Michael è un tenero gattone tigrato, goffo e tontolone, che ogni giorno ne combina una più del diavolo. Tra donne avvenenti e imbranatissimi yakuza, Michael scorrazza a destra e manca senza mai perdere il tempo per farsi valere.
Michael non è solo un gatto, è il gatto! La “personificazione” dei gatti di tutto il mondo, l’emblema del mondo felino, il sunto perfetto di ogni ogni vizio e capriccio.
In ogni storia, in ogni piccolo e breve teatrino che si manifesta, Makoto Kobayashi riassume le piccole gioie e le tenere beghe quotidiane che tutti i padroni dei gatti hanno vissuto. Michael da tenero protagonista diventa quindi un vero e proprio simbolo.
Il primo volume si compone di tante piccole storie brevi, nelle quali Michael è l’unico protagonista ricorrente, affiancato da personaggi tanto diversi eppure ugualmente bizzarri, che nel momento esatto dell’arrivo del grasso felino tigrato si tramutano in sue spalle. Come in una sorta di stand up comedy a quattro zampe, Michael intrattiene il lettore e lo porta a ridere a più e più riprese.
La potenza e il fascino di questo personaggio e dell’intero fumetto sono tutte da ricercare nell’espressività dei protagonisti che, in assenza di testi, comunicano stupore e allegria. Come ben sapranno i vecchi lettori, infatti, il punto di forza del fumetto è la carica ironica che l’autore imprime in ogni elemento del suo fumetto, dalla trama ai personaggi stessi.
Un altro aspetto caratterizzante in quella che è una delle migliori serie di Kobayashi è l’abilità di passare da realtà e fantasia, con uno schiocco di dita. Le storie che si susseguono offrono all’autore la possibilità di mettere in mostra tutto il suo talento di narratore, soprattutto per la costruzione del racconto ironico breve, lungo solo quattro pagine.
Accanto all’abilità narrativa, Kobayashi affianca una notevole qualità stilistica che risulta senza tempo, nonostante si contraddistingua per i caratteri stilistici del passato. Il tratto, tipico degli anni ottanta, si caratterizza per la linea precisa e pulita, con la quale l’autore riesce a descrivere figure di gran fascino tendenti al realismo. Non sono da meno le figure umane, l’attenzione e la cura sembrano soffermarsi maggiormente sulle curve sinuose dei corpi femminili (che diventano poi tema centrale della sua opera successiva, Porompompin).
Insomma, un inizio con il botto per questo tenero e goffo rubacuori felino. Mi raccomando, lasciate la finestra aperta a Michael, la sua presenza vi donerà tanto divertimento e tanta allegria.