10 FANTAFILM DIMENTICATI DEGLI ANNI ’90

10 FANTAFILM DIMENTICATI DEGLI ANNI ’90

Se vi chiedessi di dirmi al volo una manciata di film di fantascienza anni ’90, quali tirereste fuori? Terminator 2, sicuramente, e poi Jurassic Park, StargateMen in Black. Magari Independence Day. Sono stati dei successi enormi, facile ricordarseli.

Gli anni novanta sono stati un periodo florido per la fantascienza: oltre a quei quattro, cinque titoli conosciuti pure dalle scolopendre, di film ne sono usciti a grappolo. Perciò ho deciso di andare a pescare quei titoli di fantascienza anni novanta che il potenziale l’avevano pure, solo che per un motivo o per un altro non hanno funzionato e sono finiti nel dimenticatoio.

 

Abraxas, Guardian of the Universe (1990)

Tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta cominciò ad andare forte l’ibrido dei fantapolizieschi. Tipo The Hidden, Dark Angel, Alien Nation e via dicendo. Abraxas, Guardian of the Universe è uno di questi. Grazie al quale, tra l’altro, Jesse “The Body” Ventura ha finalmente la possibilità di essere la primadonna in un film tutto per lui.

Abraxas (Jesse Ventura) e il suo collega Secundus (Sven-Ole Thorsen) sono poliziotti interstellari. Secundus, però, si mette alla ricerca di un modo per risolvere l’Equazione dell’Anti-vita (sì, quella dei fumetti). Così da poter accedere a una specie di nega-universo per ottenere poteri illimitati e vita eterna. Per riuscirci ha bisogno di un erede, quindi va sulla Terra mettendo incinta la prima tizia semplicemente toccandole la pancia con la mano.

Abraxas, Guardian of the Universe è un film assurdo quanto e più del titolo. Anche piuttosto misero, bisogna dire. Tuttavia ha la sua dignità, che fa valere la pena di guardarlo. Tra parentesi, come se non bastasse c’è un cameo di Jim Belushi.

 

Spaced Invaders (1990)

Di film di fantascienza anni novanta ne ho visti a pacchi all’epoca. Anche se devo ammettere che Spaced Invaders l’ho visto solo pochi anni fa. Si tratta di una commedia piuttosto riuscita e divertente, che va a parodiare la Golden Age della fantascienza.

C’è questo strambo gruppetto di soldati marziani che durante una battaglia intercetta un segnale radio proveniente dalla Terra. Il segnale altro non è che uno speciale di Halloween de La Guerra dei Mondi di Orson Welles, che gli alieni scambiano per un vero ordine d’invasione.

Atterrati in una piccola cittadina americana di provincia la notte di Halloween, i marziani vengono scambiati per bambini in costume. Tutto gira intorno ai loro disperati tentativi di conquista che vanno bellamente all’aceto, inutile dirlo. Spaced Invaders è un piccolo cult, una delle migliori parodie che abbia visto. Un peccato che da noi sia così poco conosciuto.

 

Colpo doppio (Timebomb, 1991)

Riporto la trama ufficiale di Colpo Doppio: “Quando qualcuno tenta di uccidere l’orologiaio Eddy Kay (Michael Biehn), l’incidente scatena una raffica di incubi e flashback di un passato che non è il suo. Temendo per la sua sanità mentale, Eddy contatta la psichiatra Dr. Anna Nolmar (Patsy Kensit) per un aiuto. Anna pensa che quelle di Kay siano allucinazioni. Fino a quando un attacco dimostra che i pericoli sono fin troppo reali. I due sono costretti alla fuga, cercando di scoprire la verità sul passato e la vera identità di Eddie prima che qualcuno li uccida”.

Facile rendersi conto di come Colpo Doppio sia un po’ L’atto di forza degli scappati da casa, con un budget ridotto e un’aria piuttosto pacchiana. Devo però ammettere che non è affatto male. Avi Nesher, il regista, ha uno stile distintivo, marcato e riconoscibile. Oltre una certa predisposizione per la cura dei dettagli.

Tutto sommato, se non si pensa troppo ad Atto di forza e a Michael Biehn bloccato in modalità Kyle Reese, alla fine come film è interessante.

 

Sotto massima sorveglianza (Wedlock, 1991)

Non so se avete fatto caso che nei film di fantascienza anni novanta si vedono sempre più spesso i “collari”. Quelli che nel 1987 de L’implacabile facevano saltare in aria i detenuti delle prigioni del futuro che tentavano la fuga. Wedlock ruota tutto intorno a ‘sti collari.

Frank Warren (Rutger Hauer) è un ladro di diamanti che cerca di evadere da una prigione ipertecnologica. C’è il complice che l’ha fatto arrestare, il direttore infingardo che vuole il bottino di Frank e l’intreccio amoroso: insomma, non manca niente. Nel titolo nostro la cosa si perde, mentre quello originale, Wedlock, indica il vincolo matrimoniale.
Questo perché a ogni detenuto viene messo un collare e assegnato un partner casuale con un dispositivo “gemello”. Nessuno sa chi sia il proprio compagno, l’unica certezza è che se dovessero allontarsi l’uno dall’altro per un tentativo di evasione i collari si attiverebbero ed entrambe le teste farebbero boom!

