockumentary. Invece, co-scritto e co-diretto daPaco PlazaeJaume Balaguero(sì, di nuovo lui),[REC]è probabilmente forse il migliorfound footage. Un film di zombi abbastanza decente fino alla bobina finale, quando rivela un asso ancora più terrificante nella manica. Anno: 2008Regia: Joel Anderson Ok, questo è strano assai. Perché,Lake Mungoè… sinceramente non lo so. La storia riguarda Alice Palmer (sì, il nome non è un caso, l’intero film si ispira aTwin Peaks), una ragazzina di sedici anni annegata durante una gita di famiglia. Il problema è come poi il film sviluppa questo semplice presupposto. Inizialmente pensi che si tratta di unmockumentary. L’ennesimo. La furbata sta nel buttarla sul drammatico. Solo che a un certo punto ilsetupda documentario ricostruzionista, le “finte interviste” ai familiari della vittima, certi dettagli e tante altre piccole cose cominciano a farti credere tutt’altro. Tipo che sia un vero fatto di cronaca mascherato da film drammatico. Che però, nel frattempo, finge di essere un fatto vero. Lo so, è complicato. Sta di fatto che, per una mezz’oretta buona, il film ti convince nel modo più assoluto di star vedendo un vero documentario. Poi prende una svolta. Quando credi di aver messo finalmente a fuoco la situazione, Lake Mungo inizia a diventare disperatamente, esageratamente inquietante. E quando alla fine scopri cosa sta succedendo diventa, in una parola, terrificante. Sul serio, sono pochi i film in grado di far veramente tanta paura. Anno: 2013Regia: James Wan Non è che i film di fantasmi mi scendano più di tanto. Perché non è come per gli zombie, tanto per fare un esempio. Tu sai che, per un motivo o per l’altro, i cadaveri si rianimano per mangiarti. Il cervello o tutto quanto, a seconda della situazione. I fantasmi invece… cioè, che fanno di preciso? Ti lanciano cose in faccia, ti posseggono? Si limitano a fluttuare? Non lo so, ogni film se ne esce con qualcosa di diverso e, spesso, ha bisogno del supporto di un’entità demoniacarandomper funzionare. Per questo, nella marea di film horror da vedere, in generale,The Conjuringmerita sicuramente una visione. Non è solo la chiara passione per gli horror anni settanta che James Wan ha riversato, e traspare, in ogni minuto di questo film. Manco perché è una delleghost storypiù solide mai viste da,uhm, almeno vent’anni a questa parte. Cioè, sì, è pure questo. Tuttavia quello che sorprende è l’incredibile equilibrio raggiunto tra commerciale e sperimentale. Tra classico e moderno. Ci sono tutti gli archetipi del genere, ma anche molte idee originali. Tono, ritmo, fotografia… l’uso corretto dijumpscaremirati come si deve… Insomma, tutto il pacchetto dà vita a un’esperienza veramente soddisfacente. Se a guardarlo entri nel giustomood,The Conjuringè agghiacciante.