Wedlock non è niente di eccezionale o di originale, tuttavia è un thriller abbastanza solido e gradevole. La struttura è quella di un prison movie classico, con i collari che sono un di più decisamente intrigante.

 

Freejack – In fuga nel futuro (Freejack, 1992)

Freejack ha una premessa interessante: Alex Furlong (Emilio Estevez, che a differenza del padre Martin e del fratello Charlie Sheen, ha mantenuto il cognome originale) è un pilota automobilistico che durante una gara si schianta rovinosamente, ma del suo corpo non viene trovata traccia. Ciò perché al momento dello schianto viene rapito da una squadra di Bonejackers, viaggiatori del tempo provenienti dal futuro il cui compito è rubare corpi dal passato.

I corpi recuperati vengono usati per una sorta di cambio di stagione: la classe elitaria del futuro trasferisce la propria mente all’interno di nuovi corpi garantendosi, virtualmente, l’immortalità. Nel cast, buono quanto la premessa, ci sono Emilio Estevez, Mick Jagger, Rene Russo e Anthony Hopkins, tutti insieme appassionatamente. O forse insieme non così tanto appassionatamente.

Freejack fu un bel floppone. Preso a fischi e pernacchie, molti si chiesero come mai attori come loro avessero preso parte a un film simile. Il problema principale è dato dal fatto che la premessa, anziché essere sviluppata in verticale, viene spalmata su un’oretta e mezza d’acchiapparella fra Estevez e un Mick Jagger che definire imbalsamato sarebbe un simpatico eufemismo.

Eppure, Freejack a me piace. Il tutto si riduce a un arco narrativo estremamente semplice, ma visivamente chiaro e coerente. Anche i personaggi vengono abbastanza sviluppati da risultare piacevoli. Qualche motivo per vederlo c’è.

 

Detective Stone (Split Second, 1992)

Ecco un altro film di fantascienza anni novanta dall’inimitabile Rutger Hauer: Split Second. Uno di quei film che becchi tipo alle 3:00 di mattina su chissà quale canale scrauso. Eppure, anziché spegnere e andare a dormire, ti metti lì e lo guardi. In una cupa, piovosa e fatiscente Londra del futuro, dove l’effetto serra ha fatto calare una notte perenne, vive e lavora il detective Harvey Stone (Rutger Hauer).

Stone è un uomo sull’orlo dell’abisso che vive di paranoia, caffè e cioccolata a causa di un serial killer (una creatura umanoide la cui origine non verrà chiarita) che lo perseguita. Essenzialmente, Split Second è una via di mezzo tra Predator e Blade Runner. Un b-movie nel vero senso della parola, con i suoi pregi e i suoi difetti. Sopratutto difetti.

La produzione fu un casino. Il film sarebbe dovuto uscire nel 1988, ma tempi strettissimi (Stephen Norrington ebbe solo tre settimane per progettare la creatura) e rimaneggiamenti infiniti alla sceneggiatura (inizialmente troppo simile a The First Power) lo fecero slittare al 1992.
Nonostante tutto Split Second è un film onesto. Un mix di horror e azione che non cerca mai di essere migliore di quel che è. Hauer, poi, è fantastico in questo tipo di film, e la caratterizzazione che dà di Stone è veramente divertente.

 

Ritorno dal futuro (Time Runner, 1993)

L’ho detto all’inizio: di film di fantascienza anni novanta ce ne sono a pacchi. Il problema è che nel momento in cui viene fuori l’idea di successo le cavallette imbruttite si scatenano. Nei primissimi anni novanta, il successo di film come Ritorno al Futuro III e Terminator 2 fece sì che i film sui viaggi nel tempo ti venissero buttati in faccia a tonnellate.

Così nel 1993 esce Time Runner (elegantemente adattato da noi in Ritorno dal futuro), un film sui viaggi temporali con protagonista Mark Hamill. La trama è il solito collage di cliché visti e stravisti.

Il capitano Michael Raynor (Mark Hamill) è un ribelle che si oppone agli alieni che hanno conquistato la Terra nel XXI° secolo. L’unica speranza dell’umanità è quella di riattivare un’arma del passato, e quale modo migliore per farlo se non tornare indietro ai gloriosi anni novanta?
Non stiamo parlando di un filmone da Oscar, ma tiene bene quell’oretta e mezza facendo il suo dovere: svagare e scorrere via che è una bellezza.

 

Mi sdoppio in 4 (Multiplicity, 1996)

Con Multiplicity (Mi sdoppio in 4) di Harold Ramis andiamo agli antipodi: a differenza dei viaggi nel tempo, di commedie fantascientifiche ce n’erano pochissime. Sebbene non sia neanche lontanamente all’altezza di Ricomincio da capo (Groundhog Day, il film precedente di Ramis), Mi sdoppio in 4 è comunque una commedia solida e divertente.

Doug Kinney (Michael Keaton) è un uomo stressato e insoddisfatto della propria vita. Perennemente impegnato con il lavoro, non ha un attimo di tempo da dedicare a se stesso o alla famiglia. Per una serie di situazioni casuali, si trova a parlare con il tizio del centro medico che la sua impresa sta ristrutturando. Il quale ha l’idea giusta per lui: farsi clonare. Naturalmente le cose non vanno come previsto e il numero di cloni, da uno, come pianificato inizialmente, passano a quattro.

Magari l’idea di un uomo che decide di clonarsi avrebbe funzionato meglio in un contesto tragicomico. Inoltre sarebbe stato meglio se ci fosse stato un tanto così in più d’approfondimento, oltre la battuta o la gag, ma tant’è.
Mi sdoppio in quattro è una macchina che funziona benissimo e credo che qui Michael Keaton sia assolutamente eccezionale. Tutti i cloni sono interpretati da lui e la capacità con cui delinea e interagisce con quattro versioni di sé in modo convincente è una cosa fantastica.

 

The Arrival (1996)

David Twohy è conosciuto ai più per Pitch Black e la saga di Riddick. Nondimeno, prima di mettere a schermo le mirabolanti avventure di un pelato nello spazio, ha diretto due film piuttosto interessanti: Timescape del 1992 e questo The Arrival del 1996, di cui ha scritto anche la sceneggiatura.

Zane Zaminsky (Charlie Sheen quando aveva ancora una reputazione) è un radioastronomo che lavora per il Seti, l’ente americano che ricerca la vita extraterrestre. Un giorno, per purissimo caso, intercetta un segnale alieno. La prima cosa che fa è comunicare la scoperta, ma i suoi superiori, anziché portarlo in trionfo, lo licenziano a calci in culo tentando poi d’insabbiare il tutto.

Trovo incredibile che The Arrival non abbia avuto il riconoscimento che gli spettava. Totalmente eclissato da Independence Day, uscito un mese dopo o giù di lì, credo sia stato il miglior alien movie dei primi anni novanta. Charlie Sheen era particolarmente in forma e l’intelligente storia scritta da Twohy affrontava il cambiamento climatico, gli alieni e la tecnologia avanzata. Le recensioni dell’epoca erano tutte piuttosto favorevoli, nonostante questo il film fu un flop.

 

Non toccate il passato (Retroactive, 1997)

Ok, per concludere la carrellata di film di fantascienza anni novanta vi schiaffo Non toccate il passato (Retroactive). Un film che m’è sempre piaciuto particolarmente. Jim Belushi è conosciuto per le commedie tipo Poliziotto a 4 zampe, la sitcom La vita secondo Jim e via dicendo. Anche se nel corso della carriera ha fatto millemila cose, passando con scioltezza dai ruoli d’azione a quelli drammatici.

Karen (Kylie Travis), una psicologa della polizia di Chicago, decide di dimettersi e tornare alla sua città natale in Texas. Per caso incontra Frank (Jim Belushi) e sua moglie Rayanne (Shannon Whirry), ai quali chiede un passaggio. L’unico problema sta nel fatto che Frank è un criminale violento e pure pazzo. La situazione precipita quando Frank uccide la moglie a revolverate.

Karen riesce a scappare e rifugiarsi in un laboratorio segreto in mezzo al nulla, in cui si stanno portando avanti esperimenti sulla distorsione temporale. Attivando la “macchina del tempo” Karen è in grado di tornare indietro di un’ora per cercare di cambiare il corso degli eventi. Peccato che ogni suo tentativo porti a una escalation di violenza sempre maggiore.

Retroactive è un po’ la versione violenta di Ricomincio da capo. Prende in prestito la struttura time-shifting, sostituisce Bill Murray con un cattivissimo Jim Belushi con i basettoni e butta tutto in sparatorie, omicidi ed esplosioni. Non è chissà quale grandissimo capolavoro, ma Belushi-killer, convintissimo nel ruolo, è troppo bello da vedere.

Stay Tuned, ma sopratutto Stay Retro.

 

 

1 commento

  1. Allora, di quelli citati, “Sotto massima sorveglianza” mi piaceva anni fa (bello il finale con la stronza che crede di far esplodere Hauer, invece esplode il suo complice con l’elicottero e pure lei! Curiosamente, lo accosto al finale di “Carabina Quigley”, cioè “Io ho detto che non sapevo cosa farmene, non che non sapessi usarle”), anche se, rivisto oggi, finale a parte, annoia un po’. “Spaced Invaders” l’ho visto anni fa, ma trovo non faccia nemmeno ridere. Gli altri o non li conosco o non mi sono piaciuti per niente.

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